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Tutta colpa di Putin PDF Stampa E-mail

3 Dicembre 2017

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Da Rassegna di Arianna del 30-11-2017 (N.d.d.)

 

Non è necessario essere filorussi o provare ammirazione per Putin per essere disgustati dalla campagna che fa della Russia la responsabile occulta di ogni nostra disavventura. A volte le accuse sono talmente ridicole da stupire che qualcuno possa credere loro, eppure, quando sono continuamente ripetute e le fonti sono le più diverse, sempre c'è chi finisce col cascarci. Tra gli esempi più recenti ci sono le dichiarazioni della May che accusa Mosca di aver convinto i britannici a votare per la Brexit e Rajoy che vuol far lo stesso per il referendum in Catalogna. È comprensibile che entrambi preferiscano attribuire a una causa esterna e non al locale malcontento i risultati di quelle consultazioni e, politicamente parlando, potremmo anche giustificarli. Loro hanno la necessità di de-colpevolizzare chi ha votato in quel modo, non possono permettersi di parlare delle vere cause per non assumersene la responsabilità e devono anche cercare qualche strada per creare le premesse di una possibile riconciliazione nazionale. Se la ragione di tutto sta nell'ingerenza di stranieri "cattivi" tutto per loro diventa più facile, purché qualcuno creda loro. Anche negli Stati Uniti è più comodo per l'establishment dominante non ammettere che la popolazione ha le scatole piene della comunella tra i poteri finanziari, le "dinastie" familiari e i radical chic che frequentano entrambi mentre la classe media scende di un gradino ogni giorno di più. Convincere il mondo che Trump ha vinto solo grazie alle fake news diffuse dai russi potrà giustificare ogni futuro tentativo di impeachment o, nel peggiore dei casi, condizionare il Presidente impedendogli qualunque tentativo di cambiare i rapporti di potere e di forza dentro lo Stato.

 

Ecco: le fake news… Parliamo di quelle notizie false, diffuse ad arte per condizionare le opinioni pubbliche. È risaputo trattarsi di un fenomeno nuovissimo, inventato dai russi e, prima di loro, totalmente sconosciuto al nostro mondo sano e sincero. Non erano certo false, per fare qualche piccolo esempio, le fotografie pubblicate al momento giusto da tutti nostri giornali che mostravano fosse comuni di poveri kossovari vittime del genocidio perpetrato dai serbi. Che cosa importa se poi i medici del Tribunale Internazionale dell'Aja recatisi sul posto (per raccogliere le prove e incriminare i colpevoli) hanno scoperto in nove casi su dieci trattarsi soltanto di terra appositamente smossa? E che nelle poche fosse vere c'erano cadaveri sepolti dopo l'inizio dei bombardamenti? La "verità" era già stata scritta e sarebbe stato inutile parlarne ancora.  E le armi di "distruzione di massa" di Saddam Hussein? Il fatto che non ne fu mai trovata traccia non significa che non fossero esistite: probabilmente, alla fine, qualche archeologo le troverà. Nel frattempo, aver affermato la "verità" ci ha consentito di spiegare ai nostri popoli perché "abbiamo dovuto" fare due guerre.

 

D'altra parte, per capire la necessità di quelle guerre basterebbe ricordare la dichiarazione fatta da un rappresentante USA durante un vertice NATO tenuto a Bratislava nell'aprile 2000: "La guerra nella ex — Jugoslavia è stata indispensabile per rettificare una decisione sbagliata del Gen. Eisenhower dalla seconda guerra mondiale. È per ragioni strategiche che i soldati americani devono rimanere stazionati lì" (frase riportata dall'allora sottosegretario alla Difesa del Governo tedesco Wimmer in un suo report al Cancelliere Schroeder). Infatti, lì ci sono rimasti ed esattamente vicino al villaggio kosovaro di Urosevac, nella base militare Bondsteel, la più grande base americana (non NATO) in Europa e tra le più grandi al mondo. Comunque sia, dove l'ipocrisia risulta più evidente è quando accusiamo la Russia di aver violato il diritto internazionale per essersi ripresa la Crimea. Si urla alla violazione del diritto internazionale e delle frontiere prestabilite dimenticando che anche noi italiani abbiamo perfino partecipato a una guerra senza alcuna autorizzazione ONU e siamo stati tra i primi a riconoscere un nuovo stato, il Kosovo, fregandocene delle proteste serbe. In quel caso il diritto internazionale evidentemente non contava e le nostre bombe erano più "giuste" del voto di normali cittadini che volevano ricongiungersi alla loro madre patria.

 

Vogliamo parlare d'interferenze nella politica di altri Paesi? È possibile che i russi lo facciano o lo abbiano fatto, ma di propaganda politica straniera, subdola o palese, siamo tutti e sempre stati colpevoli o vittime. Cosa hanno fatto in Italia, dal dopoguerra in poi, i nostri alleati americani? Mentre i sovietici finanziavano il PCI, loro non hanno forse finanziato i partiti più filo-occidentali? E non hanno continuato a influire nella nostra politica anche dopo la fine della guerra fredda? Non è certo scritto nella Costituzione, ma alzi la mano chi crede che i nostri ministri della Difesa e degli Esteri possano essere nominati senza un consenso (discreto) degli USA. E lo faccia anche chi pensa che nelle cadute di Craxi e di Berlusconi non ci siano state potenze straniere a metterci lo zampino.Tuttavia, dicono a Varsavia, a Washington e anche altrove: Mosca minaccia i Paesi vicini e soprattutto l'Europa orientale. Peccato che se ci mettessimo a guardare una qualunque carta geografica, i conti non tornerebbero. Chi si è "allargata" non sembra sia stata la Russia ma, nonostante le promesse fatte a Gorbaciov, è stata la nostra NATO: Polonia, Ungheria, Paesi baltici, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Albania e Montenegro. E stiamo ancora cercando di farlo anche con Georgia, Moldavia e ora Ucraina. Chi è più aggressivo? Noi, i "sinceri" Occidentali o loro i "perfidi" russi?

 

Mario Sommossa

 

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