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Thomas Sankara PDF Stampa E-mail

30 Aprile 2022

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Proseguiamo il nostro ciclo di articoli sull' Africa ,rammentando che l' Europa se dal punto di vista geostrategico si deve collegare all' Asia,sotto il punto di vista spirituale è intimamente affine al Continente Africano(molto più di quanto noi possiamo immaginare). Dico spirituale,non religioso,i due concetti sono totalmente diversi e per nulla sinonimi. Qualche giorno fa si è parlato delle affinità spirituali che uniscono Europei ed Africani,sfatando inoltre alcuni falsi miti : oggi ne sfateremo un altro,assai duro a morire,ossia la falsa convinzione che in sessant' anni e poco più di decolonizzazione la classe dirigente africana non sia riuscita a lanciare sulla scena personaggi di grosso calibro e che il tutto si debba ridurre al "clichè" di presidenti marionette,corrotti,incapaci,asserviti al colonialismo di ritorno,cleptocrati instabili che in cambio di royalties e mazzette sulle immense risorse di materie prime sfruttate da multinazionali estere puntellano regimi di cartapesta,con al massimo qualche pseudodemocrazia imperfetta di contorno in un mare di inefficienza. Nulla di più sbagliato: l' Africa ha saputo offrire dei giganti,distintisi non solo per l' azione di governo ma per una peculiarità di pensiero. L' Africa non ha mostrato al mondo solo le macchiette tragicomiche degli Amin,dei Bokassa,dei Mobutu: l' Africa ha saputo trarre dal suo cilindro uomini integri. Parleremo anzitutto di un uomo poco conosciuto oggi ,la cui azione,bruscamente interrotta,avrebbe potuto cambiare il percorso della Storia contemporanea africana e forse, chi sa, pure il nostro. Parliamo di Thomas Sankara.

Tra il tardo autunno 1982 e l' estate 1983 due colpi di Stato condotti da un gruppo di giovani ufficiali,nell' allora Alto Volta,estromisero il presidente di turno e instaurarono un Consiglio della Rivoluzione nel quale ben presto si fece strada il capitano Thomas Sankara,classe 1949,studi e formazione cattolica(diplomato al liceo di Bobo-Dioulasso) alla cui cultura univa un carisma fuori dal comune. Specialmente col secondo golpe,quello del 4 agosto 1983,Sankara scalò i più alti livelli giungendo alla carica di Presidente della Repubblica. Nel 1983 l' Alto Volta era uno Stato ultimo tra gli ultimi,strozzato dal debito precoloniale e postcoloniale e languente in un presente grigio e senza prospettive; nel 1987 -ribattezzato da tre anni Burkina Faso(Terra degli Uomini Integri,in lingua Mossi) dopo quattro anni di intensa attività Sankara finì per trasformarlo in un vero e proprio modello e faro di luce di tutta l' Africa sub-sahariana. È quasi impossibile etichettare con una ideologia ,con un "-ismo" come avrebbe detto Alekos Panagulis nei suoi pensieri,l' attività politica di Thomas Sankara: non fu comunista,forse ebbe un pizzico di socialismo(adattato alla temperie africana) ,non si distinse nemmeno per il "non allineamento" in una epoca di Guerra Fredda(seppur nella sua fase calante). Più facile dire quel che fu Sankara: anticolonialista e fautore dell' emancipazione dell' Africa in primo luogo mediante l' abolizione del debito estero,vero e proprio circolo vizioso che strangolava le potenzialità del Continente; fu un "Pan-Africanista" secondo la teoria della unità nella diversità e soprattutto nella sua azione di governo adottò il comunitarismo e l' antimaterialismo,due elementi di cui noi allo stato attuale delle cose abbisogniamo quanto e più del pane. I quattro anni di governo Sankara,per il Burkina Faso,furono intensi quasi quanto l' equivalente di quattro decenni, innumerevoli le leggi,le opere,i decreti,le iniziative del Consiglio della Rivoluzione sotto la spinta inesauribile di questo grande leader pan-africano. Citiamoli per la maggior parte: -Conscio dell' importanza dell' acqua come bene pubblico ,Sankara istituì un Ministero dell' Acqua -Campagna antispreco: quella di Sankara fu una vera e propria campagna antispreco con tagli mirati e selezionati al superfluo,al lusso e all' ostentazione,per avere un autentico risparmio da reinvestire in ammortizzatori sociali e sussidi e aiuti alla piccola e media impresa. Sostituì il parco auto-composto da lussuose Mercedes-con modeste utilitarie; abolì ogni privilegio,costrinse i politici, i ministri,i collaboratori a pagarsi i viaggi sia all' interno che all' esterno del Paese,abolì fronzoli ed orpelli negli uffici pubblici,ridusse drasticamente i salari dei dirigenti,dei ministri ,degli alti funzionari e della Presidenza stessa,giungendo a guadagnare mensilmente meno dei suoi collaboratori. La riduzione degli sprechi,in quella che divenne ben presto una campagna contro il materialismo e l' ostentazione a favore di una "modestia contenta" e di una "essenzialità volontaria" furono reinvestiti in benefit sociali,quali il prezzo calmierato della carne e la fornitura gratuita alle famiglie di due pasti al giorno e di cinque litri di acqua pro-capite.

