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Il tempo della munnezza PDF Stampa E-mail

10 gennaio 2007

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Abbiamo capito. Abbiamo capito che in Campania si sono spesi quasi 2 miliardi di euro in 15 anni per far fronte alla "emergenza" rifiuti: tutti soldi buttati nel cassonetto di commissariamenti e misure speciali che hanno dato risultati zero. Abbiamo capito che per uno spazzino nella più popolosa Lombardia ce ne sono 5 in Campania, e che perciò la casta politica locale ha fatto fiorire un meraviglioso caso di clientelismo coi soldi pubblici. Abbiamo capito che il governatore Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, in buona compagnia coi governi di destra e di sinistra succedutisi dagli anni '90 in poi, dovrebbero essere condannati a spalare munnezza per i prossimi dieci anni e oltre. Altro che dimettersi.
Abbiamo capito che il problema non è in qualche atavica sporcizia antropologica della gente campana, come va blaterando qualche nordista che magari d'estate va in vacanza a Capri. E' nell'intreccio perverso fra gli interessi di mezza Italia politico-affaristica a cui fa comodo una Campania perennemente nel degrado e quelli di imprese che dovrebbero differenziare e smaltire e invece fanno immensi guadagni grazie  all'indifferenza della classe dirigente locale e, sì, anche di buona parte dei cittadini campani, che fanno le barricate quando i mucchi di immondizia diventano alti metri. C'è anche la camorra, certo. Nel caso specifico assume le forme di ecomafia, ma sempre camorra è.
Solo che, abbiamo capito anche questo, c'è anche un'altra camorra: quella istituzionale, che va braccetto con quella imprenditoriale, che non vede l'ora di costruire dei begli e inquinanti inceneritori (i "cancrovalorizzatori"), una scappatoia fatta passare come ultima spiaggia proprio grazie al clima da catastrofe collettiva. E infine abbiamo capito che i rifiuti andrebbero prima di tutto ridotti producendo e consumando meno, e poi suddivisi per riciclarli. Ma, come sempre, anche la più piccola misura intelligentemente radicale abbisogna di un cambio di rotta altrettanto radicale. Un altro modello di vita. Altrimenti la Campania non è solo nel Sud Italia di fronte al mar Tirreno, ma ovunque. (a.m.)

Campania, emergenza e speculazione

Alla faccia tosta non c'è limite: di fronte al reiterato tentativo del nostro Paese di fare passare la situazione campana come un'emergenza, l'Unione Europea ha risposto che non è da considerarsi tale una situazione che dura da 15 anni, e minaccia di tagliare i fondi comunitari.
Da noi si è scatenata la solita farsa: il centrodestra che accusa gli avversari che hanno governato la Regione in tutti questi anni di non avere saputo gestire la situazione, dimenticando però che anche laddove hanno governato loro, a livello locale e nazionale, la situazione è rimasta identica. E poi per un politico svegliarsi quando la frittata è fatta puzza tanto di complicità.
Ma perchè in Italia si continua a parlare di grandi opere, quando basterebbero molti meno investimenti per fare opere di smaltimento di ben altra utilità? Le soluzioni sarebbero molte e a costi tutt'altro che proibitivi, considerando - ironia della sorte - che la Campania è una delle regioni italiane dove si producono meno rifiuti!
Il dramma  della munnezza in Campania nasce nel 1994 quando il governo prende atto dell'emergenza ambientale che si è venuta a creare in numerosi centri a causa della saturazione di alcune discariche. Da allora si sono succeduti ben 8 commissari straordinari per un'emergenza con la quale le amministrazioni hanno sempre convissuto (basti considerare che il reato di organizzazione di traffico illecito di rifiuti fu introdotto solo nel 2001).
Il grosso problema è la gestione delle discariche: tutte sono legate alla camorra, e per questo motivo da decenni i rifiuti in Campania finiscono quasi esclusivamente lì. Altri mezzi per sistemare i rifiuti nella Regione non ce ne sono, nè ce ne devono essere affinchè un vasto giro illecito che coinvolge uomini politici e piccoli imprenditori (ma anche gente comune) generi lauti guadagni a costi irrisori: solo nel casertano sono state sequestrate 1.000 discariche abusive!
Ovviamente il tutto senza curarsi dell'inquinamento delle falde e delle esalazioni nocive, che coinvolgono non solo i centri urbani vicini, ma anche coltivazioni e allevamenti. Non stupisce così che in Campania le percentuali dei tumori siano molto più alte rispetto alla media nazionale.
Pertanto avendo a disposizione solo discariche, quando si arriva alla saturazione si deve ricorrere a misure drastiche e costose, spesso utilizzate in passato, come la spedizione dell'immondizia all'estero. Fino al paradosso che mentre la spazzatura dei centri urbani va in Germania per essere smaltita, dalle imprese del Nord Italia, ma anche di altre regioni e persino da Paesi stranieri, arrivano da decenni Tir pieni di rifiuti industriali tossici che vengono smaltiti nelle discariche locali, con enormi guadagni non solo dell'ecomafia ma anche delle imprese, che pagano costi molto inferiori a quelli legali.
Ma il discorso in realtà è più ampio, e investe la tendenza inarrestabile della cultura moderna ad inglobare e assimiliare rapidamente tutto, anche realtà come molte del Meridione dove non esiste una mentalità industriale, dove si consuma come un paese industriale senza che la società sia strutturata per produrre e per smaltire. Il problema della spazzatura è l'immagine di una terra violentata: oggi la Campania è sì molto più ricca di un tempo, ma da Paese dalle bellezze naturalistiche, che attirava artisti e personalità da ogni parte del mondo, si sta trasformando rapidamente in una cinica macchina speculativa per il guadagno facile. Massimiliano Viviani

