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Una disputa da superare PDF Stampa E-mail

13 gennaio 2008

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Chiariamolo subito: abbiamo ben altri problemi che non la disputa bizantina laici/cattolici. Una divisione che in Italia è sempre stata una faccenda squisitamente politica, dai tempi della rivalità fra Guelfi e Ghibellini. Gli "atei devoti" alla Giuliano Ferrara con prelati e cardinaloni da una parte, in buona compagnia con le Miriam Mafai e le Emma Bonino e i vari integralisti laici dall'altra, si rafforzano a vicenda nel costruire un dibattito eterno che serve solo a occultare le reali truffe del sistema politico-economico. Insomma, fiumi di inchiostro e ore di teleschermo per non far sapere ai sudditi che l'oligarchia distrugge le loro vite con ben altro che non l'aborto, l'eutanasia, le coppie di fatto eccetera.
Noi però vogliamo entrare nella diatriba lo stesso, per dare voce alle opinioni di chi, come noi di MZ, vuole smascherare raggiri organizzati e montature ideologiche. C'è del vero in quel che sostiene qui sotto Gentilucci: il cristianesimo (come ogni religione, del resto), pone dei limiti, e Dio solo sa se l'assenza di limiti non è il problema centrale del modo di vivere occidentale e moderno. Ma anche ragione da vendere Maggiora, quando, in sostanza, sottolinea come il nostro Paese sia influenzato da un'istituzione di potere, il Vaticano, che vorrebbe imporre anche a chi cattolico non è, norme e comportamenti cattolici. A nostro sommesso parere, sta proprio qui, nel distinguere il piano spirituale (per definizione, individuale, intimo: il credo cristiano) da quello di potere (la Chiesa cattolica), l'angolazione giusta per rivedere con nuovi criteri la "questione religiosa". Fede personale e religione in politica dovrebbero, secondo noi, restare separati. Per vivificare il prezioso contributo cristiano (che sui "mercanti del tempio", cioè sull'economia assorta a unico a Dio, dovrebbe tornare a farsi sentire) senza per questo fiancheggiare un'organizzazione secolare funzionale alla Grande Truffa di questo sistema. (a.m.)

Laici in via di estinzione
Qual è la  condizione  in cui vive oggi un laico italiano? Più o meno quella di un panda gigante: rischia l’estinzione.
Estate 2006: il decreto Bersani, in linea teorica, abolisce l’esenzione dal pagamento dell’Ici sugli immobili adibiti ad uso commerciale di proprietà ecclesiastica. Praticamente, però, mantenendo l’esenzione per gli immobili “non esclusivamente commerciali”, l’ostacolo viene aggirato agevolmente, con relativo privilegio perpetuato.
Aprile 2007: alcuni  parlamentari sottopongono a discussione parlamentare un disegno legge sulle unioni di fatto: insurrezione generale di buona parte della maggioranza, dell’opposizione e dei vertici del Vaticano. Il disegno di legge sparisce dall’agenda.
Giova ricordare che le unioni di fatto omo-eterosessuali sono state disciplinate praticamente in  tutta l’Europa occidentale (con esclusione del Portogallo, della Grecia e dell’Austria) con adesione trasversale, come si conviene ad ogni tema etico.
Maggio 2007: l’Italia è agli ultimi posti in Europa nella spesa sociale, nessuna politica organica nei confronti della famiglia. Si preferisce l’evento “farsa”, il Family Day. Si aprono due ali di folla e la famiglia è salvaguardata.
Dicembre 2007: il Comune di Roma boccia il registro delle unioni civili, la cui bozza era stata abilmente edulcorata dal cardinal Veltroni, di concerto con le autorità religiose capitoline.
Gennaio 2008: dopo la “boutade” ferrariana della moratoria sull’aborto, riparte l’attacco a testa bassa alla legge 194 da entrambi gli schieramenti. Sussulti laici debolmente e timidamente pervenuti.
I clericali di varia foggia ed estrazione, invece, abbondano: dalla destra “peronista” all’ex marxista-leninista in abito talare Bertinotti, passando attraverso le crisi vocazionali del neo liberal-riformista in cerata (talare anch’essa) D’Alema e del chierichetto Fassino, presente ogni domenica alla funzione religiosa.
Dulcis in fundo, i teo-con in camicia verde Borghezio e Calderoli che difendono la cristianità  e che ci fanno rimpiangere la spassosa e dissacrante vena anti-clericale del proto-pensiero bossiano.
L’Italia un futuro stato confessionale? Sintomo evidente di ciò, la costante disinvoltura con cui in Italia si usa la dicotomia laico-cattolico. Una dicotomia priva di senso: si dovrebbe invece parlare di laicità-clericalismo.
De Gasperi è stato un politico cattolico e laico. Bondi, la Binetti, Veltroni, i protagonisti del nuovo corso, sono proni al clericalismo vaticano.
Il pericolo è la commistione tra dogma, senso religioso, precetti e leggi di uno stato che si definisce laico, ma con un presente in cui non sarebbe possibile concepire neppure una battaglia come quella per il divorzio.
Un Paese, l’Italia, prossimo all’oscurantismo. Altro che il temuto innesto di epidermide religiosa proveniente da Islam e dintorni...
Mauro Maggiora

