Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
La bandiera di Montanelli PDF Stampa E-mail
30 aprile 2009
 
 
Nel centenario della nascita di Indro Montanelli, con giusta ragione, tanti sono stati i ricordi e le celebrazioni dedicate all’illustre giornalista. La destra italiana, liberale e conservatrice, deve molto a Montanelli, che a lungo fu il suo più qualificato baluardo intellettuale e giornalistico, contrapposto per decenni alle debordanti sinistre degli anni di piombo con coraggio ed ostinazione. Complice lo sprezzante e polemico distacco avvenuto da Berlusconi e la concomitanza con l’attuale questione “censura”, anche la sinistra che Montanelli tanto avversò, oggi lo celebra, con comprensibile opportunismo ma poca coerenza, come un componente del proprio Pantheon. Tanta ecumenica celebrazione non credo lo avrebbe trovato contento, visto che in vita preferì sempre il confronto serrato, fino allo scontro, alle facili condivisioni. Montanelli ebbe tante qualità, e molti insopportabili difetti, come tutte le grandissime personalità. Non sarò io a ricordare le une e gli altri, peraltro noti a tutti, non avendo alcun titolo al riguardo. Mi soffermerò sulla definizione di “uomo libero” per eccellenza, evocata in questo periodo, che non condivido, e spiegherò perchè. Montanelli fu fascista fin dalla adolescenza, in maniera totale e viscerale. Fu un fascista ideologico, culturale, non un cittadino sostenitore del Governo o del Regime. Il suo distacco con l’idea fascista non avvenne per l’articolo sulla Guerra di Spagna o per quello “disfattista” su Panorama. E’ vero che fu espulso dal Partito, ma è anche vero che fu protetto fino al 1943 da Bottai, ministro fascista. Come molti italiani non ebbe il coraggio di presentarsi alla resa dei conti bellica con l’orgoglio dell’appartenenza ed il coraggio della scelta difficile e soccombente. Questa non è la mia opinione, ma è quanto lui stesso scrisse di quel periodo della sua vita. Nel 1955, in un articolo intitolato “Proibito ai minori di anni 40”, pubblicato su “il Borghese” edito da Leo Longanesi, Montanelli scrive: "Credevo di essere diventato antifascista, ma non era vero, ero soltanto un fascista strano e stanco, anticipavo di qualche anno l'Italia di oggi, smaliziata e utilitaria, degli italiani che non credono più. Entrai nella compagnia dei grandi scettici. Mai più mi sentirò come mi sentii allora, accanto a Berto (Ricci, n.d.r.), parte di qualcosa e compagno di qualcuno, voglio dire che mai mi ero sentito e mai mi sentirò giovane come in quegli anni e non solo perché ne avessi venti. Io sono fra i rassegnati, so benissimo che di bandiere non posso averne altre e l'unica che seguiterà a sventolare sulla mia vita è quella che disertai prima che cadesse. Ora che le commissioni di epurazioni non ci sono più, e quindi più non siamo obbligati a mentire per le solite ragioni di famiglia, forse è venuto il momento di rendere giustizia ai nostri venti anni e di riconoscere che essi furono migliori dei quaranta, e di dare ragione a chi morendo l’ebbe. Fummo giovani soltanto allora, amici miei". Commuove la cosciente ed impietosa autocritica e lo struggente ricordo della gioventù, ideale oltre che anagrafica, ed il pensiero di Berto Ricci, che Montanelli stimò come pochi e che ricambiò sempre il suo affetto, senza però apprezzare le sue scelte: “Indro Montanelli avrebbe dovuto essere con noi. Non c'è perché gli piacciono i luccichii, gli piace vivere nella culla di quella grassa borghesia lombarda che gli dice “quanto sei bravo”. Farne l’uomo libero per eccellenza, anche alla luce del suo giudizio su sé stesso, appare una forzatura che sminuisce i suoi reali meriti e le sue indubbie qualità. Altri furono, in quel fratricida e tragico contesto, gli uomini liberi e gli eroi, dell’una e dell’altra parte, che “morendo ebbero ragione”, ma tra questi non vi fu certo il Grande, per altri meriti, Indro Montanelli. La realtà, alcune volte, è più bella, delicata e commovente della retorica.               

