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Non dire gatto se non ce l'hai nel piatto! PDF Stampa E-mail

25 febbraio 2010

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Tra le tante “perle” del politically correct nostrano, una delle più recenti è quella del licenziamento dalla Rai di Bigazzi, il noto “esperto di cucina” e tradizioni culinarie che partecipa alla trasmissione “la prova del cuoco”. La motivazione consiste nel fatto che lo stesso durante la trasmissione abbia rievocato un proverbio delle sue parti, in Toscana, che recitava esattamente “A berlingaccio (a carnevale cioè in dialetto), chi non ha ciccia ammazza il gatto”, suscitando la stupefatta reazione della conduttrice Elisa Isoardi, che, mentre l’anziano esperto narrava come storicamente, non essendoci modo di mangiare altri animali oggi più “popolari”, il gatto tenuto nell’acqua del torrente appeso per tre giorni e cucinato con particolare maestria fosse una vera delizia, lanciava sguardi di incredulità mista a compatimento, come se stesse guardando un vecchio rincoglionito che stesse proponendo una sorta di cannibalismo.
La reazione della direzione Rai non si è fatta attendere e subito il buon Bigazzi è stato “epurato” per non turbare ulteriormente, con i suoi discorsi da superato e cinico vecchio, le buone coscienze di chi al gatto compra cappottini, collarini d’oro e via dicendo. La stessa direzione che non trova nulla di riprovevole a mandare in onda programmi spazzatura dove vengono inculcati modelli deleteri al passivo e drogato pubblico televisivo. Dove “tuttologi” discorrono, senza alcun titolo che non sia la semplice notorietà, dei “massimi sistemi” ascoltati come luminari dall’esercito di mediocri abbruttiti davanti al malefico totem che campeggia nei loro salotti.
Figuratevi. Il problema non è impostare la prima serata di una rete con programmi spazzatura come l’ “isola dei famosi”; non è proporre modelli che stanno disgregando la società dall’interno; non è aver eletto il “mediaset way of life” come punto d’arrivo. Il problema è rammentare alle nuove generazioni, rappresentate egregiamente dalla Isoardi, che un tempo, quando l’uomo era ancora tale, e non un pollo di batteria, ammaestrato a ridere, piangere, applaudire da “madre” televisione, quando le esigenze della vita erano vagamente più ardue, e i ragazzi non erano aggrediti da quintali di cibo industriale di bassa qualità, venisse naturale, quando si aveva fame, mangiare quello che capitava. E che, prima che il benessere rendesse l’uomo una creatura infelice e senza spina dorsale, prima che sull’animale venissero rovesciati quegli affetti e quella vicinanza che erano tipici della comunità umana oggi disgregata, l’animale era, appunto, un animale. Ciò non voleva dire, si badi bene, che l’uomo fosse automaticamente crudele con la bestia e la sottoponesse ad angherie gratuite (che forse sono molto più diffuse oggi che allora): stava solamente a significare che l’essere umano aveva, forse, una più alta considerazione del suo “ruolo” nell’esistente; sicuramente che le esigenze della vita erano tali da non dare il tempo per moine e infrollimenti.
La reazione della Isoardi, è la classica reazione di una figlia della modernità e del benessere, che, dall’alto del suo frigo pieno e della sua vita nella bambagia, tratta come un barbaro e un incivile un vecchio che esprime semplicemente un dato di fatto. È il trionfo dei “viziati” di oggi, che, immemori di qualunque sacrificio fatto da chi li ha preceduti, sbeffeggiano chi aveva altri problemi oltre che quello di darsi ad aperitivi, di spendere centinaia e centinaia di euro in vestiti, e di pulirsi la coscienza con la tessera del WWF o di Greenpeace, senza nel contempo mettere minimamente in discussione i presupposti che hanno generato quelle situazioni emergenziali e di degrado. È la classica spocchia di chi, non capendo le cose, le tratta come forme inferiori e meno “evolute”, ritenendo l’avere animali obesi in casa, compragli cappottini e ciabattine, un progresso della società, una dimostrazione di sensibilità.
Le contestuali indignate reazioni degli “animalisti” sono quelle delle stesse persone che trovano scandaloso che altre culture apprezzino il cane come alimento, o che dissanguino animali in maniera che a noi pare crudele, e che vorrebbero moratorie internazionali per questi “crimini”, per far capire a tutte le popolazioni del globo cosa sia la civiltà, finanche nel campo alimentare. È inconcepibile, per tali persone, che i gusti, i costumi e il modo di approcciarsi alla realtà delle persone cambino a seconda della latitudine e del tempo. Incapaci di vedere la barbarie attuale della decadente “società” occidentale, stigmatizzano qualsiasi devianza dal modello imperante come “barbara”, come “inferiore”, come “incivile”.
Sono gli stessi animalisti d’assalto che stigmatizzano qualsiasi consumatore di carne come un essere senza sentimenti, crudele e non in “contatto con la madre terra”, con il corollario di medici ed esperti, tra cui l’esimio Professor Veronesi, che minacciano costantemente chiunque basi la sua alimentazione sul consumo di carne di malattie incurabili oltre che di essere insensibili al futuro del pianeta, perché, visto che la popolazione mondiale cresce, se l’uomo non smette di allevare animali non ci sarà più cibo per tutti. Di norma con un sinistro sottinteso che l’animale sarebbe migliore dell’uomo, che è per natura un essere malvagio (e qui non staremo a scomodare augusti pensatori per sottolineare come la degradazione dell’uomo a forme animalesche, paragonandolo, o ponendolo sullo stesso piano dell’animale, sia tipico portato della decadenza). Dimenticano codeste “anime belle”, come l’uomo sia onnivoro e che da che mondo è mondo, ben prima che esistesse il seitan, la soia biologica e via dicendo, si è nutrito di animali. Per inciso sono le stesse persone che, nella maggior parte dei casi, sono favorevoli alla fecondazione assistita, all’aborto indiscriminato, a “eguali diritti” (oh quale ironia) per gay e lesbiche, e che di solito vengono dalle frange post sessantottine che tanto male hanno fatto e fanno ancora alla nostra disgraziata società.
Da parte nostra diciamo solo che amiamo gli animali, di cui la nostra vita è circondata. Li amiamo a tal punto che li rispettiamo per quello che sono, cioè animali, e non vorremmo mai nel bene e nel male, dargli “diritti” di cui essi non saprebbero che farsi e che servono solo a far sentire i loro banditori più giusti, più equi e più umani. Lungi dall’apprezzare le crudeltà perpetrate ingiustamente sugli animali (leggasi vivisezione per esempio), espressione tipica della degenerazione moderna, siamo però anche contrari ad un “pietismo”, ad una visione sfaldata e sentimentale al limite dell’isteria (tipico connotato di società in disgregazione), edulcorata e buonista non solo della natura, ma di tutto l’esistente.