Il problema del limite
In un Paese dove la “monnezza” è più alta del Vesuvio, per molti il problema della (presunta) laicità perduta sarebbe alla radice dei mali italiani.
Il cristianesimo pone ai suoi fedeli una visione del mondo, una cultura e soprattutto, come ogni religione, dei limiti. I laici strepitano perché i cattolici vogliono imporre questo limite a tutti, anche a chi non crede. Sta bene. Ma chiedo ai laici: quali sono i vostri limiti? Perché mi sforzo di cercarli, ma non ne trovo traccia nei vostri discorsi o scritti.
Il cristianesimo  afferma che la vita è sacra e inviolabile, fin dalla nascita. L’eugenetica è una pratica inaccettabile, sotto qualsiasi forma, e con qualsiasi scusa, e non solo all’ombra della svastica. Il matrimonio naturale fra un uomo e una donna esiste dalla notte dei tempi, perché è nella nostra natura e non l’ha inventato il Papa in un sussulto di sadismo. Il sesso è la sublimazione dell’amore e non può essere solo un prodotto commerciale. Il mondo è creato da Dio, e l’uomo non può sostituirvisi.
Questi, per chi è credente, sono paletti stretti, e sono ancor più tali nel mondo di oggi, in cui ad un vorace consumismo fa comodo diffondere il verbo unico “tutto è permesso”.
Concordate con questo verbo, o siete d’accordo che senza dei limiti ci condanniamo all’autodistruzione? Se siete d’accordo, torno allora a chiedere: qual è il vostro confine? Finora essere laici ha significato, alla prova dei fatti, voler avallare ogni prodotto della modernità e stendere il tappeto rosso davanti al Progresso-Regresso. Durante la battaglia per il referendum sulle limitazioni alla manipolazione degli embrioni, mi sarebbe piaciuto vedere anche molti laici schierarsi per l’astensione, o per il No. Ma ne ho visti pochi. Ho visto invece molti di quelli che strepitano contro il mais transgenico votare Si con entusiasmo, inneggiando ad un luminoso avvenire grazie alla ricerca scientifica.
Oggi, mentre il mondo cattolico ha superato la paura di apparire antimodernista, è il concetto di laicità ad essere un po’ vacuo, un po’ nel caos. Come intende il laico “dominare” o al massimo “governare” la modernità? Attendiamo alternative ai vecchi e consunti valori cristiani. 
Antonio Gentilucci

