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La “cultura” moderna: ovvero come rendere la cultura un bene di consumo PDF Stampa E-mail

7 dicembre 2009

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L’ossessione, moderna ma molto recente temporalmente, dell’ “istruzione”, del “titolo” universitario, del “diventare qualcuno”, è diventata quasi un leit-motiv dei nostri giorni.
A parte l’incremento parossistico delle iscrizioni alle facoltà universitarie, che rivela nel contempo la fallacia della scuola post-sessantotto, divenuta più un “diplomificio” che una fucina di leader o quantomeno di “capitani” del mondo del lavoro del domani, ciò di cui parliamo lo si può vedere chiaramente dall’atteggiamento dei genitori, che farebbero ogni sacrificio per vedere il figlio con il prezioso titolo, senza il quale si suppone egli non ricoprirà mai, in società, una “posizione”, e non avrà mai una vita, non solo professionale, veramente appagante.
L’ironia del tutto è che, nella maggior parte dei casi, la tanto decantata “istruzione”, la tanto celebrata “cultura” universitaria, che già dal nome rimanda ad un complesso, ad una conoscenza complessiva del reale e del mondo, si riduce ad un vuoto e spurio nozionismo, ad una conoscenza di elementi slegati e disarticolati, autoreferenziali e inutili per una superiore conoscenza della realtà e della vita, che sola potrebbe garantire la formazione di veri leader.
A parte la disgustosa logica da “ipermercato” che si respira nelle strutture formative, dove la qualità non conta quasi nulla ma si osanna e si santifica la quantità; dove nessuno può delinearsi per predisposizioni o sensibilità particolari, perché il sistema è congeniato per mantenere un'ingiusta e livellatrice “uguaglianza”, figlia del delirante progetto social-egualitario del “mandare avanti tutti”; dove si preferisce insistere sui programmi “taglia unica” ministeriali, piuttosto che affrontare davvero tematiche apicali, capaci di orientare formativamente la formazione e la mentalità dell’allievo, quello che più colpisce è la volontà, non si sa quanto cosciente o quanto figlia dei tempi, di “formare” persone che padroneggino un “sapere” settoriale e meramente tecnico, slegato da una visione della realtà complessiva e unificatrice.
Mentre quello che servirebbe per creare degli “aristocratici” del sapere, sarebbe proprio quello di fornire una “universitas” del pensiero, dello scibile (e forse anche del meno scibile), del sapere e anche, perché no, dei valori caratterizzanti la nostra tradizione.
Ma quello che si preferisce fare è creare degli “specialisti”, leggesi anche degli inarticolati, che sappiano molte nozioni tecniche, ma che difficilmente sappiano articolarle e riunirle nelle varie facce della realtà, al fine di dominarla e padroneggiarla.
Del resto la “democrazia” ha paura di uomini simili, perché sono uomini che difficilmente hanno bisogno degli altri. Perché la “democrazia” conta che il numero assorba e annulli le qualità che rendono gli uomini diversi e diseguali tra loro. Perché la democrazia ha paura per antonomasia delle figure carismatiche, e gli preferisce di gran lunga il “governo dei mediocri”, degli “specialisti” non integrati, degli “esperti” del nulla.
Non a caso in una società che crea sempre nuovi bisogni e nuovi “saperi” che in realtà sono spesso falsi bisogni e falsi saperi, come sarebbe possibile per un solo uomo, se non eccezionalmente integrato e consapevole di sè e della propria natura ontologica, “stare al passo” di una conoscenza che, in tutti i campi, tende a modificarsi e cambiare continuamente?
La natura disarticolata del sapere e della “cultura” moderni e attuali è dunque figlia e portato necessario di un mondo che si basa sul mutamento e vorticoso aggiornamento di tutto, dalla tecnologia al sapere, dalle relazioni interpersonali agli “status symbol” e ai desideri.
Ma quindi la domanda è: che fare? E qui necessariamente la nostra risposta andrà contro corrente, andrà a ricercare un’idea di “istruzione” di ben altra caratura e tipologia. In un'epoca in cui le iscrizioni alle università decuplicano non sarebbe auspicabile ridurre il numero degli studenti, non in funzione di mere possibilità economiche delle famiglie, ma di potenzialità e meriti effettivi che vengano considerati già dall’inizio? In un'epoca in cui l’”istruzione” è considerata un diritto, si ribadisce che non esiste un diritto al sapere: esso va, come tutto guadagnato, meritato.
In un'epoca in cui tutti vogliono, e credono in una certa misura, di poter essere, qualsiasi cosa e di avere qualunque posizione, non è auspicabile la visione delle cose come è sempre stata, che nella società ognuno ha il suo posto? Questo lungi dall’essere una posizione data unicamente dal denaro e dalla “robba”, dovrebbe essere data da ciò che si fa, non meno da ciò che si rappresenta per la propria comunità: di conseguenza l’università non può e non deve essere quello che è ora, una “fabbrica” di inutili titoli e di inutili “saperi”, che illudono chiunque di poter divenire, con il semplice esercizio mnemonico di concetti, una guida e un essere realizzato.

