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Taci! il nemico ti ascolta... PDF Stampa E-mail

di Luciano Fuschini

12 giugno 2010

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Dittatura e totalitarismo non sono sinonimi. La dittatura è il governo assoluto di un uomo o di una oligarchia, che non comporta necessariamente l’imposizione di un’ideologia unica a tutto il tessuto sociale. Si possono dare spazi di autonomia a chiese, a correnti artistiche e letterarie, a ricercatori scientifici, purché non disturbino il manovratore; le comunità locali possono continuare a vivere secondo i loro costumi e tradizioni. Il totalitarismo invece pretende di imporre un’ideologia onnipervasiva. Le chiese devono piegarsi, gli artisti, gli scrittori, i registi devono adottare i temi e i moduli espressivi dettati dagli ideologi del Potere, la ricerca scientifica non può pervenire a conclusioni che mettano in dubbio gli schemi dominanti; la visione del mondo che si vuole diffondere e i comportamenti conseguenti sono imposti anche nella vita delle comunità, nel privato, nel costume, addirittura nell’abbigliamento. La dittatura si accontenta di impedire l’espressione del dissenso, il totalitarismo vuole impadronirsi delle menti.
La liberal-social-democrazia, giunta all’attuale stadio estremo, è un totalitarismo. L’ideologia liberal-social-democratica, coi suoi corollari progressisti, scientisti, tecnicisti ed economicisti, pervade ogni àmbito, occupa ogni spazio. Le religioni sono inaridite, artisti, scrittori e registi sono emarginati se non si adeguano ai gusti del mercato, a loro volta imposti, la legge del profitto governa  anche la ricerca scientifica; costumi, usanze, modi di vivere sono omologati attraverso tecniche pubblicitarie e processi di emulazione accuratamente sperimentati e messi a punto. Si tratta di un totalitarismo tanto più insidioso per le nostre menti in quanto non imposto con la coercizione poliziesca ma facendo uso di strumenti raffinati che ci fanno credere di essere liberi mentre subiamo un continuo lavaggio del cervello.
Anche tutto il sistema dell’informazione politica ovviamente si muove sotto la cappa totalitaria, esercitata non nel senso della proibizione di dire certe cose ma con le tecniche manipolatorie che le rendono inoffensive e impossibilitate a giungere alla coscienza delle grandi masse. Negli ultimi venti anni però l’oscuramento dei fatti ha  assunto una tale profondità e sistematicità che si può parlare di salto qualitativo. La mia tesi è che è già in corso il massiccio martellamento tipico della propaganda di guerra.

