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A proposito di puttane... PDF Stampa E-mail


24 settembre 2009

Usiamo lo stile di Travaglio. E’ così di moda e di successo. Chissà che non si riesca anche noi, nel nostro piccolo, a diventare tanto famosi da guadagnarci un bel contratto in Rai. Un sogno che inseguiamo fin da bambini.
A proposito di puttane e puttanopoli. Alcuni giornalisti italiani lanciano il ricorrente allarme: “siamo in un regime”. Non c’è libertà di espressione, c’è la censura, le nostre idee sono minacciate. Poveretti. Come li capisco. Vorrebbero scrivere che il popolo italiano paga una tangente chiamata “interesse sul debito pubblico” di oltre 70 miliardi di euro, e la paga ad una associazione a delinquere fatta di banche e banche centrali, “criminali che andrebbero processati per crimini contro l’umanità, tra i quali Draghi (parole di Elio Lannutti dell’Italia dei Valori)”.
Ma nessun editore permette ai valorosi giornalisti italiani di scrivere su questi temi così importanti.  Così le nostre migliaia di “penne libere”, gli alpini della verità, i Santoro, Travaglio, Floris, Colombo, Maltese, Giannini, Padellaro, Mauro, Beha e compagnia cantando, sono costretti a negare il giusto risalto a notizie come quella sull’assoluzione di Angelo Rizzoli, depredato dalla solita banda di banchieri, pescecani, affaristi, malavitosi ed alti prelati. I nostri eroi, impegnati nella crociata contro Silvio il Saladino, schierati sul fronte opposto, ovvero a favore della lobbie che gli contende il potere, cioè il sottopotere, hanno ignorato la notizia sulla vera storia del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, che oggi appartiene ai soliti noti parassiti, e che secondo giustizia non dovrebbe essere loro, perché è stato illegalmente e con modalità  truffaldine sottratto ad Angelo Rizzoli. Il quale, giusto per continuare a parlare di puttane, puttane vecchie, navigate ma ancora in servizio, è stato incarcerato dai soliti magistrati al servizio dei potentati economici, al fine di distruggerlo, nel fisico e nella mente, al solo scopo di sottrargli il patrimonio di famiglia. In quei giorni, Gianni Agnelli, con la freddezza tipica dei rettili e la finezza di uno scaricatore di porto, chiamò Rizzoli appena uscito dal carcere per dirgli: “Siamo nel mondo degli affari dove vale la legge della giungla: il più forte vince il più debole. E lei, dottor Rizzoli, in questo momento è il più debole”. Questo era il raffinatissimo “principe” dell’aristocrazia piemontese: un magliaro (definizione estratta da Dagospia)! Lo stesso magliaro che fu l’idolo dei giornalisti italiani per mezzo secolo, il Papi ante litteram, visto che anche lui “cantava canzoni napoletane” alla diciottenne (e chissà da quanto tempo, forse da quando era minorenne) Monica Guerritore, come sapevano in tanti anche se mai nessuno osò scriverlo. “Con la vicenda Corriere ho perso 26 anni di vita - prosegue Rizzoli”. “Mio padre ci è morto d’infarto nel 1983, mia sorella Isabella, la più piccola, si è suicidata nel 1986. Mi hanno incarcerato tre volte e portato in cinque carceri diverse. Porto i segni sulla pelle di quello che mi hanno fatto”.
Ma non state in pensiero, amici miei. Ora arriva Padellaro e sistema tutto, con l’aiuto di Colombo e Travaglio, e a quanto sembra anche Massimo Fini. Cosa ci farà in mezzo a queste scarpe vecchie è un mistero, è ovvio che li lega solo l’odio per Berlusconi. Tuttavia, mentre quella di Fini è un’avversione ideale e culturale, quella dei soliti noti ha il suo nucleo negli interessi di parte, la sponda di De Benedetti e della finanza vampirica italiana ed internazionale, la stessa che sussurrava all’orecchio di Ciampi, Amato e Prodi, e che non vede l’ora di liberarsi di Berlusconi e Tremonti e di quei cafoni dei leghisti. Credo che Massimo Fini durerà poco in questa compagnia di vecchie combattenti del marciapiede, giusto il tempo di farsi censurare qualcosa sull’Afghanistan e sull’Iraq, vista la presenza dei filo-israeliani e filo-americani Colombo e Travaglio. Ciò non di meno attendiamo con trepidazione di poter leggere che il comparto bancario italiano (insieme a tutto quello occidentale) impedisce autentiche indagini per conoscere le vie finanziarie del riciclaggio del mondo della droga. Scopriremo che alcune multinazionali vendono inspiegabilmente medicine cancerogene, che il latte artificiale è dannoso per i nostri bambini, che l’Europa paga la tangente agli USA per non volere autorizzare il commercio di carne agli estrogeni. 
A proposito di puttane, puttane di lunga carriera, travestite da verginelle, questi non scriveranno niente di tutto questo, se non nella solita maniera generica, pavida ed alibistica con la quale si sono creati la fama di “Ernesti sparalesti” della verità, senza mai e dico mai scrivere qualcosa contro i veri poteri. D’altronde sono gli stessi cresciuti e pasciuti all’epoca del consociativismo, della spartizione delle tre reti Rai, una alla Chiesa, una ai socialisti ed una ai compagni e compagnucci. A proposito di vecchie zoccole e delle loro notti accanto al fuoco, questi sono gli stessi che si sono scaldati per decenni accanto ai fuochi del clientelismo, delle raccomandazioni, delle lobbie, degli amici degli amici. La loro ennesima, squallida, povera campagna di terz’ordine contro Berlusconi non è degna di passare per battaglia per la libertà. La libertà di stampa in Italia non esisteva prima di Berlusconi e non esisterà dopo. E quando si potrà tornare a scrivere liberamente, non sarà certo per merito loro. A proposito di puttane, quelle di Berlusconi, al cospetto di queste vecchie baldracche, sono delle educande dodicenni che studiano in un collegio di orsoline.