Fabio Mazza

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 07-12-2009 10:16

Concordo con la tesi di fondo. Anche la scuola, come tutto il resto, è un cumulo di macerie, dai gradi inferiori fino all'Università. Anche nella distruzione della scuola hanno agito concordi, al di là dell'apparente conflitto, i due pilastri della modernità: il capitalismo e il sinistrismo progressista. Il capitalismo ha interesse a formare degli specialisti parcellizzati che non abbiano cultura generale e visione sintetica d'insieme, perché gli specialisti con i paraocchi sono strumenti più docili; da qui l'obiettivi delle tre I indicato per l'istruzione: Impresa, Informatica, Inglese. Il sinistrismo va inconsapevolmente nella stessa direzione, predicando il rapporto strettissimo fra programmi di studio e mondo del lavoro, il tutto aggravato dalla continua insistenza sui diritti a scapito dei doveri. Fabio si chiede: che fare? Semplice: permettere a tutti i meritevoli, anche ai figli di famiglie povere, di accedere ai livelli superiori dell'istruzione, ma ripristinando disciplina e serietà degli studi, reintroducendo la necessaria selezione e ridando spazio alle discipline formative. Semplice ma quasi improponibile oggi. La maledizione è stata scagliata e procede irresistibile trascinando tutti nella sua china.
stediludo (IP:87.5.141.39) 07-12-2009 12:07

Io ho una visione un po' diversa: per me non si tratta di concedere a tutti i meritevoli di accedere ai livelli superiori dell'istruzione - ché questo resta il fondamento dell'attuale modello di istruzione al di là dell'odierna degenerazione demagogica - ma, sic et simpliciter, abolire l' "istruzione", questo mito insulso dei tempi moderni. Ovvero abolire questa ridicola idea che lo Stato debba obbligare tutti ad apprendere lo stesso sapere, la stessa cultura, le stesse nozioni. L'istruzione obbligatoria e uguale per tutti altro non è che uno dei tanti strumenti - forse il più perverso e subdolo, perché spacciato per garanzia di progresso ed emancipazione per tutti, poveri e ricchi - di dominio totalitario, che serve solo a livellare e omologare le menti. L'idea di un'istruzione statale uguale per tutti è infatti nata con lo stato moderno, nella sua opera di sradicamento di ogni lingua, cultura e comunità particolare in nome di un'unica lingua, un'unica cultura che doveva caratterizzare tutti i cittadini. Prima di ciò a nessuno era mai venuta in mente una cosa simile (il temine "istruzione" manco esisteva, così come non esisteva il suo correlativo "ignorante", visto che con la nascita del mito dell'istruzione è nato anche il mito che chi non è "istruito" sarebbe "ignorante"). Abolire la scuola pubblica: ecco cosa servirebbe, e che ognuno si educhi e si "istruisca" come meglio gli aggradi. Tutt'al più lo stato si impegni a dare soldi a tutti, in modo che anche chi non ne ha possa "istruirsi" secondo i modi che preferisce (assoldando precettori, comprando libri, frequentando liberi corsi, ecc.). Come diceva Feyerabend, "la migliore istruzione consiste nell'immunizzare le persone contro i tentativi sistematici di fornire loro un'istruzione".
caffedelletre@libero.it
Edoardo Buso (IP:93.37.143.128) 07-12-2009 12:17

Sono perfettamente d'accordo con Fabio Mazza è neccessario recuperare un'organicità degli studi che oggi manca e non mancava quando frequentavano le scuole i nostri genitori e nonni:innanzitutto assistiamo oggi ad una frammentazione del sapere conseguente nella specializzazione modernista;un grande scienziato diceva:un'uomo può guidare un'aereo risolvere un'equazione sbucciare una cipolla leggere un libro, costruire una casa;se mette in ogni attività il meglio di se stesso nell'imparare;la specializzazione diceva "serve agli insetti".Dobbiamo tornare a capire come pensavano gli antichi "che non c'è niente che l'uomo non possa fare";sono sicuro che questa concezione è criticata dai superpompati psicoanalisti del drop out che vedono limitazioni in tutto,sopratutto nell'uomo e lo annichiliscono magari giustificando l'uso di droghe o alcol:Quello che dobbiamo recuperare è lo spirito guerriero dell'antica Roma,nelle scuola non servono professori ma maestri di vita che non annichiliscano i giovani;ma che gli insegnino ad amare proprio la vita ed ogni cosa che la vita ci mette davanti secondo le proprie inclinazioni dal lavoro manuale alla filosofia alla matematica alle scienze biologiche;per questo opto per una scuola superiore unica in cui si insegni dalla tecnica al lavoro alle scienze umane e alle scienze biologiche,per poi inserire l'individuo nell'ambito in cui si trova meglio.Solo cosi la diseguaglianza organica diventa fonte di rinnovamento della società organica;perchè la società organica non si deve basare sulla meritocrazia capitalista,ma sul sano equilibrio tra le forze diverse di una nazione,in cui tutti operino per un'ideale più alto spirituale e non materiale cioè la Patria.

Edoardo Buso
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 07-12-2009 16:38

L'alternativa radicale evocata da stediludo è molto attraente e fondata su princìpi solidissimi. Rimane però un motivo di perplessità: l'abolizione della scuola e dei titoli di studio non aprirebbe le porte dell'assunzione agli impieghi solo agli amici degli amici, eliminando anche quel minimo di garanzia di correttezza nei concorsi data dai titoli? In teoria dovrebbero farsi strada quelli che dimostrano di possedere abilità e cognizioni appropriate, quale che sia il percorso di studi fatti, ma in pratica temo che sarebbe il trionfo del privilegio per nascita e per conoscenze, più di quanto non sia già. Tuttavia la prospettiva indicata da Stefano è la più coerente con la nostra ispirazione ideale.
stediludo (Super Administrator) 07-12-2009 17:56

In effetti, fin quando si rimane all'interno della nostra società, abolire i titoli di studio non porterebbe ad altro che a quello che temi tu. Ma, come hai ben intuito, la mia tesi vale solo per una società altra, quella appunto che vorremmo noi. Ma nonostante l'"utopia" della mia posizione, non dobbiamo cadere nell'errore di riparare a un male proponendo altri mali, ovvero soluzioni che dei modelli che contestiamo sono in realtà solo delle varianti.
Misopickle (IP:87.13.94.217) 08-12-2009 08:09

Il miglior pezzo di Fabio Mazza sinora. La scuola modernista, la scuola dell'Obbligo di Cultura in nome del Progresso dei Lumi ha prodotto sofferenza in milioni di studenti forzati in una vocazione che non sentono, specie nei giovanissimi, laddove non è affatto necessario prendersi un'educazione in quel modo, schiacciando le possibili alternative quali l'educazione famigliare - prevista dalla legge, ma di fatto schiacciata dalle schiavitù lavorative dei genitori - e l'antica scuola di fatto o sul campo, quella dei nostri vecchi che hanno appreso un lavoro semplicemente affiancati ad un vecchio del mestiere, idealmente seguendo istinto, più spesso necessità. Di fatto il lavoro di quei vecchi ha prodotto capolavori d'arte o d'artigianato e stupende espressioni del genio individuale, vedasi la storia della creatività italiana fino allo scorso secolo. L'educazione di massa ha prodotto mediocrità di massa, appiattimento culturale e sdoganamento di concetti che perpetuano l'oppressione della società progressista. I quattro crimini della modernità: il sistema educativo - il sistema giudiziario - il sistema economico - il sistema giudiziario.
pablobras (Registered) 08-12-2009 08:59

Misopickle : manca il quarto...
pablobras (Registered) 08-12-2009 09:12

Concordo sul fatto che Fabio ci abbia esposto un gran bell'articolo di lucida critica al sitema formativo.
A mio avviso però quando si analizza una parte della società non dobbiamo perdere di vista il tipo di connessione che essa ha con tutto il resto.
Una fetta di torta ha quell'aspetto perchè è parte integrante dell'intera torta.
L'apparato formativo è quello che è perchè funzionale al sistema.
Se qualcuno vuole crescere ed evolversi universalmente deve oltre ad avere un grande cervello anche saper orientarsi da solo in quanto le strade che portano al vero sviluppo interiore sono ben nascoste e solo per pochi eletti.
Quindi la massa è e deve restare ignorante e superficiale. Questo è il potere che lo vuole.
P.S.
Mi piacerebbe sapere quale è la professione di Fabio Mazza, e anche di alcuni di voi che regalate dosi di conoscenza profonda ai lettori interessati.
CORRIGE
Misopickle (Registered) 08-12-2009 10:07

Il sistema medico-scientifico - scusate il refuso
Fabio Mazza (Registered) 08-12-2009 14:22

Grazie a tutti per la stima dimostratami..
Al momento sono, ahimè, studente "universitario" di laurea specialistica, in uno dei campi che Misopicle citava come crimini della modernità..
Questo mi permette di giudicare quel mondo dall'interno, fermo restando che, visto il mio precoce avvicinamento al "mondo del lavoro", posso dire di conoscere, in parte, anche quel mondo..
stediludo (IP:87.5.159.240) 08-12-2009 15:16

Tranquillo, Fabio: volenti o nolenti, chi più chi meno, le mani in pasta in questo mondo ce le abbiamo tutti, ergo siamo tutti criminali!:-) Io ad esempio faccio parte proprio della categoria criminale in oggetto...:-)
Misoplicke accenna comunque ad uno dei massimi misfatti del sistema scolastico moderno: le sofferenze che esso produce in milioni di ragazzi, forzati all'interno di un sistema calato dall'alto dai soliti "esperti" e nel quale finiscono (o sono costretti...) per identificarsi. Se solo pensiamo un attimo all'organizzazione dell'iter scolastico, suddiviso in ordini e gradi rigidi e meccanici (scuola materna dai 3 ai 6 anni, elementare dai 6 agli 11, media dagli 11 ai 14 e via dicendo) ci accorgiamo che ci troviamo di fronte ad uno dei più mostruosi sistemi tecnocratici di pianificazione totalitaria che l'umana mente abbia mai prodotto, e che viene spacciato per garanzia di sapere scientificamente fondato e offerto a tutti! Ma fondato su cosa? Su un'altrettanta rigida e meccanica visione dei processi cognitivi figlia della scienza moderna fissata da neuroscienziati chiusi nei loro laboratori che trattano la mente umana come fosse una macchina, un computer! Ma chi l'ha detto che un ragazzo di 12 anni, ad esempio, non possa "apprendere" insieme a uno di 16? Così i nostri ragazzi vengono incasellati in rigidi schemi nei quali finiscono per riconoscersi, per cui credono veramente che se non raggiungono i livelli richiesti dal grado in cui sono (e per cui vengono "retrocessi" al grado inferiore: ma si poteva inventare un sistema più ridicolo di questo?...) sono degli "ignoranti", quindi dei falliti e degli emarginati sociali. Questo sistema invece di garantire l'integrazione e il sapere a tutti, genera solo una massa di frustrati, vittime di una falsa immagine del sapere che loro stessi si sono formati introiettando quella creata del tutto artificialmente dagli "esperti" di cui sopra. Il sistema scolastico moderno non è nient'altro che un lager: non a caso in tutti i regimi totalitari questi venivano chiamati "scuole di rieducazione", in cui rinchiudere appunto le menti libere e non conformi...
appendix
Misopickle (Registered) 08-12-2009 15:44

