Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Che cos'è il bioregionalismo PDF Stampa E-mail

1 luglio 2009

Image

Giuseppe Moretti, Coordinatore della Rete Bioregionale Italiana, ha scritto per Movimento Zero quest'articolo per spiegare sinteticamente in cosa consiste il bioregionalismo, corrente culturale a sfondo ecologico, economico e sociale nata negli anni '70 nell'America del Nord, come risposta al nascente (e crescente) disagio dell'uomo globale verso il proprio sradicamento e la perdita di identità verso se stesso e verso il mondo circostante.

Ri-abitare il mondo in cui viviamo significa andare oltre i ‘confini’ che abbiamo tracciato, significa conoscere l’intreccio di relazioni che lega le nostre vite con l’ambiente che ci circonda. Significa pensare a noi stessi come parte interdipendente del mondo naturale, e, forse ancora più importante, sviluppare un senso del posto che sappia andare oltre il dogma dell’uomo signore e padrone del creato, e allargare invece il senso di comunità con tutti i viventi: umani e non-umani che siano. Il bioregionalismo è un tentativo per recuperare questo senso di appartenenza.
Le bioregioni vanno oltre i confini legislativi-politici, esse spostano la nostra attenzione sull’essenzialità del mondo naturale, e pongono la società umana nel contesto ambientale. Ma cos’è allora una bioregione? Una bioregione è una regione naturale della terra e si può descrivere con l’aiuto della climatologia, pedologia e fisiologia, o semplicemente seguendo gli areali di flora e fauna autoctona.
Ma l’esempio più immediato e semplice per dare un’idea di che cos’è una bioregione oggi, in un mondo sempre più livellato e banalizzato, è quello del bacino idrografico: un corpo unico definito dall’acqua, all’interno del quale le diverse caratteristiche biologiche e fisiche si influenzano e interagiscono a vicenda, man mano che il reticolo d’acqua scende dalla montagna, percorre le valli e poi si getta in mare. Le caratteristiche ecologiche determinano il tipo, la qualità e la quantità di risorse naturali esistenti nella bioregione, le quali a loro volta determinano le attività, gli scambi, le organizzazioni sociali e le culture umane. Detto questo, comunque, le bioregioni hanno confini porosi, nel senso che sono costantemente in cambiamento e costantemente in relazione con le bioregioni circostanti… e il pianeta terra.
Cosa significa oggi pensare in termini bioregionali, cosa significa pensare al proprio luogo in termini di sistemi connessi, in un momento in cui la moderna società tecno-consumista ha condizionato stili di vita, risorse e ricchezza della diversità biologica e culturale alle leggi del potere, mercato e convenienze?
Pensare in termini bioregionali significa innanzitutto ricuperare la nostra interezza come persone e cioè la capacità critica verso un sistema che annichilisce l’essere umano che è in noi e oggettivizza l’altro da noi.
Significa, diventare attori della propria vita nel rispetto delle parti, significa creare una società che sia responsabile, giusta e umile nella consapevolezza di essere che un “filo dell’ampia trama della vita”.
Spesso, ci viene detto che sì, questa idea bioregionale è affascinante ma troppo distante dalla realtà, dal cosiddetto ‘mondo reale’. Il punto è che l’idea bioregionale fa proprio riferimento al "mondo reale", che però è molto più ampio di quello pur legittimo a cui fanno riferimento le preoccupazioni umane. Il più ampio Mondo Reale è tutto ciò che ci circonda e che sostiene la vita sul pianeta. Il più ampio Mondo Reale è l’acqua che scorre libera e selvaggia, è la montagna che si allunga verso il cielo, è la nidiata di topolini nel prato, è il virus che prende e tempra l’organismo. Il più ampio Mondo Reale è il mondo della natura, e noi parte di essa attraverso l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo. La natura non è né bella né brutta, avara o generosa a seconda del nostro umore o interesse.
La natura è, con leggi e meccanismi propri, del tutto selvatica. La natura non è un mondo gratis, nel senso che non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo ad essa.
Ciò per cui l’obiettivo bioregionale è quello di riportare l’essere umano e le sue attività, culture e stili di vita all’interno dell’economia della natura, attraverso il buon senso di una cultura della reciprocità e del limite. E in questo le bioregioni non sono altro che il teatro della pratica, il qui e ora dove assumerci le nostre responsabilità nel più ampio riequilibrio planetario.

Giuseppe Moretti
Coordinatore della Rete Bioregionale Italiana

Commenti
NuovoCerca
stediludo (Registered) 01-07-2009 12:20

Sono molte le cose che ci avvicinano ed accomunano all'ottica bioregionalista ed alle prospettive accennate in questo articolo. In generale, mi sembra fondamentale la critica all'attuale modello di civiltà tecnocratica, che ha posto come fine lo sviluppo tecno-economico e ridotto l'uomo a semplice strumento di tale sviluppo, e l'esigenza di rimettere quindi al centro l'uomo e ricollocare la tecnica e l'economia al loro posto di meri strumenti.
Faccio solo un paio di considerazioni:
1) Rimettere al centro l'uomo significa rivalutarlo in tutte le sue dimensioni, nella sua globalità. Certo ecologismo, anche "radicale" e "profondo" come vuole definirsi per distinguersi dal semplice tecno-ambientalismo delle associazioni più o meno istituzionali, rimane spesso legato ad una visione dell'uomo puramente materialista e biologista. Ad esempio anche l'amico Moretti, nel definire cos'è la bio-regione, mi pare resti ancorato alla sua dimensione naturale, biologica; mentre una regione, un luogo, una terra, deve essere innanzi tutto vista in termini "culturali", quale tradizione natia in cui ognuno possa riconoscersi e ritrovare le sue radici. In tal senso, meglio sarebbe caratterizzare la regione, il luogo, con il temine "paesaggio", alla configurazione del quale non concorrono solo elementi naturali, ma appunto culturali, ovvero elementi realizzati dall'azione dell'uomo in simbiosi con l'ambiente naturale.
2) La valorizzazione del senso di appartenenza con tutti i viventi contro la concezione che vede l'uomo padrone del creato, valorizzazione tipica dell'ecologia profonda, può essere ambigua e generare equivoci. Nelle civiltà premoderne il senso di appartenenza era appunto un dato innanzi tutto culturale, e non meramente naturalistico. In certo ecologismo tale senso di appartenenza rischia di essere mera espressione dell'estensione del laico moralismo umanitario - tipico portato della modernità e presupposto ideologico dello sviluppo tecnocratico - dall'uomo a tutti i viventi, moralismo estraneo a tutte le civiltà premoderne. Anche il rapporto con gli animali era infatti mediato "culturalmente", quindi "simbolicamente", e non escludeva, ad esempio, la pratica della caccia, considerata una delle pratiche più "naturali" da tutte le culture e le società premoderne. In generale, anche il cosiddetto "rispetto per l'ambiente" non era certo un imperativo etico come lo intende oggi un certo ambientalismo, ovvero sempre come estensione del moralismo laico dall'uomo al creato in genere, ma più che altro la conseguenza, come richiamato all'inizio, del fatto che l'uomo aveva altri fini che quelli puramente tecno-economici, e ciò rendeva non necessario lo sfruttamento illimitato dell'ambiente. Il senso del "limite" non era quindi conseguenza diretta di un imperativo morale o di una "coscienza ambientalista" che nessuna civiltà del passato ha mai conosciuto, ma conseguenza indiretta di un modo diverso di relazionarsi al mondo dove al centro c'erano altri fini ed altre esigenze che quelle, paradossalmente, puramente "naturalistiche".
aragorn (IP:79.15.249.41) 02-07-2009 13:48

Gli anèliti naturalisti, o, più correttamente, ambientalisti, corrispondono alle già conosciute pulsioni materialiste. Tali aspirazioni sono state giocate, sul tavolo della storia, nella partite della lotta di classe e dell'universalismo cristiano e socialista. Voglio dire che, anche se apparentemente in contrasto, gli ideali ecologisti di segno materialista hanno la stessa origine artificiale di tutti i fenomeni religiosi e sociali che hanno distrutto le civiltà tradizionali. Ora dovremmo costituire unità di consumo ridotto ed ecologico, creando ancora un'altra realtà virtuale, nella quale la consapevolezza è racchiusa nella massima "La natura è, con leggi e meccanismi propri, del tutto selvatica". Troppo poco e, perdonatemi, eccessivamente inconsistente e vago. Questo è solo un altro angolo della modernità, che convive con quello consumista, con quello edonista, con la new age, con la decrescita. Orizzonti materialisti, positivisti, antitradizionali, dove la natura è concepita come il gioco delle elementari: fiori, animali, fiumi, laghi. Niente Dei, Geni, Ninfe, Spiriti. Tutti bravi taglialegna senza aspirazioni spirituali: solo destini etici, l'antica aspirazione giacobina. Bravi belli ed educati e poco consumatori, in nome della nuova realtà ecologica senza lingua, storia e tradizioni comuni, ma con il vincolo comune di un fiume o di una pianura. Se qualche volta si manifestano dubbi a chi vede nelle antiche civiltà il modello di riferimeto per il futuro, svaniscono di fronte a questi ingenui disegni color pastello di ispirazione turistica, tipo "il camping al posto della città".
sercabras@gmail.com
Sergio (Registered) 02-07-2009 15:57

.....e si, ci dovremo mettere anche Thor e Odino, immagino, nel quadretto; se no la Natura di per se' - che mi pare ci fosse gia' prima che l'uomo inventasse loro come anche qualsiasi disegno e pastello - non sarebbe abbastanza antimoderna.
aragorn (IP:79.15.249.41) 02-07-2009 16:32

Non c'è bisogno di fare caricature, e non si deve usare con Thor e Odino lo stesso tono che si userebbe citando Asterix ed Obelix. Che arroganza usano i portatori di cultura moderna, quando deridono gli Dei, come se l'antico Egitto, Roma, la millenaria civiltà cinese, l'India induista, fossero il prodotto di un'allucinazione collettiva, cosa peraltro sostenuta da molti studiosi di ispirazione marxista. Che gli Dei siano stati "inventati" dagli uomini è un assunto darwinista e materialista che segna la differenza appunto tra l'antimodernità e l'ecologismo di matrice positivista, per il quale l'antichità, anche quella delle civiltà durate fino al 1945, è tutta basata sulla superstizione.
I toni sono sempre quelli: "adesso inventiamo qualcosa di nuovo, bello, pacifico ed equosolidale, questa volta ci dedichiamo ai prati verdi invece che alle battaglie sindacali per l'aumento del "salario". Una rivoluzione francese ecologica. E' ovvio che condividiamo l'analisi di Giuseppe Noretti nella parte di critica al modello di sviluppo occidentale, ma questo lo ha già precisato Di Ludovico. Le valutazioni ed i dissensi, servono a marcare le differenze che ci sono tra una critica di ispirazione ambientalista al modello industriale, e quelle di segno antimoderno e tradizionalista, che evidentemente hanno altri riferimenti.

sillarion@libero.it
MarcoFerr (Registered) 02-07-2009 18:55

Mi trovo perfettamente d'accordo con la "sostituzione concettuale" proposta da Stefano di Ludovico nel primo punto della sua osservazione, che punta sulla nozione di "paesaggio" come concorso di elementi naturali e culturali (ben sapendo che molto spesso la bioregione -intesa in senso strettamente geografico- è anche, proprio in virtù dei suoi consolidati confini naturali, una compiuta unità culturale).
Quanto alla professione biologista e materialista che viene evidenziata da Stefano e aragorn, personalmente non ne vedo traccia significativa nell'articolo di Moretti.
Il bioregionalismo è una neutra teorizzazione socio-politica, che, a mio giudizio, non esclude affatto contenuti di tipo spirituale e tradizionale.
Inoltre le conclusioni di aragorn non mi piacciono nel tono e le giudico estremizzate ai limiti del grottesco: i bioregionalisti non propongono certo l'umanità aspirituale che lui dipinge con l'esempio dei "virtuosi taglialegna" o degli "educati campeggiatori"!
Direi che nel momento in cui ci rapportiamo con correnti di pensiero affini, dovremmo tutti scrollarci di dosso un pò della nostra spocchia e confrontarci senza preconcetti.
In questo caso particolare, dobbiamo capire che ci troviamo di fronte ad un pensiero ben più articolato ed aperto di quanto non si creda.
Trovo anche fuori luogo le accuse di ingenuità e giacobinismo.
A me pare chiaro che una proposta bioregionalista sia compatibile con il nostro pensiero e debba essere presa in seria considerazione da chiunque sia interessato all'elaborazione di una concreta prospettiva Antimoderna (perchè va bene rifuggire il "migliorismo", ma senza scadere nell'onanismo salottiero!).
Chiaramente l'impostazione suggerita dal bioregionalismo non esaurisce lo spettro delle nostre possibilità (si potrebbe dire che di per sè è "troppo poco", come sostiene aragorn), ma dobbiamo essere consapevoli che questa può rappresentare un valido riferimento, o perchè no, un punto di partenza.

Marco
sillarion@libero.it
MarcoFerr (Registered) 02-07-2009 19:01

Aggiungo: non sono io ad annoverare il bioregionalismo tra i nostri principali riferimenti culturali, ma Fini stesso.
E lo fa a buon diritto.
stediludo (Registered) 02-07-2009 19:09

Infatti, per rispondere a Marco Ferr., bisogna distinguere, come ho accennato nel mio primo post, tra ecologia del profondo (a cui il bioregionalismo si richiama) e ambientalismo più o meno istituzionalizzato (mi riferisco ad associazioni tipo WWF, Lega Ambiente, Greenpeace e similari): nel primo fanno indubbiamente capolinea istanze anche spiritualiste di diverso genere e tendenza, con le quali ben venga il confronto e possibili convergenze; il secondo è solo una variante della tecnocrazia imperante, tendente solo ad aggiustare il sistema e a farlo funzionare meglio (quindi alla fine a salvarlo!), e con cui non vedo cosa possiamo avere a che fare noi antimoderni. Credo che l'ironia e i toni sferzanti di Marco "aragorn" si riferivano soprattutto a quest'ultimo; sebbene la distinzione tra ecologismo del profondo e ambientalismo non è a volte - ovviamente e come per tutte le cose - così netta, per cui istanze puramente tecniciste e materialiste si ritrovano spesso anche nel primo.
sercabras@gmail.com
Sergio (Registered) 02-07-2009 20:07

Invio questa risposta scusandomi per come appare con i caratteri accentati, virgolette, parentesi e trattini trasformati in cifre: non so perché, ho tentato più volte in diversi modi. Forse perché scrivo da un Mac?
Spero sarà comunque possibile leggerlo.
Grazie


Caro Aragorn, chiedo scusa se ho offeso la tua sensibilita%u2019 di credente in Thor e Odino %u2013 non posso chiedere scusa a loro nella cui esistenza non credo affatto %u2013 ma li citavo in questo modo caricaturale solo per tenermi sul leggero di fronte a un atteggiamento che mi sembrava meritare un tale tono %u2013 sensazione che mi riconfermi con una esclamazione quale: %u201CChe arroganza usano i portatori di cultura moderna, quando deridono gli Dei%u201D!
Pero%u2019, se vuoi discutere piu%u2019 sul serio ti diro%u2019 che noto una certa superficiale faciloneria ed uno schematismo un po%u2019 aprioristico nel definire %u201Cportatore di cultura moderna%u201D, %u201Cecologista di matrice positivista%u201D, %u201Cantitradizionale%u201D qualcuno di cui non conosci il pensiero e, in sostanza, solo perche%u2019 non gli sembra necessario aggiungere, nello stesso gioco delle elementari, le figurine recanti Dei, Geni, Ninfe, Spiriti e quant%u2019altro, accanto a quelli di fiori, animali, fiumi ecc%u2026
Aggiungo che non credo che il fatto di per se%u2019 che una cosa l%u2019abbia detta anche Marx o Darwin gia%u2019 basti a squalificarla e soprattutto spero che tra le %u201Ccivilta%u2019%u201D durate fino al %u201945 tu non voglia annoverare pure quella Germania alla cui testa c%u2019era il piccoletto baffuto responsabile di milioni di morti, persone in principio in nulla inferiori a lui, ne%u2019 a te ne%u2019 a me (spero che almeno in questo concorderemo, altrimenti mi toccherebbe dar credito a sospetti gia%u2019 sentiti su cio%u2019 che si cela dietro questa passione per qualunque cosa ci fosse, diciamo, prima della Rivoluzione Francese %u2013 per scoprire poi che anche varie cose di molto posteriori in realta%u2019 potrebbero essere bene accette, basta che esaltino l%u2019idea di un%u2019aristocrazia umana superiore e in quanto tale forse anche legittimata alla violenza dal puro e semplice rifiuto della polical correctness e da un ideale %u2013 questo si%u2019 vago %u2013 di virilita%u2019 ed attitudini eroiche vicine ad %u2013altrettanto vaghe %u2013 %u201Cculture tradizionali%u201D).

