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Le tre fondamenta dell'UE PDF Stampa E-mail

3 Maggio 2020

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Da Appelloalpopolo del 17-4-2020 (N.d.d.)

 

Non è possibile comprendere il verificarsi degli eventi politici del nostro Paese se non si comprendono quali siano le fondamenta sulle quali poggia l’intera costruzione europea. Sono fondamenta solidissime che si articolano attorno a un triplice interesse che potremmo definire “trinitario”, nella misura in cui l’uno discende dall’altro pur essendo indipendenti tra loro, che dà forma a un unico soggetto chiamato Unione europea. È dunque fondamentale comprendere la natura di questo interesse “trinitario” per evitare di cadere nell’idea assurda che possa esistere “un’altra” Unione europea, diversa da quella che conosciamo. Il triplice interesse su cui poggia l’intera costruzione è il seguente:

 

1. L’interesse originario: è l’interesse americano, che ha dato origine al progetto il cui scopo era, ed è, quello di incatenare la Germania riunificata all’interno della costruzione europea sotto l’egida del fedele scudiero francese, al fine di evitare possibili e pericolosi spostamenti a est della riunificata Repubblica federale di Germania. 2. L’interesse derivato: è l’interesse tedesco, sorto in un secondo momento in sede di trattativa franco/americano-tedesca sull’istituzione dell’Unione europea, a seguito della quale sono state imposte le regole economiche di matrice tedesca che conosciamo e che permettono alla Germania e al suo piccolo impero di prosperare. Sia chiaro, l’unione monetaria stessa di per sé offriva un vantaggio alla macchina mercantilista tedesca (si ricordi l’esito del precedente Sme), tuttavia non sufficiente per convincere la Germania a cedere senza combattere. Per questo la Germania ha ottenuto Maastricht, perché era l’interesse originario USA che spingeva affinché la Germania si convincesse ad accettare un progetto nato contro di lei. 3. L’interesse minoritario: è l’interesse della classe borghese dominante dei paesi vassalli (cosiddetti “periferici”), legato al vincolo esterno che le consente di mantenere lo status quo e di prosperare da rentier capitalist, grazie alla gabbia deflazionista tedesca. L’Italia è la capofila dei paesi vassalli.

 

Ora, nessuno di questi tre interessi verrà mai meno. Non quello ‘originario’, perché per quanto l’Ue rappresenti per gli americani un grosso problema in una delle regioni più importanti del loro impero, fonte di tensioni tanto regionali quanto globali, il rischio di vedere la Germania scivolare nell’area di influenza russo-cinese rappresenta un problema decisamente superiore. Non quello ‘derivato’, perché per quanto i tedeschi sappiano che l’Ue sia nata per ingabbiarne la sovranità, ad oggi dominano economicamente il progetto e sono in grado di offrire il massimo vantaggio per il proprio apparato industriale-borghese, circostanza che gli garantisce stabilità interna senza minarne eccessivamente la sovranità, offrendo loro in aggiunta un piccolo giardino da colonizzare e sul quale estendere la propria influenza. Infine, non quello ‘minoritario’ dei paesi vassalli. La classe borghese di questi Paesi sa perfettamente che solamente con il manganello europeo è oggi in grado di restare al potere e mantenere lo status quo. Ergo, qualsiasi cosa accada, qualsiasi violenza fosse imposta alla propria popolazione, è comunque preferibile rispetto all’uscita dal progetto. Possono minacciare, possono sbattere i pugni, possono cercare alleanze tra gli altri vassalli, ma non romperanno mai. Fra i tre soggetti portatori di interessi (franco-americano, tedesco e élite borghesi dei paesi vassalli) quelli che hanno minor interesse (rispetto agli altri due) al mantenimento del progetto, benché a primo impatto possa sembrare controintuitivo, sono proprio coloro che attualmente appaiono quali maggiori beneficiari, ossia i tedeschi. Il motivo lo si ricava dalla spiegazione precedente: la Germania è il maggior beneficiario (cit. Prodi) fintantoché permangono le condizioni che l’hanno convinta ad accettare il progetto e in assenza delle quali avrebbe tutto da perdere. Per questa fondamentale ragione la Germania può permettersi di non cedere mai. Sa perfettamente che alla fine di ogni trattativa saranno sempre gli altri due portatori di interesse a cedere. Per questo avremo il Mes. Indipendentemente da qualsiasi dichiarazione, opinione di Governo, partiti o popolo, l’Italia cederà al Mes. Tuttavia, un modo per aprire la gabbia c’è. È bene avere chiaro però che l’unico modo perché la gabbia si apra è che venga meno uno dei tre interessi:

 

1. Perché venga meno l’interesse originario dovrebbero verificarsi delle condizioni che rendano per gli americani meno doloroso consentire uno scivolamento a est della Germania piuttosto che una penetrazione delle forze nemiche (Russia e Cina) all’interno del continente europeo, per via di un eccessivo indebolimento dello stesso. Benché questo scenario sia paventato ogni 3×2 dai nostri media di regime, ad oggi ha poche o nulle possibilità di verificarsi. Altra eventualità è che lo scudiero del progetto, la Francia, sia costretto a pagare un prezzo troppo alto. In questo caso un eventuale venir meno dell’interesse originario francese potrebbe rendere insostenibile il progetto. 2. Se le circostanze portassero l’interesse derivato tedesco a perdere di forza. Questo può succedere qualora degli shock esterni, come una grave crisi economica, rendano il progetto instabile a tal punto da mettere la Germania di fronte alla scelta tra una definitiva cessione di sovranità (vedasi strumenti quali Eurobond o simili) o la rottura. 3. Se l’interesse minoritario della classe dominante dei paesi vassalli venisse colpito. In altre parole, se il progetto diventa tanto punitivo da colpire anche gli interessi dei rentier (tradotto: cosa me ne faccio di una gabbia deflazionista se non ho più profitti da lucrare?). Scenario ad oggi lontano dal verificarsi. L’alternativa è rappresentata dalla perdita del controllo sul potere politico da parte della classe dominante (tradotto: sale al potere qualcuno che vuole rompere lo status quo). Questo scenario deve essere costruito.

 

Bernardo Delle Chiaie

 

 

 

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