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Populismo e narcisismo PDF Stampa E-mail

18 Marzo 2019

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Da Appelloalpopolo del 2-3-2019 (N.d.d.)

 

Il populismo, inteso come fenomeno consistente nella prassi dei politici che dicono sistematicamente ciò che il popolo vuol sentirsi dire – a prescindere se pensano che sia bene, che sia realizzabile, che sia una priorità, che i costi siano notevoli, ecc. -, quindi come fenomeno che comprende Grillo ma anche Renzi, Salvini ma anche Berlusconi, Bossi ma anche Veltroni, ha evidentemente un presupposto inesplorato, senza il quale il fenomeno non potrebbe esistere o non potrebbe essere, come è, generale: la convinzione della maggior parte delle persone votanti di sapere cosa sia bene e cosa male, cosa comporti molti costi e cosa ne comporti pochi, cosa sia prioritario e cosa debba essere rinviato, cosa sia fattibile e cosa no. Proprio perché esiste questa convinzione, quando un politico populista parla a una parte del pubblico – al suo target – milioni di singoli individui pensano: “Finalmente uno che capisce come stanno le cose e cosa si deve fare!”, che significa anche “finalmente un politico che capisce ciò che IO già capivo”.

 

Il populismo non potrebbe essere un fenomeno di massa e anzi totalitario, se non fosse fondato sulla smisurata presunzione che si è diffusa nei popoli del cosiddetto occidente. In definitiva il populismo non è altro che un corollario del narcisismo patologico che pervade le società occidentali. Le persone comuni, anziché ascoltare proposte politiche, riflettere, studiare, interrogarsi, chiedere, approfondire e poi scegliere, attendono davvero dei rappresentanti delle loro opinioni, che agiscano in base alle loro analisi. E dinanzi agli slogan semplicistici e banali declamati dai partiti, anziché dire: “Che politico ridicolo, queste sciocchezze sapevo pensarle e dirle anche io!”, pensano: “Ecco finalmente qualcuno che dice ciò che dico IO!”.

 

Stefano D’Andrea

 

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