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Il circo dell'ipocrisia PDF Stampa E-mail

19 maggio 2008

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Viviamo, anzi vivevamo, in un paese in scacco: uccisioni, stupri etnici, ombrellatrici e borseggiatori sulle metro, rapitori e stupratori di bambini. Tutto ad opera delle minoranze che occupano il suolo patrio.
Dopo aver visto Lagos e San Paolo, il sottoscritto credeva di aver tastato l’abisso della violenza urbana, ma si sbagliava.
E pensare che fino al 2006 questo era un paese dove si rispettavano le regole, dove le donne potevano girare indisturbate fino a notte fonda, dove non esisteva la piaga della droga che distruggeva la nostra gioventù. Un paese uscito da una fiaba dei fratelli Grimm. Così almeno ci dicono tutti i nostri rappresentanti parlamentari, da destra e da sinistra e, ovviamente, i media.
La puntata di giovedì 15 maggio di Anno zero è stata paradigmatica. In studio, oltre al feldmaresciallo leghista Kastelli, presenti due sceriffi dagli opposti schieramenti, Tosi di Verona e De Luca di Salerno.
In un simpatico giuoco delle parti, Tosi ha recitato la parte dello sceriffo quasi buono e il pidino De Luca quella dello sceriffo cattivo. Gli sceriffi della sinistra, per essere credibili in questa nuova veste, devono essere più truculenti degli omologhi di opposta fazione.
Da De Luca ho appreso, ad esempio, che non è affatto peregrino tracciare un triangolo di sangue e violenza tra le due città sopracitate (Lagos e San Paolo, appunto) e Salerno: il nostro coraggioso funzionario ha dipinto con enfasi una megalopoli di quasi centomila abitanti in mano a prostitute  rumene spietate, ciniche, esperte di legge, ucraini e polacchi ubriachi, spacciatori e stupratori di varia etnia. Altro che le bidonvilles di africana memoria!
Un altro sceriffo, anzi caposceriffo, il radical chic Cacciari, qualche giorno fa ha aggredito Lerner che snocciolava dati reali sui reati italiani (in calo). A lui, infatti, non interessano i dati reali, interessa solo la percezione della gente.
Guarda un po’, sempre ad Anno Zero, ieri sera, è andata in scena la cosiddetta “paura percepita”. In un'altra megalopoli di quasi centomila abitanti, Reggio Emilia, si è capito che, in fondo, gli stranieri non creano tutto questo allarme sociale. Il problema è che fanno rumore, sporcano le scale, cucinano pietanze puzzolenti  e deprezzano il valore immobiliare. Alla fine, dai e dai, sembrerebbe uno scontro di civiltà da ballatoio condominiale.
Difficile entrare nella schizofrenia di un sistema industriale, economico e politico in agonia che cerca sempre più carne da immettere su un mercato del lavoro che ricorda la vendita di bestiame e predica il rigetto della presenza fisica di prestatori di opera, persone che vivono, soffrono, sbagliano, commettono reati.
Io la amavo, la odiavo, la amavo, la odiavo, ero contro di lei”, cantava Celentano. “Rappresentano il 9% del PIL”, hanno detto alcuni.  “Generano conflitto e costi sociali e poi hanno i piedi puzzolenti”, hanno detto altri.
Oltre settecentomila clandestini inseriti nel mercato degli schiavi, almeno la maggior parte, c’è chi li blandisce, chi vorrebbe metterli al rogo... Sembra stia prevalendo la seconda ipotesi. E chi glielo dice agli industriali, poi? Ipocrisia congenita di un'economia anti-umana.
Intanto, finita la grande campagna mediatica degli sbarchi dei “disperati” e degli stupratori rom, è appena partita quella dei grandi arresti in pompa magna.
Con diretta televisiva sui rimpatri. E il circo ricomincia.

Mauro Maggiora

Commenti
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Barazz (Registered) 20-05-2008 00:34

ehi reggio emilia è quasi 200.000 abitanti.
Qui posso assicurare che l'allarme sociale creato dall'immigrazione di massa non è una finzione... non passa giorno che sui giornali locali non si parli dell'allarme sicurezza che si è creato di conseguenza, il centro storico di una volta me lo ricordo a mala pena... non c'è una donna che non abbia paura ad andarci da sola (e comincio ad averne anche io ultimamente...), alcuni quartieri non registrano più presenze italiane a 2 passi dal municipio.
Non ho mai avuto simpatie leghiste e sono favorevolissimo all'immigrazione, però è evidente che c'è qualche problemino che andrebbe risolto attinente a questo fenomeno...

Alessandro Marmiroli
max (Registered) 20-05-2008 09:23

Non sono molto d'accordo con lo spirito dell'articolo: sebbene in linea di principio io sia contrario a ogni tipo di spostamento umano di massa (dai cercatori di illusioni dei paesi poveri, ai turisti, agli imprenditori, tranne il caso forse dei profughi) non si può dire che sia ipocrisia quella che vuole gli immigrati come fonte di lavoro ma non vuole la delinquenza....l'atteggiamento dal loro punto di vista è giusto, noi siamo padroni a casa nostra e possiamo fare entrare solo gente che vuole lavorare.
Che dopo io non veda di buon occhio il mondo dell'imprenditoria e del lavoro in sè, è un altro discorso.
Non si può nemmeno dire in questi casi che le delinquenza fa parte della vita normale ed è inevitabile che ci sia -che sarebbe la verità: ma se il 2% degli immigrati compie il 40% dei delitti è chiaro che la gente ha tutto il diritto di incazzarsi...
Solo il buonismo peloso delle sinistre non vede nessun problema ma solo razzismo, ma per fortuna l'atteggiamento ora sta cambiando.
Il problema degli zingari invece non c'entra molto con l'immigrazione. Sono un fenomeno diverso e universale, non c'è nessuno che non abbia ricevuto problemi da loro. Il problema è che gli zingari in quanto nomadi non hanno patria: se li cacci, sposti il tuo problema da un'altra parte e ti ritrovi quelli di un'altro Paese che vengono da te....non puoi dire nemmeno di non farli entrare perchè spesso sono già da noi da secoli.
L'unica soluzione è quella di fare rispettare la legge fino in fondo e di non usare il guanto bianco, tipo: zingaro che ruba, entra in commissariato e dopo 10 minuti è già fuori.


fosco2007@alice.it
lucianofuschini (IP:87.11.29.26) 20-05-2008 10:46

Vorrei non solo le percentuali degli immigrati che delinquono ma anche quelle degli immigrati vittime di incidenti sul lavoro per mancanza di osservanza delle norme di sicurezza: credo siano vicine al 50%. Detto questo e rilevato che siamo minacciati più dalle mafie nostrane che dai posteggiatori abusivi e dai commercianti ambulanti, è indubbio che solo certo sinistrume da salotti poteva pensare che la massa dei migranti fosse un'opportunità di crescita culturale e non un impatto devastante. Il fenomeno è cominciato negli anni Ottanta ed è dilagato nei Novanta. Perché? La crisi degli anni Settanta ha messo in luce che il costo della mano d'opera e dei servizi sociali in tutto l'Occidente era diventato insopportabile per il sistema. Quel costo era cresciuto in seguito alle pressioni sindacali e alla necessità di vincere la sfida del mondo comunista, che vantava (alterando propagandisticamente la realtà) grandi conquiste dei lavoratori. Crollato il comunismo, i nostri padroni hanno adottato la soluzione classica: supersfruttamento della manodopera, in questo caso straniera per abbattere tutti i livelli salariali, e investimento di capitali laddove ci sia manodopera disciplinata e a basso costo: la famosa globalizzazione è tutta qui. Cosa fare dei poveracci che ne sono vittime? Massima accoglienza e solidarietà unita alla massima severità verso i comportamenti aggressivi e asociali. Questa è l'unica risposta civile e razionale, sempre in attesa che tutta questa baraccaccia si sfasci una volta per tutte.
luca s (Registered) 20-05-2008 10:51

