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Capitalismo e pacifismo PDF Stampa E-mail
6 gennaio 2009
 
 
Non sappiamo ancora se l’attuale crisi economica sia paragonabile a quella devastante del 1929-32 o se si tratti di una normale crisi ciclica destinata a risolversi presto. Se la prima ipotesi dovesse rivelarsi fondata, è utile riflettere su quanto accadde in quegli Anni Trenta, non perché la storia si ripeta tale e quale ma perché esistono comunque delle costanti che chi ragiona di politica non può ignorare.
La vulgata propinata nelle scuole afferma che dalla crisi si uscì grazie alle misure prese dal New Deal di Roosevelt, misure sostanzialmente keynesiane. Fu una svolta significativa, come lo è l’attuale intervento statale a salvare banche e imprese dopo trent'anni di martellamento ideologico sul Mercato che si autoregola. Fu una svolta significativa ma non risolutiva. Nel 1939 il Pil degli Usa era ancora inferiore a quello di dieci anni prima. Dalla crisi si uscì veramente grazie alla Seconda Guerra Mondiale. Fu un affare colossale per l’alta finanza e la grande industria americane. Mentre i nazisti sterminavano milioni di giudei, slavi, zingari, gli ebrei e i massoni che contavano rimettevano in piedi un sistema fortemente scosso, con la guerra e il grandioso affare della ricostruzione. La guerra mondiale fu l’occasione per ripristinare un sistema ferito  a morte.
Mutatis mutandis, la storia potrebbe ripetersi. Se i normali strumenti per rimettere in moto la globalizzazione del capitale non dovessero essere sufficienti, una guerra capace di provocare il più diffuso macello di carne vivente che il pianeta abbia visto dai tempi dell’estinzione dei dinosauri sarebbe la soluzione più probabile. Una guerra senza Guerrieri, del tutto anacronistici da quando non si combatte più con la clava e con la spada, una guerra di droni, di robot, di ordigni teleguidati, di veleni chimici e radioattivi. Marciume e merda, non sangue di Eroi.
I detonatori sono già tutti pronti nel grande vortice che configura un cerchio col centro nella penisola arabica, la culla delle civiltà e delle grandi religioni monoteiste. La circonferenza passa dal Caucaso, scende fino alla penisola indiana comprendendo Afghanista e Pakistan, piega verso ovest includendo Iran e penisola arabica, si stende sull’Africa orientale (Somalia, Etiopia, Sudan), risale attraversando il Mediterraneo all’altezza del mare Adriatico, punta  a est comprendendo la penisola balcanica, si chiude di nuovo nel Caucaso passando per il confine russo-ucraino, destinato a diventare caldissimo. Se divamperanno senza più controllo tutte le tensioni già innescate in questa vasta area, esploderà il mondo intero.
Ecco perché mobilitare tutte le energie ancora non ottenebrate dal lavaggio del cervello e dall’inciucchimento da droghe, per cercare di imporre la pace, o di impedire che scoppi un conflitto incontrollabile, è un obiettivo di primaria importanza. Non sarebbe il pacifismo generico delle anime belle. Niente da spartire con gli arcobaleni. Sarebbe la lucida strategia rivolta a impedire che le centrali dell’Impero tricefalo, New York, Londra, Tel Aviv, ricorrano al solito strumento estremo che consenta loro di rimettere in piedi il meccanismo che ci sta stritolando, perpetuando il folle pendolo della produzione frenetica cui segue la distruzione per ricostruire secondo la stessa delirante coazione a ripetere.
Lottare per la pace significa impedire ai Signori della finanza di uscire a modo loro dalle strettoie che essi hanno creato. Significa smascherare la realtà della follia in cui ci hanno scaraventati, perchè la crisi economica non è una sciagura da cui uscire il più presto possibile ma l’occasione di una svolta finalmente radicale: fare della crisi del capitalismo la fine della modernità. Si delinea un obiettivo unificante per le opposizioni vere: imporre la pace perché la crisi faccia il suo corso fino in fondo.  