Immondizia di Stato

Una valanga di luoghi comuni, ancor più grande dei cumuli di rifiuti che assediano Napoli, Caserta, Avellino e altri Comuni campani, ci è caduta sulla testa grazie alla solita canizza giornalistica. Alcuni parlano di dramma “secolare”, altri scrivono di eserciti di camorristi che tutto decidono e tutto influenzano. E nel frattempo un Presidente del Consiglio con la faccia come il culo, sia per le dimensioni che per le espressioni, scia spensierato tra le nevi morbide delle montagne lontane, rimandando tutto al 7 Gennaio e lasciando per otto giorni la Campania nella tragedia, mentre un incredibile Giorgio Napolitano, ci dice che lui “è preoccupato ma non allarmato”. Ma siamo sicuri che questo tizio è il meglio che ci sia in Italia per rappresentarla? Poveri noi. I difensori della democrazia facciano un ulteriore riflessione sul sistema che permette a queste facce di emergere. Meglio la Monarchia, la Dittatura, l'invasione degli extraterrestri, l'Impero e l'Anarchia. Vittorio Feltri su Libero ci ha spiegato che in Lombardia è tutto pulito (ma va') e Bobo Maroni - che immagino abbia un gemello, perchè la faccia è proprio quella dei due Maroni - ha avvertito con tono minaccioso: se i rifiuti saranno portati al Nord, scateneremo la gente del Nord". Povero meschinello, piccolo, gretto, finto rivoluzionario parente del trombone coi fucili di cartapesta. Non ha detto: “al Nord non c'è spazio”. Avrei capito. No, ha detto chiaramente: “La vostra immondizia ve la tenete voi, anche in casa se necessario”. Io credevo che una Nazione fosse tale perchè, tra le altre cose, i suoi cittadini sono legati da principi di solidarietà, di unione, di preoccupazione, di mutuo soccorso. E invece sono costretto a sentire un poveraccio che difende orgoglioso la purezza razziale dell'immondizia che deve entrare nei siti del Nord. Al Nord solo “le sacchette” del Nord. Fantastico. Abbiamo visto anche questo.
Comunque, bando alle chiacchiere, la colpa deve essere dei campani, perchè se in tutta Italia la spazzatura si riesce a smaltire ed in Campania no, ebbene allora è evidente: i campani sono una razza inferiore. Non ci riescono. Hanno ragione Feltri, Paragone, Farina: questi napoletani hanno rotto, che ci annegassero nel mare di spazzatura creato dalla loro incapacità. Fine del discorso. Però è un peccato, perchè questi napoletani fino ad un certo punto della Storia sembravano bravini. Forse i geni si modificano negativamente in corso d'opera. Per circa 2500 anni Napoli era riuscita a stabilire buoni primati. Ammirata polis Greca, alleata di Roma, ad essa sempre fedele, città prescelta dagli Imperatori da Augusto ad Adriano, fino all'ultimo Cesare Romolo Augustolo che nel 476 fu esiliato proprio a Napoli nella data della fine dell'Impero Romano d'Occidente. Sette secoli di Ducato indipendente e poi nel 1200 diventa capitale del giovane Regno del Sud. Federico II Imperatore vi fonda la prima, sì sì, proprio la prima, Università del Mondo, facoltà di Giurisprudenza. Popolo e Stato a vocazione guerriera, che per oltre 800 anni ha difeso le coste italiane dell'arrembante Impero Ottomano, decisivi con le proprie navi a Lepanto nella difesa epica dell'Occidente. Splendida capitale settecentesca, città con il centro storico più grande d'europa, con il maggior numero di castelli e palazzi reali di qualsiasi capitale del mondo, centro culturale e musicale di valore mondiale, città con il maggior numero di conservatori, sede del primo Teatro Lirico del mondo, il San Carlo. Che si presenta nel 1860 all'unità d'Italia con un bagaglio di primati economici che ne facevano non solo la più popolosa, bella e famosa capitale italiana, seconda in Europa per numero di abitanti, ma soprattutto la più ricca, industrializzata e fiorente città della penisola senza alcun dubbio. “Napoli è l'unica grande capitale europea in Italia, le altre città sembrano delle Lione rinforzate” scriveva Stendhal. L'esproprio delle ricchezze napoletane e delle Due Sicilie operato dal costituito Regno d'Italia costituisce il più grande travaso di risorse da una parte ad un altra di una nazione sovrana che la storia ricordi. 2500 anni di splendore vengono azzerati da quarant'anni di Italia unita, dal 1860 al 1900. Le classi politiche che sostituiscono quelle borboniche, vengono create con le stimmate della corruzione e della dipendenza dai centri economici, che sono in parte a Roma, ma soprattutto in Piemonte ed in Lombardia. Questo sistema scellerato, solo in parte rimosso o sospeso durante il Fascismo, viene ripristinato dopo il 1945 e tutt'oggi è in vigore con i risultati che vediamo.
Il potere nell'Italia repubblicana così deve, e sottolineo deve, svilupparsi. Consenso legato alle ideologie o alle attività politiche al Centro-Nord, alle clientele ed al mantenimento del degrado socio economico al Sud. Le servitù politiche meridionali dell'Italia repubblicana, che tanti bei ministri e presidenti della Repubblica ha prodotto, hanno svolto consapevolmente un ruolo subalterno ai potentati economici nazionali e sovranazionali che per il Sud hanno voluto e continuano a volere degrado, povertà, collusione tra politica e delinquenza, e tutti gli altri bei regali che i fessi non capiscono e quelli in malafede e prezzolati fanno finta di non vedere. Il futuro non è Nord contro Sud, ma genti libere unite contro il Sistema.
Marco Francesco De Marco

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