La campagna culminò nella lotta "alle importazioni inutili": dividendo le importazioni in "necessarie " e in "non necessarie",Sankara spinse la popolazione a non cadere nella trappola di voler possedere oggetti e gingilli superflui,il cui costo ed importazione alimentavano solo la spirale del debito pubblico e privato: l' orgoglio e la dignità,per Sankara,consistevano nell' accontentarsi del necessario e nel non vergognarsi a mostrare una immagine di modestia e povertà dignitosa,con l' essenziale garantito. Innumerevoli i provvedimenti a favore della sanità pubblica,con la creazione di ospedali e ambulatori e campagne di vaccinazione antimalarica; ottimi i provvedimenti a favore delle donne vietando una pratica tradizionale ma ormai vetusta e fuori dal tempo e dalla ragione quale l' infibulazione femminile; Sankara fu infine il primo Presidente di tutta l' Africa a riconoscere l' AIDS quale malattia e a spingere i suoi concittadini all' uso del preservativo e alla prevenzione.

In economia Sankara permise l' iniziativa e la proprietà privata dei mezzi di produzione sin tanto che le aziende fossero individuali o modeste: raggiunti certi limiti,per il suo pensiero era necessario l' intervento dello Stato per evitare abusi e divario sociale. Vide nel comparto agricolo la vera ricchezza del Burkina Faso e spinse per la creazione di una piccola e media impresa basata sul settore agro-industriale,disdegnando l' industria pesante: permise e incoraggiò le cooperative nella piccola impresa.

Molto legato al territorio e all' ecologia profonda,ordinò la piantumazione di oltre 10 milioni di alberi in quattro anni per reinverdire la fascia Saheliana del Burkina Faso e aumentarne la piovosità,contrastando il deserto. In politica estera,come detto,fu equidistante dai blocchi: condannò sia l' intervento degli USA a Grenada sia l' occupazione sovietica dell' Afghanistan,sia la politica israeliana nei "Territori " occupati e infine fu sempre durissimo contro il Sudafrica ,in quegli anni ancora in "apartheid" e con Mandela rinchiuso in carcere. Fu duro e schietto contro le vecchie Potenze coloniali e denunciò più volte il neocolonialismo di ritorno,spronando l' Africa sub-sahariana ad unirsi per riprendere in mano il proprio destino. Fu uomo pratico,non solo  sognatore e da uomo pratico seppe agire: nel 1985 non esitò a usare la forza per una questione territoriale di confine col Mali,imbarcandosi in una breve guerra durata qualche giorno e costata alcune centinaia di vittime da ambo le parti.

Ammirato internazionalmente ma allo stesso tempo odiato,i suoi quattro anni di vero e proprio terremoto interno nel Burkina Faso,fino a farlo diventare un punto di riferimento per i popoli del Continente gli procurarono parecchi nemici,interni e specialmente esterni. Il 15 ottobre 1987 a Ouagadougou ,nell' edificio del Consiglio della Rivoluzione,un gruppo di militari e di ufficiali irruppe nella sala delle riunioni a uccise a colpi di fucile mitragliatore Sankara e altre dodici personalità di rilievo del governo. Ancora oggi non si capisce bene il ruolo del suo vice,l' ex presidente (dal 1987 al 2014) Blaise Compaorè,che prese dopo questo cruento golpe il suo posto per ventisette anni,riportando indietro l' orologio della Storia e cancellando l' opera di Sankara. Quel che si capisce e anche sin troppo bene è che la morte di un leader quale fu Sankara assestò un colpo esiziale alle chances di rinnovamento politico ed esistenziale di una Africa in cerca delle chiavi per aprire le porte del proprio destino. La morte di Sankara fu il "dies ater" dell' Africa,una morte che ha fatto male agli Africani come a noi Europei,che siamo legati all' Africa più di quanto possiamo immaginare.

In questa epoca di grande confusione sotto il cielo sarebbe utile ricordare l' opera di uomini degni come fu sopra tutti Sankara. Guardiamo,continuiamo a guardare all' Africa e ai nostri fratelli africani con simpatia ed empatia di destino comune,perché il benessere degli uni si riverbera in quello degli altri e viceversa.

Simone Torresani

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