in realtà ho letto statistiche che dimostrano che il fenomeno criminalità non è così in aumento rispetto a come ci vogliono far credere. gli omicidi in genere addirittura risultano essere in calo. sono pienamente d'accordo sul fatto che ci debbano essere maggiori controlli su chi entra in italia (per far questo bisognerebbe però purtroppo sconfiggere prima mafia e camorra), sul fatto che debbano essere ripettate le leggi anche da parte dei nomadi, che esistano punizioni esemplari per chi non rispetta o aggira le leggi etc.........tuttavia la sensazione che ho è che si voglia ingigantire il problema immigrazione al fine di sviare gli italiani da questioni ben più gravi, quali ad esempio il crollo del potere d'acquisto, l'ascesa dei prezzi al dettaglio, le speculazioni in corso su beni alimentari primari, lo strapotere del sistema bancario che soffoca il cittadino più della presenza di qualsivoglia romeno, l'argomento tabù del signoraggio, il tracollo sociale legato alla carenza di stimoli ed opportunità per le giovani generazioni presenti e future etc, etc....
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 20-05-2008 10:57

Più che circo, detta alla Terziani direi

un'altro giro di giostra
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 20-05-2008 14:33

Non sono d'accordo con l'articolo e non per motivi razzisti (ormai NESSUNO penso possa sostenere tesi simili senza essere ridicolo) nè perchè penso che ci sia stato negli ultimi anni un aumento della criminalità ad opera degli immigrati ma perchè: 1) è vero che molti immigrati delinquono impunemente e non lo dico perchè vedo i TG ma per conoscenza diretta di fatti (certo anche gli itaiani, ma allora visto che abbamo già i nostri perchè aggiungerne di altri?) 2) L'idea abbietta che loro fanno lavori sporchi che nessun altro vuol fare e che per quello dovremmo tenerceli perchè aiutano la nostra economia, è assurda perchè da per scontato che dovremmo tenerci anche questo tipo di economia, quando noi siamo per ben altre forme economiche. 3) Gli spostamenti selvaggi dei popoli altro non sono che l'altra faccia della globalizzazione che spostando le genti e "integrandole" mira a standardizzare ed uniformare la popolazione mondiale per renderla il produttore-consumatore tipo del sistema liberista. La mia idea è un irrigidimento delle leggi sull'immigrazione (il che non vuol dire sparare sui barconi, ma tratare i clandestini per quello che sono, criminali e trattare alla stessa stregua chiunque delinqua italiani compresi) e contemporaneamente lavorare alla cancellazione dei debiti agli stati del terzo mondo e piantarla con gli aiuti umanitari e le guerre neo-colonialiste per esportare la democrazia e il mercato.
Magmau64 (IP:213.140.6.116) 20-05-2008 17:05

Alberto,
Che tesi avrei sostenuto?
ho sostenuto che non vi sono immigrati che delinquono?
Ho scritto la stupidaggine che detesto anch'io, quella del "fanno i lavori che non facciamo noi"?
mi spiace, io non ho scritto nulla di ciò.
Io sostengo ( e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea!!) che il problema della sicurezza è un problema ultra ingigantito e strumentalizzato nella maniera piu' becera.
E chi lo sostiene dimentica di aver governato per 5 anni con due sanatorie e nessun provvedimento di espulsione.
Non mi interessa difendere nessuno , voglio obiettivià, non voglio farmi trattare da idiota da questi mentecatti!!
Piu' che un problema di sicurezza, c'è un problema di certezza di pene, di legalità a tutto tondo, leggete il libro "toghe rotte" di Tinti.
Questa strumentalizzazione è fatta ad arte, visto che contagia anche presidi antagonisti come questo .
Dove si presume ci sia maggiore senso critico e capacità di analisi.
Io parlo con cognizione di causa perchè non vivo in una torre d'avorio, in qualche quartiere residenziale, vivo nel centro storico di Genova, che, se permetti, Alessandro , è un piu' degradato e con maggiori tensioni sociali di qualsiasi quartiere di Reggio emilia e Salerno.
Ripeto, io ho voluto evidenziare alcuni aspetti grotteschi del tormentone "sicurezza ".
Punto primo: sindaci come quello di Salerno sono solo ometti in cerca di visibilità.
Se tu non sei in grado di gestire l'ordine pubblico di una cittadina come Salerno , dove si presume ci sia un bacino di microdelinquenza extracomunitaria non superiore a 500-600 persone vuol dire che sei un inetto.
Se rompi il cazzo per tre ore in tv facendo l'eore solitario sei uno che ciurla nel manico, in cerca di popolarità.
Idem come sopra per Reggio Emilia.
Guarda , Alessandro , io ho visto programmi e letto articoli in cui intervistavano persone che vivono nel mio quartiere , terrorizzate ,in una specie di coprifuoco perenne.
La mia percezione è ben diversa.
Visto che i dati reali non contano piu' un cazzo , la mia percezione vale tanto come la loro, o no?
Punto secondo: per me buonismo e cattivismo non significano nulla,io non predico vuota tolleranza o vuota integrazione, lungi da me il pronunciare la banalità del "arricchimento culturale".
Se parlo di immigrazione non declino mai le mie opinioni personali.
Io ho un unica fede, i "numeri".
I numeri dicono che in Italia ci sono meno reati e ci sono meno stranieri di qualsiasi altro paese occidentale, questo è quanto.
Poi si puo 'discutere sul fatto che siano comunque troppi, ma qui dipende dai punti di vista.
Punto terzo: non sono io che sostengo il valore aggiunto dell'apporto del PIL da aprte degli stranieri (figuriamoci!!, io non giudico le persone da cio' che producono!!), riportavo la schizofrenia altrui,
quella dei liberisti che vogliono libera circolazione di merci e persone schiave.
Io sono per il localismo, per le piccole comunità , per lo scambio umano paritetico, non per le gabbie del sistema di mercato,umane e non.
Quindi , Alberto, mi hai frainteso,una volta di piu'.
Punto quarto: essere clandestini non è una ocndizione immutabile.
Molti reoglari sono stati clandestini.
Un clandestino non è delinquente per definizione, non c'è legame diretto tra le due condizioni.
Ci sono regolari di ogni etnia che delinquono e clandestini onesti .
introdurre il reato di clandestinità è un'aberrazione umana e giuridica..
Una cosa ridicola e tragica
Mauro
Magmau64 (Registered) 20-05-2008 20:00

Guarda,
premesso che non ho alcuna intenzione di difendere l'indifendibile sinistra:
tuttavia trovo un po' sterile e inesatto incolpare solo il buonismo di sinistra per l'attuale "presunta" anarchia in riferimento all'immigrazione .
Anche perchè non esiste un virtuoso ed efficace "antibuonismo" di altra fazione.
Non certo quello della destra.
Che ha un'idea bizzarra sul tema.
Intanto omette un piccolo particolare, i 5 anni di governo che vanno dal 2001 al 2006.
O meglio sembra sostenere il fatto che fino al 2006 l'Italia fosse un paese che non aveva alcuna emergenza immigrazione.
Incredibilmente, in un anno e mezzo, l'Italia è diventato un inferno , una giungla popolata da clandestini sanguinari, TUTTI ovviamente entrati in quest'anno e mezzo di goveno di sinistra.
Già questa tesi è un insulto alla mia intelligenza media.
Quando, poi, qualcuno ricorda loro che la legge Bossi-Fini non è stata minimamamente toccata dalla sinistra ,loro dicono che in quest'anno e mezzo non è stata applicata per colpa dei prefetti e dei questori buonisti e comunisti.
Ora, all'elettore medio della lega e della destra in genere una cazzata cosi' grossa puo' bastare,come giustificazione (basterebbe anche agli elettori di sinistra,del resto..)
Io ,francamente , mi sento preso per il culo...
La realtà non è fatta da buonisti lassisti e da antibuonisti integerrimi.
La destra dura ,quella della tolleranza zero nei suoi 5 anni di governo ha fatto una sanatoria vera e propria ed un'altra mascherata , quella della coda alle poste , del marzo 2006.

