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Un ministro degli esteri che ignora la nostra storia PDF Stampa E-mail

13 agosto 2018

 

Francamente, sono rimasto sorpreso (spiacevolmente) nel vedere che abbiamo un ministro degli esteri che ignora la nostra storia. Tutti sono in grado di aprire wikipedia; comunque l’apro io su una sua pagina, in cui si hanno notizie precise sulla migrazione degli italiani in Belgio, paragonata appunto da questo nostro sprovveduto ministro alla disordinata fuga degli africani verso il nostro paese. È pure riportato l’intero protocollo d’intesa tra i due governi (Italia e Belgio) tale e quale a come fu firmato nel giugno del 1946.  Era prevista l’emigrazione di 2000 italiani a settimana fino ad arrivare a 50000 (in realtà si toccarono e superarono i 60000). Il Belgio aveva bisogno di mano d’opera per le sue miniere; l’Italia aveva bisogno di carbone e anche di alcuni fondi di prestito. Le spese di viaggio erano a carico del nostro Stato e vi era sempre un apposito incaricato a guidare i migranti in Belgio, incaricato che conosceva la lingua del paese di destinazione. Erano stabilite con precisione le modalità di accoglimento, compresi vitto e alloggio, l’ammontare e le modalità di pagamento del lavoro in miniera; e anche i tempi di permanenza dei nostri lavoratori/minatori. Nel 1956 (agosto) vi fu il disastro che costò la vita a 136 nostri connazionali. C’è bisogno di grandi commenti? Non si è capaci da soli di vedere le differenze abissali tra quella migrazione e l’arrivo in Italia (dal 2011) di oltre 600.000 migranti, soprattutto africani? E si tratta di baldi giovani, per nulla affamati e poveri, che pagano alcune migliaia di dollari o euro, arricchendo sia i trasbordatori (ivi comprese sette ONG su nove, create a partire dal 2014, su cui quindi non c’è bisogno di fare tante discussioni) sia i centri di accoglimento molto “umanitari”, anche diretti da personale sedicente religioso. Eppure, il nostro ministro degli esteri ha chiesto comportamenti più umani ricordando i nostri poveri minatori in Belgio. Dove ha studiato storia? Forse da ragazzino a lezioni di catechismo? Non c’è alcun accordo (e tanto meno protocolli) tra Italia e Nigeria, Libia e via dicendo. Non è stabilito qual è l’interesse reciproco dei vari paesi (così come tra Italia, che forniva forza lavoro carente in Belgio, e questo paese che ci approvvigionava di carbone e altro). Ma non continuo perché mi sento a disagio a dover contestare questioni di così elementare apprendimento nei confronti di chi ha cariche decisive nell’apparato statale italiano.

 

Gianfranco La Grassa

 

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