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Esercitare la logica PDF Stampa E-mail

8 Aprile 2022

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Nel polverone di una propaganda indecente, l’unico strumento che abbiamo per cercare di individuare una qualche verità è l’esercizio della logica. Si tratta di partire da premesse che siano fondate logicamente e fattualmente, per giungere a conclusioni coerenti con le premesse. Proviamo a iniziare da considerazioni che stranamente non sono fatte da nessuno.

Prima premessa. La Russia odierna non ha nulla a che fare col comunismo. Questa è un’asserzione. Ogni asserzione deve essere definita e dimostrata. Farlo è molto semplice. Oggi in Russia operano i cosiddetti oligarchi, cioè monopolisti miliardari. Dei privati che accumulino fortune gigantesche operando sul mercato sono incompatibili con qualunque idea di comunismo. Seconda premessa. Contro Putin e la Russia si è scatenata una campagna di demonizzazione senza precedenti, usando termini come “macellaio” e “peggiore di una bestia”, che supera perfino quanto si disse di Stalin. Questa raffica di insulti iniziò ben prima dell’invasione dell’Ucraina. Da molti anni Putin è gratificato di epiteti come “dittatore”, “corrotto”, “avvelenatore”, “assassino”. Conclusione coerente con le due premesse: lo scontro fra l’Occidente e l’URSS non è mai stato un conflitto ideologico fra la democrazia e il comunismo. I conflitti ideologici sono sempre coperture di interessi molto concreti. Il “comunismo” dell’URSS non interessava granché all’Occidente e per la stessa URSS era solo uno strumento per tentare di espandersi con la forza attrattiva dell’ideologia. Allora perché quell’ostilità, ora ancora più accentuata proprio quando il comunismo, se mai c’è stato, non c’è più? Usciamo dalla logica per formulare un’ipotesi, discutibile come tutte le ipotesi. Ciò che fa odiare la Russia e i suoi capi è il fatto che quel Paese è abbastanza potente, animato da patriottismo e fiero del proprio ruolo storico da non piegarsi alle pretese di dominio universale da parte dell’Impero anglo-americano. Anche oggi il conflitto fra democrazia e autocrazia (almeno c’è il pudore di non chiamarla più comunismo, ma manca il pudore di ammettere che il regime ucraino è tutto tranne che un modello di democrazia) è solo la stanca ripetizione di uno schema che non significa nulla.

Cerchiamo di esercitare la logica anche nel valutare il tormentone di questi giorni, la strage di Bucha. Partiamo da postulati di un’ovvietà disarmante. In guerra si scatenano gli istinti peggiori. La guerra è brutta. Questa è la scoperta dell’acqua calda. Soltanto i pazzoidi che definirono la guerra “sola igiene del mondo” potrebbero contestarli. Proviamo a procedere. L’esperienza di millenni di storia ci dice che eserciti in ritirata, presi da furore e frustrazione, possono compiere massacri di innocenti. Ci dice anche che i vincitori che subentrano ai fuggitivi si vendicano su chi aveva collaborato col nemico. Solo per limitarci a esempi recenti, si può ricordare cosa avvenne in Vietnam dopo la fuga degli americani. Chi aveva collaborato tentò di fuggire con tutti i mezzi (li chiamarono “il popolo delle barche”, ma chi li ricorda più nella totale ignoranza della storia che marchia la nostra inciviltà?). Chi non riuscì a fuggire finì male. Dopo la partenza dei sovietici sconfitti dai guerriglieri islamici in Afghanistan, chi aveva collaborato con l’invasore non visse a lungo e non morì nel suo letto. Appena un anno fa abbiamo visto la fuga di americani e NATO sempre dall’Afghanistan, e i loro collaboratori che cercavano disperatamente di imbarcarsi sugli aerei che decollavano nel caos. Sapevano che i talebani vittoriosi sono gente poco malleabile e poco conciliante. Pertanto, sulla base di queste considerazioni indiscutibili perché fondate su millenni di fatti documentati, la strage di Bucha può essere stata commessa sia dai russi in ritirata sia dagli ucraini subentranti. Per giungere a una risposta occorre formulare le domande appropriate, che sono tre. È vero o falso che i russi si sono ritirati dalla cittadina il 30 marzo? È vero o falso che i reparti della brigata ucraina Safari sono entrati nella località il 31 marzo? È vero o falso che i cadaveri dei civili riversi sulle strade a centinaia sono stati filmati e fotografati solo il 3 aprile? Se la risposta alle tre domande è “sì, è vero”, la strage è stata commessa dagli ucraini che hanno così punito i collaboratori dei russi. Se la risposta alle tre domande è “no, non è vero”, oppure “è solo parzialmente vero”, il massacro è opera dei russi che si sono sfogati su ostaggi e cittadini innocenti. Come provare le vere responsabilità? Semplicemente mandando sul posto inviati determinati a scoprire la verità. Non succederà perché gli inviati sono pagati per ripetere i comizi di Zelensky.

Luciano Fuschini

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