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Stupisce che ci siano ponti che restano in piedi PDF Stampa E-mail

18 Agosto 2018

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All’articolo di Barnard si fa seguire un commento di anonimo, perché contribuisce alla completezza dell’informazione e offre ulteriori spunti di riflessione, dopo quelli suscitati dall’articolo di Torresani (N.d.d.)

 

Da Comedonchisciotte del 16-8-2018 (N.d.d.)

 

Perché il ponte Morandi era in mano ai Benetton? Risposte:

 

“Il 7 febbraio 1992, veniva firmato il Trattato di Maastricht, che entrerà in vigore l’anno successivo, nel 1993. Il ’93 è l’anno in cui il governo Ciampi istituisce il Comitato Permanente di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni; sempre in quell’anno gli accordi del ministro dell’industria Paolo Savona* con il Commissario europeo alla concorrenza Karel Van Miert e quelli del ministro degli Esteri Beniamino Andreatta con Van Miert, impegnano l’Italia a fare la messa in piega alle aziende di Stato perché divengano appetibili per gli investitori privati”. “A partire dal governo Ciampi del ‘93, come si è detto, le tappe furono serrate: 1) i già citati accordi Italia-Van Miert, che stipulavano la ricapitalizzazione della siderurgia italiana a patto che la si privatizzasse, e l’azzeramento del debito delle aziende di Stato per lo stesso fine, cioè la svendita ai privati. 2) 1997-2000, il grande salto nella svendita dei beni pubblici col centrosinistra, che stabilisce il record europeo delle privatizzazioni (ENI, S. Paolo Torino, Banco di Napoli, SEAT, Telecom, INA, IMI, IRI con SME, Alitalia, ENEL, Comit, Autostrade ecc.)”. “L’Italia doveva farsi la messa in piega, svendersi cioè ai capitali privati, pena l’esclusione dall’euro, come stipulato nero su bianco dagli accordi del Comitato Permanente di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni di Ciampi e celebrato poi dal Libro Bianco delle privatizzazioni di Vincenzo Visco”.

 

È così che il ponte Morandi finì poi nelle mani di uno scherano speculatore privato e con termini di concessione scandalosi ma pienamente approvati da Bruxelles nel suo furore d’imporre le privatizzazioni all’Italia che ambiva ad entrare nell’Eurozona. Da allora:

 

Lo Stato italiano perse ogni possibilità di tutelare l’Interesse Pubblico nella maggioranza degli snodi di sopravvivenza vitali dei suoi cittadini. E qui trovate i veri colpevoli di questa strage, perché… è compito dello Stato vigilare in prima istanza, e CON SPESA SOVRANA, sui propri figli e se esso abdica a queste prerogative, la prima colpa di catastrofi come questa è sua, e in particolare della forza sovranazionale che gli impose quella ignobile abdicazione. Infatti… i Benetton sono entità speculative private, e quando gli speculatori sono lasciati liberi di agire da uno Stato evirato, non puoi né devi aspettarti alcun riguardo per le vite umane. Gli speculatori privati sono bestie da millenni, e tali rimarranno in eterno. Gli Stati moderni nacquero proprio per controllarli, ma per farlo devono rimanere SOVRANI. Noi fummo evirati quel 7 febbraio 1992. Quindi ripeto con forza…se lo Stato mette nelle mani di speculatori privati gli snodi di sopravvivenza vitali dei suoi cittadini – come la Sanità o le Infrastrutture essenziali – ma sa di non aver più i mezzi sovrani per COSTRINGERLI all’INTERESSE PUBBLICO, esso è scientemente complice della loro immoralità da profitto, e quindi è il primo colpevole dei conseguenti drammi. Ma… lo è ancor più lo strapotere a Bruxelles che ve lo costrinse. E allora chi ha uno straccio di morale non si nasconda dietro ai cavilli di certa stampa: la responsabilità materiale e morale per i (tantissimi) morti che sono seguiti a quella CRIMINALE ESAUTORAZIONE di uno Stato sovrano sono solo di chi la volle in Europa, e dei ‘padri’ italiani dell’euro.

 

* Paolo Savona a quei tempi fervido architetto del “privato è meglio, lo Stato non spenda”, nonché membro dell’Aspen Institute assieme a John Elkann, Mario Monti, Emma Marcegaglia, Giulio Tremonti, Enrico Letta, Romano Prodi, Giuliano Amato, Corrado Passera, et al.

 

(I virgolettati sono tratti dal volume Il Più Grande Crimine, Paolo Barnard, 65 note bibliografiche, MABED Ed. 28 agosto 2013, Amazon Media EU S.à r.l.)

 

Paolo Barnard

 

 

 

Ottimo articolo, finalmente, di Barnard, l'analisi di uno dei fattori del crollo è buona...ma è parziale e nel suo pezzo c'è solo un aspetto del problema Italia, problema trasversale tra pubblico e privato, configurabile come associazione a delinquere tra pubblico e privato. Spesso scrivo qui anche su temi dove sono ignorante (dico la mia giusta o sbagliata che sia poco mi importa) ma questo degli appalti pubblici era il mio settore e posso spiegarvi che passare dal pubblico al privato o dal privato al pubblico, non cambia nulla, gli speculatori, come li chiama Barnard, io userei il termine delinquenti, sono parimenti distribuiti ed operano in regime di collaborazione. Partiamo dall'inizio, piano Marshall, soldi "Americani" costruttori, progettisti e fornitori, furono tutti coloro che favorirono lo sbarco americano (Andreotti e Lucky Luciano...due a caso ) se passate su un ponte costruito con quei soldi, se abitate in una casa di quell'epoca o mandate i vostri figli in una scuola edificata con i soldi del piano Marshall o comunque della prima repubblica…state preoccupati, fu un grande mangia mangia, una corsa al risparmio di ferro, cemento, con utilizzo di sabbia marina salata perché quella dei fiumi costa/va cara e ce ne è poca ( il sale si mangia sia il ferro che il cemento, ne sa qualcosa chi vive vicino al mare)...Se siete preoccupati vi tranquillizzo, la prima repubblica è finita ma la seconda in fatto di mangia mangia non è seconda alla prima... oggi, invece, il cemento e la movimentazione terra (scavi) sono ancora nelle mani esclusive degli eredi di Lucky, ed in più hanno ottenuto che gli appalti pubblici, anche quelli di manutenzione delle strutture esistenti, si fanno con la formula del massimo ribasso, quindi si escludono le ditte serie, le quali non ci stanno dentro con i prezzi, e si favoriscono le ditte delinquenti, le quali comprano (il più delle volte) o minacciano (non serve quasi mai), i direttori dei lavori tecnici e politici. Da tale andazzo, si può comprendere che lo stupore non dovrebbe essere per il ponte di Genova crollato ma per tutti gli altri che restano in piedi anche se più recenti.

 

ton 1957

 

 

 

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