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Ideologia democratica PDF Stampa E-mail
19 gennaio 2009
Secondo la autoidealizzazione che il sistema parlamentare liberal-democratico fa di sè, esso sarebbe basato sulla competizione elettorale fra una pluralità di partiti e permetterebbe la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e un ricambio dei ceti dirigenti senza lo spargimento di sangue frequente in altri sistemi. Nella cornice di uno Stato non portatore di un’ideologia ma semplice garante della legalità.
Questa autorappresentazione è falsa, come tutte le ideologie che mascherano gli interessi dei gruppi dominanti. Lo Stato democratico e le sue prassi, prima fra tutte la competizione elettorale, non sono affatto neutrali ma rispecchiano una ben definita concezione della società come il terreno di confronto e di scontro di gruppi di interesse contrapposti, esprimentisi nei partiti; una società dinamica, in cui i ruoli vengono continuamente messi in discussione, una società aperta e competitiva. A questa concezione del mondo se ne può contrapporre un’altra, quella di una società organica, che coltiva le proprie tradizioni, che rispetta i ruoli, che considera come grandi valori la coesione e la solidarietà, non la competizione, valori di cui è portatore uno Stato etico che ripudia la finzione della neutralità. Un partito che esprimesse questa concezione alternativa dovrebbe essere escluso dalla competizione elettorale nei sistemi democratico-parlamentari, o, se ammesso, non dovrebbe comunque essergli consentito di prendere il potere, perché potrebbe imporre poi criteri di selezione delle élites diversi da quello elettorale pluripartitico.
I fatti dicono che le cose stanno effettivamente così. Quando i fondamentalisti islamici vinsero le elezioni in Algeria, le elezioni stesse vennero invalidate, con la conseguenza di una sanguinosissima guerra civile. Dopo la vittoria elettorale di Hamas, la striscia di Gaza è stata sottoposta ad assedio e affamata, dagli israeliani ma anche dagli egiziani timorosi del contagio del modello islamista, per spingere Hamas a sparare i suoi petardi e dare così il pretesto per eliminare i risultati sgraditi di quel voto ai bombardieri, agli incrociatori e ai carri armati già pronti da tempo. Quando il partito islamico di Erdogan ha vinto in Turchia, i militari si sono subito affrettati ad avvertire che non avrebbero tollerato riforme che andassero verso un organicismo islamista, pena un colpo di stato. Quando partiti filo-russi, sospettati anche di nostalgie comuniste, vincono le elezioni in Serbia o in un Paese dell’ex Unione Sovietica, gli osservatori internazionali spingono a grandi manifestazioni di piazza per invalidare elezioni dichiarate non democratiche, in concomitanza con le minacce da parte delle istituzioni finanziarie internazionali di tagliare i crediti e gli investimenti di capitale. Quando una nazione europea vota contro l’adesione  a una comunità di banchieri e di burocrati, le si fa ripetere il voto finché un elettorato stanco ed esasperato non si decide a dire sì.
La politica non è matematica, per cui può succedere che dei calcoli risultino sbagliati. Così ci si rassegna alla vittoria elettorale di un Chavez pensando di poterlo liquidare successivamente. Si tratta semplicemente di eccezioni che confermano la regola.
La regola è questa: possono vincere le elezioni soltanto partiti che si riconoscano in una certa concezione generale della società. Partiti realmente alternativi possono giungere al potere soltanto con un duro scontro, anche armato. Lo Stato neutrale e la competizione elettorale che garantisce a tutti i partiti di giungere al potere per via pacifica e legale sono soltanto ideologia come falsa coscienza. Ideologia che copre la realtà di uno Stato che mette il suo apparato repressivo e manipolatore delle menti al servizio degli interessi consolidati. Il buon vecchio Marx non sempre aveva torto.

Luciano Fuschini
Commenti
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admin (Super Administrator) 20-01-2009 00:30

Il primo commento lo faccio io. Concordo con la tesi di fondo di Fuschini, che ha tutte le ragioni per stigmatizzare la democrazia che molto poco democraticamente mette ai margini chi democratico non è. E Marx aveva visto giusto, quando descriveva l'ideologia dominante come l'autorappresentazione del gruppo al comando. Tuttavia, quando contrappone alla società falsamente democratica un'idea organicista, non lo seguo più. O meglio, lo seguirei se mi indicasse in modo meno vago i contorni di tale organismo: magari potrei ritrovarmici (ok la cooperazione al posto della competizione, ad esempio). Lo Stato etico di hegeliana memoria - ripreso in Italia dall'attualismo gentiliano - tradotto in forma moderna si è risolto in una statolatria di massa (fascista, nazista o comunista che fosse). Per me la democrazia odierna è uno Stato etico, anzi è il peggiore degli Stati etici, perchè inculca il suo verbo unico nel modo più viscido che sia mai stato inventato: la mercificazione dell'anima, la vita ridotta a consumo. Ma per me va battuto lo stretto sentiero che permetta un nuovo ordine sociale ed economico e al tempo stesso un'ampia libertà individuale (e secondo me la quadra forse la si trova nel ridurre l'esercizio del potere alle dimensioni più piccole possibili, in un sano localismo). E' quel realismo che io mi sento in dovere di consigliare a chi si professa antimoderno.
a.m.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 21-01-2009 12:36

Alessio la tua critica penso sia dovuta ad un errore filosofico commesso da Luciano Fuschini che ha equiparato la concezione organica della società allo stato etico di hegeliana memoria (ma anche di fichtiana memoria).
Infatti se è vero che lo stato etico ha in se dei principi organici e anche vero che esso contiene in se l'idea di stato di Rousseau e della rivoluzione franacese (che fichte e hegel non negano ma superano dialetticamente coniugandola appunto con forme di organicismo).
Per questi motivi l'idea di stato etico è inacettabile e come ha sottolineato Alessio contiene in se i germi deleteri di nazismo e comunismo, appunto perchè non rifiuta i precetti di Rousseau e della rivoluzione francese che come giustamente sostiene De Benoist sono una delle radici della degenerazione dello stato moderno.
Il vero organicismo è appunto quello, e qua Luciano Fuschini dice bene, delle società tradizionali come ad esempio quelle islamiche che io non confonderei però con forme di governi filo-socialisti o filo-comunisti per quanto esse insieme a forme di tipo "socializzatrice" siano in un certo senso migliori del liberismo. Queste forme però nascondono dietro l'angolo il pericolo della degenerazione totalitaria, per cui sono come dice Alessio da rifiutare.
Spero di essere stato chiaro e non troppo pedante.

Alberto
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