Diciamo 3-400 mila clandestini "sanati"..
Fatto da quelli della tolleranza zero.
E' credibile pensare che questi siano entrati tutti prima del 2001 ?
E se cosi' fosse, come mai la destra li ha lasciati sul territorio e poi ha fatto due sanatorie?
La Lega dice che la colpa è stata di Casini..
Adesso Casini non c'è piu' , alibi non ce ne sono piu'.
Ma la strumentalizzazione continua..
Si parla di commissari sui ROM e di introduzione del reato di clandestinità.
E poi, che si fa?
Si fanno processi collettivi o processi singoli agli imputati?
Sai che bello per la lobby degli avvocati!!!
Meno demagogia e piu' concretezza.
Neno sceriffi, meno tolleranze zero o sottozero e piu' ciccia.
Intanto se non si interviene sulla macchina farraginosa della giustizia italiana qualsiasi tolleranza a qualsiasi gradazione non servirà a nulla..
Potrebbe anche essere che alcuni stranieri che hanno intenzioni poco oneste ,conoscendo le maglie sfilacciate della gisutizia italiana, scelgano il nostro paese.
Parafrasando la vecchia e banale massima, "ogni paese ha gli immigrati che si merita.."
E forse non è neppure cosi' se è vero che in Francia e in Spagna ho potuto constatare tensioni sociali simili a quelle che viviamo nelle nostre città
Il fenomeno migratorio è molto complesso .
In linea di principio si possono anche prendere a cannonate ma non credo che sarà sufficiente per fermare i flussi inarrestabili di persone migranti..
Mauro
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 20-05-2008 21:14

Leggendo questi tuoi due ultimi interventi devo dire che mi trovo d'accordo quasi su tutto, il formato dell'articolo giornalistico o la forse mia lettura veloce mi avevano fatto intuire un aria di pericolosa tolleranza che adesso ho capito non essere nella tua visione. Il punto dove non mi trovo d'accordo è sul reato di clandetinità che io introdurrei pure certamente in modo ragionato, ad esempio per far si che non ci capitino dentro magari perseguitati politici o donne portate qui con la forza per prostituirsi e simili.
max (Registered) 21-05-2008 13:31

Mi ricordo, tempo fa, che leggendo su internet, alcuni siti buonisti avevano dichiarato con certezza che il fatto che gli zingari (scusate, non riesco proprio a chiamarli rom, il politicamente corretto non lo sopporto...) rubassero i bambini era una leggenda metropolitana, una diceria, perchè non si era verificato un solo caso nella storia. Quindi chi si lamentava di cose simili era evidentemente o un ignorante o un razzista.
Adesso saltano fuori questi due episodi di tentati rapimenti a napoli e catania. E guarda caso proprio quando l'estrema sinistra scompare dalla scena politica nazionale (cioè ha perso peso).
Quindi una delle due parti mente: o mentivano gli antirazzisti, che sono stati smascherati perchè nessuno ormai difende più le loro tesi, o quella di adesso è una montatura della destra che non ha più freni dall'altra parte. E' probabile, data la coincidenza, che la destra stia strumentalizzando fatti realmente accaduti, perchè mi riesce difficile credere che detti fatti siano tutta un'invenzione.
Il problema dei campi nomadi è molto antico, ma parlarne è sempre stato tabù. Adesso viene fuori, in modo strumentale, ma viene fuori. Al di là dei provvedimenti presi, questa è una cosa positiva.
E' bene denunciare la vuota e irritante propaganda degli sceriffi, ma non si possono ignorare i danni della mentalità opposta, che almeno attualmente, sono maggiori: la propaganda della destra in fatto di criminalità sarà aria fritta e inutile, ma la propaganda intellettuale della sinistra "civile" è conformismo che fa il gioco del Capitale, come spesso il pensiero di sinistra. Ed è pure più pericoloso per il singolo individuo, come tolleranza e benestare per i delinquenti a cui un bell'indulto non si nega mai.
Non a caso l'antirazzismo viene difeso a spada tratta dall'Ue. Caso limite ma vero, anni fa, la sentenza Bosman, sulla libera circolazione dei calciatori, che gli establishment europei difendono a spada tratta non perchè faccia ingrassare le merde tipo Sky (snaturando la vera essenza dello sport), no..., perchè se no c'è il rischio del riaffiorare del razzismo!!
Magmau64 (Registered) 21-05-2008 13:55

L'indulto non c'entra nulla col buonismo.
E' stato votato trasversalmente ,da destra a sinistra per salvare il culo a qualche pluricondannato vip, credo sia opinione ormai consolidata e suffragata dai fatti.
Nessuna fazione politica ha il diritto di fregiarsi della patente di "paladino dell'orrdine pubblico"
Non mi interessa la propaganda dei pupazzi che si esibiscono come scimmie ammaestrate in tv, io guardo i fatti...
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 21-05-2008 15:12

Max, mi sento molto vicino alle tue posizioni questa volta...
Annamaria (Registered) 21-05-2008 15:56

Scusa Max, faresti bene a verificare i fatti, prima di decidere a cosa credere. Puntualizzo: i "fatti". Non un comunicato Ansa, nè le leggende metropolitane, e nemmeno le percezioni. Semplicemente i fatti.
La vicenda di Ponticelli è stata smontata in un istante, completamente falsa. Per Catania si prefiguara qualcosa di molto simile.
Con ciò non voglio certo dire che non esista un problema, ma questo non mi pare proprio il modo migliore di affrontarlo.
Ed il buonismo di cui parli c'entra poco.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 22-05-2008 05:22

Tralasciando che la smontatura della vicenda di Ponticelli è (a mio parere) abbastanza credibile, resta comunque il fatto che è presuntuoso da parte tua definire "fatti" l'informazione che segui tu e "leggende, percezioni" l'informazione che segue un altro.
A meno che tu non sia di Ponticelli e sia stata presente all'evento, puoi parlare di informazione più credibile (spiegando perchè è più credibile), ma non di "fatti".
Annamaria (Registered) 22-05-2008 11:35

Sarò anche presuntuosa, è possibilissimo, ma ritengo sia più corretto definire "fatto" tutto ciò che è stato ricostruito e documentato attraverso un'inchiesta fatta sul territorio dal gruppo EveryOne, piuttosto che un lancio Ansa, condito di notizie false (e questo non mi si può contestare, visto ad esempio che la ragazza in questione non è affatto una Rom, ma di altra etnia slava). Certo che se partissi dal tuo presupposto dovrei dare per "credibile", e non per vero, tutto ciò che è accaduto nel mondo prima del 1967, e tutto ciò che è accaduto dopo quella data, lontano dai miei occhi. Comprendo il terreno sul quale ti muovi, e lo condivido anche, ma solo fino ad un certo punto.
Annamaria (Registered) 22-05-2008 14:33

Max, non so da dove cominciare (madonna quanto scrivete! a me si è già seccata la "penna" :-)), e spero tra l'altro di aver completamente frainteso il senso del tuo discorso. Dunque, posto che sono una persona che alla sinistra ne dice di peste e corna, credo che niente vada denunciato per "principio". Questo vale per la destra come per la sinistra. Io denuncio ciò che trovo sbagliato, ovunque lo rinvenga.

