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Sedersi e aspettare, non partecipare PDF Stampa E-mail

28 Giugno 2017

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Da Comedonchisciotte del 26-6-2017 (N.d.d.)

 

Che l’Italia fosse una terra dominata dalle mafie è un fatto risaputo, ma che un importante “pezzo” dello Stato – il Procuratore antimafia Roberti – lo ammettesse freddamente durante un’audizione di fronte alla commissione antimafia della Camera, dovrebbe far meditare. Non tanto per il fatto in sé, quanto per le varie strategie politiche di cui, spesso, si sente dissertare, condite – a volte – persino da litigi di parte…tutto ciò viene completamente azzerato dalle dichiarazioni di Roberti: nulla, al di fuori del potere “nello” Stato – a questo punto nello Stato Mafioso – può essere fatto, né immaginato, e forse nemmeno sognato, per non incorrere nel reato di “lesa mafiosità”. Penso soprattutto a Grillo ed al M5S – gli altri, contano come il due di coppe: o sono mafiosi, massoni, ecc. oppure anelano a diventarlo. Forse è meglio fare un breve sunto delle dichiarazioni di Roberti, perché c’è da tremare: incredibile questo scorcio di millennio italiano, un “1984” dove un Paese non viene asservito e dominato da una sorta di potere hitleriano o facsimile dello stesso, ma da cupole e famiglie mafiose. Le quali, decidono se un ospedale va chiuso o costruito, se una strada deve andare in malora oppure diventare una superstrada (con ponti e cavalcavia temporizzati, ossia che crollano a tempo debito per riproporre un nuovo appalto) e tanti, tanti mezzi che spostano terra. L’Italia non è la terra del sole, è la terra della terra. Da scavo. […] Ma Roberti spiega anche che, mentre la camorra è quasi insignificante (sotto l’aspetto della penetrazione nello Stato) e la mafia in altre faccende affaccendata (governare la Sicilia, come base per i suoi traffici internazionali) la n’drangheta è la vera Primula Rossa colei che, nata da un contesto contadino su base quasi tribale, è divenuta il mezzo più duttile per fare affari con questa classe politica. Mentre le altre mafie hanno strutture verticistiche (il richiamo a Messina Denaro è d’obbligo) le varie n’drine sono “contesti economico-affaristici” che si attivano direttamente, senza ingombranti “cupole” che generano difficoltà per essere attivate, e veleni a non finire se qualcuno scopre la frittata. I tanti casi, da Della Chiesa in poi, lo indicano chiaramente: mafiosi che si pentono e pentiti che si “spentiscono” sono all’ordine del giorno, cascate di fatti, eventi, dichiarazioni che generano affanni anche ad una mente allenata alla logica più raffinata. Con processi millenari che terminano fra le sabbie di un deserto giuridico. Con la n’drangheta – e le sue moltissime famiglie – si può fare affari immobiliari (od altro) senza rischi, poiché i patti sono chiari e le eventuali controversie sono decise dai capi delle varie n’drine, che cercano sempre l’equilibrio interno/esterno, fra gli affari che coinvolgono lo Stato ed il traffico di Cocaina il quale – almeno ufficialmente – lo Stato dovrebbe contrastare. Su tutto, deve regnare il silenzio della pax mafiosa. In questo panorama economico “on demand” la vetustà e la frammentazione della struttura calabrese diventa duttile, più moderna della blasonata mafia o della vulcanica camorra. Roberti mette l’accento sulla “quarta mafia”, ovvero la Sacra Corona Unita pugliese, che viene spesso dimenticata. Se vi recate in Albania, sarete sorpresi dal fermento economico, un roboante “sviluppo” che nasce da un accordo – ovviamente non scritto e nemmeno riconosciuto – fra lo Stato ed i produttori di cannabis, la quale viene rivenduta in Italia e, da lì, prende la via dell’intera Europa. Qui, Roberti deve avere notato la similitudine fra la mafia pugliese e la n’drangheta: la prima s’è impadronita del settore di produzione albanese, mentre la seconda – da molto tempo – s’è insediata a Medellin e, da lì, dirige i traffici di coca verso l’Europa. C’è veramente poco da star allegri e Roberti aggiunge un personale rimedio: liberalizzare la cannabis. Nulla in contrario…ma…per riprendere il controllo dello Stato dovremmo liberalizzare anche la Cocaina, poi l’Eroina, i vari allucinogeni in pasticche…è questa la strada? Roberti non si dilunga (almeno, così riportano le agenzie) sul com’è nato il rapporto – diciamo “confidenziale” – fra la n’drangheta ed i servizi. Credo di saperlo: basta risalire la scia di sangue che hanno lasciato. […]

