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La politica viene prima PDF Stampa E-mail

2 Novembre 2022

 Da Comedonchisciotte del 30-10-2022 (N.d.d.)

Ci sono vicende del passato che continuano ad inviare grandi segnali sulle realtà del tempo, non solo per quanto attiene alla dinamica dei fatti storici, ma anche per via delle diverse rappresentazioni e interpretazioni dei fatti storici che emergono dalle fonti. Alcuni approcci interpretativi quanto mai discutibili dei fatti storici rivelano la persistenza di ostinati giudizi e pregiudizi culturali nazionali. Un caso tra i tanti è quello delle vicende del Calendario Gregoriano.

Il Calendario Gregoriano è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i Paesi del mondo, introdotto dal Papa Gregorio XIII il 4 ottobre 1582 con la bolla papale Inter gravissimas. Il calendario correggeva l’errore del precedente  calendario di Giulio Cesare, in vigore dal 46 DC al 1582, che assumeva che l’anno durasse esattamente 365,25 giorni. Ma l’anno solare – come calcolato dagli astronomi al servizio del Papa – in realtà durava 365,2425 giorni, ossia 365, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi, con la conseguenza della perdita di un giorno in ogni secolo a partire dal 46 DC. Dovrebbe essere afferrabile proprio a tutti che una simile correzione nel calcolo della rotazione terrestre e dell’anno solare – da 365,25 giorni a 365,2425 giorni – non poteva essere stata fondata sulla cosmologia biblica, quanto bensì sulla base dell’osservazione scientifica astronomica. Dal che consegue inevitabilmente che nel 1582 la conoscenza astronomica riconosciuta dalla Chiesa Cattolica NON si fondava più sulla cosmologia biblica. Chiaro come la luce. Esattamente 50 anni dopo da tale riforma, nel 1632 Galileo Galilei pubblica il suo famoso “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, che gli costa la censura, il processo e la condanna alla detenzione da parte della Chiesa Cattolica. Nel “Dialogo”, Galileo ridicolizza e sbeffeggia la cosmogonia biblica – e conseguentemente la posizione ufficiale della Chiesa Cattolica – quale espressa e difesa dall’immaginario, malcapitato Simplicio. Ancora oggi, vien da ridere a leggere il “Dialogo”. Non erano “tempi facili”. La Chiesa Cattolica era sotto l’attacco micidiale di Martin Lutero e Giovanni Calvino, che contestavano l’autorità del Papa nell’interpretazione delle Sacre Scritture, in favore di una lettura ed interpretazione libera e personale. L’opera De revolutionibus orbium coelestium del 1543 di Nicolò Copernico circolava da decenni: un’ opera che indicava la cosmogonia biblica come scientificamente errata. La Terra come uno dei pianeti del sistema solare... come se non bastasse, a stento si stava assorbendo l’infinito shock originato dalla scoperta di decine di milioni di essere umani completamente tagliati fuori dalla rivelazione di Cristo: la popolazione delle Americhe.

 

La Chiesa Cattolica, come dimostrato dalla riforma del calendario gregoriano, sapeva che la realtà scientifica era ben diversa, ma ritenne di non poter tollerare l’aperta derisione della cosmogonia delle Sacre Scritture, per l’evidente rischio che le Sacre Scritture in quanto tali venissero con essa travolte. Il Cardinale Roberto Bellarmino cercò di offrire ripetute “vie di fuga” concettuali ed argomentative a Galileo in difesa dall’accusa di eresia, ma alla fine Galileo fu condannato: al domicilio coatto, che trascorse per qualche anno alternandosi tra la residenza romana dell’Ambasciatore a Roma del Granduca di Toscana Pietro Niccolini e quella del Vescovo di Siena Ascanio Piccolomini, ed infine nella sua residenza personale nella campagna toscana. Non esattamente una prigionia, e frequentemente allietata dall’amicizia personale addirittura di un Vescovo. Il caso di Galileo è famosissimo e considerato come paradigmatico del rapporto potenzialmente conflittuale tra Scienza e Autorità. Ma è nell’Italia del Rinascimento che era rinata anche la scienza, specie la medicina, come dimostrato da Leonardo, Alberti, Vesalio, Cardano, etc etc. Nacquero anche le banche (nonostante la notoria problematica del tasso d’interesse), la contabilità a partita doppia, i contratti commerciali, in sintesi il capitalismo bancario e commerciale. Il pallino del rinato pensiero scientifico – secondo l’interpretazione dominante – passò poi in particolare ai Britannici, attraverso Francis Bacon (1561-1726) e soprattutto, Isaac Newton (1642-1727), considerato “il padre” della scienza moderna, con la sua visione dell’universo come un grande orologio. Visione indiscussa fino agli anni 30 del secolo scorso, con la scoperta della fisica quantistica.

