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Modernità del paganesimo PDF Stampa E-mail

26 giugno 2009

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L’edificio monocratico impastato dalle due sovversioni storiche, il Cristianesimo e il Giacobinismo, si sta sgretolando davanti agli occhi del mondo in un caos senza nome. Quello che doveva essere il suo capolavoro, cioè la globalizzazione e l’imposizione universale dell’obitorio egualitarista, anziché il finale trionfo della dissoluzione cosmopolita, come nei sogni di tutti i traditori del genere umano, potrebbe impercettibilmente trasformarsi nel suo contrario: la rinascita delle tradizioni di stirpe. Lenta ma inesorabile. C’è da giurarci che ci sarà, prima o poi, un momento in cui i sovvertitori verranno a loro volta sovvertiti dai veri rivoluzionari, cioè da coloro che intendono ricostruire l’Origine con mezzi attuali e armi moderne: i neo-pagani.
Essi sono i politeisti, i pluralisti, gli anti-globalisti, i relativisti, i comunitaristi e i sostenitori delle nuove patrie nazionali. Sono quelli che alla monocrazia liberale, progressista, neo-giacobina e neo-cristiana oppongono il differenzialismo dei popoli, il particolarismo delle culture etniche (tra cui, ovviamente e in primis, quelle europee) e la tradizione popolare come unico e potente antidoto al dominio dell’internazionale degli usurai e dei “moralizzatori”.
Ciò che è pensiero debole, pacifismo, buonismo, orrore eunuco per lo spirito di lotta, diffidenza per il conflitto, paura della gioia del sacrifico e odio per tutti i momenti più adrenalitici della vita, ciò che è rinuncia, colpa, espiazione, e al tempo stesso, rapina di anime e di ricchezze, può essere abbattuto soltanto da una forza maggiore e contraria: l’istinto pagano di potenza individuale e comunitaria.
La guerra giacobino-vaticana alla nobiltà dell’uomo differenziato è una guerra al multiforme nel nome dell’omologato. E’ la guerra dello schiavista all’uomo libero, all’uomo di rango. La costante insidia di demolizione portata ai popoli dai catto-liberal-progressisti è un odio inconfessato per l’uomo qual è, nel desiderio di trasformarlo in un animale supino e impotente, belante buoni sentimenti ma avido di sfruttamento e corroso dalla voglia d’usura.
E più il cristianesimo si sfalda, più il suo codice moralistico chandalico si rafforza; più il disegno post-comunista si nega identificandosi nel liberismo, più il sogno messianico puritano-bolscevico si realizza. La globalizzazione è davvero la realizzazione di tutte le notti insonni dei cosmopoliti e dei malati di universalismo, gli intolleranti e i violenti con la vocina pretesca tipica dell’ingannatore.
La globalizzazione mercantile e finanziaria è la realizzazione della bolscevizzazione universale promessa agli uomini, come una maledizione biblica, da tutti i riformatori del genere umano, da tutti quei criminali febbricitanti di un amore che, a occhi rivoluzionari e quindi tradizionalisti, è sempre somigliato sinistramente a un odio dilagante e a una smania etnocida di “guarire” e “rieducare” il genere umano con le buone o con le cattive.
Ma la globalizzazione neo-cristiana e vetero-bolscevica vuole sempre e ancora di più e di più, fino a svellere i popoli e le etnìe dalla faccia della Terra. Massacri programmati, pulizie etniche guidate dai finanzieri, stermini tribali eterodiretti: ancora un passo e saremo alla finale resa dei conti fra snazionalizzati apatridi che hanno il potere e comunità popolari, che con gli istinti difendono la vita.
Dove finisce l’individualismo libertario, lì inizia davvero la volontà di vita. L’asfissiante predica sui “diritti” è il miglior argomento a favore dei totalitarismi dell’Utopia gestiti dal prete universale: puritano, cristiano, ebraico, giacobino o liberale che sia. In realtà, non di diritti “umani” e “universali” si sente il bisogno, ma di saperci vedere da vicino.

