10 aprile 2009 Per una banca di comunità Intraprendere una battaglia senza quartiere contro le banche pensando che questo possa rovesciare il sistema nel suo complesso come ci auguriamo spesso anche da queste pagine, è infantile. Eludere questo specifico bersaglio, però, equivale a tentare di uccidere un mostro evitando di colpirlo al cuore. E il motivo è semplice, intuitivo ancora prima che logistico e tecnico. Se da una parte, infatti, proprio dal punto di vista tecnico sono le banche e i grandi usurai a tenere sotto scacco la vita delle persone, è l'altra parte, ovvero quella prettamente sistemica, che va tenuta in considerazione per capire l'importanza di questo obiettivo: in un mondo governato dall'economia e dalla (falsa) moneta, è evidente che siano proprio "queste" banche e le funzioni a esse collegate a dover essere spazzate via dalla faccia della terra. Sui motivi principali di tale battaglia (perdita della sovranità monetaria, usura, leva finanziaria) non è il caso di tornare in questa sede. Chi legge ha già ben chiaro in mente il panorama di Bankestein. È in merito a un altro argomento, che può essere considerato anche come eretico, soprattutto in questo ambito, che vale la pena riflettere. Di per sé, il concetto di banca, non è da escludere in toto. Non è la possibilità di guadagnare, se vogliamo anche di investire, a dover essere stigmatizzata. Quanto i sistemi con i quali lo si fa e gli obiettivi che ci si pone nel farlo. Un artigiano che fa il suo lavoro a regola d'arte è giusto che venga retribuito. E se parte di questo guadagno viene immesso nella comunità, magari per soddisfare delle necessità strettamente pertinenti al territorio e agli abitanti dello stesso, dunque con obiettivi di prossimità e di miglioramento - attenzione: miglioramento, non crescita fine a se stessa - ebbene non si vede il motivo per il quale si debba dover fare a meno della moneta. Una banca - una vera banca - può benissimo essere il mezzo tecnico logistico per regolare tali flussi e obiettivi. Una banca legata al territorio, naturalmente. Agli abitanti che ci vivono. Una banca, diciamolo chiaramente, che abbia di fatto gli stessi obiettivi della comunità che serve. Di più: una banca che faccia parte essa stessa della comunità. Esattamente il contrario di quanto fanno le banche attuali: multinazionali che perseguono profitti privati, mediante merce (spesso astratta) della moneta stessa, a discapito della comunità che dissangua e con il monopolio assoluto della materia. Un cancro che divora la vita delle persone. Contro questo è giusto combattere senza quartiere, respingendo al mittente le accuse di "voler tornare all'epoca del baratto" che ci vengono mosse da chi, ignorante nel senso letterale del termine - ovvero colui che ignora - non essendo in grado di contrapporre argomenti pertinenti, si rifugia in questo artificio dialettico deprimente.
Valerio Lo Monaco
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