L'affermazione della giornalista del Manifesto io la condivisi, invece. Perchè è giusto ciò che dici riguardo la sicurezza, ma la sicurezza non è esclusivamente un fatto di ordine pubblico. Quella frase va contestualizzata, ed arrivò nel momento opportuno, quando, cioè, era in atto una campagna mediatica assolutamente priva di fondamento. Tornando ai fatti di cui parlavo sopra, infatti, le statistiche ci dicono che la criminalità è in diminuzione, e l'allarme sociale non è giustificato da riscontri oggettivi. Ciò che invece non è in diminuzione, anzi, sono proprio le violenze domestiche. Le statistiche non si possono ignorare con troppa disinvoltura, come vedi.

La sicurezza privata è troppo delicata?!!! Stai scherzando, vero? Basta con questa storia della sacralità della famiglia, e si abbia finalmente il coraggio di dire che è proprio la famiglia l'ambito in cui si consumano i peggiori orrori. Parli di "qualche pedofilo" con una leggerezza ed una superficialità che mi lasciano davvero basita, vista, qui sì, la delicatezza del tema. Si tratta di vite distrutte, negate, di violenze inimmaginabili, che minano l'individuo nella sua struttura profonda, senza, spesso, possibilità di pieno recupero. Rifletti, ti prego.

Dire poi che le società si sfasciano per un eccesso di diritti concessi, lo trovo assurdo. I gruppi sociali, che siano essi famiglia o altro, non si tengono uniti con le catene, perchè quando accade c'è sempre qualcuno che soccombe. Se la famiglia oggi è in sofferenza le ragioni non vanno ricercate certo nel sacrosanto diritto al divorzio, ma in qualcosa di meno formale, di più profondo. Si può stare insieme per una vita intera, condividere un tetto, un percorso, ed essere totalmente "dissociati", affettivamente, solidalmente, umanamente. E' vero che la nostra società sta inesorabilmente sprofondando verso il baratro, ma il senso del limite che è andato perduto, e di cui parla anche Fini (l'ho citato, oh), è culturale, e non lo si ripristina certo per decreto legge. Le libertà individuali, i diritti civili, non sono un pericolo per nessuno. Il problema, semmai, è il terreno sul quale essi fioriscono.

PS
E' sparito il commento di Max!
max (Registered) 22-05-2008 14:44

E' vero che questo non è il modo di affrontare il problema, non l'ho mai contraddetto.
Dico solo che il problema dei campi nomadi è vecchio quanto il mondo (e non solo in italia) ma nei decenni passati l'argomento era tabù: chi lo affrontava era un becero razzista.
A prescindere poi se il rapimento dei bambini sia o meno solo una leggenda.
Non sto dicendo che il comportamento della destra non sia deprecabile, dico che a fianco a questo andrebbe evidenziata anche la mentalità di sinistra. E intendo della sinistra in quanto tale, e non solo quella che si volge a destra.
I leghisti vengono sempre tacciati di essere ignoranti e grezzi - e mi può stare, non amo i toni alla borghezio- ma chi è troppo civile mi da fastidio altrettanto perchè altrettanto pericoloso.
Va bene criticare una parte politica perchè non mette in pratica quello che dice e perchè strumentalizza, ma sarebbero da criticare anche altre parti politiche perchè sostengono una mentalità che sinceramente è vergognosa (e pure anacronistica, perchè anche a sinistra del perdonismo e della sociologia giustificazionista ne hanno le palle piene...).


max (Registered) 22-05-2008 14:48

avevo tolto il commento perchè mi pareva di avere messo troppa carne al fuoco, in effetti il tema è un po' troppo complesso e mi pare di essere andato un po' al di là...certe volte mi faccio prendere ma mi rendo conto che questi non sono i luoghi giusti...
poi l'ho sostituito con quello sopra, più concreto...

ecco il post:

Al di là dei fatti il mio è un discorso di atteggiamento.
Voglio dire: mi piacerebbe che non solo si denunciassero le malefatte della destra, ma anche ogni tanto quelle della sinistra. E intendo della sinistra in quanto tale, e non solo perchè si volge a destra.
I leghisti vengono sempre tacciati di essere ignoranti e grezzi - e mi può stare, non amo i toni alla borghezio- ma chi è troppo civile mi da fastidio altrettanto perchè altrettanto pericoloso.
Un conto è criticare una parte politica perchè non mette in pratica quello che dice, un altro è criticarla perchè dice cose assurde.
Per fare un esempio, nella trasmissione tv di santoro su rai2, poco tempo fa, quando c'era già l'allarme sicurezza, una donna di sinistra disse che un giornale come la repubblica non doveva intitolare a caratteri cubitali "Roma allarme sicurezza" perchè demagogico (e fin qui d'accordo, violenze ne succedono molto spesso e vengono ignorate) ma invece doveva dire "famiglia, allarme sicurezza" perchè la gran parte delle violenze è compiuta in famiglia.
Ora, qui non sono d'accordo: non si possono mettere sullo stesso piano ambiti così diversi, anche perchè a prescindere da quello che succede nelle altre famiglie, la sicurezza deve essere garantita a chi esce di casa. Questa deve essere una priorità a prescindere da tutto il resto.
Poi anche sulla tendenza di controllare le famiglie (tendenza sociale, ma portata avanti dalle parti progressiste e riformiste) ci sarebbe da ridire: anche qui, volere essere troppo civili si rischia di commettere più danni che benefici.
Mi riferisco per esempio alla tendenza in voga oggi da parte degli assistenti sociali di ispezionare le parti intime dei bambini per vedere se ci sono state violenze. Di fatto oggi in questo modo, per eccesso di zelo, tantissime famiglie sono state private dei figli anche laddove non era successo nulla, solo per semplici sospetti, magari venuti fuori dai temi scolastici dei bambini.
E' facile dire: la strada è giusta, è sbagliato il modo. Per me invece la strada non è giusta affatto. Non è la stessa cosa garantire la sicurezza pubblica e quella privata. Questa è troppo delicata, non solo per gli inevitabili errori e tragedie connesse, ma proprio di principio. Il privato è l'ambito più sacro dell'uomo, toccarlo anche in buona fede io lo vedo come un delitto.
Non si può pensare di fare una società senza difetti e tutta sotto controllo, in generale, e a maggior ragione quando si tratta di questi ambiti.
Scardinare la famiglia per andare a trovare (ammesso poi che si trovino) qualche pedofilo non mi pare il caso, soprattutto quando poi una volta trovati vengono rimessi in libertà.
Adesso senza snocciolare statistiche e fatti, è lo spirito e la tendenza che mi preoccupa: a furia di tirare fuori diritti ci stiamo sputtanando la vita.
Anche le tanto strombazzate conquiste civili, tipo il divorzio per esempio, non mi convincono più, perchè nel frattempo a forza di divorziare e di concedere diritti la società si è sfasciata: non si può fondare una società sul piacere, sull'ottenere, sul fatto che una cosa se la voglio la devo avere a tutti i costi, sia esso diritto o merce, non cambia nulla perchè sono due facce della stessa medaglia. La corsa ai diritti è l'altra faccia del materialismo delle merci.
Ripeto: è inutile andare a trovare le statistiche e i fatti, perchè così non si risolve niente: si può andare a trovare tutte le statistiche progressiste positive che si vuole ma il senso di una società non si misura! Idem per il senso della vita umana.
Io non sono un tradizionalista, un reazionario puro, uno spiritualista puro: sono per un equilibrio tra spirito e materia. Sono per un equilibrio tra diritti e doveri, tra comunità e libertà, e so anche che di una certa sensibilità oggi non possiamo non tenere conto, perchè certi valori di libertà sono entrati da molti secoli nella nostra cultura. Ma non è di più libertà o diritti di cui abbiamo bisogno.
Non possiamo denunciare i fatti sempre perchè ci impediscono la libertà.
Spero che si sia capito il senso del mio discorso al di là degli esempi riportati.
max (Registered) 22-05-2008 16:38