La terra, il “prossimo”, il senso del limite e del circoscritto, il rispetto dei ritmi atavici e naturali della convivenza, l’amore per il simile e per colui che con-vive lo spazio geo-storico del nostro destino, questi sono argomenti pagani. Sono tutte cose che sarebbe facilissimo far vivere a lato dell’alta tecnologia e dell’alto livello materiale di vita. E’ solo l’ideologia industrialista che mistifica i rapporti e che, con la sua fobica ossessione del progresso, confonde il macchinismo con la società umana, la tecnica con la techne, bruciando quindi alle spalle dei popoli tutti i ponti su cui scorre l’organico confronto con la dimensione del con-vissuto storico.
La comunità vivente è quella che respira la vicinanza, che sa guardarsi negli occhi e vivere le cose dimensionate
. Altro che “universo”! Dov’è l’Universo? Dov’è l’Umanità? Non conosciamo l’Universo, conosciamo luoghi, patrie, la terra. Non conosciamo l’Umanità, conosciamo uomini del popolo. Il paganesimo insegna a saper guardare la zolla, le stelle, la casa, la cima dell’albero, i tratti del figlio, dell’amico, a vibrare di intimità con il suolo patrio e con le cose della vita associata, misurata sull’uomo, autentica e delimitata. Il paganesimo è la devozione al luogo e all’uomo che vive il suo spazio nel suo tempo, cose e spazi reali, tangibili, non fiabe universali. I non-luoghi e i non-tempi, le u-topìe e le u-cronìe che sfaldano il cuore e i rapporti sociali sono la negazione di tutto ciò che è umano. Paganesimo è presenza palpabile della multiformità, è quindi sovrana accettazione dell’Io e del Noi, è coltivazione dell’identità nostra e dell’altrui, è la presenza sacrale che si aggira ovunque, è energia psichica, Anima Mundi. E’ la religiosità della vita in ogni suo aspetto, giusto o ingiusto che appaia: poiché il giusto e l’ingiusto in natura non esistono.
Dopo che Dio è stato dichiarato morto, rinascono gli Dèi. Nietzsche aveva profetizzato ciò che la stessa “teologia radicale” ha poi ratificato con un certificato di morte presunta. E’ stato quando la Chiesa cattolica, da clericale è divenuta laica, da religione è divenuta associazione umanitaria, da roccia di fede è divenuta centrale finanziaria, potentato politico. Il Dio assoluto della mentalità desertica, spaziale, senza limiti, il Dio globale, voleva darsi al delirio fuori del suo tempo e del suo spazio, ha ottenuto armi per distendersi sul mondo ed è stato imposto proprio dai suoi stessi adoratori come sovrano Iddio nichilista. Gettatosi nell’orgia del denaro e in tutto ciò che rende possibile quest’orgia: l’ideologia libertaria cosmopolita fondata sul pregiudizio egualitario.
La bolscevizzazione liberista del pianeta è il costo umano imposto dal fallimento del cristianesimo ecclesiastico; macchinizzazione dell’uomo, omologazione universale, riduzione degli uomini ad un unico “tipo”, sparizione dell’eroismo mistico: queste alcune delle tappe attraverso le quali Dio è stato barattato col sotto-potere dei ricchi.
Ma il paganesimo ha un “genio” immutabile che va oltre le epoche. E questo suo “genio” ha il pregio di essere occulto, protetto da un’arcaica capacità di velamento, che lo rende immune dall’inattualità. Il paganesimo è sempre attuale. Ha vissuto per due millenni sotto l’incrostazione cristiana, nella devozione popolare, nelle figure dei santi patroni, nelle piccole superstizioni che sono frammenti di arcaismo, nei luoghi sacri invasi dalla profanazione, nella magica percezione del cosmo, nell’amore per la finitezza del luogo, nella sacralità della genealogia umana. Poiché pagana è la vita, pagana è la natura, pagane sono le sue leggi. L’unico battesimo che ci accoglie alla nascita, ovunque siamo e chiunque siamo, è il nostro sangue che ci circola nelle vene. La voce degli antenati e quella dei più lontani eredi. Paganesimo.
Chiunque volesse oggi pensare l’unica e vera cultura dell’antagonismo, non potrebbe non immaginarla pagana, cioè estesa all’opposizione più radicale possibile verso il feticcio pacifistico-egualitarista delle massonerie internazionali.