Luciano Fuschini
Commenti
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rosacroce (Registered) 06-01-2009 00:58

sono perfettamente d'accordo,in tutto e per tutto.
rosacroce (Registered) 06-01-2009 01:12

"la crisi economica non è una sciagura da cui uscire il più presto possibile ma l%u2019occasione di una svolta finalmente radicale: fare della crisi del capitalismo la fine della modernità. "

SONO COMPLETAMENTE D'ACCORDO ,E CONSIDERO QUESTA FRASE LA CHIAVE PIù IMPORTANTE DEL DISCORSO.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 06-01-2009 13:59

Sono tendenzialmente d'accordo con la tesi. Purtroppo o per fortuna c'è in me però un tale senso di impotenza, di coazione a ripetere e noia esistenziale per cui l'idea di una terza guerra mondiale iper-teconologica per quanto orrenda mi porta ad immaginare possibili scenari di eroismo in possibili sacche di resistenza e perchè no anche di ribellione interna negli stessi paesi occidentali. So benissimo che è una mia fantasia e che molto probabilmente come scrive Luciano Fuschini sarebbe solo una tragedia utile al sistema, ma a me resta comunque il sogno di immaginare un mondo che è già sgretolato cadere finalmente in rovine, polverizzato dalle sue stesse armi e vedere da queste rovine uscire degli uomini sopravvissuti, fieri, dignitosi come un Nuer, stringere il loro fucile, felici di aver vinto e pronti a ricominciare ridandosi delle regole veramente civili. E' solo un sogno però...razionalmente ha ragione Luciano Fuschini...

Alberto
Pucciarelli (Registered) 06-01-2009 16:22

Condivido in toto l'articolo , ed anche il sogno di Alberto...
h2otonic (Registered) 06-01-2009 21:12

Sbirciando questa grassa e molle umanita' che, ridotta ad una massa, si dimena avvinghiata a barbomcini incappottati, chiassosa e uniforme nella sua frammentazione individuale, senza memoria,lamentosa, avida ma benpensante, consapevole e quindi spregiudicata, e' per me l'ultima delle preoccupazioni il tasso di tragedia che la fine di tutto cio' comportera'.
aragorn (Registered) 06-01-2009 21:27

Prima di tutto mi complimento per la capacità d'analisi e per la vastità del pensiero. Questo è il profilo che reputo degno di Movimento Zero e di quello che ci siamo prefissi di realizzare con esso. Nel merito credo che sia prematuro, anche se auspicabile, poter immaginare una "spallata" attraverso il pacifismo, seppur diverso da quello tradizionale, come ben spiegato da Fuschini. L'importante, al momento, è rendere consapevoli quante più persone sul fatto che la nostra vita viene decisa secondo le dinamiche ben descritte in quest'articolo e che dietro le finzioni tipo "esportazione della democrazia" o "difesa dal terrorismo", dietro i fantocci della NATO e dell'ONU agisce un sistema globale corrotto e spietato.
Marco Francesco De Marco
rosacroce (Registered) 08-01-2009 01:25

da quanto ne so,e ne so abbastanza,la Crisi è irrisolvibile,per l'elite,a meno di far ricorso alla terza guerra mondiale.Presto la crisi aumenterà,di settimana in settimana,di mese in mese,fino a divenire insostenibile per le masse.Penso
propio,che solo una grande catastrofe(tipo crollo economico per debiti),non deviata dalla tragedia di una guerra,possa rappresentare,l'occasione per ridiscutere a fondo tutto ,a partire dal concetto della modernità,e partendo comunque solo dal" LOCALE" , vedo un barlume di luce in fondo al tunnel.
certo bisognerebbe bloccare l'uscita militare verso la guerra;penso però sia difficile.
rosacroce (Registered) 08-01-2009 01:33

Ecco perché mobilitare tutte le energie ancora non ottenebrate dal lavaggio del cervello e dall%u2019inciucchimento da droghe, per cercare di imporre la pace, o di impedire che scoppi un conflitto incontrollabile, è un obiettivo di primaria importanza. Non sarebbe il pacifismo generico delle anime belle. Niente da spartire con gli arcobaleni. Sarebbe la lucida strategia rivolta a impedire che le centrali dell%u2019Impero tricefalo, New York, Londra, Tel Aviv, ricorrano al solito strumento estremo che consenta loro di rimettere in piedi il meccanismo che ci sta stritolando, perpetuando il folle pendolo della produzione frenetica cui segue la distruzione per ricostruire secondo la stessa delirante coazione a ripetere.

ottimo, concordo in pieno,imporre la pace ,per vedere il sistema crepare.
la do al 33% la possibilità di riuscirci.
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