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L’invenzione dell’Islam “moderato” PDF Stampa E-mail

6 luglio 2009

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Anche Obama, nel tanto celebrato discorso al Cairo di qualche settimana fa, ne aveva riparlato: dialogo sì, ma solo con l’Islam “moderato”. Stesso discorso ancora più recentemente per le elezioni in Iran. E’ il ritornello che da anni, da quando l’Occidente si è trovato di fronte ad una realtà che, con suo sommo stupore, si è dimostrata refrattaria ai suoi valori e al suo modello di sviluppo, sentiamo ripeterci. Ma cosa sarebbe mai questo Islam “moderato”? Chi sarebbero mai questi musulmani “moderati”, i soli verso i quali sarebbero possibili il dialogo, l’integrazione, l’accoglienza?
A dare un’occhiata alla storia dell’Islam, si trovano, come è normale riguardo alle religioni che possono vantare una storia più che  millenaria, correnti, scuole e tradizioni le più varie e disparate (sunniti, sciiti, ismailiti, wahhabiti e via di questo passo), ma di questi “moderati” pare proprio non ci sia traccia. Ma allora da dove sbucano fuori? Alla fine, da null’altro che dall’arrogante pretesa di noi occidentali a che tutti si adeguino, con le buone o le cattive, ai nostri valori ed alla nostra visione del mondo, pena l’impossibilità del dialogo e la conseguente messa al bando, con buona pace di quella tolleranza di cui pure la nostra civiltà tanto si fa vanto. Il musulmano “moderato” sarebbe quindi quel musulmano che, in ultima analisi, si “modera” nel rigoroso rispetto dei precetti della sua fede per abbracciare i valori e i modi di vita occidentali; insomma, il musulmano che rinuncia alla sua più profonda identità per far propria la nostra. Ecco l’islamico “moderato”.
Ma si poteva inventare un’espressione più ipocrita e farisaica di questa? Uno o è musulmano, o non lo è: che significa, infatti, esserlo ma… con “moderazione”? E perché mai un simile appellativo non si è soliti usarlo anche per i cristiani? O per i buddisti? Abbiamo mai sentito parlare di cristiani “moderati”, di buddisti “moderati”? No. E sicuramente un cristiano o un buddista autentici si sentirebbero a ragione presi in giro ad essere appellati in questo modo. Perché mai uno dovrebbe “moderarsi” in ciò che costituisce la sua ragion d’essere fondamentale? La verità è che, come accennato, i musulmani sono i più restii ad accettare supinamente il processo di occidentalizzazione in atto a livello planetario, e allora per loro non si è trovato di meglio che coniare questa ridicola espressione. Ma a questo punto anche nei paesi islamici potrebbero usare lo stesso epiteto per qualificare quei cristiani che, temendo di incorrere negli strali dei musulmani, venissero meno al rispetto dei precetti dello loro fede e facessero propri i costumi islamici in uso in quei paesi; tali cristiani dovrebbero essere chiamati dai musulmani “cristiani moderati”; mentre per noi evidentemente, avendo essi abbracciato costumi espressione ai nostri occhi di tutto fuorché di “moderatismo”, altro non sarebbero che dei novelli estremisti, nonché rinnegati e apostati! E allora perché mai i musulmani che sono da noi non dovrebbero anche loro sentirsi tali e ritenersi offesi da simili appellativi?
Del resto l’espressione “islam moderato” fa il passo con quella di “islam italiano”, anch’essa in voga da un po’ di tempo a questa parte nel nostro paese, messa in circolazione innanzi tutto dai nostri politici, che hanno più volte manifestato l’intenzione di favorire la nascita, appunto, di un “islam italiano”. Anche qui, il ricorso alla storia e, in questo caso, alla geografia, non ci aiuta: conosciamo islamici che sono venuti a vivere in Italia; così come italiani convertitisi all’Islam: ma allora cosa sarà mai questo “islam italiano”? Ormai lo abbiamo capito: si tratta sempre, per gli islamici che sono nel nostro paese, di abbandonare barbe lunghe, velo e kebab e far propri i nostri costumi; insomma, diventare bravi italiani e radersi, mettere su jeans a vita bassa con mutande rigorosamente in bella vista e mangiare gustosi hamburger da McDonald’s. Ci manca solo che gli imponiamo di andare a messa la domenica anziché in moschea il venerdì così sì che diventeranno italiani tutti d’un pezzo, senza nemmeno più quell’ “islamici” che proprio non riusciamo a mandar giù! Ma ce le immaginiamo le reazioni qui da noi se, supponiamo, le autorità iraniane, pakistane, o magari saudite, se ne uscissero con la volontà di dar vita, nei loro rispettivi paesi, ad un “cristianesimo iraniano”, un “cristianesimo pakistano”, o un “cristianesimo saudita”? Il Papa interverrebbe prontamente – e a ragione – a scomunicare gli eventuali adepti di tali nuovi culti, dato che nell’attuale panorama della dottrina cattolica essi non risultano affatto!
L’ipocrisia e la dabbenaggine dell’Occidente raggiungono poi il culmine in rapporto alla politica estera: qui abbiamo i paesi islamici “moderati” (o arabi “moderati”, se il campo è ristretto ai soli paesi di lingua araba) e quelli che… non lo sono e non si sa bene come definire (stati “fondamentalisti”? “Estremisti”? “Canaglia”?). Ad esempio l’Egitto sarebbe uno stato arabo “moderato”; la Siria no. L’Arabia Saudita, dove le donne manco possono guidare la macchina, è un paese islamico “moderato”, l’Iran, dove le donne vanno all’università e siedono in Parlamento, no. Anche qui, che mai vorrà dire “paese moderato”? Semplice: siccome in politica estera valgono solo le relazioni esterne e di ciò che accade all’interno di un determinato paese non ce ne importa nulla, l’Egitto e l’Arabia che ci rispettano e riveriscono sarebbero “moderati”, quelli che si permettono di fare di testa loro e vogliono andare avanti per la loro strada, no. I primi possono far marcire gli oppositori nelle carceri e relegare le donne in casa (che “moderatismo”…), negli altri bisogna esportare la democrazia perché finalmente si “moderino” un po’. Con lo stesso metro si giudicano le competizioni elettorali che si svolgono in tali paesi: nelle appena trascorse elezioni presidenziali iraniane, Moussavi, perché voleva un avvicinamento all’Occidente, era il candidato “moderato”, Ahmadinejad che voleva proseguire nella sua politica indipendente, il candidato “estremista”. Cosa volessero in merito a tante altre faccende non contava nulla in rapporto allo standard occidentale di “moderazione”. Ma che accadrebbe se, ipotizziamo, il governo tedesco e quello austriaco si mettessero a fare l’uno una politica amica nei nostri confronti, l’altro una politica ostile, e il governo italiano se ne uscisse appellando la Germania quale “paese tedesco moderato” e l’Austria “paese tedesco fondamentalista”?  Non saremmo coperti di ridicolo? Quando mai nelle relazioni internazionali si è usato un simile vocabolario?
Alla fine, a noi pare evidente che se oggi c’è qualcuno che si deve “moderare”, contenere, darsi insomma una regolata, questi è proprio l’Occidente, nella sua smania di voler imporre il suo modello di civiltà all’intero globo fagocitando e omologando tutto ciò che gli si presenta come diverso e osa opporgli resistenza. Ci vuole proprio una bella faccia tosta – la nostra – a pretendere dagli altri “moderazione” quando non ne siamo capaci noi; a cercare negli altri i “moderati” che noi occidentali non siamo mai stati.

Stefano Di Ludovico

Commenti
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alessio.mannino@gmail.com
alessio (Super Administrator) 06-07-2009 13:25

Pezzo magnificamente scritto e ottimamente argomentato.
Che poi, questo concetto di "moderazione": puro filisteismo. Mi fa venire in mente il coito interrotto.
Alessio Mannino
Andrea Marcon (Registered) 06-07-2009 13:51

Beh, però in politica estera un tipo di "musulmano moderato" effettivamente c'è: il governante corrotto dai dollari americani....
Fabio Mazza (Registered) 06-07-2009 17:16

bellissimo articolo..inappuntabile..ben scritto
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 06-07-2009 22:11

Ragionamento ineccepibile, tanto ben calibrato che è impensabile trovarlo nella grande stampa dei gazzettieri venduti. Le religioni possono essere vissute secondo diverse modalità, fanatica, tollerante, dialogante, ma all'Impero non interessa dialogare con l'Islam. I moderati sono i modellati secondo le convenienze dell'Impero. Le massonerie che diedero vita all'Illuminismo avevano due obiettivi ultimi: il Cosmopolitismo e il Deismo. Il primo l'hanno realizzato con la globalizzazione, il secondo si è in parte concretizzato con lo svilimento del cristianesimo e, ora, quella religione da Supermercato che è la New Age. I conti non tornano solo perché resiste l'Islam. Ci provano in tutti i modi a moderarlo, cioè modellarlo a loro piacimento.
amugnolo (Registered) 08-07-2009 00:41

Ottimo ragionamento, concordo in pieno.
Il punto nodale è focalizzato bene nel commento precedente di luciano: i moderati sono i modellati (zombizzati?) secondo la convenienza del potere.
Aggiungo semplicemente una riflessione.
Noi parliamo di occidentalizzazione, ma essa non è forse il risultato della manipolazione effettuata sulla cultura europea, che al suo interno conteneva delle specificità peculiari in riferimento ai popoli che ne facevano parte?
Non è passata in europa attraverso l'americanizzazione dei costumi europei?
Qualcuno ha fissato un modello di civiltà globale da raggiungere, ed attua le strategie per arrivare alla conclusione (possedendo un enorme potere di condizionamento), cioè regnare su un mondo di apolidi sradicati da ogni appartenenza.
Credo che dopo l'esportazione nel mondo del modello di vita sperimentato in america (e sulla pelle degli americani), il loro progetto miri a far scomparire anche biologicamente le razze attraverso la emigrazione massiccia, (che secondo me non è del tutto spontanea ma pilotata a dovere) per arrivare a regnare sul globo popolato da "uomini nuovi" con "una nuova cultura".
francescoferrari9@tin.it
Ferrari (Registered) 08-07-2009 09:07

Concordo pienamente, in particolare con la definizione di paesi mussulmani (o arabi) moderati.

Francesco Ferrari
kulma (IP:93.42.51.44) 08-07-2009 10:04

scusami amugnolo, ma che "il loro progetto miri a far scomparire anche biologicamente le razze attraverso la emigrazione massiccia" (addirittura pilotata), lo trovo un pensiero un pò forzato ed ingenuo. soprattutto vedendo le politiche razziste e "ghettizzatrici" tipiche dei paesi ultraliberisti. come dire: libera circolazione di merci ma non di esseri umani. il tuo commento contrasta anche con quanto scritto da stefano: il modello unico di essere umano, infatti, non è basato nè sulla razza nè tantomeno sulla cultura(vedi l'Arabia Saudita ed altre teocrazie islamiche e, in passato, le dittature di destra latinoamericane che hanno sempre fatto affari d'oro con i democratici Stati Uniti che hanno liberato l'europa dalle dittature di destra), ma semplicemente è basato su pure alleanze economiche. chi non fa affari con l'occidente è uno stato canaglia. stop. non conta nient'altro. puoi essere bianco, nero, giallo, credere in allah, budda, visnù, essere comunista (guarda gli affari d'oro che si fanno adesso con la cina e guarda come l'anticomunista berlusconi appena sente parlare di soldi/affari non vede più rosso), fascista, teocratico. ecco la libertà d'opinione dell'occidente: puoi essere e dire quello che vuoi, basta che fai affari.
amugnolo (Registered) 09-07-2009 12:59

non credo che il mio sia un ragionamento forzato o ingenuo. Sintetizzo meglio.
Hanno fatto un esperimento che si chiama USA, basato sul miscuglio delle razze e delle culture,cio che ne è derivato è stato l'homo economicus.
Questo modello è stato esportato culturalmente attraverso l'occidentalismo.
Che ci siano delle politiche di razionalizzazione delle quote di ingresso nei paesi occidentali, non vuole dire affatto che si vuole scongiurare l'emigrazione di popoli interi dalle lorro terre, ma semplicemente che una gradualità di ingressi puo modificare la situazione in modo, loro sperano, meno doloroso e di impatto forte. Quello che conta sono le politiche attuate e gli accordi che in Europa stabiliscono invece la libera circolazione di merci e persone. E' giusto quanto viene detto sugli stati moderati che sono, essenzialmente, quelli con cui si possono fare affari, ma intanto questi accettano il principio che prima ed al centro di tutto vi sia l'aspetto economico. Ma pensiamo a quello che si prospetta come mondo futuro, partendo dalla situazione attuale: un mondo multirazziale, multiculturale, in sintesi senza razza ne cultura, conposto da individui che non avranno piu neanche il ricordo di essere stati uomini facenti parte di una comunità con una propria cultura. Il cittadino del mondo, non piu ancorato in qualcosa di profondo e piu importante di ciò che puo acquistare.
Forzato? Fantascentifico?
Torniamo indietro mentalmente di 20 o 30 anni, e osserviamo la vita e le dinamiche odierne: ci sembreranno ipotesi forzate e fantascentifiche.
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