 

Il problema è: preso atto della situazione, una forza politica che desideri mantenersi estranea al gioco Stato/Mafie per giungere al potere, quale strategia deve attuare? L’unica forza politica che non è mai stata al governo è il M5S: tutti gli altri si sono abbondantemente nutriti del latte mafioso. […] Il M5S nasce come movimento d’opinione, ed ottiene un successo insperato nel 2013: lo spreca malamente, rifugiandosi in un Aventino senza dar segno di sé, cosa che sarebbe stato in grado di fare, ma meglio, chiedendo tre ministeri “di peso” (Interni, Economia e Giustizia) sui 12 con portafoglio ed obbligare il PD ad un ovvio rifiuto. L’immagine che avrebbero dato agli italiani sarebbe stata di un movimento che sa quel che è importante e lo chiede, senza complessi: per il PD sarebbe stato (mediaticamente) difficile (e costoso) quel rifiuto, invece ci toccò sorbirci la penosa menata di Crimi e della Lombardi, che i due ascoltatori del PD ascoltarono annoiati. Tanto, questi non graffiano – compresero – e non hanno nemmeno capito come possono “spendere” al meglio il credito elettorale che gli italiani hanno loro conferito. Quando, poi, il M5S si avviò per partecipare – e in alcune realtà vincere – le elezioni amministrative, Renzusconi giubilò: si vanno a fiondare direttamente, da soli, nel tranello! Le realtà amministrative sono la feccia del malaffare, dove tutti s’abbeverano al bilancio statale ed alle tasse locali per finanziare le loro tasche, quelle dei loro amici e sostenere il sistema delle tangenti, il solo modo per sopravvivere politicamente: il voto è trapassato dall’antica appartenenza alla partecipazione interessata, che è l’anticamera del voto di scambio. Nel mare magnum delle amministrazioni si consuma ogni crimine, Formigoni docet, ed è difficile starne fuori poiché le sfaccettature del sistema sono infinite, basti pensare ad un movimento di rinnovamento cattolico – nato negli anni ’70 – trasformato nel centro di potere delle male amministrazioni d’ogni colore. Poi, ci pensa la stampa “amica” – la Raggi ora se ne accorge – poiché anche un rifiuto viene trasformato in una vicenda giudiziaria, laddove mille veleni – veri o falsi – vengono adombrati od esaltati, atti alla bisogna. E la gente non comprende più: torna a pensare “sono tutti uguali”. L’unico modo d’imporsi, per un movimento d’opinione, è quello di tenersi distante da ogni realtà maleodorante, poiché o cambi il sistema di “lavoro” – e questo puoi farlo solo se hai le leve del vero potere in mano: magistratura, forze armate, servizi, ecc. – oppure ne stai fuori. C’è un aneddoto che raccontano in Marina: “Se sei su un sommergibile a 300 metri di profondità e vieni centrato in pieno dalle cariche esplosive, come fai a salvarti?” La risposta è “Non esserci sopra”. […]

 

L’unica cosa certa è che il M5S – se continuerà su questa strada – finirà per farsi inglobare (anche senza partecipare!) al mondo corrotto che li circonda, senza nessuna speranza di giungere al potere. Al potere che conta, ovviamente: se s’accontentano solo delle poltrone il problema non esiste. Siediti e aspetta, ma non partecipare: il decalogo del movimento d’opinione rimane sempre quello, mentre la prassi indica che, quando il bacino si riempie troppo, l’onda tutto travolge. Ci vogliono nervi saldi e menti raffinate: qualità che, purtroppo, non mi rendono ottimista.

 

 Carlo Bertani

 

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