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Draghi non è il peggio PDF Stampa E-mail

10 Febbraio 2021

Nel Bosco (jungeriano) nel quale mi sono ritirato guardingo dallo scorso novembre, alcuni piccioni viaggiatori -animaletti tanto detestati quanto intelligenti, tra i pochi ad avere "coscienza di sè"-mi hanno portato la notizia di un imminente governo Draghi appoggiato da quasi tutti i Partiti, forse compreso M5S e con la sola astensione di FDI. Penso che contro Draghi ci sia già un sufficiente fuoco di sbarramento d' artiglieria pesante, specialmente da parte di molti miei "colleghi" blogger/intellettuali/pubblicisti ecc. di area antisistemica e anticapitalista, quindi non sarò di certo io ad aumentare il numero di decibel sparando altri colpi perché nella troppa confusione, nel troppo rumore, si rischia di disorientarsi e di raccapezzarsi ben poco.

Non tutti i mali vengono per nuocere, dice un adagio popolare. So benissimo chi è Mario Draghi e quali sono le sue credenziali, non stimo per nulla l'uomo, non penso per nulla sia il salvatore della Patria e non gli bacio la pantofola, tuttavia non credo neppure sia il babau sbandierato da troppi quali artefice finale di "Grandi Reset" ed altro. Non sono d'accordo, insomma, nel dire e scrivere che si sia giunti ad aver toccato il fondo: il fondo, questo Paese, lo ha toccato dopo un lungo periodo di declino sistematico politico, morale, etico, democratico, intellettuale e civile tra lo scorso marzo ed aprile quando si videro legioni di imbecilli applaudire e cantare ai balconi verso un governo osceno che aveva usato la pandemia per reggersi in sella, non esitando ad applicare "metodi cinesi" e calpestando a suon di DPCM i diritti dei cittadini rendendoli sudditi, togliendo loro tutto: lavoro, relazioni sociali, senso della vita, della comunità, della dignità e quant'altro. Nessun altro ha chiuso ferocemente come in Italia e nessun altro ha ottenuto, in rapporto alla popolazione, un altissimo e mostruoso numero di vittime, perseverando di continuo e prendendo tutti in giro con i famosi "ristori".

Parliamoci chiaro: al mondo comandano i Padroni del Vapore, a loro volta suddivisi -per nostra fortuna- in una pletora di consorterie e gruppi massonici o di potere spesse volte con programmi antitetici o non convergenti, in certi casi con alleanze trasversali, in altri casi in guerra tra loro: in quelle consorterie, in quelle "ur-lodges", in quei simposi e seminari transnazionali si decide come deve girare il mondo o almeno si danno le direttive di base. Questo "Potere" è come un iceberg: noi "comuni mortali", noi "non iniziati", ne vediamo solo la punta, non l'insieme completo. Noi possiamo solo provare ad interpretarne i movimenti per avere una idea complessiva di quali sono le tendenze generali. Ora, nelle stanze o in alcune stanze dei bottoni, si era senz' altro già deciso di piazzare Draghi a Palazzo Chigi, perché da troppo tempo circolavano "voci" e "rumors", ben da prima che scoppiasse la pandemia di Sars Cov2. Ma negli ultimi dodici mesi sono successe cose che si possono sintetizzare in una frase di Mao Zedong: "vi sono giorni che valgono anni e anni che valgono giorni". Il 2020 è stato un anno che è valso secoli e in cui abbiamo assistito a discorsi, articoli e prese di posizioni di Draghi che hanno dato l' impressione di un suo ritorno alla buona scuola keynesiana e riformista di cui in Italia fu ottimo maestro il compianto Federico Caffè: questo ritorno (quanto sincero, lo vedremo nei prossimi mesi...) di Draghi a quella che fu la sua scuola primaria di pensiero non è avvenuto perché il nostro si è "convertito": lasciamo queste cose alla letteratura dei feuilleton ottocenteschi o all' Innominato del Manzoni. Il nuovo pensiero di Draghi va inquadrato appunto nelle lotte al vertice, nelle alleanze trasversali,  nelle stanze dei bottoni dei piani alti mondiali, dove evidentemente è in corso uno scontro ai massimi livelli e dove una certo progetto,  che comprendeva una compressione dei diritti dei cittadini (quello che G.Magaldi, uomo addentrato in quei giri, chiama "il partito cinese") e una accelerazione della Quarta Rivoluzione Industriale per un riassetto a 360 gradi dell' economia e dei modi di vivere, lavorare, relazionarsi. Come ho sempre scritto negli ultimi mesi, era un progetto troppo ambizioso, enorme -e che avrebbe alla fine toccato interessi enormi, aggiungo ora-perché potesse riuscire in pieno. Continuo a pensare che tra le ragioni di questo suo parziale fallimento abbia contribuito la velocità esponenziale usata per forzare i tempi a dinamiche ordinate ma lente già in corso.