Fabio Mazza

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 25-02-2010 10:46

Ottimo articolo. Se fossimo animali preferiremmo pascolare e razzolare liberamente per essere un giorno sgozzati morendo in pochi istanti e poi dissanguati, o vivere brevemente inchiodati al terreno in promiscuità e ingozzati giorno e notte per ingrassare a dismisura prima di essere eliminati con efficienza industriale? La risposta è ovvia. Eppure il primo caso suscita esecrazione; del secondo nessuno si scandalizza. La mercificazione totalitaria e il buonismo progressista postsessantottardo hanno creato il mondo alla rovescia.
kulma (Registered) 25-02-2010 10:58

Caro Fabio, manca una famosa citazione:

"Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri." (La fattoria degli animali. G. Orwell)

...ah, se il povero
Bigazzi avesse parlato del pollo, questo sub-animale senz'anima, ora avrebbe ancora il suo posto di lavoro...

Ed ora le considerazioni e le critiche:

Per me l'uomo è un animale, e queste "anime belle" non considerano l'uomo inferiore o alla pari degli animali, ma cosa altra da essi, escludendolo di fatto dalla catena alimentare. Questo porta a consumare con tranquillità animali morti privi di forma riconoscibile e incellofanati e ad inorridire di fronte alla morte di un animale "vero".

tu dici:
"sono favorevoli" ... "all'aborto indiscriminato"

In realtà, tralasciando gli idioti, che sono ovunque, in questi ambienti sinistri (penso che intendessi questo) si è di norma favorevoli alla libertà di scelta, che è diverso. Scusami ma le parole sono importanti.

E ancora:
"...a "eguali diritti" (oh quale ironia) per gay e lesbiche"

Questa sinceramente non l'ho capita.

Infine:
"e che di solito vengono dalle frange post sessantottine che tanto male hanno fatto e fanno ancora alla nostra disgraziata società."

Che esagerazione, sembra che tutti i mali vengano da lì. Per carità, ognuno ha le sue idee, ed io rispetto molto le tue in particolare. Però mi sembra un pò forzato, un discorso che sento dai soliti "destri" bigotti a cui rode un pò il deretano e con la puzzetta sotto il naso(per questo forse non me lo aspetto da te), che inorridiscono di fronte a qualsiasi segno di libertinismo. Poi come se prima del sessantotto ci fosse stata una società idilliaca. Ma meno male che c'è stato il 68, il 77 e via dicendo (sia a sinistra che a destra), ce ne fossero ancora di questi movimenti. Ormai il dissenzo si esprime solo con mouse e tastiera (altro che falce e martello).
Giuseppe (Registered) 25-02-2010 15:36

Devo dire che sono assolutamente d'accordo con l'articolo, dalla prima all'ultima parola. La degenerazione in atto è qualcosa di aberrante. Personalmente ho sempre amato e rispettato gli animali, ma considerandoli "animali" appunto. L'"umanizzazione" dell'animale, che in questi ultimi anni ha raggiunto livelli veramente paradossali è qualcosa che ho sempre detestato. Di oggi è la notizia che una famosa orca, utilizzata per spettacoli in un circo acquatico americano, ha ucciso e divorato la sua addestratrice (tra l'altro aveva gia ucciso altre due volte in passato), che si esibiva giocosamente con lei. Ogni tanto la natura torna a far sentire la sua voce, a ricordare agli imbecilli che l'istinto dell'animale, nella fattispecie dell'orca, è quello di sopravvivere, non quello di divertire e fare giochi da baraccone, "coccolata" e accarezzata da esseri che nel suo habitat naturale non sarebbero mai dovuti entrare in contatto con lei.
ottavino (IP:93.42.229.38) 25-02-2010 20:02

Concordo con Kulma. A questo punto sarebbe meglio che ci dimenticassimo il passato e i percorsi sociali che hanno prodotto l'uomo dei nostri tempi. Inutile attaccare questa o quella categoria. Basterebbe dire che questa società produce un certo tipo di persona: fondamentalmente uno schiavetto-borghesetto-ipocrita-pauroso.
E allora, "viva i media che urtano la suscettibilità dello schiavetto"!!

davlak (Registered) 25-02-2010 21:54

ribadisco che gli scritti su questo sito sono di una profondità straordinaria e di grande saggezza e verità.
chapeau.

il mio giardino è popolato da due o tre gatti (dipende dalla stagione) a cui non ho mai dato un nome.
sono ospiti con cui convivo pacificamente e gli do da mangiare.
non li mangerei mai, forse nemmeno al bisogno estremo, ma quando ho saputo della reazione alle dichiarazioni di bigazzi mi sono imbestialito per la stupidità imperante.
altrettanto nell'apprendere dell'ORCA, un esemplare maschio vissuto per gran parte della sua esistenza in cattività ad allietare i grassottelli figli di una civiltà debosciata, e che si è ribellato al suo destino facendo scempio della sua addestratrice.
povera ORCA.
ha tutta la mia incondizionata solidarietà.
MarMar81 (Registered) 26-02-2010 16:08

Mi viene in mente un aneddoto che mi aveva raccontato un mio zio quand'ero piccolo. Nel 1945 un uomo era andato in un'osteria della nostra zona (Genova). All'epoca, subito dopo la II guerra mondiale, non era facile avere a disposizione grandi quantità di derrate alimentari, neppure per i ristoranti "normali", che spesso dovevano adattarsi a quel che c'era a disposizione. Questo tizio ordinò del coniglio; in cucina coniglio non ce n'era e gli cucinarono un gatto. L'uomo, dopo mangiato, lo scoprì ed ebbe una reazione simile a quella dell'Isoardi, solo a...stomaco pieno questa storia mi ha sempre fatto sbellicare, scusate se ho stemperato il dibattito, ogni tanto qualche scemenza ci sta, spero .
Fabio Mazza (IP:93.149.19.87) 27-02-2010 12:25