Purtroppo sono andato a toccare argomenti di una vastità enorme, mea culpa... ;-)

In sintesi: capisco il tuo discorso annamaria, ma qui bisogna capire il senso più profondo di quello che dice Fini: egli sostiene che la rincorsa al perfezionamento della società, tecnologico, materialista, dei diritti ecc risolve sì i problemi attuali ma ne crea altri più profondi e complessi.
Le vite spezzate a cui tu fai riferimento ci sono anche se si tolgono i figli a genitori innocenti, e tanti sono stati i suicidi di genitori che all'uscita della scuola hanno saputo che i loro figli erano stati prelevati dai carabinieri e portati a un centro di affido. Alcuni poi sono tornati sì, ma dopo spese in avvocati per i quali i genitori hanno dovuto indebitarsi a vita..
In compenso, le nevrosi sessuali sono una caratteristica tipica della società borghese, quindi c'è da credere che un tempo ci fossero anche molti meno pedofili.

E' sempre lo stesso schema: come facevano una volta senza i sacrosanti diritti di cui godiamo oggi? facevano una vita impossibile!
No, semplicemente non ne avevano bisogno.

Le libertà individuali e i diritti sono un pericolo se superano un certo limite, come oggi.
La rincorsa della civiltà del progresso materiale e dei diritti impossibili è infinita, in compenso priva l'uomo di quella identità e di quella serenità del vivere, che Fini descrive molto bene in "La ragione aveva torto?"
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 22-05-2008 16:47

Sono daccordo con Max. Il discorso di base è quello che già conosciamo.

Più si sgretola la naturale struttura delle comunità, più c'è bisogno di norme universali (i diritti) che le regolino.
Laddove c'è il multietnismo, c'è il tecnocraticismo, pile di scartoffie e tanta illegalità, laddove c'è (c'era) comunità ed identità, c'è il passaparola di poche regole fondamentali per lo più rispettate.

Annamaria dice che la colpa non è tanto dei diritti che vengono dati, quanto del contesto in cui tali diritti prendono piede. Di certo il contesto è quello che è, ma dar voce alle storture significa legittimarle, dunque amplificarle, dunque legittimare battaglie per altri diritti. E' un circolo vizioso in parte.
Annamaria (Registered) 22-05-2008 16:52

No Max, non preoccuparti, sono io ad essere avara di parole. Voi scrivete pure a volontà, chè leggervi mi appassiona :-)

Sono d'accordo con il pensiero di Fini, che anche tu riprendi, ma non si può stiracchiare troppo il concetto. Non si può per una semplice ragione: per quanto antimodernisti, siamo tutti figli del nostro tempo, e la storia non segue un percorso circolare (lo sta dicendo una persona che, se potesse scegliere, si farebbe catapultare indietro nel tempo anche subito). Quel che possiamo fare oggi, e che io auspico, è recuperare parte della nostra istintualità, della nostra natura, ristabilendo così un equilibrio che la modernità ha completamente distrutto, privilegiando le sovrastrutture e soffocando, mortificando tutto il resto.
Tornando al discorso della pedofilia, sono d'accordo circa l'estremizzazione degli strumenti di controllo, ma solo su questo. Non farei rientrare infatti la pedofilia in un generico concetto di "nevrosi sessuali" tipiche della società borghese. E' dimostrato, infatti, che la pedofilia è una patologia trasversale a tutte le classi sociali, e non credo neppure che in passato ci fossero meno pedofili. E' vero, invece, che in passato crimini di questo tipo non si denunciavano, perchè, come si dice, "i panni sporchi si lavavano in casa" (questa chiusura metteva al riparo la FAMIGLIA da qualsiasi ingerenza esterna). Oggi abbiamo internet, il turismo sessuale, una serie di condizioni che forniscono maggiori "occasioni" al pedofilo, ma credo che la patologia in sè non sia mutata poi tanto nel corso del tempo.
Cosa facevano una volta senza i sacrosanti diritti di cui noi godiamo? Beh, quello che tante popolazioni di altre parti del mondo fanno oggi: tentavano di conquistarli! Io non vedo alcun pericolo nella conquista delle libertà individuali, ne vedo invece nella perdita del senso del limite, ma questo è un altro discorso.
Annamaria (Registered) 22-05-2008 17:10


Scusa, Fabio, ma cosa intendi per "dar voce alle storture"?
Di quali storture parli?
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 22-05-2008 18:20

Con storture mi riferisco ai diritti universali/umanitari.
Annamaria (Registered) 22-05-2008 19:49

Fabio guarda, se si tratta di questo siamo in perfetto accordo. Non credo nemmeno io nell'universalità dei diritti umani, e non andrei mai, per nessuna ragione al mondo, ad imporre la mia idea di "diritti" ad altri popoli. Ed è anche in virtù di questo (stiamo perdendo la strada, vi avverto :-)) che reclamo un maggior rispetto quando si parla di Rom. Il luogo comune che vuole una donna Rom disinteressata al benessere dei suoi figli, perchè non abbastanza attenta all'igiene, alla scuola, ed alle condizioni di vita, è assurdo. Dietro certe usanze, certi usi e certe abitudini, c'è una storia, una cultura, un'identità, che vanno assolutamente rispettate. Però amo le contaminazioni, e se riuscissimo a fare in modo che quei bambini siano più puliti, scolarizzati, ed al tempo stesso potessimo apprendere da quel popolo un po' della loro fatalità, di quell'essere qui, e oggi, senza esagerate ansie per il futuro, quelle stesse ansie che ci vedono alla continua rincorsa di non si sa bene cosa, credo che potrebbe nascerne qualcosa di bello per tutti.

In quanto alla legge sul divorzio, però, e a quella sull'aborto, ad esempio, vorrei fare presente che stiamo parlando del frutto di battaglie portate avanti dalle donne italiane. Leggi pensate e volute dalla NOSTRA cultura (non immune da contaminazioni esterne, naturalmente), e non imposte da un invasore. A volte leggendo alcune posizioni antimoderniste ho come la sensazione che parte della nostra società, ed in genere quella femminile, sia considerata un "corpo estraneo", qualcosa d'altro rispetto a sè.
Ecco, questo mi sa tanto di conservatorismo, ed è un elemento dell'antimodernismo che a me non piace.
Opinioni personali, naturalmente.
coma13 (Registered) 22-05-2008 20:44

Il tema della "paura percepita" è una assoluta realtà, secondo me.
I dati parlano di una criminalità (non solo Immigrata o clandestina) in sostanziale parità rispetto ad anni precedenti, che siano i 2 di Prodi o i 5 del berlusca.
La verità è che c'è paura dell'altro.Quando uno dice "non riconosco più il centro" è solo un problema di vista.La sola vista dell'altro ci urta e ci impaurisce.
Non è l'immigrato che si è preso i quartieri ma è l'italiano che gieli ha lasciati.Non fanno ne più ne meno di quello che faceva l'italiano 30 o 40 anni fa.
Il problema è che la giustizia è fatta per non funzionare, sia per gli italiani sia per gli stranieri.Se accettiamo il fatto che chi non ha un reddito deve tornare a casa vuol dire che siamo razzisti.Punto.
Quando si ha poco la cosa più facile è prendersela con chi ha ancora meno.
Non vuole essere un discorso buonista, è che bisogna smettere di credere di vivere in "cento vetrine" o di andare in centro per fare "un'esterna".
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 22-05-2008 20:56

Non mi esprimo sulle nostre leggi come quelle sul divorzio e l'aborto per evitare di ampliare ulteriormente il discorso.