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 13-01-2008 22:40

La scelta antimodernista e antiprogressista di MZ è una scelta reazionaria, perché la reazione è l'unica rivoluzione concepibile oggi. In una scelta coerentemente reazionaria deve trovare posto anche il recupero dello spazio che compete alla religione.Ridurre la religione a puro fatto di coscienza è solo un modo elegante per eliminarla dalla vita dei popoli. La religione o si esprime nel costume e nella vita della comunità o si vanifica. Le chiese cristiane hanno abdicato, sconfitte nella lunga battaglia contro gli illuminismi, i positivismi, gli storicismi, gli psicologismi, i progressismi che da tre secoli ci massacrano il cervello. Altro che nuovo clericalismo: oggi la chiesa cattolica non è più una custode del sacro, di cui ci sarebbe ancora tanto bisogno, ma, nella migliore delle ipotesi, un ente assistenziale il cui linguaggio è quello degli psico-socio-pedagogismi. Da qui il fascino dell'Islam, l'unica cultura che non teme di vantare il proprio spirito reazionario contro la modernità devastante
AlMan (Registered) 14-01-2008 00:30

Definire l'antimodernismo come "reazionario" significa confonderlo con il premodernismo. Noi dobbiamo andare OLTRE il moderno, non tornare al PRIMA.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 14-01-2008 10:32

C'è già da tempo chi parla di andare oltre il moderno, ma quella postmodernità sarà tale solo se recupererà l'antico. Naturalmente è impensabile riprodurre semplicemente ciò che fu, facendone una caricatura, ma è per me evidente che ogni operazione coerentemente critica verso la modernità non può che essere reazionaria: non dobbiamo temere le parole. Ogni fatto ha il termine che lo designa correttamente


magmau64@yahoo.it
Magmau64 (IP:213.140.6.116) 14-01-2008 10:34

Io certo non sostengo che il clericalismo crescente sia la radice di tutti i mali italiani.
E credo che questo valga per la maggior parte di quelli che la pensano come me.
Per cui, Antonio, il tuo incipit è un'evidente forzatura.
Il fatto che ci siano problemi ben più seri non significa, almeno per il sottoscritto, che non si debba riflettere amaramente sull'aspetto che reputo più avvilente, oggi.
Non sono certo i proclami delle gerarchie ecclesiastiche,piuttosto la crecente subordinazione che si è autoimposta la classe politica.
Non richiesta.
Io, da laico non conduco alcuna battaglia all'insegna del "disvalore"
Trovo bizzarra questa delimitazione del concetto di limite esclusivamente nell'alveo "confessionale".
Io ne darei una definizione "morale", piuttosto...
Identificare le brutture della modernità con il laicismo oltranzista è altra forzatura..
Quando si comincia a parlare di ciò che è naturale e ciò che non lo è il percorso diventa ancora più accidentato.
Poi, che c'entra la"commercializzazione del sesso" con la concezione laica della vita?
Al limite si potrebbe parlare di "concezione mercantile"...
Propria, del resto anche della Chiesa, con le sue strizzatine d'occhio alle moderne strategie di comunicazione , si pensi all'evento mediatico "Family day".
Concezione mercantile, ecco, questa è da stigmatizzare, questa è l'origine della deriva attuale.
Per cui, molto semplicemente, sì al rispetto di ogni confessione , ma massima autonomia ed indipendenza dello stato , autorità che si presume morale,per definizione,ovviamente..
Giusto ,post-modernismo dovrebbe essere la parola d'ordine...
Taxi no Global (Registered) 14-01-2008 20:26

Domanda scomoda ai giornalisti del corriere..
Taxi libero no global
http://it.youtube.com/watch?v=RS3TJM6b-RY
antonio.gentilucci@anarca.net
antonio.gentilucci (Registered) 15-01-2008 20:23

