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Sui fatti di Macerata PDF Stampa E-mail

5 Febbraio 2018

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Ci troviamo a dover commentare a caldo, quasi a "tambur battente", i gravissimi episodi successi negli ultimi giorni a Macerata e provincia, non tanto perché amanti della cronaca nera, quanto per il fatto che i suddetti fatti siano stati e possono essere ancora soggetto di speculazioni, principalmente politiche, a quattro settimane scarse dal voto. E l'argomento toccato è sensibile per l'opinione pubblica. Cerchiamo di calmarci tutti quanti e proviamo a ragionare con la testa, non con la pancia.

 

Al di là di tutte le speculazioni di Partito, di giornale, di trasmissioni televisive gremite di "tuttologi", opinionisti prezzolati e psicologi e sociologi che forse farebbero meglio a restare nel loro studio anziché davanti alle telecamere, risultano almeno tre cose sulle quali ragionare: 1) Indipendentemente da come la si pensi, il nigeriano non aveva alcun diritto di restare sul nostro territorio nazionale. Alle corte: i provvedimenti di espulsione, o si rendono effettivi con accompagnamento coatto alla frontiera o sul primo volo per il Paese d' origine (la Nigeria nel caso che ci riguarda) oppure si fa prima a non farli, che forse è meglio: per lo meno, non si rischia di cadere nel ridicolo. Forse Lorsignori -il riferimento a Matteo Salvini della Lega Nord non è affatto casuale- invece di promettere davvero (a denti stretti, guardate che mi tocca: dar ragione al Pd!) il "paese dei balocchi" fantasticando di bloccare tutti gli sbarchi sin dalle prime 24 ore a Palazzo Chigi, dovrebbero piuttosto elaborare strumenti, mezzi, personale, procedure, organizzazione per facilitare non tanto le espulsioni sulla carta, quanto per renderle davvero effettive in modo rapido e deciso. Iniziamo anche ad allontanare, oltre che a respingere i non aventi diritto: il messaggio deve essere che in Italia è difficile restarci qualora non si sia veramente rifugiati e non migranti economici (e almeno otto o nove su dieci sono migranti economici puri, altro che "guerre e fame"). Punto numero 2: la medesima Lega ha speculato tirando in ballo l'"omicidio di Stato" e Laura Boldrini. Queste parole, se contestualizzate in un diverso tipo di omicidio, forse avrebbero potuto far parte del "gioco" dell'attacco a colpi bassi di una campagna elettorale, ma stavolta non è così. La povera e sfortunata Pamela, vittima di una ferocia inumana e raccapricciante, non è finita per caso sulla strada del "pusher " nigeriano, ma il crimine è maturato in ambienti di droga. Non credo che Innocent Oseghale sia pazzo o infermo. Questi crimini assurdi e irrazionali, al contrario, accadono spesso in contesti di obnubilamento mentale da sostanze stupefacenti. In ambienti dove circolano droghe. Poche ciance, pane al pane e vino al vino: la vittima aveva grossi disagi e problemi di tossicodipendenza. Era fuggita dalla comunità per recarsi in farmacia, a comprare siringhe per farsi una dose (secondo alcuni, un mix di crack e droghe varie, non eroina come si era detto all' inizio). Poi l'incontro con il suo omicida, in questo contesto. Ma attenzione, si badi bene, qua nessuno e ripetiamo nessuno vuole puntare il dito contro Pamela, caduta in un vortice più grande di lei. Qua nessuno specula. Il riassunto di tutto è che troppi giovani, in Italia e in Occidente, sono risucchiati dalle droghe, dal disagio, da un malessere che in una società cosiddetta del "benessere" potrebbe, per osservatori distratti, essere assurdo, invece altro non è che l’altro lato della stessa medaglia. Vi è una emergenza sociale giovani, in Italia, il consumo di cocaina specie in estate sui lidi vacanzieri è in ascesa, quel che succede nelle discoteche tutti lo sappiamo, in troppi si buttano via. Cocaina, cyberbullismo, dipendenze virtuali, baby gangs, abuso dei social network, sono tanti nomi per dire che qualcosa non funziona e non solo in Italia ma nella Postmodernità che stiamo vivendo. E per qualcosa non intendiamo solo la difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro o alla mancanza di esso…sembra che sia il senso stesso dello stare al mondo, a sfuggire ai più. Il lato trascendente dell'esserci, su questa Terra, sacrificato a tutto vantaggio di quello immanente. Pamela e il nigeriano omicida sono solo la punta dell'iceberg.

 

Ultimo punto: il giovane di 28 anni che ha seminato il "Far West" a Macerata, colpendo a casaccio africani per le vie, è un brutto segnale da non sottovalutare. Anche questo giustiziere della notte -anzi, di mezzogiorno, per essere pignoli- non deve essere derubricato a "fanatico fascista" o a un "Charles Bronson de noantri". Il fatto che sia presunto neofascista, che abbia fatto il saluto romano (particolare su cui indugeranno tutte le testate dei mass media...) in questo caso ha un senso relativo. Il coperchio salta, ma è la forza del vapore sottostante che lo fa saltare. Come vi è disagio giovanile, vi è in Italia un disagio di percezione di insicurezza, al di là delle statistiche sul numero di omicidi ogni 100.000 abitanti. Nigeriani o non nigeriani, italiani o stranieri, in Italia manca la certezza della pena. Che è il deterrente maggiore. Bisogna mettersi in testa che il carcere non è principalmente luogo di redenzione, ma di espiazione. La redenzione a volte viene, altre volte no, altre volte nemmeno è cercata dal soggetto. Oggi a Macerata, come dice un proverbio, "per un misero peccatore penitenza generale", ma altri segnali, di vendetta fai-da-te e senza presunti colori politici, sono avvenuti in tempi recenti: l'ultimo, eclatante, in Abruzzo un anno fa (un giovane che passando col rosso provocò la morte di una donna, venne ucciso dal marito a pistolettate). Sono segni da non sottovalutare, sintomo di un disagio collettivo che viene ampliato dalla grancassa della iperconnettività virtuale, in cui troppo spesso i soggetti tirano fuori il peggio di sé e le teste calde -ma non solo- saltano. Ai parenti delle vittime, poco importa la "redenzione". Chiedono "giustizia", che poi è una forma annacquata della parola "vendetta". Il monopolio della forza da parte dello Stato altro non è che l'avocazione, da parte dello Stato stesso, dell'espiazione del reo evitando che avvengano faide. Questa la lezione da trarre da alcuni giorni di ordinaria follia nel maceratese, provincia tranquilla balzata controvoglia in cima alle cronache. Queste le riflessioni che un politico serio dovrebbe porsi e porre. Ma nel Paese dei Balocchi, esistono partiti o politici seri?

 

Simone Torresani

 

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