Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Liberalizzare non è la soluzione PDF Stampa E-mail

3 dicembre 2007

Active Image

Scioperi, proteste, blocchi, marce. Le categorie di lavoro in Italia sono perennemente sul piede di guerra contro lo Stato e le scelte del governo. Di qualsiasi governo. Perché dovendo questa nostra Italietta ostaggio dei banchieri portare il peso asfissiante e del tutto artificiale dell’immenso debito pubblico, c’è una carenza strutturale di soldi per questo o quel gruppo sociale. Perciò un giorno sono gli operai, un’altro gli addetti ai trasporti, un altro ancora i poliziotti e via via tutti, sistematicamente tutti.
E qual è la formuletta magica che sia Destra che Sinistra fanno a gara per meglio recitare in omaggio all’ideologia unica cara alla finanza e alle grandi imprese (assistite)? Liberalizzazioni, of course!
Prendiamo un caso controverso come quello dei tassisti romani, che hanno, con arroganza proditoria, azzerato il servizio taxi nella capitale per due giorni (arrivando a tirar fuori a forza dalle auto i colleghi non “allineati”). A far scoppiare ancora una volta la rabbia tassinara è stata la decisione del sindaco Walter Nutella Veltroni, radioso futuro della Dc di sinistra altrimenti nota come Pd, di aumentare le licenze di 500 unità. Un gesto provocatorio: Veltroni sapeva benissimo quale sarebbe stata la reazione. Dai corridoi della politica giunge la voce che l’abbia fatta poco proprio dopo il colloquio con Gianfranco Fini, referente politico di buona parte della lobby dei taxi, per lanciare un segnale del tipo: attenzione, Gianfra’, se vuoi candidarti al Campidoglio come mio successore devi metterti d’accordo con me. E infatti, dopo la jacquerie giallo tassì, ha fatto retromarcia venendo a più miti consigli.
I tassisti, intendiamoci, hanno poche o punte ragioni. Sono una di quelle corporazioni ricattatorie che, giustamente dal loro punto di vista, infestano una società polverizzata in tanti interessi che non si parlano fra loro perché manca il collante politico di una visione sociale e ideale che superi le contraddizioni fra lobby, ceti e classi. Ma qui sta il punto: la soluzione dominante, trasversale, è quella di allargare le contraddizioni liberalizzando a più non posso. E’ il consumatore a trarne beneficio, dicono i benpensanti liberali, i vari Bersani di turno. Ma quando mai.
Se si fa terra bruciata di limiti e vincoli, come effetto si ottiene la formazione di cartelli, di oligopoli che alla lunga fanno alzare i prezzi del servizio e schiacciano i piccoli. E’ già avvenuto col commercio al dettaglio, dove ormai le grande catene la fanno da padrone.
Quindi: da una parte le consorterie corporative non possono mettere in ginocchio una città o un Paese intero, ma d’altro canto non è distruggendo le realtà locali di mercato che il cittadino ci guadagna.
La quadratura del cerchio sta in un rinnovato ruolo del pubblico, della politica come strumento di armonia e di controllo, nel commisurare i bisogni della popolazione con i legittimi interessi di categoria, usando il compasso dell’ambito locale. Ma dovremmo essere in un altro mondo. Il nostro mondo, quello che vogliamo.

Alessio Mannino

Commenti
NuovoCerca
paolovaldo@gmail.com
paolovr (Registered) 06-12-2007 18:22

Concordo in maniera ssoluta e totale, ahimè anche sull'ultima frase.
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >