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19 febbraio 2009
 

 
C'è caudillo e caudillo. Con questo termine dispregiativo viene definito dall'arena dei media occidentali il leader bolivarista del Venezuela, Hugo Chavez. Lunga vita al Comandante: dopo la bocciatura dell'anno scorso, il referendum per abrogare il limite di candidabilità dopo due mandati per le maggiori cariche elettive del paese sudamericano, è stato vinto dal partito rosso del presidente. Che ora potrà correre per farsi riconfermare praticamente ad aeternum, morte permettendo.
Teatrale, autocratico, logorroico come il suo amico Fidel Castro (il discorso che tiene ogni domenica sulla tv di stato venezualana dura dalle cinque ore in su), Chavez non è un dittatore, come la stampa internazionale lo dipinge per screditarlo. Si sottopone regolarmente alle elezioni, e a Caracas esiste un'agguerrita opposizione foraggiata dalla Confindustria locale e dagli Americani. Ostili, questi ultimi, alla politica neo-socialista del colonnello, sempre issato sulla poltrona presidenziale con percentuali altissime, a dimostrazione del reale sostegno popolare di cui gode, specialmente nei ceti più bassi. Un consenso, certo, basato in gran parte sulla statalizzazione del petrolio, prima fonte di ricchezza del Venezuela. Di qui la demonizzazione occidentale del suo governo, che ha messo i bastoni fra le ruote alle multinazionali petrolifere fra cui la nostra Eni. Ma un governo, va detto perchè nessuno lo ricorda, che fra le misure a favore della sanità pubblica, dell'istruzione di massa, della ridistribuzione della ricchezza ai poveri, ha varato una legislazione che riduce l'orario di lavoro. Prima l'uomo, poi l'economia.
Anche in Italia abbiamo i nostri caudilli. Di tutt'altra pasta, però. C'è il caudillo nano Silvio Berlusconi, spergiuro e corruttore (persino di teste processuali, come ha dimostrato la sentenza sul caso Mills). Uno che ha la piccolezza di un dittatorello di periferia bergamasca, tutto preso dalla difesa del suo impero economico-mediatico, ossessionato dall'immortalità, manipolatore del parlamento e delle leggi per tutelare sè stesso e i suoi accoliti dai tribunali, volgare censuratore di utili strumenti come le intercettazioni solo per pararsi le chiappe contro quelle che riguardano lui e il mondo dei colletti bianchi. Un uomo di una bassezza morale e di una miseria politica senza eguali nella storia d'Italia.
Ma è in buona compagnia. S'è dimesso dalla segreteria del Partito sedicente Democratico il più triste, vuoto e inconsistente capo che la sinistra (?) italiana abbia mai avuto: Walter Veltroni. Un ectoplasma che ha fondato un partito aereo, nel senso che è pieno di aria fritta. E come l'aria è volato via, foglia morta senza ideali nè idee. Alle prese con mille "cacicchi" locali, ognuno satrapo di comitati d'affari nei Comuni targati Pd, il Kennedy all'amatriciana ha avuto uno scatto di dignità? Speriamo per lui. O forse sarà solo una mossa tattica per tornare in groppa a un cavallo allo sbando, lacerato fra fazioni prive di un minimo di contenuto progettuale, politico, ideologico (ops, troppo pretenzioso questo aggettivo...). E lui che la smena ancora, nel giorno dell'ennesima sconfitta, col partito "nuovo". Nuovo? Pappa e ciccia con l'alter ego del PdL , il Pd è stato e continuerà a essere, Walter o non Walter, l'altra stampella di quel malato grave che è il sistema politico italiano. Tenuto in vita col sondino del "bipolarismo" fra Destra e Sinistra, voluto e benedetto dall'establishment finanziario il cui uomo-simbolo è il trasversalissimo salvatore degli interessi Fininvest e dei debiti del Pci-Pds, il banchiere andreottiano ora numero uno di Mediobanca, il bancarottiere Cesare Geronzi.
Diciamolo pure: noi andremmo a votare, sì, solo se si presentasse un Caudillo con la "c" maiuscola, anti-capitalista, no global e difensore della propria terra dalla longa manus americana. Uno come Chavez. Salvo poi criticarlo spietatamente, perchè ci teniamo a quella cosa chiamata Libertà. Vituperata e sbeffeggiata molto più da noi, nel liberaldemocratico Occidente (guardate il video qui sopra),  che non in Venezuela.

Alessio Mannino
Commenti
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Pucciarelli (Registered) 19-02-2009 18:20

Ottimo articolo.Condivido in toto.
Shardana (Registered) 20-02-2009 13:03

Condivido in toto. In molti sostengono che il Venezuela di Chavez non sarebbe pienamente democratico perchè il mantenimento del potere si basa sullo stretto rapporto che intercorre tra lo stesso Chavez e l'esercito. Se questo discorso in astratto può anche essere giusto, vorrei ricordare che se così non fosse Chavez avrebbe già fatto la fine di Allende. Se in sudamerica non esistono democrazie compiute nel senso occidentale ciò è dovuto esclusivamente all'ingombrante presenza del vicino a stelle e striscie.
amugnolo (Registered) 21-02-2009 10:14

Per fortuna in America Latina non essiste la cosidetta "democrazia compiuta".
Questo permette a uomini che hanno volontà di fare, di governare il proprio popolo avendo tra l'altro il consenso dello stesso.
Poi, magari, si puo andare analizzare quanto viene fatto.
Chavez sta facendo bene, sta sottraendosi dalla schiavitù dell'imperialismo mondialista che in questa epoca si nasconde dietro la bandiera a stelle e strisce.
Auspico anche per noi europei, meno democrazia e piu volonta di combattere contro il nemico dell'uomo.
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