Marco Francesco De Marco
Commenti
NuovoCerca
mazza25@interfree.it
Fabio Mazza (Registered) 01-05-2009 15:55

A mio parere il titolo di uomo libero Montanelli lo meritò ampiamente per il suo atteggiamento durante momenti cruciali della vita pubblica di questo paese.
In primis quando, in periodo di imperante conformismo sessantottino e rivoluzionario, si pose non solo come baluardo, ma anche come voce discordante nell'allora quasi unitario coro.
Non solo.
Quando la "sbornia" sessantottina passò, e gli italiani che erano stati guarda caso nella stragrande maggioranza "compagni", rivoluzionari, e ahimè anche terrorisiti in molti casi, entrarono tutti sorridenti nel sistema che per anni avevano combattuto e la cultura berlusconiana divenne un comodo lasciapassare per avere una vita comoda, Montanelli fece una forte scelta di onore e di coerenza.
Criticò l'italietta che si stava delineando, un paese misero, corrotto, senza morale e valori che non fossero quelli dell' "edonismo straccione", come la peggiore delle Italie che egli aveva, nella sua lunga vita, potuto vedere.
Lo fece mentre era direttore del "giornale", appena acquistato dal gruppo Berlusconi, e quando sarebbe stato molto facile e conveniente idolatrare, come molti fecero, il nuovo "uomo forte" della politica italiana.
Quindi i "turbamenti del giovane Indro", che disilluso da un regime, quello fascista, che aveva alla fine mostrato ciò che realmente era, e di un duce che aveva dimostrato in fondo di che pasta fosse fatto, decise di "saltare il fosso" io non le vedo come atto di pusillanimità, ma come la conferma, ancora una volta, della libertà mentale di un uomo che fu, come spesso dovremmo essere anche noi, ribelle, in una certa misura, anche a se stesso.
tristram19 (Registered) 01-05-2009 18:10

Fabio, mi sembra che di fronte alla confessione sconsolata di un uomo rassegnato e scettico, come lui stesso dice, c'è poco da reinterpretare.
Qui c'è il cuore messo a nudo di Montanelli che parla anche troppo chiaro. E forse è un ribelle come dici tu, ma un ribelle pentito di aver preferito la notorietà alla dignità.
Fabio Mazza (Registered) 01-05-2009 21:38

Io non sto reinterpretando.
Semplicemente Noi chiamiamo uomo libero Montanelli, per la sua libertà mentale, dimostrata in più occasioni.
Per quanto riguarda i rimpianti, è normale che un vecchio abbia malinconia dei suoi vent'anni..in qualunque periodo li abbia vissuti.
E probabilmente con il senno di poi Montanelli si sarà chiesto se era peggio l'italia del Duce, dittatura dichiarata, o la "demcrazia" delle lobby e dei gruppi di interesse, l'italia delle stragi e della doppiezza..ecc ecc..
Per il resto non credo che nessuno di noi possa dire con certezza cosa intendeva Montanelli..
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 02-05-2009 17:43

Bell'articolo, soprattutto le ultime parole: "La realtà, alcune volte, è più bella, delicata e commovente della retorica."
admin (Super Administrator) 04-05-2009 00:28

Ridurre il senso dell'esistenza di Montanelli, varia e contraddittoria ma sempre adamantina quanto a spiritaccio libero (sì, lo ribadisco) ad un ricordo autobiografico, mi pare fargli un torto più grande di confezionargli i pistolotti commemorativi, che pure ci stanno data la grandezza dell'uomo.
Montanelli, semplicemente, seguiva la propria coscienza più di ogni altra considerazione. Quando questa, da giovane idealista, lo portò ad abbracciare il fascismo, fu fascista. Quando gli dettò il distacco dal fascismo in seguito ad una profonda e lucida disillusione sul Duce e sul Regime, passò alla fronda e poi all'antifascismo vero e proprio. In tempi non sospetti, basta rileggersi la sua vita. Bottai lo protesse come fece con altri intellettuali non allineati.
Nessuno, inoltre, ha mai scritto che era un eroe. Ma bisogna per forza tirare sempre fuori questa categoria, che diamine?! E' stato il miglior giornalista italiano del Novecento, e dovrebbe bastare.
a.m.
aragorn (IP:79.15.249.41) 04-05-2009 11:07

