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Malati moderni PDF Stampa E-mail

28 luglio 2009

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Le conquiste della medicina e della chirurgia sono un vanto della scienza moderna. Negarne i successi sarebbe pura stravaganza, bizzarrìa di chi vuole esibire un anticonformismo. Basti ricordare che in epoca premoderna anche la semplice estrazione di un dente era un’operazione dolorosissima. Non esistevano anestetici, le sofferenze erano inaudite. Anche rispetto ad anni recenti i progressi sono stati impressionanti. Oggi il dolore è praticamente scomparso dalle pratiche mediche e chirurgiche e si guariscono malattie un tempo mortali.
Fatto questo doveroso riconoscimento, non ci si può esimere dal rilevare tutte le aberrazioni del sistema sanitario. Un cittadino avverte un dolore o un malessere. Si fa visitare dal medico di base. Costui non azzarda alcuna diagnosi. Non può farlo, nemmeno se lo volesse. Il suo compito consiste nel prescrivere una serie di controlli e analisi, costosissimi, a spese del paziente se vuole ricorrere al canale della medicina privata a pagamento, a spese della Regione, vale a dire della comunità, se sceglie l’assistenza pubblica. Individuata la causa del malanno, vera o presunta, lo specialista provvederà a intervenire per via medica o chirurgica. La specializzazione è sempre più localizzata su una funzione, come se l’organismo fosse la somma di tanti pezzi. C’è lo specialista del cuore, quello del fegato, quello dei reni, quello della tiroide, quello delle emorroidi...Addirittura ormai è troppo approssimativo parlare di ortopedico: ci sarà lo specialista della rotula, quello della caviglia, quello dell’anca, quello del gomito...La medicina occidentale ha completamente smarrito la visione di un’organicità che comprende psiche e corpo in un tutto che deve recuperare la sua armonia complessiva, quell’armonia in cui consiste la salute. La cura del fegato avrà controindicazioni su altri organi, allora bisognerà ricorrere allo specialista dell’organo che ha subìto danni collaterali, come quelli dei bombardamenti “chirurgici” vantati dalla tecnologia bellica.
Il sistema deve vantare i suoi successi, per cui dopo lunghe cure il paziente verrà dichiarato guarito. Però dovrà sottoporsi a controlli periodici e dovrà continuare ad assumere farmaci per consolidare i risultati ottenuti e per prevenire complicazioni e ricadute. Diventerà un malato cronico, oppresso da ansie e pratiche burocratiche infinite. Questa è la prassi che quotidianamente trascina milioni di individui nel vortice di un ingranaggio che per automatismo verbale ormai comunemente definiamo kafkiano. Chi ha la sventura di entrare nel meccanismo non ne esce più.
Tolstoj diceva che si ammalano solo gli stupidi e i viziosi. Affermazione stravagante di uno scrittore creativo, un romanziere. Anche una persona accorta e morigerata può beccarsi un virus, può subìre un incidente, può essere contaminata da un’epidemia o dai veleni dell’ambiente. Però come in tutte le asserzioni paradossali delle persone intelligenti, in quella frase c’è del vero. La condizione naturale e normale del nostro organismo è  il buon funzionamento, vale a dire la salute. Abbiamo sistemi autoimmunitari fortissimi e funzionanti senza bisogno di supporti chimici. In questo senso è vero che il segreto dello star bene consiste in una vita sana e in un’alimentazione moderata ed equilibrata. Questo è il senso del paradosso tolstoiano. L’esasperazione salutista della nostra follia ha medicalizzato tutta la nostra vita, rendendoci dei malati perpetui che alimentano un giro d’affari colossale, in un apparato di medici, infermieri, burocrati che si autogiustificano attraverso le paure indotte ai veri e falsi pazienti; in questo giro d’affari le Case farmaceutiche, con i loro investimenti che esigono la resa in termini di profitto, diventano vere e proprie potenze finanziarie.
Tutto questo enorme apparato e questo groviglio di interessi colossali contribuiscono potentemente a creare quello stato di ansia e nevrosi che segna nel profondo l’uomo di oggi e ha un costo enorme per la collettività.
Urge pertanto giungere a conclusioni che siano coerenti con le premesse. Intanto bisogna agire per ridurre drasticamente costi ormai insostenibili. A questo proposito è evidente che il maggior peso viene dall’assistenza agli anziani. Gran parte degli assistiti sono vecchi afflitti dai normali malanni dell’età. Allora azzardo una modesta proposta: dopo il compimento del settantacinquesimo anno, all’anziano siano garantiti gratis solo gli analgesici. Se vuole curarsi lo faccia a proprie spese. Se non ne ha i mezzi provvedano familiari e parenti. Se nemmeno loro possono farlo provvedano enti assistenziali e caritatevoli privati, religiosi o laici. Forse sarebbe una via per ricreare un clima di solidarietà sociale. Così andavano le cose in epoche più civili di quella, barbara, in cui siamo condannati a vivere. Mi rendo conto di come una simile proposta appaia folle e si esponga all’accusa di cinismo e insensibilità. Chi l’avanzasse in un programma elettorale sarebbe sicuro di ottenere una percentuale di voti da prefisso telefonico. Ma forse che è logico, umano e caritatevole tenere in vita a costi altissimi per la collettività dei vegliardi la cui esistenza è uno stanco e lento trascinarsi alla tomba, mentre si incoraggiano giovani donne ad abortire perché il mondo è sovrappopolato? Ci rendiamo conto dell’abisso di follia in cui siamo precipitati? Bisognerà pure che qualcuno abbia il coraggio e l’onestà intellettuale di dire le verità anche spiacevoli.
In ultima analisi, la salute pubblica è qualcosa che ha a che fare con lo stile e i ritmi di vita, col rapporto che abbiamo con noi stessi, con gli altri, con la natura. Si tratta di un problema sociale e politico in senso alto, un problema di civiltà, non medico. Sulle paure indotte in chi viene convinto di essere bisognoso di cure si è costruito tutto il mostruoso apparato del servizio sanitario. Per uscirne occorre una civiltà radicalmente diversa, una mentalità radicalmente diversa, che accetti serenamente il naturale corso delle cose, il nascere, il crescere, il declinare, col suo inevitabile carico di sofferenza, la morte. Ma le mentalità, le civiltà, non si riformano con le prediche. Sono l’effetto di un modo di produrre, di consumare, di una modalità di rapporti fra individuo e collettività. In una parola, di una rivoluzione, quella rivoluzione che etimologicamente è un ritorno alle origini. Il ribelle che sa dire il vero senza infingimenti, in questo senso è  anche un rivoluzionario.

Luciano Fuschini

Commenti
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ottavino (Registered) 28-07-2009 20:09

Comprendere la nostra società, vuol dire comprendere che noi stessi ne siamo contemporaneamente vittime e carnefici.
L'errore più grande che abbiamo commesso è quello di aver voluto dei servizi e di aver impostato tali servizi sulla base di un giudizio errato.
Nel caso della sanità abbiamo, cioè, dato la risposta sbagliata alle seguenti domande:
1) Che cos'è la malattia?
2) Cosa significa curare?
3) Chi o che cosa è responsabile della malattia?
4) E' lecito dilapidare montagne di denaro per la "sanità" degli individui?
5) Ci sono altri approcci alla salute?
6) siamo sicuri che solo spendendo montagne di denaro si possa "guarire"?
7) cos'è che guarisce, il farmaco o la natura?
Perchè se ci sono altri approcci non se ne fa largo uso?
9) Perchè la medicina allopatica non cerca di integrarsi con altre pratiche? (come si chiede a un amico cosa ne pensa di una questione)
10) Perchè gli allopatici demonizzano altre visioni e impediscono, usando il loro potere, che possano emergere?
11) Perchè è stato concesso una specie di monopolio agli allopatici?
Insomma è un argomento tabù. Uno di quei luoghi dove puoi vedere in azione la democrazia totalitaria dei nostri tempi. E nessuno se ne cura!
E' proprio vero quando si dice che il "male" sta nelle pieghe di ciò che è considerato "normale" e che per questo non viene sottoposto a stringenti analisi.
Grazie a Luciano per il bell'articolo.
fengshuitherapy@gmail.com
Misopickle (Registered) 28-07-2009 21:31

Quella di Fosco è proposta "alla J.Swift" , ma in questo caso assai condivisibile, o almeno senz'altro nella direzione giusta: infatti le maggiori spese che gravano sui disastrati bilanci dei paesi "AVANZATI" sono le indecentissime spese militari e, insisto, le altrettanto indecenti anche se più politically correct, spese sanitarie,che magari piacciono tanto alla sinistra ma sono persin più distruttive ed omicide delle prime, in Italia come negli USA, perchè non sono mai servite a curare alcunchè, ma semmai a cronicizzare le malattie e la condizione di paziente: alla Chiesa della Medicina Moderna non servono ex pazienti nè da morti nè da risanati, ma solo cronici malati da spennare, ubbidienti, rassegnati, impauriti e quindi asserviti. Stavo io stesso preparando una riflessione sulla pseudo-religione chiamata Medicina Moderna (allopatica)che erroneamente viene definita Tradizionale (ma dove, ma quando mai!?)e la proseguirò tranne i punti già ben trattati da Fuschini.

@ ottavino. gradirei rispondere privatamente ai suoi 11 punti chè la medicina olistica anche in chiave sociale è il mio pane quotidiano.
stediludo (IP:80.104.209.134) 28-07-2009 23:29

Il problema di fondo della medicina moderna - come emerge anche dall'articolo di Luciano - è che è anch'essa, come tutto nelle nostra epoca, sottoposta alla logica della Tecnica, per cui il corpo umano viene considerato come qualcosa di indefinitivamente "perfettibile", quindi di per sé permanentemente "malato"; di conseguenza non ci curiamo più per vivere - come avveniva con la medicina tradizionale - ma viviamo per curarci. Anche in questo campo, la Tecnica ha così operato l'inversione: la cura da mezzo è diventata fine, facendo decadere l'uomo a mezzo. Il paradosso, la "nemesi", è che la medicina moderna che si vanta, rispetto alle altre epoche, di far star "bene" l'uomo, in realtà ha deciso di farlo stare perennemente "male"! In medicina avviene così quello che avviene in tutti gli altri campi, economia in primis: non si produce più per vivere, ma si vive per produrre, e il capitalismo che pretendeva di aver soddisfatto i "bisogni" dell'uomo, in realtà, secondo la logica produttivistica, lo ha proiettato in uno stato di bisogno permanente. Anche qui, si vuol far star "bene" l'uomo, in realtà lo si fa stare perennemente "male"! Ivan Illich, l'autore del celebre "Nemesi medica", raccontava questo simpatico aneddoto: un uomo "d'altri tempi" viene accompagnato da un uomo dei tempi nostri a visitare le moderne conquiste della scienza medica che dominano nelle nostre città: ospedali, case di cura, centri diagnostici, di ricerca, di analisi, ecc e gli dice con un certo orgoglio: "Ha visto? Si vede che nella nostra epoca c'è benessere, che stiamo tutti bene...!" "Bene?!? - risponde incredulo l'altro di fronte alle folle che popolavano quegli ospedali e centri di cura - Qua state tutti male!!! Ma che vi è successo?" Già, che ci è successo? A noi l'ardua risposta...
stediludo (Registered) 29-07-2009 00:15

Mi permetto di aggiungere una piccola osservazione critica all'articolo di Luciano, relativa alla sua premessa. In realtà anche il concetto di "dolore" è un concetto relativo, e quello di Luciano mi sembra un indebito riconoscimento alle presunte "conquiste" della modernità che stona con quel che afferma nel seguito. Infatti è a noi moderni che certe cose che gli antichi sapevano tranquillamente sopportare sembrano come terribilmente dolorose: in realtà è l'uomo moderno che non sa sopportare più niente e sviene alla sola vista di una goccia di sangue. Sempre per citare Illich, mentre prima la salute consisteva nel saper tollerare il dolore, oggi consiste nell'eliminazione di questo. Ma sappiamo bene che il progetto di eliminare il dolore e la sofferenza dalla faccia della terra è stato uno dei progetti più folli della modernità, perché "la felicità - e qui cito il vecchio Nietzsche - consiste nel sentire che una resistenza è stata vinta, che un ostacolo è stato superato"...
aragorn (IP:79.15.249.41) 29-07-2009 14:19

L'impianto ideologico della medicina moderna (o allopatica) è essenzialmente materialista e non tiene conto, diversamente dalla medicine tradizionali, di una serie di componenti "interiori" che determinano gli stati patologici.
Non a caso gli omeopati ed i naturopati spiegano che la medicina allopatica cura la malattia, le discipline naturali invece si occupano dell'ammalato. L'avvitamento ideologico di natura profana e materialista che insiste anche sulla medicina, come su tutti gli aspetti della nostra vita, in ultima analisi ha trasformato il concetto di vivere in "sopravvivere", ovvero avere la miglior vita fisica possibile, che ovviamente con il concetto di vita in senso profondo ha poco o nulla a che vedere. Il loro obiettivo finale è la "civiltà dei trapianti", l'assemblaggio di pezzi, la vita quale insieme aggregato di organi naturali ed artificiali. Sacrifici umani inclusi, visto che gli organi vengono predati ad esseri vivi, con il cuore battente, con la scusa di una morte cerebrale che non esiste nè eticamente nè scientificamente.
ottavino (Registered) 31-07-2009 14:00

E' evidente che quello della salute è un campo ideale per discutere della modernità, per discutere della LOGICA che sottende l'impostazione corrente.
Non basterebbe un libro per parlare degli inganni e delle trappole che nasconde l'approccio in uso.
Mi limito a una considerazione.
Notate come il tema sia completamente nelle mani della "ricerca". I media tengono tutti con il fiato sospeso, creano questa atmosfera di suspence, in ordine ai nuovi ritrovati, alle nuove tecniche, dando a pensare che questo sia L'UNICO MODO che abbiamo a disposizione per risolvere i problemi della salute, incuranti delle controindicazioni e delle crescenti spese.
Un uomo, una collettività, con la testa ancora attaccata alle spalle, con il buonsenso ancora funzionante, si chiederebbe (almeno): "come posso risolvere i problemi della salute? Ci sono dei modi, poco invasivi, economici, privi di effetti collaterali? E se non ci sono, io devo trovarli, devo sforzarmi di trovarli, perchè non posso dissanguarmi per risolvere questi problemi...forse dovrei fare una cernita dei sistemi TRADIZIONALMENTE usati nei millenni trascorsi dall'umanità....".
Eccoci al dunque. La modernità NEGA tutto il patrimonio culturale degli antichi...ripudia il passato....ahi, ahi, ahi....che arroganza....
ranton@tiscali.it
ranton (Registered) 29-08-2009 11:18

Sono sicuro che ascoltando quello che ha da dire Bruce Lipton in merito ad alcune considerazioni sulla genetica e sulla forza della nostra mente, si possa scoprire come FARE qualcosa per il cambiamento.
Buon ascolto:http://www.youtube.com/watch?v=18BfgLbmMBY
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