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L'unica chance rimasta: ribellarsi PDF Stampa E-mail

16 dicembre 2007

Siamo prigionieri di una scatola vuota la cui sola regola è correre più degli altri per non finire schiacciati. Una marea umana che non sa dove va la corrente.
Viviamo incasellati in abitudini, ruoli e routines che hanno smarrito la libertà di cambiare. Non riusciamo più nemmeno a immaginare la possibilità di un senso diverso, di una società dove non sia tutto prescritto, prestabilito e ordinato da autorità superiori e inavvicinabili (i governi, le banche, le Borse e i mercati internazionali, i patti di sindacato e gli intrecci societari, le organizzazioni burocratiche sovranazionali).
Dobbiamo riscoprire la volontà di rischiare. L'avventura dell'impegno contro il Potere. Perchè, ogni giorno di più, abbiamo sempre meno da perdere. (a.m.)

Commenti
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luca s (IP:151.57.11.70) 17-12-2007 10:36

caro alessio, purtroppo a molti questo sistema , per cattiva informazione ed ignoranza, sta bene. d'altronde cosa vuole la maggioranza della gente dai tg? sangue (e vai con la cronaca nera...), sport e frivolezze...mica informazione reale... se provi ad affrontare, che so, la questione del signoraggio, dello strapotere bancario, ti guardano come un alieno...è anche per questo che il potere è intoccabile ed inamovibile........il singolo invece può migliorare la qualità della sua vita...ad esempio, si può dire no ad una vita ed un lavoro alienante e, novità di questi ultimi anni, pure sottopagato! oppure, lasciare l'italia in cerca di altri lidi. ormai il bel paese è buono solo per passarci le vacanze e visitare citta d'arte e musei. saluti.
Alberto75 (Registered) 17-12-2007 11:05

Alessio hai proprio ragione! la felicità risulta essere apparente ,siamo in un romanzo di Bradbury che ben interpretava la nostra situazione gia nel lontano 1953 ,Truffaut lo trasformò in un film cult o meglio in Fahrenheit 451.
Ragazzi non mollate!
erry978@yahoo.it
enricob (Registered) 17-12-2007 12:12

In una società che corre e ci scorre innanzi, la libertà è fermarsi a guardare ed a pensare.

Non pensiamo che all'estero siare tanto meglio. Certo, si può avere una classe politica e dirigente migliore, ma si è sottoposti alle stesse leggi globalizzanti
LeoBulero (Registered) 17-12-2007 13:43

Bellissime parole.
Si va oltre. è una questione di legge della natura, siamo in una trappola che ci siamo costruiti da soli.
Siamo rimasti intrappolati nelle machere e nei teatri che ci hanno costruito appositamente. Un labirinto di coscenze.
luca s (Registered) 17-12-2007 13:51

certo che pressochè dovunque si è sottoposti alla stessa pressione, ma tuttavia vi possono essere migliorie alla qualità della vita del singolo. la maggiorparte di chi ha un'età compresa tra i 20 e i 40 anni e deve lavorare per vivere non può che trarre conclusioni insoddisfacenti sulla vita in questo paese. inoltre dubito che si possa rivoluzionare il sistema. lo stesso grillo ha fatto tanto baccano, ma non mi sembra abbia ottenuto grandi risposte. credo di più alle libere scelte del singolo (libero pure di fermarsi e pensare, facendo però attenzione che non gli stacchino la luce per non aver pagato la bolletta, però) che non alla presunta disponibilità a combattere per una causa da parte di un popolo totalmente privo di senso civico e di unità nazionale come quello italiano.
max (Registered) 17-12-2007 14:30

Il vero problema, in Italia e in ogni altro Paese occidentale, è che nessun altro sistema della Storia umana ha mai raccolto tanto consenso. Chi si lamenta lo fa solo per migliorarlo, non per abbatterlo.
La verità è che chi odia questo sistema è una mosca bianca.

M. Viviani
collapse (Registered) 17-12-2007 18:37

Il cuore nero del problema è un altro: quella piccola minoranza di persone coscienti, o che conoscono l'esistenza della gabbia, sbavano a parole, rigurgitano pensieri, ma accettano che domani sia un altro giorno.
Non c'è più nulla che riesca ad accendere davvero lo sdegno, l'azione, la rivolta fattuale delle piccole cose (solo sporadici episodi "di massa", ma questi non contano, sfruttano la psiche collettiva, che nasce e muore come un'onda).
oldangia (Registered) 17-12-2007 20:45

Ci vuole l'esempio!
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 18-12-2007 15:42

Sono sempre più convinto sulle parole espresse in un articolo da Massimo Fini dove dice "oppure dobbiamo aspettare che manchi anche il pane perchè la gente si ribelli" (sudditi)ne sono convinto perchè la gente è inconsapevole, cioè non capisce il sistema in cui vive, lo vive così com'è senza interrogarsi e capirne se sia equo e rispettoso per non parlare della sostenibilità.
sebastiano080@yahoo.it
sebastiano (IP:85.168.208.23) 19-12-2007 15:40

Non esiste una porta che si possa scassinare o abbattere per uscire dal sistema economico-politico attuale, ma vi sono delle spesse pareti da demolire, dei muri fatti dalla storia che possono cadere solamente se l%u2019antitesi che li sconfessi abbia una quantità d%u2019essere adeguata. Per quantità d%u2019essere intendo, in questo caso,vasto numero di sostenitori e determinazione, sempre se l%u2019intenzione è quella di cambiare lo status quo democraticamente.
Per contro, non credo che MZ possa diventare un movimento popolare e tanto meno possa riuscire nell'impresa di cambiare qualcosa democraticamente poichè le sue idee non sedurranno mai il popolo guidato dall'utilitarismo e dall'edonismo a cui lo ha assuefatto la modernità.
Noi proponiamo un sistema di vita assolutamente differente da quello vigente e vincente; ma è altrettanto allettante quanto quello che vogliamo sostituire? Quanti desiderano zappare la terra della propria piccola patria e dedicare il tempo che rimane della dura giornata di lavoro per esercitare i propri diritti democratici? Be, non credo siano molti, poiché la società moderna promette molto più di quanto garantiremmo noi (libertà ed uguagianza), e sicuramente fornisce molte più illusioni e confort (che aiutano a vivere) di una vita vissuta seguendo il ritmo incostante della natura.
Per noi il bene coincide con la libertà! Ed è solo questa a renderci felici ed appagati. Ma questa si ottiene soltanto rinunciando al progresso ed alla tecnologia per ridurre al minimo l'interdipendenza fra gli individui.
Non credo che la nostra ribellione debba quindi concretizzarsi nella lotta contro lo Stato per cambiare una società che non vuole essere cambiata. Al massimo se non vogliamo rassegnarci a vivere la nostra ribellione come un fatto privato ( oppure sfogandoci in lamenti sul sito), potremmo sempre fondare una città dove andare a vivere. Una città democratica. Da difendere coi denti.
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