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Stato e banche PDF Stampa E-mail

26 Dicembre 2019

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Da Appelloalpopolo del 24-12-2019 (N.d.d.)

 

Le banche sono tali se svolgono due funzioni essenziali per la società moderna: erogazione del credito e raccolta del risparmio. A queste due attività va riconosciuta una funzione sociale importantissima in ambito economico, degna di essere tutelata anche a spese dello Stato a patto che le coordini, disciplini e controlli come sancisce anche l’articolo 47 della Costituzione italiana. Negli ultimi trent’anni però è emersa una crescente tendenza, divenuta oggi prassi, che ha portato le banche ad investire la raccolta del risparmio sempre meno in esercizio del credito e sempre più in asset finanziari, ciò si può definire anche più volgarmente “giocare in Borsa”, il che è solitamente prerogativa di detentori di capitali la cui assunzione del rischio – che essendo tale può tramutarsi in situazioni di dissesto finanziario – è volta alla ricerca del profitto. Poiché tale attività, pur legittima, ha per fine però un beneficio individuale e non collettivo, a mio parere non le va riconosciuta una funzione di preminente utilità sociale. Lo Stato è tale se svolge due principali funzioni in ambito economico: redistribuzione della ricchezza attraverso la tassazione; investimenti produttivi ed erogazione di servizi a beneficio della cittadinanza attraverso la spesa pubblica. Gli stati che non detengono più la sovranità monetaria, come il nostro, sono costretti ad indebitarsi sui mercati finanziari per poter svolgere questa essenziale funzione. Quando una banca è in situazione di dissesto finanziario è giusto fare di tutto affinché si tutelino i risparmiatori, nonostante la causa del dissesto sia da attribuire ad una mala gestione patrimoniale e ad una deviazione degli investimenti su asset ad alto rischio. Pertanto si procede con ingenti interventi di patrimonializzazione o da parte di privati ai quali viene svenduta la proprietà della banca o da parte delle istituzioni pubbliche quindi a spese dei contribuenti. A seguito di salvataggio da parte dello Stato, quindi dei cittadini, le funzioni della banca, che evidentemente non sono state svolte correttamente, dovrebbero passare ad una gestione statale che coordini, disciplini e infine controlli la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito, la cosiddetta nazionalizzazione. Ahinoi, quasi sempre ciò non accade e la gestione procede sempre nella stessa malsana direzione.

 

Quando uno Stato è in situazione di dissesto finanziario, nonostante la causa del dissesto possa attribuirsi ad una mala gestione, è giusto fare di tutto affinché si tutelino i processi democratici, la sicurezza e il benessere dei cittadini. Purtroppo, in questi casi entrano in gioco istituzioni sovranazionali come l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale che, utilizzando le leve monetarie e fiscali delle istituzioni pubbliche, tutelano unicamente la rete finanziaria e bancaria calpestando la vita sociale di una comunità e svuotando lo Stato della sua sovranità popolare democratica. Oramai le banche, che sono saltate a piè pari nel sistema finanziario globalista, hanno assunto un ruolo che si pone al di sopra degli Stati, quindi dei cittadini, delle persone, come il trattamento corrisposto in situazioni analoghe evidenzia. Pertanto, affinché venga ripristinata un po’ di sovranità popolare da tradursi in giustizia sociale, è necessario che lo Stato riacquisisca un sistema bancario che svolga esclusivamente le due funzioni sociali per le quali è preposto – sotto il coordinamento, la disciplina e il controllo delle istituzioni pubbliche – onde attuare una sinergia tra Stato e sistema bancario volta alla tutela del risparmio e alla crescita attraverso il corretto esercizio del credito, vietando l’utilizzo speculativo della raccolta del risparmio. Affinché si persegua una conduzione armonica e sociale del sistema pubblico ed economico occorre riposizionare lo Stato al di sopra del sistema bancario e finanziario.

 

Michele Durante

 

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