Per quanto riguarda i rom.
Io sono per il relativismo culturale, quindi con me sfondi una porta aperta quando parli di tollerare il loro stile di vita. Siamo daccordo, eccetto che sul venirsi incontro. Mi spiego.
A mio modo di vedere la contaminazione è una delle cause dell'appiattimento culturale e dello sgretolamento delle comunità, se non degli scontri etnici.
Lo scambio culturale è una cosa bellissima ed è un fenomeno naturale che è sempre esistito. Il problema è che oggi, a differenza o comunque meno di ieri, non c'è più il rispetto per i padroni di casa. In una parte dei casi (lo abbiamo vissuto e lo stiamo vivendo) ci viene imposto di assumere determinate posizioni da minoranze etniche radicate sul nostro territorio.
A questo punto io come faccio a capire quanso il nomade/viaggiatore/immigrato intende vivere pacificamente con me a casa mia condividendo le mie regole e ampliando il mio bagaglio culturale col suo e quando invece intende fare il parassita, entrando di stretto e mettendosi di chiatto, fregandosene delle mie regole e mancandomi completamente di rispetto?

Non è evidentemente il caso dei rom o almeno non ancora, perchè bisogna sempre vedere come cambiano le intenzioni di queste minoranze, a seconda della crescita del loro numero.

Oggi viene naturale essere diffidenti, per quanto si possa essere tolleranti, perchè la diffidenza non è nei confronti del diverso (il mondo è bello perchè è vario), ma nei confronti delle prepotenze in casa propria.
Credo che questa sia una diffidenza legittima. Anche se mi rendo conto che in buona parte dei casi porta allo xenofobismo più stupido e gratutio.
D'altra parte che vogliamo fare.. ci troviamo in una società piena di storture (non solo quella dei diritti universali), per cui prendere provvedimenti sugli effetti è stupido tanto quanto tappare una falla per farne aprire altre dieci.
Ma cosa ci si poteva mai aspettare da questo governo? Un programma serio, lungimirante, in cui il rimpatrio delle etnie che vagano per il nostro paese senza meta e certezza alcuna fosse stato accompagnato da una giusta politica estera nei confronti dei loro paesi, in cui avremmo promesso di non portare più prepotentemente il "nostro" (statunitense) modello di vita, costringendoli ad emigrare a destra e a manca per tirare a campare?

Lo scambio culturale è un lusso che è concesso a società sane o a persone intelligenti che non badano alle contingenze.
I secondi esistono in ogni epoca e la loro vita (con tanto di relazioni sociali dunque) se la gestiscono da se; per quanto riguarda le società sane, lo scambio culturale è attualmente come il poeta: l'ultima ruota del carro, l'ultimo problema a cui pensare.
Annamaria (Registered) 22-05-2008 21:30

Tolleranza e rispetto sono due concetti profondamente diversi.
Vedi, Fabio, il fatto che tu adotti il termine "tolleranza", a più riprese, pregiudica per me il proseguo del confronto, perchè partiamo da due presupposti completamente differenti.
E' un po' come se io ti chiedessi "cos'hai mangiato?", e tu mi rispondessi "grazie, è stato un viaggio bellissimo".
Il venirsi incontro (che non vuol dire rinunciare a qualcosa di sè, ma fare proprio qualcosa che ci viene offerto dall'altro) non è affatto causa di appiattimento culturale, a mio avviso. L'appiattimento semmai deriva dall'adesione incondizionata ad un modello unico, che è esattamente ciò che la nostra società sta vivendo (questa sì è rinuncia).
Amo la mia terra, le tradizioni, le atmosfere. Amo l'odore delle mie genti, la loro storia, e sento tutto questo appartenermi profondamente. Tanto profondamente da non temere affatto che qualcuno voglia defraudarmene. Semplicemente, non ci riuscirebbe.
Le intenzioni di questi popoli, di queste etnie...ma quali intenzioni vuoi che abbiano?! Vivono le loro vite, coltivano le proprie di tradizioni, e devono rispettare le leggi del Paese in cui si trovano, che valgono per tutti. La mia posizione è questa, ed è l'unica che reputo valida.
Tutta questa paura di "perdere" identità m'insospettisce. Che l'Italia (o l'Europa, a seconda delle posizioni) sia ormai solo un magnifico (è un eufemismo) castello di carta?
Il dubbio mi assilla, ma se così fosse le cause non andrebbero certo ricercate nell'incontro e nello scambio delle tante culture che popolano ormai il nostro territorio. Ne sono certa.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 23-05-2008 01:46

Non intendo generalizzare, ma c'è chi magari viene qua con delle intenzioni, poi in base allo svolgimento delle cose cambiano. In altri casi si va in altri paesi con la vera e propria intenzione di rubare un pezzo di terra. Non me le sono inventate io le ChinaTown. Non ho detto io "qui non è Italia, qui è Cina" ma ero in una strada di Milano. Non sono io (e io non sono credente..) che prepotentemente ho tuonato contro lo stato italiano sulle croci nelle scuole, da straniero..

Questa è mancanza di rispetto.

Io a Ischia ci convivo benissimo con albanesi, ucraini e rumeni. Ci sono abituato. Fa parte della mia cultura da meridionale convivere con altre etnie. Ma nel mio caso tutti questi vengono qui, da noi, a sposare il nostro modello di vita e inoltre portano qualcosa di loro. Questo non è che mi sta bene: mi piace. Quelli che nel mio caso non mi stanno bene sono i tunisini, che hanno ghettizzato un pezzo di un comune dell'isola.

Cosa voglio dire? Che ci sono casi e casi. C'è chi si integra, chi si ghettizza. I ghetti in casa mia non mi stanno bene, tutto qui, perchè sono un pericolo per la sovranità in casa mia. Un giorno loro potrebbero essere la maggioranza e potrebbero decidere qualcosa che a me non sta bene.. e questo perché? Perchè ho permesso di essere depredato del mio spazio.

Non ho parlato di identità. Quella non me la porterà mai via nessuno. Inoltre penso che di identità non si debba discutere: l'identità si vive. E quando parlo di identità mi riferisco a quella più strettamente locale (nel mio caso ischitana e partenopea) e quella più ampia (europea). Quando parli di italia con me, parli di aria fritta e a volte (come in questo caso) la frittura fa male..

Io ho citato le comunità che non vengono spogliate della loro identità: ogni individuo la conserva in se. Il problema è che vengono letteralmente destrutturate.
Chi viene a ghettizzarsi mette il primo mattone, le alte istituzioni internazionali, col pretesto dei diritti umanitari e del libero mercato, fanno il resto. Ovviamente il loro ragionamento e puramente economico, se ne fregano dei diritti umanitari. Hanno solo bisogno di un mondo multietnico, ovunque si vada, dalla Groenlandia a Roma a Hong Kong, in modo da essere sicuri che non vi siano comunità con qualcosa di proprio, in modo da imporre un modello tecnico valente per tutti senza trovare resistenza.