Rispondo a Kulma.
Io credo che il 68 sia stato deleterio perchè ha accellerato una decadenza che probabilmente è ciclica e quindi inevitabile, ma che, dopo le belle "conquiste" di "diritti" dei libertari, ha perso anche ogni velo di decenza divenendo un usurpazione vera e propria e un ribaltamento di qualsiasi principio vero che possa fondare una società.
Ti faccio un po di esempi:
libertà e diritti della donna. Pur ammettendo che la società che si è venuta a configurare con il trionfo della chiesa fosse indubbiamente sessista e anche spregiatrice in molte forme della donna e della sua essenza (il che paradossalmente ha proprio portato al bel risultato dell'"utero è mio..) tanto avversato dai repressori clericali), è anche vero che quello che si è prodotto con il 68 non ha per nulla "liberato" la donna. Lungi dall'affrontare un discorso che già conosci e sicuramente sostieni, mi riferirò qui non alla doppia schiavitù "casa-lavoro", ma principalmente al preteso "diritto" della donna attuale di "fare come gli uomini", cioè in poche parole di abdicare al proprio ruolo e alla propria "missione" che è indubbiamente legata alla maternità e alla cura del nucleo familiare, per essere "libere" di scimmiottare i peggiori difetti del maschio e le sue attitudini. Però mentre nel maschio questo è un istinto, e quindi è, in certa misura, naturale, nella donna tale scimmiottamento sa solo di ridicolo, di indecente e di autolesionista.
é la stessa concezione per cui oggi ci sono donne che dicono di non volere figli. Ora a mio avviso una donna che non voglia procreare, che il suo istinto più vero, come quello della terra che la rappresenta simbolicamente, è una vera aberrazione, una non-donna. Un povero essere inutile e infelice, schiavizzato dagli stili di vita "moderni", di successo e di "wellness".
é lo stesso motivo per cui ora le donne, con la complicità del maschio che è ormai evirato, un bambinone e non più un punto di riferimento, che ha delegato ad ogni sua responsabilità per quieto vivere, ritengono normale rompere un matrimonio alla prima difficoltà e impedire ai padri di vedere i figli (rompendo cosi un contatto quello dell'iniziazione al virile, che specie per i figli maschi sarà un vuoto incolmabile nelle loro vite).
Sempre riferendomi ai gruppi che citavo nell'articolo, come saprai, io sono un "atipico", nel senso che è impossibile collocarmi, perchè rifuggo dai luoghi comuni di ogni schiaramento, trovandomi di volta in volta "schierabile" da una parte o dall'altra dai miei interlocutori, anche se so benissimo dove è la mia "cittadella".
Ad esempio rifiuto il vieto luogo comune di una sorta di "destra" per cui l'eutanasia sarebbe un crimine, essendo io assolutamente favorevole alla morte come uscita volontaria dall'esistenza (sono stato profondamente influenzato dallo stoicismo e questo dice tutto), cosi come sono favorevole all'aborto laddove i figli siano menomati o abbiano deformità terribili. Odio il peloso buonismo cristiano, per cui la vita appartiene a dio e sarebbe degna di essere vissuta in quanto tale.
Nello stesso tempo rifiuto però anche la cosidetta "libertà di scelta indiscriminata" propugnata dai signori di cui sopra. Questo per il motivo che ritengo la massa incapace di discernere, nell'epoca attuale in particolare, tra giusto e sbagliato; e che certe soluzioni (aborto ad esempio), più che essere dettate da un codice di condotta come nel mio caso, lo siano dall'opportunismo e dal rifiuto di assumere qualsiasi responsabilità, che, concorderai, è il male sommo della nostra società.
Nello stesso segno sono contrario a qualsiasi politica "liberale" sulle droghe, perchè la libertà è qualcosa che deve essere guadagnato, e troppo spesso la gente la confonde con "libertinaggio" o peggio "anarchia".
Per quanto riguarda i "diritti" degli omossessuali, io non ritengo che nessuno dovrebbe avere "diritti innati", se non quello basilare alla vita, ma che i diritti vadano conquistati; per converso non ritengo però assimilabili situazioni che per natura, senso e significato sono profondamente diverse. Cosi, mentre in teoria sono favorevole ai "pacs" che aiutino persone conviventi in caso di morte del compagno/a, sono però contrario a qualsiasi "matrimonio" gay. Questo essendo sono una contraffazione e un ridicolo scherzo rispetto al significato del matrimonio (non concependo io un matrimonio civile, che non abbia anche effetti "sacrali", al di fuori della corrente accezione). Inoltre ho avuto modo di conoscere le attitudini della maggior parte di queste persone, e devo confermare la massima evoliana per cui "un usurpazione ne chiama un altra". Difatti se noterai, nei primi tempi all'ordine del giorno delle battaglie gay c'erano i pari diritti e la possibilità di sposarsi. Ora si sentono molti di loro sostenere che, in fondo, non ci sarebbe nulla di male ad adottare bambini per due gay, o ancora peggio, utilizzare quell'aberrazione che è la genetica procretiva, per "ingravidare" una donna omossesuale.
Non starò a commentare la contrarietà non alla natura, come sostengono tanti vieti individui, a cui tu erroneamente mi assimili, ma all'ORDINE DELLE COSE. A quel senso immanente e trascendente che regola il mondo e l'esistente. E che prevede che in tutto sia presente un po di yin e un po di yang, e che siano gli opposti che reggono la stabilità.

Scusa la lungaggine..oggi avevo tempo..
Ringrazio tutti per i complimenti e le critiche..e anche il direttore..ma dove l'hai trovata questa foto del gatto nel forno?????
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