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Vietato vietare PDF Stampa E-mail

20 gennaio 2008

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Abbiamo atteso che il caso si sgonfiasse. Ora ne scriviamo ma solo per ribadire un concetto semplice semplice: non vogliamo farci impastoiare nello scontro tutto fumogeno fra guelfi e ghibellini, fra clericali in avanzato stato di ipocrisia e laici ad alto tasso di intolleranza. Perciò, che il Papa non abbia parlato alla Sapienza di Roma è un fatto su cui la nostra opinione è cristallina ma al tempo stesso scevra da ogni eccitazione barricadera: poteva e doveva benissimo tenere la sua lezione, il pontefice, e i suoi contestatori potevano e dovevano benissimo, se credevano, contestarlo. Non gli è stato impedito alcunchè, la sua è stata una scelta di opportunità politica - una mossa da maestro, visto che come risultato ha ottenuto di far passare i docenti e gli studenti antipapisti come attentatori della libertà di espressione. Stupidi pappagalli di una laicità intesa come pregiudizio ed esclusione: questo sono gli Asor Rosa e i professori che temevano che Ratzinger parlasse di aborto. E allora? Anche quando lo avesse fatto? Il Papa e la Chiesa intervengono sempre più sfacciatamente nella vita politica italiana - replicano i ghibellini. Vero. E anche noi siamo contrari a questa Chiesa-lobby, a questa Cei-partito. Ma le intrusioni e l'onnipresenza non si combattono chiedendo divieti: così ci si mette sullo stesso piano di chi, dall'altra parte, vuole imporre a tutti i divieti di una fede che di tutti non è. Vietato vietare era uno slogan giovanile di questi sessantottini oggi canuti e inaciditi. Ma si sa, a una certa età la memoria perde colpi... (a.m.)

Ecco perchè Galileo, pur avendo ragione, aveva torto
Dai e ridai un gruppo di docenti e di studenti che si professano laici è riuscito a costringere Benedetto XVI, invitato dal Rettore, a rinunciare ad inaugurare, con una sua prolusione, l'anno accademico alla Sapienza di Roma. Non mi interessa qui sottolineare - perchè è stato fatto da altri e sul nostro giornale da Edoardo Pittalis - la contraddizione di chi si dice laico e tollerante e poi vuole impedire di parlare a una persona, non importa se autorevole o meno, perchè ritenuta intollerante, mettendosi così sul suo stesso piano. Infatti una delle contestazioni mosse a Benedetto XVI da una parte, la più colta, di coloro che non lo hanno voluto alla Sapienza è che Ratzinger, una quindicina di anni fa, quando era ancora cardinale, si pronunciò contro Galileo e a favore del Grande Inquisitore, il cardinal Bellarmino , posizione in seguito molto anacquata dallo stesso Ratzinger e sconfessata da Papa Woytjla che sulla questione recitò il 'mea culpa'.
Ciò che mi interessa, uscendo dalla diatriba sulle reciproche intolleranze attuali, è chiarire perchè, a conti fatti, guardando quella vicenda in prospettiva storica e in senso più profondo, oggi si può dire che Bellarmino ha avuto ragione e Galileo torto e perchè anche un non cattolico, non cristiano, non religioso quale io sono, sta, pur costandomi la cosa un certo sforzo, col primo contro il secondo.
Va da sè che dal punto di vista scientifico Galileo Galilei, uno dei più grandi geni espressi dall'umanità, in campo astronomico, matematico e tecnologico, ha tutte le ragioni dalla sua. Del resto anche Bellarmino , uomo di grande cultura, sapeva benissimo che non era il Sole a girare intorno alla Terra, ma il contrario, come lo sapeva la maggioranza delle elites intellettuali dell'epoca perchè la cosa era nota fin dai tempi di Pitagora e Filolao. E Copernico, un secolo prima, aveva aggiunto nuovi argomenti a questa ipotesi. Galileo - questa era la novità - con le sue ricerche astronomiche ne aveva 'dimostrato' la validità. Bellarmino non chiedeva a Galileo di sospendere i suoi studi, le sue ricerche, i suoi esperimenti e nemmeno di non divulgarli (anche se lo consigliava di pubblicarli in latino e non in italiano, lingua del volgo, perchè il rovesciamento delle collaudate certezze del sistema tolemaico-aristotelico su cui la gente viveva da più di un millennio l'avrebbe mandata in tilt - e lo smarrimento popolare di fronte alla rivoluzione copernicana e galileiana è testimoniata da una bellissima poesia di Jhon Donne, 'Anatomy of the World'), ma di formulare le sue teorie come 'ipotesi e non come 'certezze'. Scrive infatti Bellarmino : "Benissimo detto e non ha pericolo nessuno affermare che, 'supposto' che la Terra si muova e il Sole stia fermo, si 'salvano le apparenze' meglio che con il sistema tradizionale, ma affermare che 'realmente' il Sole stia al centro del mondo e la Terra si muova è cosa pericolosa non solo d'irritar tutti i filosofi e theologi scolastici ma anche di nuocere alla Santa Fede col rendere false le Scritture Sante" (Galileo, 'Le opere', Barbera, 1890-1909, p. 171). In realtà la preoccupazione che muove Bellarmino non è tanto il possibile contrasto con le Sacre Scritture, è ben più profondo. Una conoscenza matematica basata sulle strutture oggettive del mondo eguaglia infatti quella divina (Nel 'Dialogo sui massimi sistemi' Galileo sosterrà proprio questo e sarà ciò che lo perderà). E un uomo che si sente uguale a Dio finisce fatalmente per sostituirlo e per perdere ogni senso del limite. Quel senso del limite che l'uomo greco, per intuizione e sapienza, aveva introiettato naturalmente (molti miti greci parlano il linguaggio del limite, contro l'ubris' il delirio di onnipotenza umano), la Chiesa lo aveva recuperato autoritariamente , attraverso il mito di Dio. E un uomo senza il senso del limite, pensa Bellarmino , diventa pericoloso a se stesso, come si è puntualmente verificato e come oggi cominciano a temere anche molti non credenti, se non altro da quando la Scienza tecnologicamente applicata ha preso a mettere le mani sulla genetica e sulle origini stesse della Vita. Ecco perchè Galileo, pur avendo ragione, ha torto e Bellarmino , pur avendo torto, ha ragione.
Massimo Fini
18 gennaio 2008 Il Gazzettino

Sulla questione del mancato discorso di Papa Ratzinger alla Sapienza, articolo di Corà - molto critico nei confronti della Chiesa - negli Approfondimenti.

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 21-01-2008 11:09

articolo troppo acuto e profondo, nella sua apparente paradossalità, per essere non dico accettato ma nemmeno discusso dalla cultura dominante. Se qualcuno lo prenderà in considerazione sarà solo per distorcerlo e citarlo a prova dell'oscurantismo di M.Fini, offrendo pretesti agli imbecilli che si dicono di sinistra per impedirgli di parlare in qualche occasione pubblica
Kali Yuga (Registered) 21-01-2008 12:32

Giovedì 17 stavo ascoltando Radio3 scienza, ed erano presenti due premi Nobel alla trasmissione. La conduttrice, ad un certo punto, chiese cosa ne pensassero di tutta questa questione della Sapienza e del papa. La risposta: sembra strano che all'inaugurazione dell'anno accademico venga invitato un non accademico.
Una cosa va però detta: non mi sembra di aver mai letto né sentito la lettera di protesta redatta dai professori che contestavano l'invito. Anche secondo me l'idea di invitare il pontefice è piuttosto bizzarra e sbagliata, ma gli si doveva lasciare la possibilità di parlare, proprio in nome di quella tolleranza che i contestatari si arrogano.
Alcuni dicono: non ha senso invitare capi di Stato o religiosi all'inaugurazione dell'anno accademico (anche se ricordo, ad esempio, che Ciampi, quando era ancora Presidente della Repubblica, venne invitato all'inaugurazione dell'anno accademico qui a Padova senza alcun tipo di contestazione). Ma avrebbero fatto lo stesso se fosse stato invitato il Dalai Lama, un esponente dell'Islam o il rabbino capo della comunità di Roma?
Ale71 (Registered) 21-01-2008 15:31

Il problema a mio avviso sta nel messaggio politico che forse molti hanno intravisto nel voler invitare il Papa alla Sapienza non in un giorno qualsiasi ma il giorno dell'Inaugurazione. A prescindere da laicità, tolleranza, credenti o atei, sinistra destra, '68 e Asor Rosa,il Papa non è un personaggio qualsiasi. Oltre ad essere il capo della Chiesa Cattolica è anche il monarca assoluto di uno stato straniero. Che, grazie soprattutto all'incoraggiamento di molti politici italiani e di quasi tutti i partiti che non sanno più a che santo votarsi, entra a piedi uniti, come dice Fini, nelle beghe politiche italiane. Cioè un capo di stato straniero si permette di dare direttive agli elettori italiani, ai politici italiani ecc. su come votare perlomeno su certe questioni di non trascurabile importanza. Questo è dovuto, secondo me, alla furbesca trovata della Chiesa di porsi al riparo di una sovranità politica, territoriale e mantenere comunque, quando e dove può, un atteggiamento da religione di Stato che collabora e talvolta dà ordini alla politica. Dimenticandosi dei Patti Lateranensi che a mio avviso, pur essendo stati probabilmente inevitabili, rappresentano tutt'ora una pesante ipoteca sulla qualità della nostra democrazia. Personalmente ritengo che la Chiesa abbia tutto il diritto di affermare i principi della fede ecc. Non sono uno di quelli che stigmatizza la Chiesa perchè non ama l'omosessualità o non fa dire messa per i suicidi o perchè al suo interno mantiene un tipo d'organizzazione assolutista. Fatti suoi. Ma non mi va giù mantenere il clero di una fede che non mi appartiene, non far pagare le tasse ad una Chiesa che solo a Roma possiede un patrimonio enorme solo in immobili, non paga neppure la bolletta dell'acqua al comune di Roma e poi fa la morale al Sindaco Veltroni per l'aumento della miseria nella Capitale. Aprino i loro appartamenti gratis ai poveri se vogliono dare l'esempio anzichè fare tante chiacchiere inutili. Per quanto riguarda il valore sociale dell'operato della chiesa non discuto dell'importanza di molte attività svolte nel settore caritativo, assistenziale. Ma lo fanno con i nostri soldi, non se li levano loro di tasca. Fare la carità con i soldi altrui è cosa facile. Ma la Chiesa gli ori se li tiene stretti.... Lo so, queste sono le classiche polemiche da bar contro i preti. A dire il vero nel clero ci sono personalità di grande levatura culturale e morale. Ma il problema resta quello: non sono più il clero di tutti e non tutti sono interessati al loro modo di vedere le cose. Giusto o sbagliato? E' così e in una società che, volente o nolente, è costretta a fare i conti con problemi che ci piovono in capo da tutto il mondo in tempo reale, doversi sorbire le chiacchiere di un Ruini è troppo. Perchè posso essere d'accorodo con il Papa contro la globalizzazione, sono d'accordo con il Papa contro il materialismo, contro la povertà, l'egoismo, a favore dell'ambienteecc. Ma alla fine non sono d'accordo con la sua ricetta per risolvere i problemi: diventare cristiani cattolici e ubbidire a Cristo tramite lui....
Luca (Registered) 21-01-2008 18:09

sono assolutamente d'accordo sul fatto che zittire il papa sia stato una vera contraddizione da parte di chi si dice "laico" - senza dimenticare che sarebbe stato molto lungimirante attendere che il pontefice varcasse il portone dell'Aula Magna dell'Università per indirizzargli un sano pernacchione -
MA
vi pare che la Chiesa non abbia già mezzi sufficienti ampiamente di esprimersi?
ed inoltre
DOVE è finita la libertà dell'ambiente accademico di esprimere il proprio parere sul papa come persona non gradita? Secondo voi non c'è stato un atteggiamento un po' politico e un po' furbesco da parte di Benedetto XVI - abituato di certo alle folle prostrate in Piazza S. Pietro - nel non voler andare la dove i fischi e le contestazioni darebbero state assicurate? eh no Razzinga così non si fa!
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 22-01-2008 18:00

Che poi, come fa notare Evola, dovendola dire proprio tutta Galileo non aveva manco ragione scientificamente, in quanto oggi sappiamo che conformemente alla teoria della relatività generale è impreciso dire che al centro dell'universo stia questo o quel pianeta visto che non esistono sistemi di riferimento privilegiati per l'enunciazione delle leggi fisiche.
tanno (Registered) 23-01-2008 17:21

Voglio solo prescisare una cosa di fronte alla dilagante disinformazione che ha influenzato davvero (quasi) tutti: al Papa non è stato impedito di parlare, al Papa non sono state chiuse le porte della Sapienza. Mai come in questa occasione è avvenuta quella che Travaglio chiama "scomparsa dei fatti" con politici di ogni sorta pronti a leccare il culo al Vaticano. Ero anche io presente alla contestazione e l'unica cosa che ho osservato è stata la militarizzazione dell'Università e le porte chiuse ai manifestanti, i quali sono stati costretti ad esprimere le proprie opinioni all'esterno della Città Universitaria. Questi i fatti. Per il restoè chiaro che chiunque possa avere il diritto di parlare, ma che si senta il dovere di ribadire questo principio nei confronti di un signore che parla dalla mattina alla sera nei nostri schermi telefisivi, beh, questo lo trovo davvero grottesco.
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