Marco Francesco De Marco

Commenti
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Fabio Mazza (Registered) 24-09-2009 14:41

Articolo inappuntabile
stediludo (Super Administrator) 24-09-2009 18:22

Il pericolo in cui incorre Fini - e indirettamente anche noi, visto che innanzi tutto alle sue idee MZ si richiama - è di essere identificato dall'opinione pubblica come parte di uno dei due schieramenti in campo e che da oltre vent'anni si contendono il potere in Italia, ovvero, per semplificare, il gruppo Finivest-Berlusconi e il gruppo l'Espresso-De Benedetti. Perché ormai sono rimasti solo gli ingenui - e i finti tonti - (e siamo sicuri che Fini non appartenga a nessuna di tali categorie) a pensare che i vari Travaglio, Padellaro, Floris, Santoro siano degli spiriti liberi, degli alfieri della libertà e di una prospettiva non conforme nel nostro paese. Ormai tutti sanno che costoro altro non sono che uno dei tanti battaglioni, dei tanti terminali schierati da uno appunto dei due apparati in lotta, apparati nei confronti dei quali Fini e innanzi tutto noi siamo stati sempre equidistanti e alla cui contesa siamo sempre stati estranei perché ben altra è la nostra battaglia e la nostra ragion d'essere. Insomma, lungi da noi - e siamo convinti anche da Fini - pensare che la schiera che ha dato vita al Fatto sia fatta da gente migliore rispetto ai vari Feltri, Belpietro o Rossella (tanto e vero che Fini ha collaborato anche alle testate di questi ultimi). In ogni caso, ma questa è solo una mia opinione, io avrei preferito, vista la ragion d'essere proclamata ufficialmente dal Fatto (ovvero quella di creare un nuovo organo esplicitamente anti-berlusconiano) che Fini ne restasse completamente fuori, appunto per non dare adito a confusioni e sospetti in un'opinione pubblica sempre più disorientata e instupidita dalla falsa posta in palio della contesa di cui sopra. Quindi anch'io, come Marco, spero che a Fini gli censurino subito qualche articolo anti-usocratico o anti-americano in modo che sia costretto gioca forza a liberarsi da possibili ed equivoci abbracci mortali e faccia altresì capire a tutti di che pasta sono veramente fatti tali sedicenti alfieri della libertà che, come per tutti i defensor dell'Occidente, alla fine è sempre stata la libertà di pensarla... come loro.
Fabio Mazza (Registered) 24-09-2009 19:19

Un attimo Stefano
Non puoi paragonare Travaglio e Bhea ad Feltri, Belpietro e Rossella, che sono servi senza ritegno e senza dignità.

