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Le ragioni dei disfattisti PDF Stampa E-mail

10 Dicembre 2021

La Peste Nera uccideva il 30% della popolazione. Era una minaccia mortale capace di annientare un’intera comunità. Qualunque misura per contenerla era pertanto lecita. Se la pandemia in corso fosse una sorta di Peste Nera, tutto ciò che è stato fatto sarebbe pienamente legittimo e nessun principio costituzionale sarebbe stato calpestato. Legittime le chiusure che hanno messo in ginocchio l’economia e causato grandi disagi, legittime le Regioni multicolori, legittimo il coprifuoco, legittime tre inoculazioni all’anno, legittimo l’obbrobrio del lasciapassare per esercitare il diritto al lavoro, vera e propria tessera obbligatoria del partito unico. Il fatto è che Covid non è la Peste Nera. Uccide non il 30% ma lo 0,3% della popolazione, quasi tutti vecchi già con un piede nella tomba. Allora le misure che sono state prese sono un’assurdità, un unicum senza precedenti storici, una follia delirante che sconvolge il mondo. Dobbiamo chiederci perché.

Volendo utilizzare gli strumenti della logica, la risposta sembra debba essere questa: la pandemia ha offerto l’occasione per accelerare e concludere un processo di ricostruzione economica e sociale che viene avanti già da qualche decennio. Concentrazione del potere finanziario e di conseguenza politico in una élite sempre più ristretta; svuotamento di prerogative e di funzioni di parlamenti, costituzioni, stati nazionali; controllo sempre più sistematico e sempre più ossessivo di ogni cittadino attraverso gli strumenti informatici. Tutto ciò appare con estrema evidenza a chiunque abbia ancora gli occhi aperti sulla realtà circostante. Il fatto che questo disegno sia sostenuto da una propaganda massiccia e costante da parte di tutti i media più seguiti, da tutti i telegiornali, da tutti i talk show, quasi 24 ore su 24, dimostra che effettivamente esiste una Cupola sovrannazionale e potentissima che ha gli strumenti per indirizzare ai suoi fini tutto l’apparato dell’informazione e tutte le agenzie educative. Affermarlo è complottismo? Meglio essere complottisti che complottanti. Tuttavia limitarsi a queste considerazioni e presupporre che le moltitudini del pianeta siano solo una massa di pecoroni pronti a farsi intruppare nel gregge, significa fermarsi a un livello ancora superficiale.

Le modalità dello svolgersi degli eventi e i messaggi simbolici veicolati lasciano intendere che nel profondo della psiche collettiva c’era un bisogno di tragico, di sentirsi in guerra, di riproporre figure eroiche e di creare capri espiatori. Intanto il fenomeno non a caso interessa soprattutto l’Europa occidentale e in particolare l’Italia. L’Africa, gran parte dell’Asia e parte delle Americhe sono molto meno interessate. Là, e in particolare in Africa, conoscono le guerre, le durezze della vita quotidiana, le fatiche per procurarsi perfino l’acqua, elemento essenziale della vita, e malattie ben più devastanti di Covid. Non possono turbarsi eccessivamente per quell’influenza un po’ più brutta del normale che è Covid. Anche negli USA e in Russia, abituati a guerre e a grandi imprese, l’impatto del virus agisce meno sulla psiche collettiva. L’Europa molliccia che vive una lunga decadenza, l’Europa che esprime il bisogno di atti eroici solo nelle prestazioni dei divi dello sport, era matura per recepire le metafore belliche che il potere ha immediatamente utilizzato. Longae pacis patimur mala, diceva la saggezza dei nostri antenati. Soffriamo i mali di una lunga pace. Dopo almeno 50 anni di abbondanza e di infiacchimento degli animi, è subentrato un bisogno inconscio di unirsi in una comunità in lotta. Il segregato che dal suo balcone gridava al passante solitario che si faceva due passi “vattene a casa” si sentiva parte attiva di una nazione in guerra. Lo slogan che campeggiava ovunque “andrà tutto bene” era l’eco della propaganda di guerra che vuole infondere certezze. La museruola era il segno dell’obbedienza a ordini che, come in guerra, non si discutono. L’accoglienza dei primi vaccini con bandiere e fanfare era la ripetizione del gesto della nazione in guerra che abbraccia le forze alleate e salvifiche. Offrire il braccio ai buchi ripetuti è il segno del sacrificio personale per la Causa. I nuovi eroi di cui si avvertiva la mancanza sono medici e infermieri chiusi nelle divise-scafandro, chini sui malati ed esposti essi stessi al rischio del contagio.

Come in tutte le guerre, al nemico esterno, in questo caso il virus, si aggiunge il nemico interno, il vile, il disfattista, l’imboscato. In questo caso, il no-vax da emarginare, da disprezzare, da punire. Nella Grande Guerra, di cui il secondo conflitto mondiale è stato un’appendice, i bellicisti parlavano della guerra come “sola igiene del mondo”. È da notare quel termine “igiene” che già allora sovrapponeva e intrecciava il linguaggio della salute a quello guerriero. A costoro si opponeva la saggezza di Benedetto XV, il papa che denunciò “l’inutile strage”. Si opponevano anche i pochi socialisti ancora fedeli all’ideale, che rispolveravano il detto “né un uomo né un soldo per la sporca guerra imperialista”. Disfattisti e imboscati, additati all’odio e al disprezzo dei veri patrioti.

La storia ha decretato che avevano ragione i cosiddetti disfattisti. Lo decretò troppo tardi. Forse anche ai disfattisti odierni saranno riconosciute ragioni quando sarà troppo tardi.

Luciano Fuschini   

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