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Combattiamo per piantare i semi di un cambiamento PDF Stampa E-mail

11 Giugno 2021

 Da Appelloalpopolo del 7-6-2021 (N.d.d.)

Adesso che, col Faucigate, vi è ulteriore prova del fatto che la classe dirigente del blocco atlantista-occidentale ha perso compattezza e che vediamo, quindi, i suoi esponenti ricominciare a combattersi fra loro, sento affiorare due diversi sentimenti.

Il primo è ovviamente di sollievo. Per quanto m’impegni a promuovere mobilitazioni di piazza e ad analizzarne le potenzialità e la relativa crescita in termini di partecipazione popolare, l’ottimismo della volontà non impedisce di essere coscienti del fatto che è totalmente impossibile vincere: ovvero, qualunque ipotesi di poter invertire materialmente il corso intrapreso dalla storia è, per il momento, pura illusione. Se oggi combattiamo, è per piantare i semi d’un cambiamento che possano gestire le generazioni future, non certo per qualcosa di cui potremo essere testimoni direttamente.

Dinanzi a tale sproporzione di forze, ebbene, il fatto che dopo un anno di apparente unanimità le élite tornino a combattersi fra loro, è per il semplice cittadino un dato recante sollievo e che restituisce, soprattutto, la speranza che la prospettiva del distanziamento sociale permanente possa trovare ostacoli nell’attuazione. D’altro canto, però, questo stesso sollievo è indicativo della condizione d’impotenza, dell’impossibilità d’una sollevazione sociale che non sia numericamente irrisoria oppure estemporanea, nonché dell’azzeramento di una qualsivoglia soggettività di massa. Ed è altresì inevitabile pensare che, comunque vada lo scontro ai vertici del potere, quella maggioranza di popolazione che si è bevuta la menzogna di un’emergenza pandemica legata esclusivamente a problematiche sanitarie, continuerà a rimanere cieca, sorda e obbediente proprio come negli ultimi 13 mesi. Dinanzi al gioco politico che le si para di fronte, la moltitudine liquida continuerà, nell’immediato futuro, a interpretare i fatti solo ed esclusivamente nei termini che vengono ordinati da media e governi.

Una volta che la coscienza della sovranità costituzionale e del ruolo soggettivo delle masse popolari nei processi storici viene azzerata, la sconfitta è definitiva. Riguardo a questo, vorrei ricordare che a generare tale involuzione non è stata solo l’ideologia dominante: quando, nell’ambito della componente più propriamente “complottista” dell’opposizione sociale, comincia a diffondersi una sub-cultura di revisionismo storiografico secondo la quale il movimento operaio e la lotta di classe sarebbero esistiti solo in quanto fenomeni etero-diretti da massoni, sionisti o so-un-cazzo-io, il senso di rassegnazione, d’impotenza e di desistenza non può fare altro che crescere: e cresce a tutto vantaggio della classe dominante…

Riccardo Paccosi

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