Penso di fare dei distinguo abbastanza ragionevoli.

Non è perdere l'identità che mi spaventa, quella è ancora molto radicata, va solo ripulita dalle cianfrusaglie moderne. Io ho paura di perdere la sovranità a casa mia ed è già successo.. e continua a succedere.
Lo spostamento di interi popoli poveri ed ignoranti su quasi tutto (quindi interessati alla pagnotta e non certo al Trattato di Lisbona, alla costituzione europea, al tema del signoraggio, alla sovranità alimentare, per fare un esempio) è uno dei mezzi massonici utilizzati per questo processo.
Se il processo (che dubito sia casuale) tende a metterci sempre più in minoranza, chi si interesserà più alla nostra sovranità? Gli italiani e gli europei all'estero ancor più omologati di noi e strafottenti della terra madre o i nuovi arrivati che a stento sanno la nostra lingua e ancora più strafottenti della terra di turno che li ospita?
Leo (IP:83.103.127.223) 28-05-2008 16:21

Sulla ChinaTown milanese ci sarebbe da fare un bel discorso. Il problema è stato palesemene montato dai media e dai commercianti della milano bene. La loro colpa è aver aperto delle attività commerciale che entrano in diretta concorrenza con i negozi italiani, a milano dediti al commercio di capi alla moda, di marca e costosi. I cinesi offrono un'ottima alternativa a chi non gliene frega nulla di svuotare il portafogli per comprare il capo griffato. Da qui l'attenta e ossessiva vigilanza delle forze dell'ordine affinchè i cinesi osservino tutti quei regolamenti inerenti il commercio che i negozianti della milano bene quotidianamente IGNORANO!
E sia per una questione di utilità personale nell'acquistare in negozi cinesi sia per un mio personale ODIO nei confronti della borghesia (soprattutto quella milanese) e di tutti quei comportamenti tipici che la riguardano, preferisco una zona di città invasa da cinesi che invasa da spocchiosi, tirchi, snob, consumisti, ignoranti borghesi milanesi, che in quanto a quella che tu chiami cultura sono più simili a un americano grasso che a un italiano.
Annamaria (Registered) 23-05-2008 10:27

Abito un altro pianeta, Fabio.
Ho il massimo rispetto per le tue idee, ma non riesco proprio a seguirti. Il tuo discorso, in estrema sintesi, parla proprio di "tolleranza". Albanesi, Ucraini e Rumeni sono ben accetti perchè hanno sposato il tuo modello di vita. I Tunisini no, perchè non hanno, pur vivendo in un Paese straniero, abbandonato il loro modello di origine. Poi però critichi gli italiani e gli europei all'estero, in quanto omologati e strafottenti della madre terra. La tua identità, in sostanza, varrebbe, in quanto italiano, più di quella di altri popoli. E per quale ragione, di grazia? Per una presunta superiorità?
Probabilmente sono alle prese con i miei limiti, ma ho difficoltà a comprenderti nel profondo.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 23-05-2008 10:51

Trovo che Fabio abbia sostanzialmente ragione, però mi chiedo quale identità vorremmo difendere. La nostra identità (di noi padani, toscani, romani, napoletani, siciliani...) è stata già travolta dall'americanismo, decenni fa. Non dobbiamo aver paura delle parole: potremo recuperare un barlume di civiltà solo quando i processi devastanti in atto avranno compiuto il loro corso distruttivo. Le ondate migratorie sono utili non per gli scambi culturali di cui vaneggiano gli illusi, ma perché sono un fattore decisivo di distruzione dell'esistente. Credo anch'io che ci sia stata una regìa all'inizio delle migrazioni, ma le cose sfuggono al controllo. Anche nei processi sociali esiste il principio dell'imprevedibilità dei sistemi complessi. Dobbiamo avere il coraggio di dire che tutto ciò che distrugge è bene, e le migrazioni sono distruttive non di un'identità che non abbiamo più, ma di questa putrida palude.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 23-05-2008 15:24

Avrei tante cose da dire a partire da rom, diritti, femminismo,ecc.. ma mi sono perso tra tutta la carne al fuoco che avete buttato!
Annamaria (Registered) 23-05-2008 17:32

Vedi, lo dicevo che stavamo perdendo la strada!
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 23-05-2008 19:34

No Annamaria, non abiti un altro pianeta, dovresti solo rileggere per bene ciò che ho scritto, perchè da come hai risposto noto che non hai capito il fulcro del mio discorso.

"La tua identità, in sostanza, varrebbe, in quanto italiano, più di quella di altri popoli. E per quale ragione, di grazia? Per una presunta superiorità?"

Questo lo stai dicendo tu, non io. Mi piacerebbe proprio capire come sei arrivata a questa conclusione.. Significa davvero rivoltare completamente ciò che ho scritto a tuo piacimento.

Io non ho assolutamente detto che la mia identità è superiore a quella di qualcun'altro e nemmeno lo penso.

Il mio discorso è chiaramente, trasparentemente, indistintamente, totalmente incentrato sulla SOVRANITA'.

Essere sovrano a casa mio, non lo chiedo, lo pretendo, perchè ne sono in diritto. Ho forse detto che non ho voglia di ospitare un islamico a casa mia? No. Ho detto che PRETENDO che a casa mia l'islamico non detti legge. Chiaro?

C'è un detto che forse ti renderà più chiaro il concetto:
"Fai come se fossi a casa tua, ma non dimenticare che io sono a casa mia."

Per ulteriori chiarimenti ti invito a rileggere i commenti precedenti, perchè li c'è tutto, basta leggere e non travisare.
Annamaria (Registered) 23-05-2008 20:10

Fabio, non ti agitare. Ho letto per benino, e proprio per questo non capisco.
La sovranità di un popolo in cosa consiste? Spiegami il tuo concetto di sovranità, che forse l'incomprensione nasce proprio da lì.
Un immigrato che non voglia uniformarsi al mio stile di vita, a patto che rispetti le leggi del Paese "ospitante" non lede alcuna sovranità.
Certo, comprendo qual'è il tuo timore. E cioè che quell'immigrato possa, un domani, acquisita la cittadinanza, "infiltrarsi" ed inquinare il nostro tessuto sociale, le nostre tradizioni. Confermo: abito un altro pianeta!
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 23-05-2008 22:20

"Un immigrato che non voglia uniformarsi al mio stile di vita, a patto che rispetti le leggi del Paese "ospitante" non lede alcuna sovranità."

Tu sei convinta che secondo me gli immigrati debbano abbandonare le proprie radici. Non la penso così. Levatelo dalla testa.
Per quel che mi riguarda gli immigrati devono conservare la propria identità.

Credo di essere stato chiaro su come la penso quando ho parlato di ghetto.
Io non temo le culture diverse, non temo le "infiltrazioni": temo le infiltrazioni organizzate e considerando ciò che già si è visto (non farmi fare l'elenco dei popoli che nei secoli e anche nella storia recente hanno perso la propria sovranità per lo spostamento selvaggio di intere comunità, come ad esempio è successo in Kosovo), credo di avere il diritto di avere paura.