....ed io appartengo alla quarta ed ultima categoria "criminale", quella che freudianamente m'era rimasta nella tastiera .QUesti crimini son creati dal sistema intero e noi ne siamo inconsapevoli piccoli ingranaggi, in specie perchè la forzatura viene indotta appunto dal primo e peggiore, il sistema educativo. Ben diceva Pasolini maledicendo i figli di papà sessantottini come me - ma non meno colpevoli i "figli dei poveri" poliziotti vendutisi a fare i killer per i padroni: un esperimento, povero ma schietto e molto pratico, di quanto dice stediludo lo fece don Milani nel vicino Mugello 1960-67, ostacolato da tutti ma di successo, se solo non ci si fosse persi in stupida politica avrebbe potuto avere un seguito e degli emuli, come pure esperimenti di "scuola antiautoritaria" sulla falsariga di Marcuse, dr. Spock e altri, gli stessi sistemi Montessori (un poco) e Steiner/Waldorf meriterebbero più attenzione come tentativi parziali ma nella giusta direzione. Lo stesso in medicina, il mio campo: ci son sostanze, erbe, terapie corporee e dell'anima, dietologie naturali antichissime e specifiche ecc. ma tutto ciò viene osteggiato, o culturalmente vilipeso e distorto perchè non brevettabile e quindi scarsamente monetizzabile, al crimine che chiamo Religione della Medicina Moderna convengono malati cronici non gente che guarisce e che si cura quasi da sè. In definitiva il mostro che partorì i 4 crimini moderni è sempre lui, il denaro, specie quello inflazionato dell'Impero massone del dollaro, dell'euro e della sterlina.
MarMar81 (Registered) 09-12-2009 17:34

Concordo con la tesi esposta da Fabio. Purtroppo molta gente è convinta che basti "il pezzo di carta" per ottenere posti di lavoro di grande prestigio che diano denaro, potere e felicità (visto e considerato che la gente considera la terza direttamente collegata ai primi due...). La meritocrazia e soprattutto lo sviluppo delle proprie inclinazioni naturali, al contrario, dovrebbero essere al primo posto in un sistema scolastico degno di questo nome. Ricordo ancora con orrore un paio di miei insegnanti delle Superiori, incapaci persino di esprimersi in italiano, diventati "professori" a suon di raccomandazioni e provvidenziali "calci in culo"...
sebastiano080@yahoo.it
sebastiano (IP:91.177.101.3) 11-12-2009 10:51

Non sono molto daccordo con l'articolo di Mazza. Dire che l'obiettivo della scuola sia quello di creare dei leader, degli intellettuali che posseggano una conoscenza complessiva del reale e del mondo(dei filosofi volevi forse dire?)mi sembra un po' azzardato. Il ruolo della scuola, delle universita' e' quello di fornire degli strumenti intellettuali atti alla conoscenza ed allo stesso tempo impartire degli insegnamenti e nozioni che permettano agli studenti anche di specializzarsi. La scuola ha l'obbligo di fornire un sapere coerente con il mondo del lavoro altrimenti diventa obsoleta ed inutile. Se qualcuno ha voglia di divenire il nuovo Kant o Churchill o Trotsky ha a disposizione i milioni di libri delle biblioteche universitaria dove si potra' nutrire di tutto lo scibile possibile. I leader sono rari ed i filosofi ancora di piu'. Dire che l'obiettivo delle universita' sia quello di produrli in serie e' un giudizio (a mio avviso) veramente scollegato dalla realta'.
kulma (Registered) 11-12-2009 11:13

"La scuola ha l'obbligo di fornire un sapere coerente con il mondo del lavoro altrimenti diventa obsoleta ed inutile."

La scuola oggi fa proprio questo ed è indirizzata in futuro a farlo sempre più. E' ormai un vero e proprio ufficio di collocamento. Che tristezza.
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