La via etnica del pagano particolarismo delle stirpi e delle culture passa per il riconoscimento che anche il nostro è un retaggio etnico. Che anche l’Europa ha bisogno di essere protetta contro le infiltrazioni e le letali contaminazioni dell’Occidente. Che di quanto questo è tramontato da un pezzo, sotto il peso dei suoi inganni universali, di tanto l’Europa è destinata a conoscere una nuova alba di resurrezione partendo dalle proprie radici. Quando l’Atlantico tornasse a fungere da benefica barriera verso il torbido ignoto (nel senso che non vogliamo più conoscere, “far nostra” la vorace e implacabile sub-cultura di tutte le disintegrazioni), l’Europa potrebbe di nuovo veder scorrere nelle proprie vene il sangue vivo che le proviene dalla più remota antichità, dalle radici più profonde, dalle memorie più salde: tutte promesse e garanzie che ci aspetta ancora un futuro. Il nostro.
Il crollo inclinato e accelerato del cristianesimo, il suo scivolare lungo la diagonale dell’autodistruzione, sono l’evento epocale che disseppellisce le nostre origini. L’opera di macerazione portata avanti dalla Chiesa è duplice: individuale, con l’affidare la persona alle turbe della colpa inespiabile e del pregiudizio redentorio; collettiva, nel senso di corrodere, lacerare e abbattere ogni senso di fierezza che è naturalmente nell’appartenere.
Compito secolare di quella teocrazia travestita da satrapìa orientale è stato sempre iniettare il veleno dell’odio di sé…alla caccia di sempre nuovi territori culturali da stuprare… l’evangelizzazione del mondo è stata la prima, tremenda minaccia storica che la globalizzazione aveva antenati biblici, evangelici… che è un destino teologico, una necessità religiosa, una fine fisica dell’uomo reale e un macchinoso, irreale fastigio teologale: una “Città di Dio” sta infatti prendendo forma sotto i nostri occhi, ed essa ha l’aria di imporsi come una fantastica Metropoli del Caos, in cui i popoli, uno dopo l’altro, gettati nella fornace della Cosmopoli cessano di vivere partorendo nella decomposizione la plebe planetaria, il gregge universale, la massa gelatinosa del Nulla antropologico, finalmente…il “popolo di Dio”, ottenuto col rimescolamento alchemico delle differenze e la riuscita della formula universale: il servo di Dio, eccolo, l’uomo-servo che non ha più un nome proprio ma, come fosse un reperto ignoto del mondo animale, ne ha solo uno per tutti: “l’uomo”…, questo esser-nulla di cui tutti sentono il bisogno di parlare, perché non esiste.
La bolscevizzazione universale ottenuta con l’accoppiamento tra neo-cristianesimo e finanza mondiale otterrà il suo scopo soltanto se l’Europa ucciderà se stessa nel grembo della propria terra. La stregoneria che sta facendo a pezzi l’identità cancella pezzo a pezzo tutti i segni della diversità che sono incisi sulle appartenenze. Il vedere l’uomo non come un essere di per sé, che ha una storia, che vive un modello, un senso, una cultura, che si abbevera a codici innati, a inquadrature sul mondo che sono figlie di un percorso, ma come una monade cieca, che vaga nel cosmo, che è desolazione e solitudine: questo modo di vedere l’uomo spogliato, nudo, miserabile, anonimo, è la lotta finale dell’universalismo contro il gene pagano che nasce per grazia naturale con ognuno di noi, alla nostra nascita.
Musica, danza, festa, odore e sapore dei luoghi, amore per la bellezza tragica della vita, ricordo dolce del passato ancestrale e volontà tenace di costruire il futuro tra simili che vivono il ri-conoscersi di ogni giorno. Il paganesimo non è una religione, non ha dogmi, non conosce libri da inculcare, non è istigazione, non odia, non ha e non vuole avere colpe o peccati da distribuire a schiavi da redimere. Il paganesimo, come diceva Nietzsche, “è il semplice dire sì alla vita”. Per questo pensiamo che, quando il guscio vuoto della modernità lascerà cadere la maschera della persona - il “cittadino del mondo”, la “gente” - si potrà tornare a vedere in tutto il suo lucido profilo la personalità: l’uomo fatto di cultura, di identità, di storia e di destino. E questo tipo di uomo è il popolo.

Luca Leonello Rimbotti
www.mirorenzaglia.org

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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (IP:87.19.32.104) 26-06-2009 11:44

Un piccolo capolavoro di letteratura, ma sul contenuto ci sarebbe molto da discutere. Il paganesimo non sopravvive solo nel culto dei santi e nelle piccole superstizioni. Paganesimo è anche idolatria, quella stessa che fa diventare oggetto di culto attori, cantanti, divi dello sport, capi politici. Ma soprattutto bisogna essere sempre vigili quando, parlando di recupero delle identità, si rispolvera il paganesimo in un confuso miscuglio fra Nietzsche ed Evola. Ci sono delle grandi cesure nella storia. Una fu l'avvento del cristianesimo. Un'altra, nefasta, fu la modernità illuminista. Oggi la crisi irreversibile del mondialismo liberal-social-democratico e le migrazioni sconvolgenti di popoli preparano un'altra grande cesura. Da questi sconvolgimenti non si esce riproponendo improbabili paganesimi, ma sforzandosi di riorientare il nuovo nel senso antimoderno, che non è né paganesimo né oscurantismo. L'Europa di domani vedrà la moschea accanto alla chiesa, un inevitabile meticciato che darà vita a realtà nuove. Dobbiamo lavorare per un'Europa in cui siano potenziate le realtà locali e la vita sia riorganizzata secondo ritmi di lavoro e costumi sociali diversi da questa modernità devastante, non rincorrere mitologie fumose e sterili.
aragorn (Registered) 26-06-2009 13:06

Non è più tempo di recuperare nulla. Senza cristianesimo non vi sarebbe stato giacobinismo e poi globalizzazione. La demonìa universalistica, cristiana, socialista e poi tecno finanziaria ha una radice comune. I Pagus, da cui deriva la parola paganesimo, sono i nuclei del mondo futuro. E con essi il Pater Familias al posto del prete, i Geni, i Penati, i Dèmoni e gli Dei, al posto di questa terribile entità desertica che tanta distruzione ha causato al mondo.
Quando questo mondo imploderà, se qualcuno prima non sarà in grado di distruggerlo, tornerà la normalità, che l'autore di questo magnifico pezzo ha voluto far coincidere con il termine paganesimo.
aragorn (Registered) 26-06-2009 13:09

Il "Pagus".
stediludo (Registered) 26-06-2009 14:37

L'articolo vuole esprimere un punto di riferimento, un orientamento generale di fondo. Ma non è detto, ovviamente, che sia l'unico, ovvero l'unico da cui guardare il mondo e contestarne gli esiti moderni.
Visto che poi oggi noi "antimoderni" siamo quattro gatti e la modernità avanza inesorabile e fagocita tutto, ad esempio io non credo sia il caso e il tempo di alzare barricate e fare battaglie anticristiane: ben venga il contributo delle istanze antimoderne che si levano sempre più anche dalla Chiesa cattolica e dal cristianesimo in genere, così come dagli ambienti più disparati, anche da quelli da cui mai ce lo saremmo aspettati, come gli ambienti di sinistra, o di destra e di ogni dove. Movimento Zero è nato per questo, per cercare, attraverso un nuovo trasversalismo, convergenze e possibili nuove sintesi. Insomma, antimoderni di tutti i paesi, uniamoci!
amugnolo (Registered) 27-06-2009 00:26

Quando inizia la modernità? E' questo il punto.
Inizia con l'avvento del cristianesimo, questa religione di importazione che, tra l'altro, nel corso dei primi secoli del suo avvento in europa ha dovuto immettere al suo interno santi e manifestazioni chiaramente derivanti dalla religiosità antica per "acquisire tifosi", o con la rivoluzione industriale?
A seconda della risposta che ognuno da a questa domanda ci si colloca in una determinata posizione rispetto alla modernità, e si guarda alla stessa identificando la sua sostanza nel pensiero che la crea o nelle sue manifestazioni storiche materiali e pratiche.
A seconda della risposta, ci si colloca in posizione rivoluzionaria rispetto a questo mondo oppure riformista. E stiamo attenti alla deformazione che hanno subito le parole: rivoluzione non è andare avanti sempre e comunque. Rivoluzione è l'azione che compie il sole, vitale per l'universo,per ritornare al punto di partenza da dove avrà inizio un nuovo ciclo con l'alternarsi delle stagioni, del buio e della luce, che ad ogni alba ci fà comprendere che è quella la "normalità" della vita che ritorna al di là delle incertezze e della confusione generate dal buio.
Certo che comprendere cio non ci da qui e subito la possibilità di avere il potere di governare le cose, ma sicuramente ci dona una chiara visione da cui far scaturire l'azione.

fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 27-06-2009 10:01

Andrea ha perfettamente ragione quando ci ricorda che rivoluzione può essere ritorno al punto di partenza per un nuovo ciclo. Tuttavia è decisivo riflettere su un punto: il paganesimo è un tipo di spiritualità; le spiritualità non nascono da un "voler essere"; sono il prodotto spontaneo di un certo modo di vivere, di un certo approccio con se stessi e con la natura, di un certo modo di produrre, in definitiva di una forma di civiltà. Noi possiamo adoperarci, ispirandoci al passato in quanto antimodernisti, per un altro tipo di società e di istituzioni, per un altro modo di produrre e di rapportarci con gli altri, non per stabilire quale spiritualità ne potrà scaturire. Chi vuole farlo con un atto volontaristico finisce come Bossi alle sorgenti del Po, in cerimonie paganamente grottesche.
kulma (IP:93.42.56.121) 27-06-2009 11:51

ammetto che ci sono degli spunti molto interessanti in questo post. anch'io sono molto attratto dal paganesimo e da l'estasi dionisiaca, in più essendo un individualista sono sempre stato contrario all'egualitarismo senza se e senza ma (anche se vengo da sinistra), imposto da "sacre scritture", che siano esse cattoliche o marxiste (per me non ha mai fatto molta differenza, i miei "amici" più ortodossi li ho sempre definiti "preti"). però ci sono alcuni punti di dissenzo che vorrei esprimere:

punto primo: come capita spesso in questo blog, si tende a immaginare il passato in modo troppo romantico. sembra esserci una sorta di barriera temporale che divide una società idilliaca (quasi un paradiso terrestre) da un vero e proprio inferno contronatura.

punto secondo: si attribuisce alla "globalizzazione neo-cristiana e vetero-bolscevica" stermini di etnie/culture e popolazioni. è verissimo, ma queste cose sono state perpetrate anche da movimenti identitari e nazionalisti.

punto terzo: si esaltano concetti (il "prossimo", il senso del limite e del circoscritto) tipici di culture apparteneti ad epoche passate in cui la popolazione della terra era enormemente inferiore di quella attuale.

punto quarto: non capisco bene cosa si intenda per bolscevizzazione liberista: mi sa un pò di ossimoro.

punto quinto: l'egualitarismo, attualmente, non esiste in nessuna forma e in nessun luogo (neanche negli ultimi paesei comunisti rimasti). non capisco perchè faccia così tanta "paura". ovunque ci sono forti differenze sociali, e i liberisti/capitalisti sono ben contenti di mantenerle, in nome della libertà (di arricchirsi a discapito altrui).