Nessuno si faccia illusioni su un Draghi che metta l’interesse nazionale al primo posto sopra quello europeo e atlantista, ma è sempre meglio mandare un Draghi, col suo peso, a Bruxelles, per incassare i 222 miliardi del Recovery e con piani e idee ben chiare piuttosto che l'inguardabile cricca giallofucsia dimissionaria, i cui nomi passeranno alla Storia con rossore e vergogna. E i 222 miliardi, al di là di eventuali mostruosi debiti che graveranno o no sul groppone dei nostri discendenti (ma nascono ancora figli in Italia? E comunque, citando O.Welles "che hanno fatto i posteri per noi?". Siamo troppo malconci, seriamente, per queste masturbazioni mentali sui prossimi decenni) sono quattrini che arriveranno in Italia, da noi, non in Honduras o El Salvador tanto per capirsi. Reputo positiva, molto positiva, l'intenzione di Draghi di aumentare i fondi del Recovery al turismo, considerato e a ben ragione un settore chiave del Paese (13% del PIL) con un appunto: il turismo sarà tutto da ridisegnare, privilegiando quello di prossimità o a medio raggio, quello rurale o montano o di collina, rispettoso di ambienti, culture e paesaggi a discapito delle torme insostenibili e cialtrone che eravamo abituati a vedere. Ma questo è un altro argomento, che poco c'entra con la discussione in corso: è un argomento a nostro uso interno. Riassumendo: ho come l'impressione vaga che Draghi al governo non significhi per forza lacrime e sangue. Qualcosa di buono, qualche briciola, forse nel breve termine riusciremo a monetizzare. Nel breve termine, perché l'Italia è comunque una baracca fottuta e sarà sempre subalterna a Francia, Germania, USA finché vi sarà "questo" sistema e" questa "Europa. Per tutte queste ragioni teniamo, almeno noi, i cannoni fermi e aspettiamo a sparare le nostre contumelie verbali contro l'Uomo del Britannia, altro meme che suona molto di immaginario collettivo più che reale: certi processi si svolgono in anni e decenni, non in una notte a bordo di un panfilo al largo di Civitavecchia. Vi esorto a restare sempre ben riparati nel Bosco, guardinghi e con una bella e sana dose di diffidenza che non deve però diventare paranoia. Restiamo ben riparati e continuiamo a osservare gli eventi che scorrono, consapevoli che forse sarebbe potuto succedere qualcosa di peggiore.

Simone Torresani

 

Commenti
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force@victoryproject.net
lorenzo (Registered) 10-02-2021 07:48

Recovery plan. Auspicarlo è guardare corto, l'interesse immediato. È edonistico, consumistico, materialstico.
È incaprettarsi e incaprettare il lungo futuro. È forse il passo mancante per la liquefazione dell'identità italiana in tutte le sue olistiche dimensioni.
È secondo "tutti" irrinunciabile. Non vedono che è come vendere la figlia dopo aver venduto la madre. No
Ci guarderemo intorno e, più di quanto già non accada, non riconosceremo niente. Saremo senza direzione se non quelle dettate dalla grande comunicazione. Saremo carne da mercato. Saremo suicidi.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Super Administrator) 10-02-2021 08:32

Sono d'accordo con Lorenzo
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