Non vorrei che per non cadere nelle tante nascoste ed inconsapevoli ricadute in visioni di nuovo moderniste e progressiste dalle quali ben (giustamente) si deve guardare chi intende costruire un tipo di pensiero radicalmente altro, ci si riduca ad attaccarsi ad irrazionalistiche (nel senso di pre-razionali e non di meta-razionali) mitologie che sono tanto piu%u2019 affascinanti e promettenti di verginita%u2019 da cio%u2019 che e%u2019 moderno quanto pi%u2019u%u2019 sono cosi%u2019 lontane che ne si puo%u2019 dire qualsiasi cosa e ci si puo%u2019 immaginare sopra ogni sorta di proiezioni compensative di una certa frustrazione della propria insufficienza sia in termini numerici che di elaborazione di un autentico pensiero che sappia porre solide basi per un superamento della (e non solo un ritrarsi dalla) Modernita%u2019.

Mi dispiace dirlo, ma a me pare che, certo in buona fede ed inconsapevolmente, molti interventi che appaiono su questo sito (e che peraltro non mi sembrano cosi%u2019 tanto in linea neppure col pensiero di Massimo Fini %u2013 che spero segua il sito piu%u2019 di quanto appaia) cadano nell%u2019errore di un%u2019ottica di nuovo antropocentrica (e con cio%u2019 in fondo prometeica e quindi affine al modernismo/progressismo) nel mettere la dimensione culturale, per quanto tradizionale (e spesso mitica e mitizzata), al centro della propria visione della realta%u2019. Da questo punto di vista si accusa l%u2019ecologia profonda (non me la chiamate %u201Cambientalismo%u201D per favore %u2013 vedi http://www.ecofondamentalista.it/Ambiente.htm) di essere materialista. Ma cio%u2019 e%u2019 perche%u2019 si presume %u2013 privilegiando il logos ovvero l%u2019illusoria invenzione umana del mondo in chiave culturale %u2013 che la Natura di per se%u2019 non sia che materia senza senso e direzione, senza verita%u2019.
In questo modo ci si rifa%u2019 anche a tradizioni esotiche, come l%u2019Induismo o il Taoismo, ma rimanendo nel mito e senza tenerne presente la dimensione vissuta, praticata, esperienziale e specialmente la pratica, fondamentale, della meditazione e dello yoga %u2013 tra cui pure il cosiddetto Karma Yoga (Samu in Giappone) che non e%u2019 poi altro che il lavoro fisico vissuto con attenzione e consapevolezza. Se si entrasse un po%u2019 piu%u2019 addentro a questo livello %u2013 cosi%u2019 come se si volessero tener presenti gli sviluppi attuali di molte conoscenze scientifiche sulla base quantistica della realta%u2019, sulla fisica delle particelle, ma anche sulla biologia e l%u2019evoluzione (non so se sto parlando del diavolo?) %u2013 si potrebbe iniziare a concepire la Natura (interna ed esterna a noi) come qualcosa che, pur restando del tutto fisica/materiale e%u2019 al tempo stesso energetica/spirituale ed e%u2019, in ultima analisi, l%u2019unica Realta%u2019.
Ma non e%u2019 che in questo senso per %u201CNatura%u201D si debba limitarsi a considerare i prati, gli alberi, i cavalli e le farfalle (e tantomeno volergli applicare visioni morali, valutative o altrimenti antropologizzanti). La Natura, di momento in momento che la vediamo/ne facciamo esperienza e parte, e%u2019 cio%u2019 che potremmo dire il %u201Cmomento manifesto%u201D della Vita, che e%u2019 si%u2019 materia, ma e%u2019 anche Intelligenza ( vedi http://www.ecofondamentalista.it/intelligenza.htm ).

Se civilta%u2019 del passato leggevano questa dimensione dandogli nome e forma di varie entita%u2019 spiritiche come Dei ecc%u2026 puo%u2019 anche voler dire, semplicemente, che questo era il loro modo di esprimere questa dimensione di Intelligenza impersonale e intrinseca alla realta%u2019 in quanto tale nel loro linguaggio e secondo la loro immaginazione. Del resto, l%u2019idea che esse, a differenza di questi %u201Cambientalisti dalla malcelata modernita%u2019 %u201C, dessero maggior valore a cio%u2019 che e%u2019 umano-culturale che a cio%u2019 che e%u2019 naturale, deriva %u2013 senza che alcuni se ne rendano conto %u2013 dal fatto che le conoscenze che oggi abbiamo di tali culture provengono da tradizioni di studio e di ricerca (moderne e moderniste) che separano nettamente Natura e Cultura, ma questa separazione non apparteneva consciamente alle visioni del mondo proprie di tali civilta%u2019 (proprio perche%u2019 premoderne). Cosi%u2019 come non gli apparteneva questa %u201C "coscienza ambientalista" che nessuna civilta%u2019 del passato ha mai conosciuto%u201D, non tanto per %u201Cun modo diverso di relazionarsi al mondo dove al centro c'erano altri fini ed altre esigenze che quelle, paradossalmente, puramente "naturalistiche"%u201D ma per il semplice fatto che, qualsiasi comportamento si fosse adottato allora %u2013 date le condizioni tecnologiche dell%u2019epoca %u2013 non avrebbe avuto conseguenze tali da destare serie preoccupazioni sul piano ecologico: si trattava di un tipo di problema che per condizioni proprio oggettive nessuno si sarebbe potuto porre nei termini odierni.
A differenza di vaghe mitizzazioni, pero%u2019, va detto che, stando ai fatti, queste nobili civilta%u2019 del passato portavano in se%u2019 i germi delle evoluzioni (termine che uso senza implicazioni di valore) che sono avvenute in seguito e che ci hanno portato fino a qui perche%u2019 la Storia e%u2019 un gomitolo che svolge il suo percorso in modo spesso strano e contraddittorio, ma non che puo%u2019 essere sottratto e sostituito con un altro portato dal nulla da chissa%u2019 quale %u201C cattivo%u201D di turno.
I moderni di oggi sono gli antichi di ieri e cio%u2019 che puo%u2019 fare di questo lungo percorso di svolgimento del gomitolo qualcosa di positivo anziche%u2019 di (auto)distruttivo e%u2019 cercare di vedere e comprendere a fondo la Realta%u2019, che e%u2019 fondamentalmente cio%u2019 di cui tutti siamo parte, da molto prima di esistere sia come individui che come societa%u2019/civilta%u2019 e saper distinguere tra gli strumenti culturali (necessari, utili, ma fondamentalmente illusori %u2013 Dei e Spiriti compresi) di cui possiamo aver bisogno per orientarci nel mondo e cio%u2019 che veramente e%u2019/vive, che noi davvero siamo, ma che va anche molto al di la%u2019 di noi %u2013 come pure di qualsiasi idea di modernita%u2019 ed antimodernita%u2019 (ed e%u2019 proprio per questo che puo%u2019 essere alla base di una visione che ci liberi da questa trappola attuale della Modernita%u2019 in cui siamo incastrati e nella quale io, al posto tuo, caro Aragorn, mi chiederei se certi atteggiamenti che vogliono celebrare le cose piu%u2019 improbabili solo perche%u2019 si presentano come facili antimodernismi, non ci facciano invischiare ancora di piu%u2019 in conflitti inutili che sono parte integrante di questa trappola).


fosco2007@alice.it
lucianofuschini (IP:87.10.244.150) 02-07-2009 22:27

Confesso un certo disagio nel vedere prevalere una linea per la quale ciò che non è spiritualista non può essere antimoderno. Credo che in MZ la coesistenza di sensibilità e orientamenti di pensiero anche molto diversi sia una ricchezza, non un ostacolo da superare. Il fatto che in MZ ci siano persone che vengono da destra, da sinistra, dall'ecologismo, dal leghismo, sia un patrimonio e non un ostacolo. Credo che ci sia posto per i politeisti, per i monoteisti, per i taoisti, per gli spiritualisti e per i materialisti (mi risulta che Massimo Fini è ateo). Altri sono i punti qualificanti sui quali si deve pretendere convergenza di pensiero e coerenza di comportamenti: anti industrialismo (che oggi significa anticapitalismo), anti imperialismo (inteso come rifiuto della globalizzazione che mortifica le culture dei popoli e non come ripudio dell'ideale di un impero multietnico capace di garantire le autonomie locali), anti progressismo. In una parola, anti modernità. Questo si richiede a chi vuole militare in MZ, non una professione di fede spiritualista o paganeggiante, con tutti i rischi di scivolamento verso derive esoteriche che sono insiti in una riproposizione del politeismo nel XXI secolo.
stediludo (Registered) 02-07-2009 22:59

