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Rivolta e rivoluzione PDF Stampa E-mail

 

15 Luglio 2020

 

Ho appena letto l'articolo di Riccardo Paccosi pubblicato di recente su questo blog. Premesso che non conosco Paccosi e che l'articolo, ben scritto e comunque ragionato, con una logica calzante e lucido, è ben degno di essere letto, non sono del tutto d'accordo col contenuto. Il fatto è che negli ultimi tempi sto iniziando a diffidare pesantemente sulle analisi a medio-lungo termine, perché non ne stanno imbroccando una. A primavera si diceva che ci avrebbero tenuti in casa sino a luglio e ciò non è successo. Poi si diceva che tempo pochi giorni e si sarebbe richiuso tutto e ciò non è capitato. Le parole di Conte escludono nuovi lockdown: il nostro, cito testualmente, ha detto: "possiamo affrontare con relativa serenità l'estate e la stagione successiva" perché il sistema è pronto ad affrontare eventuali nuovi emergenze. Non escludo lockdown in scala minima: ospedali, RSA, qualche grande palazzo a densità abitativa, ma dai segnali che colgo in giro escludo il confinamento totale. Magari qualche restrizione, sì. Colgo con parziale ottimismo anche il dietrofront di estendere sino al 31 ottobre e non al 31 dicembre lo "Stato di emergenza sanitaria" e passando dal voto parlamentare -seppur il Parlamento ormai sia una scatola vuota. Vogliamo parlare della patrimoniale? Da nove anni pontificano la patrimoniale ogni autunno -e puntualmente non arriva. Avevano previsto le frontiere europee chiuse sino al 2021 e non è accaduto. Avevano previsto ampi dibattiti sulla finanza ed economia e sono caduti nel dimenticatoio. Le parole di Draghi sul debito da azzerare sono già belle che dimenticate. I grandi temi ecologisti pure.

A me pare che sia rimasto, alla fine, il solito mondaccio decadente infame di una civiltà morente al capolinea, civiltà che assomiglia a uno di quei vecchi incartapecoriti che sembrano tirare le cuoia ogni istante e vivono a dispetto degli eredi. Qui dove sono io, nel "Sud del Sud dei Santi" (trovo meravigliosa questa espressione di Carmelo Bene, leccese di Campi Salentina) a parte stadi chiusi e grandi sagre paesane assenti o in scala ridotta e l'assenza di quelle fantastiche veglie e riti funebri, nulla pare cambiato.

Vorrei inoltre ricordare che la lingua italiana distingue tra rivolta e rivoluzione, per nulla e in nulla sinonimi, anzi con distinti significati. Escludo la rivoluzione in Italia. Non escludo qualche rivolta o mini rivolta. Non succedono già? I dimostranti che bloccano la statale jonica in Calabria contro i migranti positivi al Covid non sono forse rivoltosi? I palermitani che a fine marzo fecero una "spesa proletaria" forse non furono rivoltosi? La rivolta è un atto breve, secco, violento, finalizzato all'ottenimento di qualcosa di spicciolo, la rivolta non ha profondi travagli di pensiero politico-ideologici, ampi respiri a lungo termine, la rivolta è fatta dalla pancia, la rivoluzione dalla testa. Ecco perché i due atti non sono simili. Lenin, Mao, il Che Guevara erano rivoluzionari, non rivoltosi. Lenin non avrebbe mai concepito come atto politico la spesa senza pagare, il Che Guevara non avrebbe mai perso tempo e uomini per occupare cento metri di strada statale. Il rivoluzionario ha l'espressione greve di pensiero d'un Lenin, il volto apostolico scavato dal troppo pensare di un Giuseppe Mazzini, lo sguardo tormentato e irrequieto d'un Necaev. Il rivoltoso può essere il mio vicino di casa, uomo rispettabilissimo, che ha i cinque minuti in cui si incazza. Il Potere non teme le rivolte. Le rivolte le plachi in un battibaleno: sposti i migranti dal luogo X a quello Y, a chi fa la spesa senza pagare in quanto rimasto al verde eroghi i buoni pasto… Il Potere teme invece le rivoluzioni. E certo il Potere dorme sonni tranquilli, che non ci sono segnali di rivoluzione almeno in Italia. Neppure in Europa e nel resto del mondo, direi. Ma dire: "non ci sarà alcuna reazione popolare" mi sembra prematuro e avventato. Ci saranno rivolte. Al premier di turno che verrà svegliato alle luci dell'alba con qualche strada occupata, dimostrazione, gli si risponderà: "Non è la rivoluzione, è una rivolta". Insomma non capiterà la frase opposta come il mattino del 15 luglio 1789 a Luigi XVI ("Sire, non è una rivolta, è una rivoluzione"). Ci saranno reazioni popolari. Sussidi a pioggia e altri palliativi li calmeranno.

Simone Torresani

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