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Invertire la rotta prima che sia troppo tardi PDF Stampa E-mail

27 Ottobre 2019

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La barca su cui l’intera umanità è salita, non solo gli Italiani, è destinata ad affondare. Non è corretto affermare che “il mondo è cambiato e non possiamo farci nulla” perché il mondo cambia solo se gli esseri umani vogliono cambiarlo. Non è corretto affermare “la storia segue il suo corso ed è irreversibile” perché la storia la fanno i popoli. È altresì errato sperare in un “deus ex machina” che intervenga a modificare il cammino intrapreso e fornisca la soluzione ai problemi, perché il destino, seppur influenzato da eventi indipendenti dalla volontà di ciascuno di noi, resta comunque nelle nostre mani. L’essere umano, si sa, è imperfetto, ma grazie al libero arbitrio spetta ad ogni individuo decidere se essere avido, opportunista, individualista ed egocentrico oppure sostenitore della giustizia sociale, dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, compassionevole.

 

La storia ci insegna che chi detiene il potere ha sempre interesse a mantenere le classi subordinate nell’ignoranza e nella povertà. E così è sempre stato, eccezion fatta per quel periodo successivo alla seconda guerra mondiale durante il quale i paesi occidentali si dotarono di leggi costituzionali in cui venivano affermati i principi di uguaglianza di diritti e doveri per i cittadini e che portarono per decenni un benessere diffuso. Ma chi detiene il potere mal sopporta di concedere ad altri l’opportunità di poter usufruire del cosiddetto “ascensore sociale“ e rischiare che il proprio potere possa essere condiviso e sminuito. Quella a cui stiamo assistendo è una lotta di classe dall’alto verso il basso. E chi sta in alto parte sempre avvantaggiato. Un’ élite, accumulatrice ossessivo-compulsiva di capitali, sta giocando sporco, con la complicità di personaggi provenienti dal suo feudo piazzati in posti chiave e da politici-fantoccio addomesticati ad arte. Hanno i mass media dalla loro parte che facilitano l’indottrinamento, insieme alla scuola, delle masse e dei giovani.

 

Negli ultimi 40 anni ci hanno convinti a desiderare e consumare di tutto e di più, ad amare noi stessi sopra tutti e sopra tutto. Con il motto “uno su mille ce la fa” ci hanno costretti a diventare competitivi anche a discapito della vita altrui. Ci hanno convinto che gli altri 999 sono dei falliti e non meritano nulla. Ci hanno impoverito, depredato e non solo economicamente. Hanno demolito valori fondamentali per il vivere sociale, ci hanno catalogato in gruppi e messi gli uni contro gli altri con artifizi fantasiosi con cui ci martellano per mezzo di spot pubblicitari, messaggi fuorvianti da personaggi dello spettacolo e informazioni manipolate. “Restiamo umani” gridano. Non si può restare umani quando si lotta per la sopravvivenza. Ce lo hanno insegnato loro ad avere paura di tutti e di tutto. Ci hanno insegnato loro a odiare.

 

Dobbiamo raggiungere la consapevolezza che il mondo può cambiare solo se noi lo vogliamo, e possiamo farlo solo se ritorneremo ad occuparci della politica che inevitabilmente condiziona le nostre vite e se ci uniremo contro quell’1% che è sì molto potente, ma è pur sempre l’1%. Dobbiamo valutare attentamente, con spirito critico epurato da guru, propaganda e tifoserie, chi meriterà di rappresentarci nelle istituzioni e tornare a riporre fiducia a chi riterremo possa meritarla. Il percorso di cambiamento è lungo e difficile, ma dobbiamo intraprenderlo ora. Se non invertiremo la rotta per le prossime generazioni non sarà più sufficiente trovare consolazione e dimenticare i problemi con un apericena o un weekend a Londra. Alle prossime generazioni dell’essere umano, e sto parlando dei nostri nipoti, di umano non resterà più niente.

 

Fiorella Susy Fogli

 

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