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Cristianesimo e materialismo PDF Stampa E-mail

27 Marzo 2018

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Secondo la metafisica di tutte le grandi Tradizioni (Vedanta induista, Taoismo cinese, Mahayana buddhista, Sufismo islamico, ecc.; ma anche solo per quella della filosofia greca dall’Eleatismo al Neoplatonismo) il mondo fenomenico, il cosiddetto mondo “fisico”, “materiale”, non è altro che “illusione”, “apparenza”, “velo”, “ombra”, “sogno” (termini che ricorrono pressoché identici nelle metafisiche di tali Tradizioni) e che, in quanto tale, nasconde il vero mondo, la vera realtà (sia essa chiamata Brahman, Tao, Buddhità, Dio, Uno, ecc.); realtà che spetta al “sapiente”, all’“iniziato”, saper cogliere al di là dell’ingenua e superficiale percezione profana.

 

Sembrerebbe invece che la sola Tradizione cristiana (ma sarebbe meglio dire cattolica e protestante, visto che in origine anche all’interno del Cristianesimo vi furono correnti, come quella gnostica, più in linea con le metafisiche suddette) riconosca al mondo fisico, alla “materia”, un’effettiva realtà, un’effettiva consistenza, frutto di un deliberato atto creativo di Dio che difatti, per rivelarsi agli uomini, si è poi incarnato proprio in essa, facendosi carne e sangue umano (concetto, questo dell’“incarnazione”, che non a caso rappresenta un unicum all’interno della storia delle religioni e che dal punto di vista delle metafisiche suddette risulta pressoché inconcepibile). Visto ciò, ci si potrebbe chiedere quanto tale visione cristiana abbia indirettamente favorito la nascita - guarda caso proprio in Occidente, la terra d’elezione del Cristianesimo - del “materialismo” moderno: se infatti per il Cristianesimo il mondo materiale ha una sua realtà effettiva sebbene frutto dell’atto creativo di Dio, non è stato gioco difficile per la filosofia moderna eliminare anche questo presupposto e fare della materia l’unica realtà esistente, quando per le metafisiche tradizionali, essendo il mondo materiale mera “illusione”, era proprio Dio ad essere l’unica realtà (la tesi di un legame tra visione cristiana e “materialismo” - e quindi tra visione cristiana e “nichilismo” – è del resto tesi sostenuta da studiosi e filosofi di diversa estrazione, da Nietzsche a Weber, da Eliade a De Benoist). Sarebbe interessante chiedersi, altresì, quanto tale visione resti indietro anche rispetto alle ultime prospettive della scienza contemporanea, che quell’ingenuo e superficiale materialismo ha ormai abbandonato a favore di una visione sempre più matematizzata e dunque “smaterializzata” del mondo; visione per la quale la “materia” risulta un mero costrutto concettuale di cui difficilmente si può trovare un effettivo corrispettivo nella realtà.

 

Stefano Di Ludovico

 

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