considerazione conclusiva (esula leggermente): non capisco tutto questo accanirsi in movimento zero (in alcuni post, non in tutti) contro concetti ritenuti frutto del degrado moderno: viene spesso esaltato il senso del limite, e condannata la libertà eccessiva, gli eccessi in genere, la piena espressione di sè senza alcun limite, come fossero il frutto della modernità. io, sinceramente, tutta questa libertà non la vedo. l'unica libertà che la democrazia moderna ti offre è quella di consumare. puoi esprimere te stesso, puoi darti ad ogni eccesso, purchè tu lo faccia entro i limiti imposti dalle mode e dal mercato (si veda ad esempio l'ostruzionismo che la società ha nei confronti dei rave party; in discoteca accadono le stesse cose, ma lì l'economia gira). inoltre la piena libertà (falsa, perchè ogni libertà si riconduce alla circolazione di moneta), viene concessa solo ai giovani (oppure a chi è veramente ricco), perchè una volta che tu hai raggiunto l'età adulta (può variare a seconda del percorso formativo che compi), ti devi inserire, uniformare alla massa, devi trovare lavoro (cosa aberrante) e fare famiglia/sposarti (lo so, la famiglia ultimamente tira di meno, ma in molti posti ancora è così), altrimenti sei fuori, sei uno sfigato, un reietto, un fallito. tutto comunque è finalizzato al consumo. chiaramente ti fanno credere il contrario, ti fanno credere che tu puoi esprimere realmente te stesso, che tu sei libero di fare quel che vuoi. ecco, io non capisco perchè a volte in questo blog si criticano questi eccessi, senza però privarli della loro falsità, quasi credendo alle menzogne della democrazia.
la lotta per i diritti civili, soprattutto ultimamente, non la condivido molto neanch'io, non perchè non la ritenga giusta, ma perchè credo che i diritti civili siano solo un ricatto con il quale la democrazia ti fa credere di essere libero.

antoniogentilucci@gmail.com
antonio.gentilucci (Registered) 27-06-2009 17:55

Faccio subito chiarezza, per correttezza: sono cristiano, inteso come persona che crede che duemila anni fa sia nato vissuto, morto in croce e infine resuscitato il Nazareno, e che abbia detto determinate cose.
Passo all'articolo:
Primo - non mi convince questo dualismo per cui il paganesimo era una religione rispettosa dell'uomo e dell'altro, mentre con il cristianesimo, infine spalleggiato dal progressismo illuminista, sia cominiciata la crociata verso la conquista del mondo. Ogni popolo "dinamico", anche nel mondo antico, ha sempre cercato di imporsi agli altri. Non mi risulta che i Romani, pur pagani, siano sempre rimasti dentro l'Urbe. Il concetto di Impero, ossia di dominio su popoli diversi, è antico.
Secondo - può anche darsi che il cristianesimo (e il mondo moderno, troppo frettolosamente messi sullo stesso piano secondo me) stia dissolvendosi.
Ma lo stesso è capitato al paganesimo, che ha avuto il suo epilogo, insieme con un mondo.
Terzo - Che alcuni valori dell'Illuminismo derivino dal cristianesimo è logico e inevitabile, visto che questo ha formato la stessa società da cui poi è emerso quello. Ma presentarli come d'amore e d'accordo in questi ultimi trecento anni, facendo finta di non vedere la guerra all'ultimo sangue che fin dalla fine del '700 illuminismo e cristianesimo hanno combattuto, e continuano a combattere, mi pare un po' forzato.
Mi è piaciuto molto invece l'idea dell'autore che non si possa imporre ora un paganesimo. Si può rivedere il modo di essere e vivere di una comunità, e la relativa spiritualità verrà da sé.
Fabio Mazza (Registered) 27-06-2009 19:49

Bellissimo articolo.
Faccio solo due appunti, che mi renderanno probabilmente impopolare.
Il primo: in questo marasma di paroloni, citazioni e esaltazione non sono riuscito ad afferrare la pratica..ossia qual'è l'obbiettivo e come si pensa di raggiungerlo.