Ma torniamo per un attimo al Calendario Gregoriano del 1582, astronomicamente e scientificamente perfetto – non per nulla è rimasto in vigore fino ad oggi. Il calendario fu immediatamente adottato da Stati italiani, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Belgio e Olanda, e nel giro di due anni da Austria e Bohemia. Qui arriva la sorpresa: gli Stati luterani e calvinisti lo adottarono solo nel 1700 – 118 anni dopo – e la Gran Bretagna, incluse le colonie nord americane, nel 1752 – esattamente 170 anni dopo. 170 anni con il calendario sbagliato! Pensate a che guai ed aggravi anche nelle relazioni commerciali internazionali! Ovvio che gli Albionici uno straccio di astronomo in grado di verificare la correttezza scientifica alla base della riforma gregoriana, in 170 anni l’avranno anche avuto, che dite? “Not a very long shot!” E allora cosa sarebbe successo? La postura o forma mentis sarebbe stata quella modello: “il calendario è scientificamente corretto, ma siccome è Papale, noi non lo adottiamo?” E può questa postura o forma mentis dirsi scientifica? Ma Sir Francis Bacon e Sir Isaac Newton, e gli ulteriori scienziati britannici testimoni e portatori della “rivoluzione scientifica del mondo Anglo Sassone”, per 170 anni, non hanno avuto niente da dire? Quale sarebbe stata la forma mentis, quella dell’ “abbiamo un calendario sbagliato, ma pazienza”? O quella del “per favore, non mi trascinate in questioni politiche – tengo famiglia”? I “punti” del grande orologiaio Isaac Newton scendono molto rapidamente. Galileo aveva avuto il coraggio di mostrarsi a muso duro di fronte ad un autorità- quella della Chiesa Cattolica – che si percepiva drammaticamente sotto attacco da molteplici fronti. Isaac Newton fece invece finta di niente con un’ altra autorità evidentemente solo apparentemente più benevola, quella della Corona britannica. Ma non sono solo i “punti” del grande orologiaio a scendere, quanto proprio quelli dell’intera cultura Anglo Sassone del periodo. Una cultura effettivamente scientifica avrebbe adottato il calendario dopo qualche anno, indipendentemente da ragioni politico-religiose. Il ritardo di 118 anni di Luterani e Calvinisti e di ben 170 anni tondi degli Anglicani (coloni americani inclusi) parla invece chiaro: “Politics comes first”.

Non è questa però l’immagine che emerge dalla versione dominante della storia della filosofia e del pensiero scientifico moderno. In base a quella versione, saremmo tutti stati “liberati” dalla rivoluzione scientifica Anglo Sassone, contrapposta all’oscurantismo autoritario della Chiesa Cattolica, fino all’effettivo culmine della rivoluzione industriale. Cosa alla fine ci resta, oggi, dell’intera, illuminante vicenda del Calendario Gregoriano? Il dubbio della persistenza del “Politics comes first”, ovviamente! Come si fa a non tenerlo presente? Le dottrine oggi provenienti dal mondo Anglo Sassone, componenti dell’ ideologia Neo Global, sono note: Critical Race Theory, Gender Theory e Global Warming – tutte teorie presentate confezionate con argomentazioni anche scientifiche, quando sono invece contestate da diverse argomentazioni, ugualmente anche scientifiche. Il consenso scientifico non c’è, ma viene presentato come se ci fosse. Dietro queste teorie, vengono proiettate le potenti immagini della lotta di Galileo per l’affermazione della Scienza contro l’Autorità e della liberazione propagandata da Carl Marx e dalla “scuola” di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer, Fromm). Come non restare almeno intimoriti? Come mettersi di traverso contro uno spirito apparentemente espressione della tradizione occidentale? La risposta è semplice: rammentando che “Politics comes first”. Oggi esattamente come ieri.

Belisario

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