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Urgenza di spegnere il conflitto PDF Stampa E-mail

11 Gennaio 2023

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 Da Appelloalpopolo del 10-1-2023 (N.d.d.)

Le tecnologie belliche evolvono profondamente e continuamente, ma finché l’avanzata degli eserciti avverrà con mezzi che non levitano dal suolo, ancora con ruote o cingoli che solcano il terreno, le piogge e il fango autunnali resteranno un problema così come la neve e il ghiaccio invernali. Il rischio concreto è quello di finire accerchiati nel Donbass, senza energia e carburanti nella morsa del gelo, con la strada di Kiev spianata agli invasori

Saggiamente l’avanzata ucraina è stata molto lenta, evitando di finire nelle famigerate “sacche” che costituiscono la classica tattica militare russa fin dalle guerre mondiali, nelle quali si sarebbe probabilmente andata a cacciare se avesse seguito i baldanzosi e incoscienti proclami di alcuni sedicenti esperti strategici occidentali. I nostri presunti analisti militari televisivi, che non ne azzeccano una dalla seconda guerra del Golfo, prevedevano infatti (auspicandola) una rapida marcia sulla Crimea dopo la riconquista di Kherson, ritenendo che l’intero fronte russo stesse crollando. Non oso pensare quali avrebbero potuto essere le conseguenze per l’esercito ucraino se i suoi comandanti fossero stati meno cauti e guardinghi, ma avessero seguito questi consigli.

Il problema però è che pur procedendo con grande prudenza verso est, gli ucraini forse malconsigliati da americani e polacchi, potrebbero aver ripetuto l’errore di valutazione dell’Italia nella prima fase della Grande Guerra ’15-’18, quando concentrò quasi tutto l’esercito sul fronte orientale, verso Trieste, lasciando pressoché scoperto quello settentrionale, verso Trento. Nella convinzione che tanto mai gli austro-ungarici sarebbero passati all’offensiva e poi in quella zona montana così impervia, lasciando sempre nelle nostre mani l’iniziativa e quindi la scelta di dove combattere. Invece attaccarono dal Trentino e ci mancò poco che sfondassero nella pianura veneta. Se ciò fosse accaduto avrebbero preso alle spalle il grosso dell’esercito italiano, che si sarebbe trovato tagliato fuori dal resto della nazione, finendo accerchiato dalle forze nemiche, che avrebbero avuto mano libera su Milano e Torino. Non accadde secondo alcuni storici per la testarda resistenza delle poche truppe italiane schierate su quel fronte, che ritardandone l’avanzata avrebbero dato il tempo di riposizionarsi al resto del nostro esercito. Secondo altri per l’incapacità logistica da parte austro-ungarica di sfruttare il successo ottenuto, penetrando rapidamente e in forze nel Veneto. Secondo altri ancora perché contemporaneamente il nemico subì una grave sconfitta per mano russa in Galizia e dovette sbrigarsi a spostare divisioni ad est per non essere a sua volta invaso. Forse per tutti e tre i motivi.

Fatto sta che oggi i russi potrebbero far lo stesso scendendo dalla Bielorussia, la stessa strada da cui hanno puntato su Kiev nello scorso febbraio/marzo. All’epoca hanno fallito sia per le forze esigue che schieravano rispetto ad ora, sia perché l’esercito ucraino non era massicciamente concentrato ad est come adesso. Oggi cosa potrebbe accadere dopo mesi di bombardamenti sulle difese e sulle infrastrutture strategiche ucraine? Probabilmente non lo faranno perché la Bielorussia non vuole essere coinvolta direttamente nel conflitto e perché alzare così l’asticella potrebbe alzare anche quella delle rappresaglie ucraine (e, sottobanco, Nato) che ultimamente colpiscono sempre più a fondo in territorio russo. Probabilmente, ma non è detto non lo facciano.

Quindi perché insistere a fornire droni, missili e carri armati e non mettersi finalmente e seriamente a tavolino e discutere veramente per giungere a un compromesso di riassetto territoriale, che garantisca di spegnere un conflitto che dura da quasi dieci anni? Sono mesi che lo si dice e mesi che si viene tacciati di intelligenza col nemico. Ma invece è così “intelligente” continuare a distruggere le città, far morire la gente e devastare il territorio, che sia abitato in maggioranza da russofoni o da ucrofoni?

Andrea Alquati

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