Secondo: sono sempre stato affascinato dal paganesimo e anche dal neo-paganesimo. Sono un appassionato della storia e delle tradizioni italiche e romane, la mia "spiritualita" se cosi possiamo chiamarla, passa dal culto della terra, a quello degli antenati (ebbene si..ammetto di avere tra le mie aspirazioni la costruzione di un lariarum con statue di terraccotta), sono cresciuto con figure eroiche di riferimento come Catilina, Sertorio e Ezio..il culto dell'eroe non mi è estraneo, e rimpiango di non poter vivere e morire (la bella morte) per un ideale, come era possibile un tempo..
Detto questo, un conto è avere queste idealità, e questi punti di riferimento.
Altro e delirare su un possibile ritorno agli antichi culti della collettività. Ma come? Siamo in un paese che non sa più distinguere cosa è morale e cosa dovrebbe ripugnare un Uomo degno di tale nome..che ha eletto come divinità non il dio cristiano ma il denaro, il successo, e le scorcitoie come stile di vita..e pensiamo di far recuperare al popolo tale senso del sacro?
Per me sarebbe già tanto se la cosidetta "questione morale" trovasse ampia condivisione nel popolo, che si vergognasse della china disonorevole che abbiamo imboccato..
Quello sarebbe un primo passo, da li..una riscoperta di valori forti e condivisi, comunitari, di popolo e di stirpe..
Il resto, come diceva qualcuno..è letteratura..
amugnolo (Registered) 27-06-2009 23:46

Vedi Luciano, io penso invece che sia l'inverso: è un certo modo di rapportarsi alla vita e agli altri, una data forma di civiltà, ad essere espressione della spiritualità che ne è la sorgente. In questo sono d'accordo con quanto scritto nell'articolo che stiamo commentando.
Per precisare e chiarire meglio il mio pensiero, il mio riferimento al paganesimo (adottando questo termine con cui i cristiani chiamarono i nostri avi, per tacciarli essenzialmente di essere poco urbani, da pagus=villaggio) prende certamente spunto dalla spiritualità italica e romana in quanto piu vicine a noi dal punto di vista storico ed etnico, ma anche da tutte quelle forme di spiritualità che in definitiva avevano delle componenti essenziali comuni, e che hanno espresso civiltà geograficamente molto distanti tra loro, in continenti diversi, che noi conosciamo attraverso la storia, e che sono state soppiantate nel tempo attraverso la vocazione universalistica e l'evangelizzazione portata avanti dal cristianesimo e dal cattolicesimo.
Le civiltà antiche, per rispondere a dubbi espressi in altri interventi, non erano certamente il paradiso in terra, e vi si esprimevano i sentimenti, le pulsioni e le tensioni che fanno parte della vita. Semplicemente esse non avevano alla base quel ribaltamento dei principi e dei valori rintracciabile invece nel tipo di religiosità che si è imposta dopo.
Per cio che attiene alle "cerimonie" bossiane sul po, dico che si puo guardare la realtà senza osservare il riflesso prodotto da specchi deformanti(la modernità?), come tra l'altro ci insegna Platone.
Ma, ripeto, queste mie parole non vogliono riferirsi ad un aspetto immediato di prassi politica. Fermo restando, però, che l'azione politica ritengo debba scaturire da una visione originaria del mondo, che di originalità ne abbiamo ormai fin sopra i capelli.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 28-06-2009 11:08

Andrea, non sarà che ciò che tu e altri chiamate Paganesimo sia piuttosto Animismo? Una religione della Natura, degli elementi, degli antenati. Niente di male, beninteso, anche questa è una grande spiritualità. Al fondo c'è l'anelito di tutti a una vita diversa, più aderente ai ritmi naturali, più fusa col tutto. Continuo a pensare comunque che il profondo sentire comune che può produrre le spiritualità non è programmabile con una operazione cerebrale: o scaturisce dalla forza delle cose o è solo un relitto di altre epoche, senza vitalità propria.
Fabio Mazza (Registered) 28-06-2009 11:51