Io non limito affatto all%u2019alveo confessionale il concetto di confine. Se così fosse, mi sarei impegnato in una organizzazione cattolica, c%u2019è solo l%u2019imbarazzo della scelta.
Se mi piace Movimento Zero è proprio perché Massimo Fini è l%u2019unico laico e non credente che ha cercato di affrontare il problema, auspicando di ritornare a guardare alla cultura greca e romana, che aveva il senso del limite. Lui ha %u201Crisposto%u201D alla domanda che io facevo. Chi altri l%u2019ha fatto? Stai seguendo il caos che stanno seminando alla Sapienza per l%u2019invito del Papa? Dagli slogan, dalle parole di Asor Rosa e altri, emerge con cristallina chiarezza qual è la vera questione: la laicità è uno specchietto per le allodole: Ratzinger non può parlare perché è conservatore e reazionario, perché è contro la scienza, il suo verbo è anti-illuminista, una vera e propria bestemmia, dunque. E%u2019 questo, Mauro, che dà fastidio della Chiesa, che combatta il %u201CProgresso%u201D come nuova religione civile.
In realtà io spero molto nella tua laicità, perché, in quanto vicino a Movimento Zero, sarai lontano da certi slogan molto più pericolosi che ridicoli. Proprio Movimento Zero, laico, ma ostile alla religione civile del Progresso, deve partecipare al compito di rielaborare un nuovo codice etico comunitario, una nuova cultura condivisa per seppellire quell%u2019individualismo estremo che ci spinge a considerarci tutte monadi ed entrare in quel post-moderno di cui parlava Alessio.
Un piccolo appunto: giorni fa Ratzinger ha espresso un giudizio duro, quasi senza appello, alla globalizzazione. Ma questo non ha fatto notizia, perché,e in questo concordiamo appieno, i politicucci miseri che lo spalleggiano tentano di seguire Mammona più che Dio, e nel cristianesimo vedono solo voti. Squallidi.
Ale71 (Registered) 15-01-2008 23:47

Per quanto riguarda il valore della vita uomini dell'epoca romana avrebbero potuto rispondere che la vita in sè conta poco se non si compiono grandi gesta che la nobilitino. In India dove ancora vige il sistema delle caste la vita intesa come diritto al benessere, all'amore ecc. conta poco. Conta che ogni essere segue un certo destino, viene e torna all'Essere supremo secondo leggi non democratiche ma dove ciascuno segue un certo destino bello o brutto che sia in base alla propria natura più profonda. Così le tribolazioni e la morte in culla, ad esempio, non sono casuali e il corpo sociale non fa che riflettere inesorabili leggi divine a cui l'uomo può solo adeguarsi. E in un certo senso anche qui è presente un vero senso del limite. La felicità terrena non è per tutti e sforzarsi di cambiare le cose con riforme sociali o di altro genere è cosa inutile. In effetti anche la medicina moderna viene criticata quando permette ad esempio pratiche abortive più efficaci e sicure ma non quando tiene in vita creature deboli che diventeranno adulti ancora più deboli e malati che spesso condurranno vite misere. Qualche tempo fa parlavo con una signora molto malandata ma non troppo anziana. Mi diceva che tutte le medicine che prendeva la tenevano viva ma che sarebbe stato meglio morire alla vera data di "scadenza" prevista dalla propria natura piuttosto che andare avanti come zombies impauriti e ormai sfasciati. Io non sono un nazista che vuole lo sterminio degli handicappati o dei vecchi. Credo solo che, parlando di limite, una certa idea della vita propugnata dalla Chiesa sia una grossa forzatura. Perchè alla fine dà valore solo alla vita biologica, naturalistica, la sopravvivenza della carne fisica. Ma si può essere anche morti in vita. Morti dentro e imbottiti di medicine.....
antonio.gentilucci@anarca.net
antonio.gentilucci (Registered) 16-01-2008 09:58

Sai che ti dico Ale? Anche io mi pongo questo problema: se non accetto il camice bianco all'inizio della vita, per manipolarla, non devo accettarlo neanche alla fine, per spostare un po' più in là la vita biologica.
Mi piace, infatti, l'idea del testamento biologico,l'unica idea da salvare di quanto dice Veronesi.
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