In cosa consiste la sovranità di un popolo?
Per quel che mi riguarda la sovranità di un popolo si esercita in un territorio determinato da precisi confini in cui il popolo ha diritto di dire "questo è il mio territorio".
Non vanno messi recinti, perchè tutti devono poterci passare, sostare ed utilizzare in maniera sostenibile le risorse, ma solo i padroni hanno diritto di decidere e fare.
Le materie della sovranità sono.. be, è quasi inutile dirlo: tutte.
Sovranità politica, sovranità economica e monetaria, sovranità alimentare, sovranità culturale (nel senso più ampio della parola). Se ne ho dimenticate alcune che ti vengono in mente, anche quelle.

Se una comunità, per sua decisione autonoma, al suo interno pratica il cannibalismo, nessuno straniero al mondo avrà il diritto di dire "no, non si fa". C'è sovranità.

Se una comunità, per sua decisione autonoma, al suo interno decide di esporre il crocifisso nelle sue scuole, nessuno straniero al mondo avrà il diritto di dire "no, non si fa". C'è sovranità.

Se in Cina buttano feti morti in mezzo alla strada e nei cassonetti, nessuno straniero al mondo avrà diritto di dire "no, non si fa". C'è sovranità.

Se negli USA utilizzano la pena di morte, nessuno straniero al mondo avrà diritto di dire "no, non si fa". C'è sovranità.

Gli stranieri possono abitare la comunità, ma non fanno parte dello zoccolo duro permanente della comunità, il solo ed unico in diritto di decidere i cambiamenti della comunità.

Ri-cito il detto:"Fai come se fossi a casa tua, ma non dimenticare che io sono a casa mia."

A casa mia vivi come vuoi, ma non dire una sola parola su come devo vivere io.
Se sulla parete del muro di casa mia ci voglio il crocifisso o la testa di un uomo, su quella parete ci sarà il crocifisso o la testa di un uomo.. e non si discute.
Annamaria (Registered) 23-05-2008 23:00

Per quel che ti riguarda gli immigrati devono conservare la propria identità, ma devono uniformarsi al tuo stile di vita. Trovo un pelino di schizofrenia in queste due affermazioni.
Prendo atto della tua spiegazione, Fabio, di cui ti ringrazio, e sposto il tiro: il nostro punto di maggior distanza non è tanto nel concetto di sovranità, quanto in quello di comunità. Per te la comunità è qualcosa di estremamente identitario, mentre io la penso diversamente. La comunità è qualcosa di mobile e mutevole, dal mio punto di vista, mentre l'identità è qualcosa di relativamente statico, e le sue cose possono anche trovarsi a non convivere.
Può esserci comunità anche nella diversità, in sostanza.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 24-05-2008 01:14

"Per quel che ti riguarda gli immigrati devono conservare la propria identità, ma devono uniformarsi al tuo stile di vita. Trovo un pelino di schizofrenia in queste due affermazioni."

La maggior parte degli immigrati con cui ho a che fare non sposa il mio modello di vita perchè io li obbligo ad uniformarsi: lo sposano perchè è anche il loro. Quindi io noto perfettamente una certa affinità tra me e i rumeni, gli albanesi e gli ucraini citati in precedenza. Probabilmente non sono tutti così gli ucraini, i rumeni e gli albanesi, ma quelli che vedo a Ischia fondamentalmente hanno di base il mio stesso modello di vita.
Questo rende facile e piacevole la nostra convivenza.
Ma è questa la normalità di una comunità a mio parere: la convivenza pacifica e serenza all'interno di stili di vita comuni.
Che senso ha distruggere gli equilibri di una comunità deportandone un'altra al suo interno?
Questa deportata non poteva continuare a stare dove stava, vivendo tranquillamente con il proprio stile di vita nella sua terra, piuttosto che andare in un altro paese a fare il ghetto in contrasto col la comunità che lo ospita?

Io dirò che la colpa principalmente non è loro, ma dei processi economici nati con la rivoluzione industriale. Cionontoglie che è un anomalia. Nulla di naturale.

Si, per me la comunità è qualcosa di identitario. Io ho la mia identità, ma la mia identità è qualcosa che mi viene trasmesso dalla mia comunità.
Quando parlo di identità parlo di ciò che mi caratterizza alla base, dunque parlo di radici.
Dal momento in cui viene a mancare lo zoccolo duro che caratterizza la mia comunità, viene a mancare il luogo dove si manifestano le mie radici e la mia identità. Mi sento perso.

Per vivere sereno e felice non mi basta il divertimento, non mi basta la curiosità del diverso (che pure ho), non mi basta il calore di una ragazza: non mi bastano le cose mobili e mutevoli, che sono cose secondarie per quel che mi riguarda. Io ho bisogno INNANZITUTTO di un luogo e una comunità in cui mi riconosco, in cui trovare me stesso, in cui trovare sempre e comunque pace e serenità, in cui trovare . E' la certezza che c'è sempre un luogo che non muta alla base.
Cambiamenti non ne voglio, non nella mia comunità. Gli stimoli me li so cercare benissimamente da solo.
I miei amici dicono che ogni anno vedono una persona diversa in me, anche se l'adolescenza è passata.. è vero, cambio perchè sono portato alla continua scoperta interiore, alla continua scoperta di me e del mio essere. Ma ciò che mi piace e che voglio non cambia mai e lo trovo sempre nella mia comunità. E quand'anche arrivassi a scoprire la mia totalità interiore, non mi basterebbe per essere felice e sereno: avrò sempre bisogno della mia comunità e del mio territorio, sempre uguali a se stessi nello zoccolo duro, ovvero l'identità. I cambiamenti possono avvenire se partono spontanei dalla comunità, ma non saranno mai cambiamenti radicali, saranno piccole cose che cambiano, mai le cose basilari, come lo stile di vita.

Questo è il mio modello ideale e volendo vedere oltre la maschera moderna, dalle mie parti riesco (ancora) a trovare tutto ciò e finchè Ischia sarà degli ischitani, nulla di tutto ciò potrà veramente mutare.

Non pretendere che non ci siano rivolte civili nei casi in cui interi popoli si innestino in un terreno già occupato da secoli da un altro popolo. E' un bisogno naturale quello della comunità identitaria, non sarà il tuo, ma di tanti altri si.

Concordo con Fuschini sull'illusione degli scambi culturali odierni.
I veri scambi culturali erano quelli di ieri, qulli premoderni. Quello che c'è oggi è solo globalizzazione, di cui fa parte anche il multietnismo di cui parli.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 29-05-2008 02:02

Leo, siamo daccordo sui milanesi borghesi e snob.. stai parlando con un meridionale che quando viene etichettato terrone lo prende come un complimento e si fa una grassa risata. Ma qui il punto è un altro: con quale criterio un cinese mi viene a dire che li è Cina, non italia, per cui le leggi italiane li non valgono?.. dai..
Prendi quei negozianti milanesi, mettili contro un muro e chiamami, che ti do una mano a fucilarli, così leviamo un pò di marcio di mezzo, cionontoglie che una frase del genere io non la ammetto: non sei a casa tua e ti sei arraffato comunque un pezzo, ghettizzandolo e pretendendo di fare le tue leggi. No. Non mi sta bene.

Poi scusami.. i cinesi non vengono a fare beneficenza: vengono APPOSITAMENTE per fare SOLDI, perchè sanno che QUI con loro la concorrenza è persa in partenza.

Detto ciò, non vado oltre. Mi limito alla questione di principio, non entro nel merito delle culture milanesi.
Però fossi in te darei da mangiare non ai borghesi tirchi e snob, ma nemmeno ai cinesi: cercherei di individuare commercianti locali, che fanno una politica localistica, dai prezzi contenuti, magari vicini ai prezzi cinesi e andrei a comprare li.
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