Concordo con Luciano. L'equazione spiritualismo=antimodernità non sta in piedi. Infatti vi sono spiritualità tipicamente moderne, che sono alla base della modernità. Ad esempio nel suo post precedente Marco De Marco aveva parlato di universalismo cristiano come elemento della spiritualità modernista (non sto dicendo che sia per forza così: tale visione del cristianesimo è solo una della tante: come tutte le religioni e le culture plurimillenarie, il cristianesimo ha variati moderniste e varianti antimoderniste. Ditelo a un lefevriano che sarebbe un modernista!-). Quindi, io dico che quando qua si parla di spiritualità, si intende appunto la spiritualità antimoderna, non spiritualità tout court, e che nell'ambito dell'ecologia profonda emerge spesso una spiritualità che con quella antimoderna ha poco a che vedere. E anche sui termini "materialismo", "ateismo" ci sarebbe molto da discutere: ad esempio anche i buddisti sono atei, ma non sono certo materialisti. Ma anche qui, quando si taccia l'ambientalismo di materialismo, si intende la visione modernista e progressista delle cose, quindi estranea alla nostra.
Fabio Mazza (Registered) 03-07-2009 08:22

Concordo pienamente con Sergio e Marco Ferr.
Innanzitutto il rischio concreto è quello di "parlare del nulla" e ritrovarci a fare profondissime (e inutili per non dire peggio) analisi, mentre il mondo va alla deriva perchè dobbiamo essere "duri e puri".

Ricordo se non è chiaro che le idee di movimento zero "ufficiali" sono quelle del manifesto e di Fini, ne più ne meno.
Tutto il resto sono opinioni personali che vanno espresse, ma con toni idonei a rappresentarne la natura relativa.

In secondo luogo è ora di finirla, e questo lo dico con accento veramente polemico, di tacciare gli ospiti di questo blog come Moretti, ma anche persoaggi citati nei link come Travaglio, Grillo, Ricca ecc. di essere spregevoli servi del sistema e altri epiteti simili.
In primis perchè su determinate tematiche (che come ho detto ormai duemila volte) non esauriscono la nostra critica più profonda, possiamo convergere. In secondo luogo perchè molte di queste persone hanno ottimi rapporti con il nostro presidente e mi sembra quantomento equivoco che, leggendo un giorno il blog, possano trovare questi riferimenti.
Poi si può dissentire da molte cose..ma c'è modo e modo..
Questo volersi ritenere superiori a tutti i costi e diversi..ci condanna ad essere quattro gatti e quindi ininfluenti.
sillarion@libero.it
MarcoFerr (Registered) 03-07-2009 08:39

Un contributo su di uno specifico argomento è necessariamente PARZIALE e non deve essere inteso come riassuntivo del nostro pensiero (ma questo mi pare ovvio).
Sottoscrivo ogni singola lettera dell'intervento di Luciano, Stefano e soprattutto Fabio Mazza.
Per carità, basta con i patentini di antimodernità e le "lettere scarlatte" di servi del sistema!

