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Contano solo i rapporti di forza PDF Stampa E-mail

26 Febbraio 2022

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 Per valutare e giudicare i grandi fatti della politica occorre sempre rifarsi ai precedenti storici, di quella storia oggi negletta. Questo vale anche per chi voglia prendere posizione sulla guerra fra Russia e Ucraina.

I due precedenti storici più ravvicinati a cui ci si deve rifare sono la crisi dei missili a Cuba, del 1962, e la guerra della NATO contro la Serbia per il Kossovo, del 1999. Nel primo caso si giunse a un passo dalla guerra mondiale. L’URSS aveva installato una base missilistica a Cuba, la Cuba comunista di Fidel Castro. La base fu individuata dagli aerei spia americani e il presidente Kennedy reagì con grande durezza. Ordinò alla flotta di circondare l’isola e di non permettere ad alcuna nave di attraccare nei porti cubani. Minacciò di bombardare la base se l’URSS non l’avesse smantellata. Dopo giorni di paura si giunse a un compromesso: l’URSS avrebbe smantellato la base a Cuba e gli USA avrebbero fatto altrettanto con una loro base in Turchia. In quella circostanza Kennedy fissò un vero e proprio principio: nell’epoca dei missili e delle bombe atomiche, un Paese non poteva tollerare che una potenza ostile li installasse a pochi minuti di volo dalle città del nemico, altrimenti sarebbe stato sempre possibile un attacco improvviso. Ebbene, oggi Putin si è rifatto allo stesso principio, che tutti giudicarono giusto quando lo formulò Kennedy, diventa pretesto imperialista quando viene enunciato da Putin.

Ma oggi è lecito rifarsi a quella regola? Non del tutto. Infatti oggi, quando i missili sono ipersonici e quando sommergibili atomici armati con missili dalle testate nucleari stazionano permanentemente nei pressi delle coste degli avversari, nessuno è al riparo da possibili attacchi di sorpresa. Inoltre, nel caso specifico della Russia, la soluzione del problema rappresentato dall’Ucraina non risolverebbe alcunché. Anche la Norvegia confina con la Russia e la Norvegia aderisce alla NATO. Estonia, Lettonia e Lituania sono situate vicino a San Pietroburgo, e sono Paesi che ospitano basi NATO. Dalla Polonia e dalla Romania, Paesi della NATO, i missili ipersonici possono raggiungere il territorio russo in breve tempo. Ucraina o non Ucraina, la Russia resta esposta.

Più significativo è il precedente del conflitto nei Balcani per il Kossovo. Il Kossovo era una provincia della Serbia, amica della Russia. In quella provincia c’erano scontri fra la componente serba della popolazione, di religione cristiano-ortodossa, e la componente albanese, di religione musulmana. La NATO intervenne, bombardando Belgrado col duplice obiettivo di costringere la Serbia a rinunciare al Kossovo e di abbattere il governo filorusso. Entrambi gli obiettivi furono raggiunti. La Russia non poté fare nulla perché i rapporti di forza erano tutti favorevoli alla NATO. La guerra, a cui partecipò l’Italia del governo presieduto dall’ex comunista D’Alema (molto ex), venne giustificata col fatto che la maggioranza albanese non voleva restare in una Serbia che sentiva estranea: i diritti di autonomia dei popoli devono essere garantiti. Si trattò di un’aggressione e di un sopruso giustificati da una pretesa missione umanitaria. C’è un perfetto parallelismo con l’attuale contenzioso fra Russia e Ucraina. Anche in Ucraina c’è una regione, il Donbass, abitata in prevalenza da russi che non vogliono vivere sotto un governo ucraino ostile alla Russia e promotore di una legge che esclude la lingua russa dall’insegnamento e dal rango di lingua nazionale accanto a quella ucraina. Putin giustifica l’attacco all’Ucraina con la difesa dei suoi connazionali del Donbass, la stessa motivazione che ci apparve convincente nel caso dell’attacco della NATO alla Serbia. Fu bombardata Belgrado per liberare il Kossovo, è bombardata Kiev per liberare il Donbass. Si trattava di aggressione quella della NATO nel 1999, si tratta di aggressione oggi. Che cosa è cambiato? Sono cambiati i rapporti di forza. La supremazia degli occidentali permise loro successivamente di invadere l’Iraq con giustificazioni ridicole e di bombardare la Libia di Gheddafi. Oggi, date le divisioni all’interno della NATO, data la crisi di civiltà di un Occidente che affonda nella palude di una putrida decadenza, data la fuga ignominiosa di USA e NATO dall’Afghanistan, sconfitti da un’armata di straccioni che calzavano sandali e avevano come armi kalashnikov, mortai e lanciagranate a spalla, una Russia riarmata potentemente e guidata da un politico freddo calcolatore ha pensato che fosse il momento giusto per sferrare un colpo decisivo.

Da tutta la vicenda esce confermata una verità che non teme smentite: in politica contano solo i rapporti di forza. Trattati internazionali e patti fra stati non fanno altro che codificare rapporti di forza. Fra interlocutori di buona volontà si può sempre trovare un compromesso. Questa possibilità esisteva anche nel conflitto fra Russia e Ucraina. Alla fine si è fatta valere la legge del più forte, come sempre. Machiavelli scrisse che per un Principe è meglio essere temuto che amato. Questa è la realtà. Il resto è propaganda.

Luciano Fuschini

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