Travaglio per esempio, che comunque io non vedo cosi intruppato e che non ha mai difeso o tessuto le lodi della sinistra, ma a cui rimprovero solamente di non trattare, come faceva notare anche Demarco, certi argomenti che sono estranei al suo tipo di giornalismo (signoraggio e via dicendo)non è un antimoderno; è un liberale. è logico che non contesti lo stato di cose. Contesta solo la gestione scandalosa del sistema "democratico" attuale, che è al limite del parrosismo.
é anche vero che Travaglio non è di sinistra e ha a più riprese attaccato la stessa sinistra senza mezzi termini. Se attacca più berlusconi è semplicemente perchè per un giornalista di cronaca giudiziaria come lui è, il nano è una manna dal cielo, perchè non si è mai vista un simile losco figuro comandare un paese "democratico" (della serie gli altri saranno anche emanazioni della BCE, ma almeno non accoglievano in casa, e in parlamento, mafiosi e condannati in via definitiva, per fargli evitare la galera).
Si nota però a mio avviso nell'articolo, e correggettemi se sbaglio, in altri discorsi che sono stati fatti sul blog, la convinzione che berlusconi e tremonti, sarebbero "anti signoraggio", anti interessi degli usorocrati ecc. Mentre la sinistra sarebbe "bancaria" intruppata con gli organi finanziari e bancari e via dicendo. Non so se risulta ma berlusconi è proprietario di banche e non mi sembra che egli abbia mai messo in atto qualche manovra per contrastare lo strangolamento delle lobbies finanziare, che si incarnano anche in lui (l'unica cosa di "finaziario" che ha saputo fare e far rientrare i soldi delgi evasori con lo scudi fiscale.. )
baolros (Registered) 24-09-2009 19:34

Grazie, condivido in toto.
Fabio Mazza (Registered) 24-09-2009 19:47

dell'articolo o della risposta?
baolros (Registered) 25-09-2009 09:27

Dell'articolo, ovviamente. Sono un ribelle serio io.
stediludo (Super Administrator) 24-09-2009 19:53

Caro Fabio, non desidero assolutamente perdermi e perdere il blog in simili polemiche e discussioni. Pensiamo ad altro e dedichiamo le nostre energie, e anche le nostre polemiche, al ben altro che sappiamo. Su questi dettagli (e Travaglio e Feltri sono dettagli) ognuno, in base alla sua visione dei dettagli, è libero di pensarla come meglio crede. Io considero Travaglio e gente della sua risma peggiore e ben più estranea alla mia visione "dettagliata" delle cose che Feltri. Ma ripeto: non voglio sprecare altro tempo a spiegare il perché di ciò né mi interessa minimamente sapere perché tu invece consideri migliore Travaglio. I dettagli lasciamoli a chi ha la mente "dettagliata".
Fabio Mazza (Registered) 24-09-2009 20:33

Perfetto, neanch'io desidero toccare certi argomenti.
Se però si fanno dei nomi e si va su un argomento "politico" volontariamente..è naturale una presa di posizione, anche se di questa politica e più in la di questa società non si condivide nulla.
Fabio Mazza (Registered) 25-09-2009 10:08

Signor baolros, sono stato il primo a definire inappuntabile l'articolo, che condivido quasi su ogni aspetto.
Quindi le sue patenti di "ribellismo autentico" se le tenga per lei.
baolros (Registered) 25-09-2009 12:39

Era una battuta, non era rivolta a lei e non volevo essere in nessun modo offensivo. Mi dispiace e mi scuso se ho dato questa impressione.
L'articolo in ogni caso mi è piaciuto molto.
aragorn (Registered) 25-09-2009 13:33

Di sotto allego un commento di un abbonato apparso su "La Voce del Ribelle". A dimostrazione, semmai fosse stato necessario, che certe valutazioni espresse in questo articolo trovano riscontro nella nostra "area".

"Non so chi di voi abbia acquistato la prima copia del giornale "Il Fatto Quotidiano", uscito proprio ieri nelle edicole. Chi l'ha fatto, avrà senz'altro letto l'articolo di Massimo Fini dedicato all'Afghanistan. Certamente le posizioni del nostro Direttore sulla questione sono notissime (anche perchè PENSO siano come le nostre), ed anche quelle di alcuni personaggi come Marco Travaglio e Furio Colombo. Sappiamo benissimo che sono diametralmente opposte. Avete letto l'articolo di Furio Colombo? Credete che possa coesistere un articolo simile con quello di Fini (che infatti viene infilato a pagina 18, cioè quasi alla fine)?
Fabio Mazza (Registered) 25-09-2009 14:52

Hai ragione Marco io il fatto l'ho comprato e lo vedo molto sbilanciato..sembra più un organo di antiberlusconismo che di controinformazione.
Fini questo credo lo sappia, sta di fatto che se il fatto è davvero "liberale" come lo intendono i suoi autori la pluralità delle voci, anche dissonanti, è forse considerato un bene anche da loro (vedi Colombo-Fini).
Ma del resto stiamo parlando del nulla perchè concordo con il tuo intervento e sulla tua lettura del fenomeno.
Pucciarelli (IP:84.222.180.5) 25-09-2009 15:54

Scusate se mi perdo anch'io in "dettagli" , ma davvero fatico a capire perchè venga sempre tirato in ballo il nome di Travaglio . Non credo abbia molto senso utilizzare come discriminanti le sue convinzioni ideologiche , antitetiche a quelle di MZ , o imputargli scarsa attenzione nei confronti di temi che credo per sua natura e formazione culturale avrebbe difficoltà a manipolare . E' un semplice cronista giudiziario , un ottimo cronista a mio modesto giudizio. Accostarlo a Belpietro e Feltri è francamente paradossale. Tutto ciò non toglie che il pezzo di De Marco sia come sempre ottimo e totalmente condivisibile .
alessio (Super Administrator) 25-09-2009 17:29

Non anticipo quanto scriverò in un mio prossimo articolo per questo blog, che in ogni caso verterà sulla questione dell'editoria in Italia per intero. Dico solo che io invece non sono d'accordo col punto di vista "totalizzante" di De Marco. Per dirna solo una: BEN VENGA che in un giornale ci siano posizioni diverse, come fra Fini e Colombo. Chiaro che quella finiana fa da controcanto, perchè il Fatto esprime certamente una visione etichettabile come di sinistra su molti temi. Ma il solo fatto che lo faccia, il contraltare, è di per sè positivo, non negativo. La coesistenza è sintomo di libertà.
Alessio Mannino
Misopickle (Registered) 25-09-2009 19:21

gli elogi all'articolo sono particolarmente caldi, anche per il coraggio nell'esprimere opinioni del tutto irridente del perbenismo borghese, altro che Travaglio! Ma il dilemma Fini è sempre più tale. Lui scrive da sempre su quotidiani conservatori e filoamericani, che comunque hanno il merito di dargli spazio, nonostante le contumelie che si prende da lettori incolti de "La Nazione" e simili, che lo chiamano comunista, mentre sui blog prevale su lui il giudizio dei tromboni antifascisti. Sarà interessante vedere quanto durerà sulle pagine (PDine, dipietrine, grilline?) del "fatto" per confronto, ma condivido il pensiero di Alessio,forse il Nostro è molto sottile, e vuole smontare le insulse destra e sinistra culturali collaborando con entrambe, ma tenendo sempre per sè il ruolo del Jolly anarchico controcorrente per dimostrar la loro parzialità ed inutilità.
aragorn (IP:79.15.249.41) 26-09-2009 13:34

Qui non si discute di Massimo Fini, come ho precisato nell'articolo. Io voglio solo svelare questa ipocrita immagine per la quale Colombo, Padellaro e Travaglio, vogliono farsi passare per Madonne scese dal cielo per portarci finalmente la libertà di stampa. In realtà gli unici nemici della libertà di stampa sono i giornalisti italiani: pavidi, conformisti ed affiliati ai vari clan del sottopotere. Affiliamento al quale non sfuggono i giornalisti de "Il Fatto", che non sono di "sinistra", questo sarebbe il meno e per Travaglio non è nemmeno così; semplicemente sono "organici" ad interessi e strategie di gruppi di potere schierati all'interno del Sistema finto democratico, che in realtà è lobbistico ed affaristico in spregio ad ogni ideale costituzionale sbandierato ogni momento. Quanto alla storia di Travaglio specialista di giudiziaria che non capirebbe di altri argomenti, ebbene la sua protervia ed arroganza non gli consentono distrazioni e sarebbe ora che finisse questa storia puerile della sua presunta ignoranza in tema di "economia". La verità è che Travaglio non si può permettere di scrivere dell'esistenza di un'associazione a delinquere di banche e banchieri che, in spregio anche alla costituzione che cita ad ogni piè sospinto, ci opprime con una spietata dittatura finanziaria. Quindi, consapevolmente, si attesta su livelli più bassi e tira fendenti a Berlusconi. Riuscirà mai il nostro a pronunciare parole più serie? Ne dubito.
stediludo (Super Administrator) 26-09-2009 16:44

E finiamola pure con questa storia di Travaglio buon giornalista giudiziario. Ma dove sarebbe la sua bravura? Quella di andare presso gli uffici giudiziari o avere presso di essi le giuste gole profonde (ovviamente lautamente remunerate dai suoi sponsor economici in spregio alle leggi che vietano la divulgazione degli atti giudiziari e alla tutela della privacy) e raccontare così le marachelle di quello e di quell'altro? E questa sarebbe bravura? Se i suoi sponsor finanziari dessero anche a me i soldi che danno a lui, lo saprei fare anch'io come chiunque! Ma vi rendete conto che Travaglio e gente della sua risma sono solo emeriti nullafacenti che campano sputtanando gli altri? Ma secondo voi è gente da ammirare chi non fa niente dalla mattina alla sera e campa facendo la morale agli altri? Ma la finiamo con questo mito (tipicamente moderno) della "libertà di stampa", cioè la libertà di alcune persone di fare, come professione, i censori dell'altrui vita? Se questi non avessero i notori potentati economici alle spalle che li lanciassero in queste interessate campagne di sputtanemento altrui, che cavolo farebbero nella vita? Ma perché non vanno a lavorare, mi viene, un po' berlusconianamente (e leghisticamente), da dire? Così si accorgerebbero cos'è la vita e che le marachelle, in fin dei conti, fanno parte di essa, e che non a caso ogni società degna di questo nome finora apparsa sulla terra si è dotata di strumenti idonei (magistrati, polizia, esercito) per limitare i danni e gli autori delle marachelle sbatterli in galera. Ma che c'era bisogno, come da mito del mondo moderno, di inventarsi la "libertà di stampa"? Ma perché, se tanto ci tenevano a combattere i ladri e la corruzione, questi moralisti prezzolati non hanno fatto i poliziotti? I magistrati? Ah, già, è vero, anche i poliziotti e i magistrati sono ladri, sono corrotti; tutti sono corrotti tranne loro, e quindi se non ci fossero loro il mondo andrebbe in rovina. Quindi, rendiamo grazia.
E il bello è che c'è gente che li sta a sentire, che li prende sul serio, che si interessa a quello che raccontano, e contribuisce quindi a gonfiare il loro portafoglio. Insomma, hanno pubblico, hanno dei fan questi moralisti; fan il cui livello psichico e spessore umano è pari a quello di chi si interessa e si entusiasma per le riviste di gossip: come c'è gente (anche loro "liberi gornalisti") che passa la vita a sgamare le storie piccanti delle star e dei vip contando sulla morbosa curiosità popolare, così ci sono questi moralisti che campano raccontando le marachelle dei potenti, certi che una simile e morbosa curiosità assicurerà ampie vendite anche ai loro "liberi" giornali. Insomma, proprio una bella vita, questa dei moralisti. Fin quando la gente, prima o poi, si romperà le balle dei loro giudizi, del loro continuo (e non richiesto) chiedere conto, del loro asfissiante fiato sul collo, e farà come gli ateniesi con Socrate, il padre di tutti costoro, il padre di tutti i moralisti. Il padre della modernità...
alessio (Super Administrator) 26-09-2009 17:01

Da Travaglio a Socrate passando per il moralismo giudiziario. Valori come dignità, coerenza, libertà, professionalità non dicono più niente, forse.
F.to: Alessio Mannino, un giornalista che vorrebbe essere libero (anche se questo è roba da tempi moderni...)
stediludo (Super Administrator) 26-09-2009 17:38

Dignità, coerenza, libertà, professionalità sono quei valori che chiunque, moderno come antimoderno, fascista come comunista, ateo o credente, tizio o caio, pinco pallino come vattelapesca, dovrebbe rispettare nella propria professione e nella propria vita. Non capisco cosa c'entrino con la questione in oggetto e, in generale, con le nostre battaglie.
Ad esempio io - anche se non mi paice parlare di me e della mia vita privata -nella professione e in genere nella vita sono, come sa chi mi conosce, di un leguleio, di un moralismo, di una serietà estremi, quasi bigotti. Ma il "moralismo", la visione morale del mondo, sono ben altra, sono tutt'altra cosa. Cosa tipicamente moderna. E l'antimoderno, per il dirla con il buon Nietzsche, non può che essere l' "immoralista" per eccellenza...
marco.milioni@poste.it
marco.milioni (IP:62.123.117.85) 26-09-2009 17:50

Francesco De Marco nel descrivere la gravità della vicenda RCS sunteggia in modo efficace e senza veli una storia vera. Dico di più. Forse Francesco non si rende nemmeno conto interamente della importanza degli eventi da lui narrati; L'epilogo dell'affaire Rizzoli è in parte assimilabile al danno patito da De Benedetti con l'affaire Mondadori, ma riveste una importanza maggiore nel panorama italiano perché è la cartina di tornasole di uno scontro epocale in seno ad uno dei santuari del potere italiano. Soprattutto in ragione di coloro che stanno dietro (prima ieri, poi oggi) ad RCS. Repubblica non ha dato la notizia della assoluzione di Rizzoli (Il Corsera l'ha mascherata). Libero l'ha data, ma l'intervista concessa a Rizzoli non spiega però che lo stesso Rizzoli si era prestato ad un giochino non troppo trasparente (egli fu prima blandito, poi utilizzato, poi mazziato). L'affaire RCS, come quello Mondadori è stato al centro di un gioco di potere nel quale i salti della quaglia e le pugnalate alle spalle sono stati la regola. Questa è una storia da raccontare con un reportage. Meglio con un documentario. Perché non lo facciamo noi di MZ? Sarebbe un bel modo, artistico, di svelare anche l'altro emisfero della luna, una luna fatta di cattivi rozzi, brutali e, dall'altra parte di cattivi un po' meno rozzi e sottilmente brutali (Gianni Agnelli era e rimane un parvenu che ha succhiato linfa vitale al Paese). Vi comunico comunque, e non ho paura a dirlo, che MZ è "attenzionato" da diverse "task force" (governative e non) poste a tutela della gabbia dei padroni. A differenza di De Marco però, io penso che anche "i rettili illuminati" in fondo siano dei cialtroni. Comunque lor signori hanno agito indirettamente anche nei nostri confronti. Ricordate la mia scheda filmata su Bankenstein? Un utente di Youtube l'aveva presa dalla piattaforma Google video (da me utilizzata perché in grado di ospitare clip maggiori di 10 minuti), spezzettata in due e inserita su Youtube dove aveva avuto un certo successo. Da Youtube "i padroni della Crisi" è stato rimosso "per violazione dei termini relativi al copyright". Peccato che io a Youtube non avevo segnalato alcun abuso, anche perché il filmato non era protetto da alcun vincolo di proprietà intellettuale. E ne sono sicuro perché è mio. Ciò detto mi ripeto, perché non facciamo qualcosa di concreto? Perché noi di MZ non mettiamo insieme un gruppo di sceneggiatori volontari e sveliamo, dal punto di vista di MZ, uno dei grandi inganni d'Italia? Non solo per spiegare le responsabilità di certi ambienti, ma soprattutto per parlare di noi. Ci state?

Marco Milioni
P.S.
Travaglio è uno che il Corsera lo bastona e come... come ha bastonato la Fiat. Su Israele ha una posizione che io non condividerò mai. Ma credo che stia cominciando a cambiare idea. Ciò detto Travaglio non è un oracolo. Ogni critica è lecita è doverosa. Ma è solo un giornalista. E' il vuoto attorno a lui che ne ha fatto una bandiera. Ed è questo vuoto che mi fa arrabbiare... MZ dovrebbe essere anche un laboratorio di intellettuali veri. Io vorrei uscire da una logica in cui le alternative sono Berlusconi o gli amici di Draghi. Visto che quando c'è bisogno i due gruppi se la intendono... E mi fa ridere che Berlusconi oggi rischi la sedia solo perché politicamente ha aperto troppo ai Russi sul gas. Sapete chi aveva cominciato tale apertura? Il di lui predecessore Prodi che è caduto grazie a Mastella e Dini le liason dei quali invito tutti a approfondire... Non so se mi spiego. Prodi e Berlusconi due legati a filo doppio agli Usa che però hanno sbagliato qualcosa. Draghi voluto da Tremonti oggi Tremonti attacca le banche. Il potere (oscuro?) è fluido e diverrà sempre più impersonale. Un giorno prenderà forma e vita? Io penso siamo alla mercè di folli, ma il primo complice di questa situazione sono io (noi).
Fabio Mazza (Registered) 26-09-2009 20:47

Marco Milioni for president
Pucciarelli (Registered) 27-09-2009 17:37

Decisamente !
Andrea Marcon (Registered) 28-09-2009 10:23

Io credo che se continuiamo a parlare di Travaglio rischiamo di uscire dal seminato. Rischio, beninteso, al quale lo stesso De Marco a mio avviso incorre, sia nell'articolo che nei commenti. Il punto non è se Travaglio (o altri) siano servi o o burattini, bravi cronisti o semplici moralisti, in buona o malafede. Il punto è che OGGETTIVAMENTE le loro battaglie, che sono di terzo e quarto piano (per non dire di ventesimo-trentesimo), vengono spacciate - da essi stessi e dai loro fans - come quelle fondamentali per la libertà, la democrazia, etc.. Insomma, DI FATTO, questo genere di giornalismo, convogliando possibili energie ribelli contro bersagli di scarsa importanza, è funzionale al Sistema nel suo complesso.

Un'altra cosa circa quanto scritto da Alessio. A me sembra evidente che, nella civiltà dell'immagine, concedere spazio alle tesi di Fini sull'Afghanistan (come su altri temi sui quali il nostro ha un'opinione difforme rispetto a quella del quotidiano) è il classico finto bel gesto - anche qui non importa se in buona o malafede - che permette a Padellaro & C. di fregiarsi della patente di pluralisti e democratici senza contare NULLA nella sostanza. Quanta gente potrà cambiare opinione sull'Afghanistan leggendo l'articolo di Fini (come di chiunque altro)? Siamo realisti: sostanzialmente NESSUNO. Il vero "pluralismo", che ovviamente il Fatto si guarda bene dall'attuare, sarebbe ad esempio quello di pubblicare in prima pagina le foto dei bambini afghani massacrati dagli attacchi NATO. Il resto è rivoltante ipocrisia.
alessio (Super Administrator) 28-09-2009 11:33

E' la ben nota teoria della foglia di fico. Di cui sono perfettamente consapevole perchè ad esempio, sul giornale di provincia per cui scrivo, io stesso ne sono un esempio. Resta il fatto che me lo fanno fare, così come lo fanno fare a Fini sul gruppo Riffeser o sul Gazzettino di Caltagirone. Ma il Fatto non è propriamente la stessa cosa di questi giornali, se permettete. E' vero che tutti agiscono all'interno di questo sistema, ma un giornalista, anche quello (diciamo così) aspirante libero, NON PUO' NON lavorare dentro il sistema. Da un punto di vista operativo e perciò anche, nonostante le intenzioni, da quello della logica culturale di fondo. E nelle maglie del sistema uno cerca il meglio che trova. E per me - sottolineo: per me - è meglio il Fatto di Repubblica o del Giornale. Comunque su tutto ciò rinvio all'articolo che ho già inviato a Viviani e Di Ludovico.
Alessio Mannino
marco.milioni@poste.it
marco.milioni (IP:62.123.117.85) 30-09-2009 02:24

PER STELITUDO

Io apprezzo la tua franchezza, ma un tuo passaggio contiene una affermazione non vera: "in spregio alle leggi che vietano la divulgazione degli atti giudiziari e alla tutela della privacy". La legge sulla privacy non c'entra alcunché. Di più gli atti dei processi sono di dominio pubblico. Il segreto istruttorio non esiste nemmeno più in fase predibattimentale. Quando gli atti sono arrivati alle parti, la divulgazione degli stessi di per sé non costituisce reato da parte del cronista che li diffonde. Il reato, qualora il comportamento abbia rilevanza penale, eventualmente lo commette il magistrato, o il cancelliere o l'ufficiale di polizia giudiziaria, che passano copia degli atti a terzi. Aggiungerei quindi una riflessione. Quanto agli uomini pubblici, specie i rappresentanti delle istituzioni o gli amministratori di enti pubblici o para-pubblici, la privacy se la dovrebbero scordare finché amministrano la cosa pubblica. Non c'è destra o sinistra che tenga. Noblesse oblige e basta. Che cosa significa sputtanare? Se uno in pubblico si dichiara scudo della cristianità quello che succede nella sua camera da letto è affare anche mio perché ogni idea cammina sulla testa dell'uomo che la propugna. La doppiezza è disonorevole. Per tutti. Se invece vogliamo parlare di magistrati che non fanno il loro lavoro quella è un'altra storia. Io sono pronto. Non tutti i giornalisti, anzi pochissimi, hanno le luci della ribalta di Travaglio. Ad esempio il sottoscritto per fare il suo lavoro (da co.co.co) è stato querelato da politici di destra, sinistra, dipendenti di enti pubblici, carabinieri e magistrati. Grane che non finiscono mai e senza Lodo Alfano a pararmi il popo'. Mai un gesto di soliderietà dai colleghi che bazzicano le procure, dalle istituzioni sempre e solo scortesie, dai magistrati comportamenti al limite del codice penale. E ne sono sempre uscito pulito (l'ultima battaglia è in corso), a testa alta. Dalla mia parte nessuna lobby. Solo un bravissimo avvocato, una accuratezza maniacale nel preparare i pezzi e nel leggere i documenti. So benissimo che questo sistema è marcio ma è inconcepibile che si chieda al popolino di rispettare le regole mentre i "signori" se ne sbattono. E' una questione di dignità. E il sistema si può mettere in crisi in vari modi modi. Lo si può frantumare con un cazzotto se si ha laforza; lo si può mandare in corto circuito esasperando la posizione di chi ha posizioni di responsabilità e vìola i princìpi che dovrebbe difendere (è quello che fa Travaglio, con tutti i suoi limiti). Io sono anche disposto ad accettare che non c'è più nulla da fare. Che il sistema si eclisserà da solo. Sta benissimo, ma a quel punto la storia cambia. Non voglio avere vincoli nell'aspettare un futuro diverso. A quel punto, nel mio tempo baderò quindi solo al mio interesse personale, contro le lobby mondiali, contro i manigoldi locali, contro i mafiosi, contro i miei vicini. E allora si potrà essere spietati, senza regole, senza misura, senza onore, senza ritegno. Conta il risultato. Dalla disgregazione assoluta verrà qualcosa di meglio? Può essere. Ma adesso tutto è ingessato. Lor signori il monopolio della forza se lo sono garantito col supporto ipocrita dello Stato. Un tempo avrei potuto risolvere certe questioni d'onore in duello. Oggi quell'onore lor signori ce l'hanno rubato.

Marco Milioni
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