Marco Ferrari
Andrea Marcon (Registered) 30-11-1999 00:00

Prima%20di%20tutto%20alcune%20puntualizzazioni. %20La%20linea%20del%20Movimento%20non%20la%20stabi lisce%20qualunque%20iscritto%2C%20men%20che%20meno %20sul%20blog. %20Quindi%20quando%20viene%20espresso%20un%20parer e%20in%20questa%20sede%20invito%20a%20rispondere%2 0al%20medesimo%20senza%20rifarsi%20pi%F9%20o%20men o%20arbitrariamente%20a%20una%20presunta%20linea%2 0di%20MovimentoZero%20ma%20tuttalpi%F9%20alla%20pr opria. %20%250D%250A%250D%250A2%2529%2520Evitiamo%2520div agazioni%2520inutil%20i. %20%2520Qui%2520si%2520sta%2520parlando%2520di%252 0bioregionalism%20o%2520e%2520temi%2520affini%252C %2520non%2520di%2520Travaglio%2520%20o%2520simili. %20%250D%250A%250D%250A3%2529%2520Nessuno%2520%25E 8%2520obbligato%2520a%252%200condividere%2520le%25 20impostazioni%2520di%2520un%2520altro%20%252C%252 0ma%2520la%2520finirei%2520di%2520usare%2520l%2527 accusa%25%2020di%2520proporre%2520idee%2520che%252 0ci%2520isolano%2520da%252%200non%2520meglio%2520s pecificati%2520ambienti%2520e%2520sogge%20tti. %20%2520Noi%2520non%2520cerchiamo%2520il%2520conse nso%252C%2520espr%20imiamo%2520le%2520idee%2520all e%2520quali%2520crediamo. %20%250D%250A%250D%250ACi%25F2%2520premesso%252C%2 520concordo%2520con%252%200Luciano%2520e%2520Stefa no%2520quando%2520dicono%2520che%2520e%20ssere%252 0antimoderni%2520non%2520significa%2520per%2520for z%20a%2520essere%2520spiritualisti%2520n%25E8%2520 -%2520aggiungo%2520io%2520- %20%2520sostenitori%2520della%2520Tradizione%2520% 2528pur%2520ess%20endo%2520queste%252C%2520ovviame nte%252C%2520posizioni%2520per%20fettamente%2520co mpatibili%2520con%2520gli%2520ideali%2520an%20timo derni%2529. %20%2520Non%2520condivido%2520quindi%2520le%2520op inioni%2520espr%20esse%2520sul%2520punto%2520da%25 20Aragorn%2520e%2520ritengo%2520%20che%2520determi nate%2520visioni%2520della%2520realt%25E0%2520%25% 2028come%2520quella%2520espressa%2520nell%2527arti colo%2529%2520%20di%2520certo%2520non%2520esaurisc ono%2520e%2520coincidono%2520%20perfettamente%2520 col%2520nostro%2520pensiero%252C%2520ma%2520%20nep pure%2520possono%2520esserne%20giudicate%20estrane e.%20
aragorn (Registered) 03-07-2009 14:23

Alcuni interventi rendono necessarie alcune precisazioni.
Nessun ospite di questo blog è stato definito servo del Sistema. Nè in questa occasione nè in altre. Non capisco perchè tirare in ballo Grillo e Travaglio, ed addirittura Ricca, in un articolo che parla di ecologia. Nessuno rilascia patenti di antimodernità, ma saremo pur liberi di esprimere pareri diversi sul bioregionalismo oppure rispetto a qualsiasi altra cosa, senza doverci aspettare qualche richiamo?
aragorn (IP:79.15.249.41) 03-07-2009 14:50

*Per Marcoferr

Dal mio punto di vista Movimento Zero esprime compiutamente la propria visione della critica alla modernità e trovo improprio che ci si debba richiamare a pensieri altri. Il pericolo maggiore che MZ corre, è quello di essere confuso con diverse espressioni "riformiste" di questa società, o peggio, con alternative che, dal mio punto di vista, hanno identici princìpi ispiratori del mondo industriale, essendone il correttivo e non una concezione complessiva dell'esistenza totalmente diversa.
Credo e spero che MZ possa al più presto esprimere, ad integrazione del nostro Manifesto, un testo che ponga il "Zeropensiero" o lo Zerismo, quale visione integralmente alternativa dell'odierna società occidentale evitando di accostarci, o appiattirci alla decrescita o al bioregionalismo.
Quanto alle differenze tra noi e questi movimenti, in aggiunta alle mie considerazioni, rimando all'articolo di oggi di Andrea Marcon.
Trovo anch'io fuori luogo parlare di spocchia e onanismo salottiero, ed è troppo facile rivolgere simili critiche ogni volta che qualcuno esprime un dissenso, un'opinione diversa, un'iperbole. Per il futuro proporrei di astenerci da commenti che esulino dal merito delle questioni.
Saluti. Marco
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >