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Un mondo di plastica PDF Stampa E-mail
19 settembre 2008
 

 
C’erano una volta le grandi battaglie ideologiche, le manifestazioni oceaniche, il ’68, le piazze indignate, i cortei contro la guerra del Vietnam: episodi che in buona parte non condividiamo e che comunque si sono resi responsabili di errori, spesso di veri e propri crimini. Per questo non li rimpiangiamo in sé, ma è certo che – insieme a migliaia di altri fenomeni analoghi più o meno noti – testimoniano un’epoca nella quale gli uomini avevano ancora la voglia di lottare per qualcosa in cui credevano, un “qualcosa” comunque di alto profilo, perlomeno nelle intenzioni: l’ideologia, la pace, la giustizia, la libertà.
Ieri mi trovano ad osservare i portoni lungo una via e notavo come pressoché tutti esponessero il cartello “Vietato immettere pubblicità nelle cassette”. Anche questo, di per sé, un episodio di scarsa rilevanza e che riflette pure un’esigenza legittima per il cittadino stanco di vedere la propria cassetta intasata di depliants pubblicitari. Lo stesso cittadino che non sopporta più di vedere i muri imbrattati, gli accattoni per le strade, le prostitute sui marciapiedi, il fumo del vicino, i drogati sulle panchine della stazione. Che migliaia di civili innocenti siano massacrati in Afghanistan e Iraq con l’appoggio o l’omertà del nostro esercito e del nostro governo non frega niente a nessuno. Ma che qualche scalmanato napoletano danneggi un treno è assolutamente intollerabile. Che Banca d’Italia e BCE siano organismi privati che attraverso il signoraggio ci depredano di infiniti milioni di euro è troppo difficile da capire e non indigna che pochi “esperti”. Ma se la banca presso la quale abbiamo depositato il nostro conto ci aumenta di un paio di euro le commissioni a nostro carico siamo pronti anche a prendere il direttore per i piedi.
Questa è diventata la nostra società: quello che conta veramente o è troppo distante o è troppo complicato o non ci interessa o siamo convinti non si possa modificare. Il tempo delle grandi lotte è passato. Eppure, siccome la propria natura si può comprimere ma non cancellare completamente, ciò genera solo frustrazioni, odi reconditi, volontà di dirigere la propria rabbia ed indignazione contro bersagli più facili e vicini. Fatemi pure vivere in un mondo dove si massacrano innocenti per un barile di petrolio, dove tutto passa sopra le nostre teste ignare e lobotomizzate, dove io non conto assolutamente nulla e neppure ho diritto a conoscere la verità. Anzi, ci rinuncio proprio a tentare di conoscerla. Però, almeno, fatemi vivere in città pulite, tenetemi lontani gli zingari, lasciatemi tranquillo e sicuro.
Nel celebre film Matrix uno dei personaggi accetta di vivere nel mondo finto predisposto dalle macchine pur sapendolo tale, a patto che gli siano garantiti tutti i relativi agi.
L’orribile sospetto è che sia questo che vogliono gli uomini di oggi. Non importa che la nostra sia una società di plastica, basta che sia commestibile, che non si stia troppo male. Il sostantivo che va più di moda di questi tempi, non a caso, è “sicurezza”. Giustizia e libertà sono passati di moda.

Andrea Marcon
Commenti
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Giovanni Marini (IP:87.11.11.210) 19-09-2008 23:05

MATRIX inesorabilmente costruisce la propria tela, colonizza le nostre menti, lentamente ci trasforma in zombies. E' ancora possibile sottrarsi alla sua influenza? Per la maggior parte degli uomini non c'è scampo. Solo pochi,come voi, come altri sparuti combattenti sparsi per il mondo resisteranno.
Anche se Matrix è potente, è pur sempre il prodotto di uomini, e gli uomini possono essere uccisi.
michelangelo (Registered) 20-09-2008 19:35

A parte la considerazione sul nostro intervento in Afghanistan, che io non condivido appieno, ritengo questo articolo la trasposizione in forma giornalistica di ciò che penso.
Grande, grandissimo Marcon.
Ale71 (Registered) 01-10-2008 15:08

In effetti una cosa è paradossale. Viviamo in un mondo divenuto piccolo piccolo,milioni di persone si spostano ogni anno anche in paesi lontani per turismo,lavoro(nel peggiore dei casi per fame)eppure viviamo più o meno tutti sapendo forse molte meno cose di ciò che c'è veramente "là fuori" rispetto ai nostri nonni.Un po' perchè anche chi viaggia molto più che altro "si sposta" molto e non vede altro che le proprie piccole fantasie o miserie proiettate su ambienti esotici e su persone molto diverse di cui alla fine non si riesce a capire proprio nulla.Un po' perchè quello che c'è là fuori ha scassinato con la forza la porta di casa nostra e ci ha voluto tutti far diventare falsamente cosmopoliti, aperti,illuminati e desiderosi di essere cittadini del mondo.In realtà "consumatori" di una certa rappresentazione fittizia del mondo,rappresentazione creata dalla rapacità e, perchè no,anche dal desiderio di avventura di una certa categoria di esseri umani,categoria che in occidente ha preso il sopravvento a partire dall'Umanesimo in poi.Mercanti,missionari ecc. ecc.Ma non si nasce tutti mercanti,avventurieri,missionari,rapinatori.Esistono persone (le più?)che amano spazi limitati,vite meno ricche d'avventure ma più significative con identità e comunità più forti,più omogenee.La semplicità degli stolti?Probabilmente.Ma anche in Matrix il personaggio che vuole tornare nel mondo più semplice e falso delle macchine non è uno stolto. E' un uomo a cui è stato chiesto di essere un eroe senza avere dentro di sè la forza morale,l'intelligenza per poterlo essere.Per questo diventa crudele. Perchè è messo di fronte alla propria mediocrità e perchè ha paura,sa che quello non è il suo posto.Come molti di noi che si sono trovati nel giro di pochi anni proiettati in un mondo sempre più estraneo,che ci richiede costantemente sforzi d'adattamento rapidissimi.E dove il fallimento porta quasi sempre all'estinzione...credo sia questo il motivo principale per cui alla fine prevalgono in noi aspetti molto infantili,regressivi.Abbiamo molta paura e ci sentiamo sempre troppo inadeguati rispetto alle necessità di un ambiente mutevolissimo.
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