Il concetto che Luciano vuole esprimere è semplice a mio parere.
Non si può pensare di utilizzare schemi classici in toto. Ossia è possibile ispirarsi ad una certa visione del mondo..tenerla ferma..ma è inevitabile che ci siano delle evoluzioni, delle diversità di sensibilità e di rapporto con il "sacro".
L'applicazione pedissequa della spiritualità antica può trovare un seguito in una ristretta cerchia di iniziati (come per, restare in tema, erano i seguaci di Mithra), ma non è possibile auspicare un ritorno di massa a questo genere di spiritualità..
Infatti non esiste solo il bianco e il nero, ma esistono le sfumature.
Come scrivevo sopra non si può pensare di far arrivare questi concetti alti ad una massa, popolo o come volete chiamarlo, che in questo momento ha come divinità il denaro, il successo, e la vita comoda, senza prima fare un percorso graduale, di risensibilizzazione ai valori fondamentali dell'essere umano italico ed europeo,(ovviamete in una cornice relativista).
Non si può fare l'università se non si sono fatte le scuole medie..e questo concetto cosi semplice e, a prima vista superficiale, nasconde una grande verità, che molte persone che disprezzano certe battaglie giudicate "basse" dovrebbero rivalutare..
amugnolo (Registered) 28-06-2009 22:19

E questa è politica, e sono daccordo con voi che ci sono delle fasi graduali, e che giustamente esistono le sfumature. Vi ricordo, però, il punto di partenza, le tesi espresse da Rimbotti nell'articolo. Comunque la politica non è principio, e non lo è mai stato, ma conseguenza di una predisposizione ed una sensibiità spirituale che all'argandosi concentricamente genera una particolare cultura, etica, comportamenti ecc.
La politica espressa nella modernità non sfugge a questa legge.
Ritornando all'articolo, che affronta un argomento culturale di alto spessore, indica tra l'altro, la necessità di preparare i maestri e i professori che possano insegnare agli studenti avendo una preparazione adeguata ed una visione piu vasta e chiara. In quanto alla sensibilità popolare, anche l'adesione della gente a forme di paganesimo inserite nel corpo della chiesa cattolica quali santi, processioni, e aggiungo la venerazione per la madonna che puo essere vista tranquillamente come una trasposizione dei culti delle dee che governavano la vita nelle manifestazioni materiali, quale creazione e conservazione della stessa. Ed aggiungo ancora, le deformazioni attuali rappresentate dal divismo dell'attore o dello sportivo sono si rappresentazioni distorte, ma a saper leggere, indicano una sensibiltà popolare per il culto degli eroi che si divinizzavano, ovvero si ricongiungevano col divino, male indirizzata. Continuando su questa linea, possiamo cogliere questa sensibilità persino nella cerimonia leghista della raccolta delle acque del po.
Non credo assolutamente che sia pensabile riproporre pedissequamente modelli antichi di organizzazione politica e sociale, qui l'accento è posto sulle sensibilità e le capacità nostre di dare una base non semplicemente materiale-organizzativa alla nostra azione culturale e politica contro la modernità.
Per ultimo, la religiosità tradizionale non puo essere definita animismo O panteismo, pur essendoci in essa delle caratteristiche di quel tipo soprattutto per il popolo giustamente pui semplice, ma comunque, in questa visione, possiamo cogliere negli aspetti di contemplazione della organicità del mondo e della vita quale rappresentazione della potenza creatrice divina. Per questo basta leggere qualche buon libro sulla religiosità di Roma piuttosto che della Grecia, degli Iranici, Indù o pellerossa.
www.arcadianet.blogspot.com
simone.org (Registered) 28-06-2009 23:48

Sinceramente... va dritto al cuore. Questo potrebbe essere un programma di azione politica tradotto in poesia.
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