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Salto tecnologico e nuovo feudalesimo PDF Stampa E-mail

22 Dicembre 2020

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 Da Appelloalpopolo del 18-12-2020 (N.d.d.)

Dal punto di vista economico, oggi sono in atto due tendenze principali: il salto tecnologico e il neo-feudalesimo. La prima e più notevole tendenza è quella del salto tecnologico indotto dalle politiche “Green”, che nasce storicamente dal fatto che il modello di sviluppo della seconda metà del Novecento è giunto al termine. Esso era basato su sviluppo edilizio, infrastrutture (in gran parte finanziate dagli Stati) e automobile a combustibile fossile. Dunque, acciaio, cemento, mattoni, motori, petrolio. Un intero sistema complesso e intrecciato che si è sviluppato per sessant’anni e più. Nei paesi avanzati tutto ciò, però, non regge più: le infrastrutture grosso modo ormai ci sono, più di tanto non si possono costruire nuove case e ormai abbiamo due automobili per famiglia. Il mercato è più che saturo e la crescita asfittica. Dunque, è necessario un salto tecnologico per creare mercati nuovi. Quella del salto tecnologico è un’ottima maniera di creare mercati in cui anche nuovi soggetti possono affacciarsi, vedi la telefonia cellulare a metà anni ’90, e allo stesso tempo per eliminare concorrenti incumbent molto ingombranti. Il salto tecnologico può essere spontaneo, nel senso che esiste una domanda inevasa che l’offerta a un certo punto inizia a coprire, o può essere indotto, o meglio imposto. Nel caso del Green Deal, il salto tecnologico sarà imposto dagli accordi internazionali. Che l’influenza delle attività umane sul cambiamento climatico sia reale o meno poco importa, ai fini del business. Importante è che il salto tecnologico abbia luogo. Dagli incentivi per soluzioni “Green” largamente intese, infatti, si sta passando gradualmente ai divieti di fare o utilizzare prodotti non-Green. Dunque, divieto di Diesel significa comprare un’auto elettrica, per cui presto o tardi tutti dovremo cambiare auto: un mercato gigantesco: in Europa ci sono 270 milioni di auto circolanti. Tutte da rottamare. Efficienza energetica e edilizia green: oggi abbiamo il bonus 110% come incentivo, domani arriveranno gli obblighi, come quello di cambiare le caldaie condominiali. Nuove infrastrutture? Ecco le centrali grandi e piccole di produzione di energia rinnovabile e di idrogeno, altro elemento importantissimo dello shift tecnologico, con necessità di massicci investimenti sulle reti “intelligenti” per il dispacciamento dell’energia. In questo il 5G si inquadra perfettamente per le applicazioni della tecnologia, soprattutto pensando all’IoT. Questo immenso cambio tecnologico è dunque necessario perché il sistema produttivo del ‘900 è finito e il grande capitale necessita di nuovi rendimenti.

La seconda tendenza importante è legata invece al rapporto tra la proprietà di un bene e il suo utilizzo. Ricalcando lo schema antico feudale, si va verso un sistema in cui le persone non possiederanno ciò che usano, sul modello Spotify, o Netflix, o monopattino elettrico in sharing. Non si compra più il film su DVD (dove sono finiti i DVD? In via di estinzione, sembra), cioè non si è più proprietari di un oggetto hard con un contenuto soft, ma ci si abbona continuativamente a una piattaforma, dalla quale si usufruisce del contenuto. Cessato l’abbonamento, non si ha nulla. Estendendo questo modello, il grande capitale sarà proprietario degli asset, che il consumatore utilizzerà pagandoli in base all’uso. Questo modello si può applicare a quasi tutto: dalle auto ai cellulari, alle case, un giorno, chissà, persino ai vestiti. Una sorta di leasing eterno. La proprietà da parte dei singoli, in questo modello, è scoraggiata, a vantaggio di chi invece diventa un super-proprietario che incassa una quota costante (tendenzialmente anzi in crescita) di reddito di milioni di “clienti”. La competizione sarà tra “piattaforme” per occupare una quota sempre maggiore del portafoglio di spesa dei clienti. Questo apre diverse prospettive da discutere riguardo alle disparità di reddito. In parte, questo modello si inserisce nell’alveo del pensiero della “decrescita felice”, dove il possesso di beni prodotti, catalogati come “superflui” è altamente stigmatizzato. Di doman non c’è certezza…

Sergio Giraldo

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