La grandezza di Montanelli sarebbe stata minore se non avesse, non senza uno sforzo evidente, scritto parole sferzanti su se stesso, dimostrando una lealtà postuma, diremmo alla memoria, che allo stesso tempo evidenzia dei limiti e dei compromessi ingombranti.
Scrive: "Io sono fra i rassegnati, so benissimo che di bandiere non posso averne altre e l'unica che seguiterà a sventolare sulla mia vita è quella che disertai prima che cadesse". La parola diserzione è forte, ma anche l'affermazione di perennità ("che seguiterà a sventolare") non lascia scampo ad interpretazioni.
"Ora che le commissioni di epurazioni non ci sono più, e quindi più non siamo obbligati a mentire per le solite ragioni di famiglia". Un uomo libero non mente, soprattutto per quelle "ragioni di famiglia" invocate da italiani di terz'ordine alla Alberto Sordi. "Tengo famiglia" è l'espressione
piccolo borghese che impedisce di affrontare seriamente le questioni ideali, perchè è risaputo che esse portano con sè gravi pedaggi esistenziali.
Se una persona pretende di essere un uomo libero, ovvero disposto a tutto per difendere le proprie idee, che per me si può chiamare eroe ed in alcuni casi anche martire, non invoca questioni di opportunità che segnano appunto il limite tra l'uomo comune e l'uomo libero, tra l'eroe ed il pavido.
Per il vero Montanelli non pretese per sè la definizione di "uomo libero" che è postuma ed è opera di suoi ammiratori, ma non sua. E' stato il miglior giornalista italiano, e chi lo ha messo in dubbio, e questo dovrebbe bastare a cosa? Ci sarà stato il miglior scultore ed il miglior avvocato del Novecento, sono "uomini liberi" anche loro per questo? In fondo quello del giornalista è solo un mestiere come altri, anche se, come dicono loro stessi, " è sempre meglio che lavorare".
Fabio Mazza (Registered) 04-05-2009 12:57

La definizione di eroe l'avete messa voi.
Nessuno dice che Montanelli è stato un eroe.
Abbiamo parlato di uomo libero, per intendere che non si piegò alla mentalità contingente della massa e alla convenienza del momento, per restare fedele alle sue idee.
Ripeto, a mio avviso la frase estrapolata era una contestazione del fatto che, in fin dei conti, l'italia repubblicana non era poi molto migliore del regime appena lasciato, e anzi forse peggiore, perchè nascondendosi dietro le parole "democrazia" e "popolo", perpetrava come sempre l'arbitrio di lobbies di potere e di furbetti, sul generale interesse della comunità.
Se però volete a tutti costi contestare che Montanelli, da fascista, passo dall'altra parte alla fine del ventennio, perchè nel vostro immaginario avete, giustamente, l'immagine del sacrificio supremo e di una coerenza portata alle estreme conseguenze (che a volte non è una virtù, ma dimostrazione di fanatismo e ottusità), va bene.
Ma non c'entra nulla con il concetto di uomo libero che intendiamo noi.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (IP:143.225.11.133) 04-05-2009 15:11

Non è questione di coerenza fanatica e ottusa, ma molto più semplicemente di istinto, la cui sostanza non cambia e ne sei cosciente: sei cosciente che per quanto le idee possano cambiare e per quanto certe scelte politiche non le si condivida più, lo spirito di base che ti ha caratterizzato dal principio resterà per sempre, oltre la politica, oltre le etichette. Puoi nasconderlo, mascherarlo, cambiargli nome.. o puoi semplicemente accettarlo e palesarlo serenamente, senza doverti sentire un ladro per questo, se non nei confronti dello spirito stesso, che ad un certo punto hai disertato e lo sai.
In queste parole non vedo la ricerca della coerenza, ma l'accettazione del proprio destino.
Che sia o non sia atteggiamento da eroe e da uomo libero è opinione soggettiva, ma quel che a me sembra essere dato oggettivo è che questa è (come diceva De Marco) la realtà: bella, delicata e commovente. E questo aldilà di ogni pretesa di eroismo.
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >