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Lega in Sardegna, missione impossibile PDF Stampa E-mail
9 gennaio 2009
 
 
La Lega Nord ha aperto una sede in Sardegna. Non è la prima fuori di Padania: ce ne sono un paio nel Lazio, una a Lampedusa, e una – storica – a Londra, falcidiata dalle epurazioni. Il tentativo di espansione verso sud non è una novità: in passato ci sono stati gli sfortunati tentativi di creare una Lega Centro, una Sud e anche una Lega Ausonia che non hanno ricompensato in consensi elettorali le dure fatiche di Tino Rossi e di Giacomo Chiappori, i deputati mandati “in missione”. L’alternanza di fasi di espansione geografica a periodi di arroccamento identitario deriva dal mai risolto chiarimento sul vero obiettivo politico del Movimento: l’autonomia del Nord (il primo articolo dello Statuto usa l’assai più esplicito “indipendenza”) o una più blanda riforma federalista? La scelta di rappresentare esclusivamente le istanze di un territorio o essere forza trainante di qualche forma di decentramento dello Stato? Finora il partito di Bossi ha cercato di interpretare entrambi i ruoli, come ha continuato nell’acrobatico esercizio di essere “Lega di lotta e Lega di governo”, cercando di agguantare sia le capre che i cavoli, ovvero - secondo i più maliziosi - di cambiare il mondo accovacciata sugli scranni del potere. Un originale ibrido fra "la rivoluzione con l'autorizzazione della Questura" di Longanesi e il mezzo servizio fra Dio e mammona dell'insegnamento evangelico.
Se da un lato è assolutamente legittimo e meritorio cercare consenso e fare proselitismo ideologico in favore delle idee federaliste, dall'altra il rischio che la Lega corre piuttosto concretamente è di perdere l'appoggio di tutti quelli che vogliono la più decisa autonomia e ritengono che la forza contrattuale debba essere trovata sul territorio. Finora i pericoli maggiori sono stati scongiurati dai catenacci e dalle soglie di sbarramento che impediscono a concorrenti più duri di conquistarsi spazi elettorali e che condannano tanti autonomisti a rifugiarsi nell'astensionismo.
Allo consfinamento territoriale la Lega affianca la pretesa del monopolio dell'autonomismo e del federalismo che l'ha da sempre posta in collisione con tutti gli altri movimenti localisti e, in particolare, con quelli storici: non c'è mai stato un caso in cui si sia anche solo temporaneamente alleata a un vero partito autonomista. Anzi ha in ogni occasione cercato di fare loro concorrenza anche in ambiti territoriali dove le istanze padaniste suonano francamente fuori luogo. E' successo recentemente a Bolzano e anche lo sbarco in sardegna si colloca in questa linea di disturbo nei confronti delle formazioni autonomiste che lì non mancano. Non fa testo l'alleanza strumentale con l'Mpa, portavoce di un autonomismo sui generis.
Tutto questo spiega anche i pessimi rapporti che la Lega ha sempre avuto con gli autonomisti europei che - salvo rare eccezioni - la ritengono un partito statalista di destra.
E' un peccato che la Lega non faccia una coerente scelta di campo: con gli autonomisti storici e con quelli sparsi (in larga parte suoi ex elettori) potrebbe aspirare a costituire un terzo polo che farebbe solo del bene alle istanze di autonomia e libertà e del male alla malefica palude della politica italiana. Ma la scelta deve essere chiara: partito locale o nazionale, bandiere o cadreghe.

Gilberto Oneto

da Libero 

Commenti
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rosacroce (Registered) 09-01-2009 21:18

dichiararsi "partito locale"e votare all'unanimità il trattato di lisbona,che ci vende all'impero delle banche ,e alla commissione europea ,serva delle multinazionali,come ha fatto la lega,sono due esigenze non solo inconciliabili ,ma OPPOSTE.
questo partito è falso più degli altri.
syn (Registered) 11-01-2009 09:45

Un partito assolutamente falso.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 15-01-2009 00:55

Anche se Gavino Sale leader di IRS(movimento indipendendista sardo) è un nonviolento convinto penso avrà forti pruriti alle mani vedendo sti fessi... fortuna che non tutti i sardi si rifanno a Gandhi....

Alberto
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