Limitiamoci per ora alle vicende recentissime. Qualche mese fa una nave russa dal carico misterioso veniva assalita e sequestrata da pirati al largo della Finlandia (pirati finlandesi? Ma quando mai?); un’imponente flotta da guerra russa, con apporto di unità americane, si metteva subito in caccia e dopo qualche giorno intercettava e liberava il cargo; negli stessi giorni strane esplosioni devastavano basi russe, una in particolare dove venivano distrutti “documenti segretissimi” secondo l’ammissione delle stesse autorità di quel Paese; sempre negli stessi giorni il primo ministro israeliano si rendeva improvvisamente irreperibile ai componenti stessi del suo governo; si sarebbe saputo poi che si era precipitato a Mosca per un colloquio tempestoso coi capi del Cremlino. Queste le poche notizie trapelate. Evidentemente è successo qualcosa di enorme gravità, come di enorme gravità fu la vicenda di Ustica. Ma allora almeno qualcuno ebbe la forza di imporre un’inchiesta seria. Questa volta silenzio assoluto. Chi erano i sequestratori della nave, a loro volta catturati? Cosa c’era su quella nave? Cosa si nasconde dietro le vicende frenetiche di quei giorni? Silenzio abissale, giustificabile solo con la censura dei tempi di guerra.
Ancora più recente è la vicenda delle navi, prevalentemente turche, che cercavano di portare aiuti umanitari a Gaza e sono state assalite sanguinosamente dai soldati israeliani. C’è voluta una vicenda tanto tragica perché finalmente ci si decidesse ad ammettere che due milioni di persone a Gaza sono sottoposte a un blocco che le affama. Prima, silenzio abissale. Nello stesso giorno dell’assalto israeliano, una base turca veniva pesantemente colpita con razzi dagli insorti curdi. Questi ultimi quando la Turchia era un fedele cane da guardia dell’Impero israelo-americano erano definiti “terroristi”, non sarà che ora sono diventati “combattenti della libertà” armati da Israele e USA, come furono del resto i guerriglieri islamici afghani quando si opponevano all’invasione sovietica, diventati ora improvvisamente “banditi” e “terroristi” perché difendono le loro terre dai “liberatori” della NATO? Nessuno affaccia queste ipotesi, perché agisce già la censura dei tempi di guerra. Ancora: lo stesso giorno dell’assalto israeliano ai pacifisti, si dimetteva non un pirla qualunque, ma il presidente della Repubblica federale tedesca, lo Stato cardine dell’UE. La notizia, che doveva essere clamorosa, è passata quasi sotto silenzio. Perché? Per parlarne si sarebbe dovuto chiarire che il presidente si era dimesso in seguito alle reazioni per sue dichiarazioni rilasciate nel corso di un’intervista. Aveva detto metà della verità, finalmente almeno metà: i soldati tedeschi e di altre nazioni sono in Afghanistan non per la lotta al terrorismo ma per motivi economici e commerciali. L’altra metà non ammessa è che tutto ciò che si è fatto dopo l’evento tuttora misterioso dell’11 settembre è stato un attacco imperialista per impadronirsi delle riserve strategiche di petrolio e per circondare Russia e Cina con basi militari, operazione che del resto fa capire anche le ragioni vere dell’invasione dei Balcani da parte della NATO nel 1999 col pretesto di un inesistente genocidio nel Kossovo. Non si è dato risalto alle dimissioni del presidente tedesco perché si sarebbe dovuto affrontare un tema troppo scottante. Considerazioni analoghe andrebbero fatte per le dimissioni del capo del governo giapponese, criticato per aver rinnovato l’affitto agli americani della base di Okinawa. Parlarne diffusamente avrebbe comportato il rischio di far ricordare il nostro asservimento alla potenza americana e alle sue basi sparse in tutto il mondo.
Queste omissioni, questi silenzi, queste censure, sono qualcosa di più della soggezione a un potere politico. Sono la prova che già agisce il controllo ferreo tipico dei tempi di guerra. Siamo al “Taci! Il nemico ti ascolta”. Non siamo ingenui. Sempre gli organi di informazione sono manipolati, sempre, anche in tempo di pace, fervono i preparativi per nuove guerre. Ma quando c’erano i due blocchi contrapposti nella “guerra fredda”, l’uno smascherava le menzogne dell’altro. Ora è calata una cappa pesante sul mondo intero. Non è più semplice dittatura né totalitarismo. Le reticenze e le deformazioni dei fatti sono quelle dei tempi di guerra. L’Impero sta già conducendo una guerra mondiale preventiva. Presto vi si contrapporranno alleanze che vanno delineandosi. Cerchiamo di esserne consapevoli. Da tempo i Poteri sanno che l’attuale sistema non regge più e lavorano per azzerare le loro contraddizioni con l’estrema risorsa: la guerra totale. L’apparato dell’ informazione è già diventato strumento di propaganda bellica.

Commenti
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pablobras (Registered) 12-06-2010 10:34

Articolo interesante e condivisibile sul presente e sul futuro.
Non riesco a credere completamente che ci possano essere delle guerre tra le elitè mondiali ( Usa, Russia, Cina, Europa )in quanto fanno prima a mettersi d'accordo facendo pagare tutto il conto salato agli strati più bassi.
La vera guerra che vedo profilarsi è quella per la rapida riduzione della popolazione mondiale che sotto mentite spoglie avanza a grandi passi.
max (Super Administrator) 12-06-2010 11:14

Mi accodo a pablobras nell'esprimere scetticismo sulle conclusioni dell'articolo -peraltro eccellente per i retroscena politici- di luciano fuschini. Una guerra totale oggi non solo sarebbe un'apocalisse che non conviene a nessuno -nemmeno al Potere- ma sarebbe inutile dato che il suddetto Potere oramai tiene le fila del mondo e non ha più nemici, nè economici nè politici nè ideologici. Il problema infatti non è un nemico, ma il sistema stesso che fatica a tenersi in piedi.
Conclusione: l'unico modo per rigenerare un sistema che anche loro stessi percepiscono arrivato al capolinea -ossia il sistema liberaldemocratico fondato sugli accordi di bretton woods del '44- è quello di un "black-out" globale, una sorta di "decrescita" ma niente affatto felice. Ossia un collasso finanziario o energetico pianificato, sicchè senza denaro o senza energia questo sistema, correlato e intricato com'è, si spegne come una macchina a cui si stacca la spina e collassa come un aereo a cui manca il carburante. Ciò è necessario per ripartire da nuove basi.
Misopickle (Registered) 12-06-2010 13:13

Invece io mi trovo in accordo con l'Autore, e rispondo che lo stato di guerra strisciante ci è stato imposto, proprio come una maledetta vaccinazione obbligatoria, fin dalla nascita, vale a dire che tutti noi nati nel dopoguerra (l'ultima ufficiale, voglio dire) non ci siamo neanche accorti di aver vissuto in un pianeta in stato di conflitto violento, anche se più sovente sub-acuto o limitato, ogni singolo anno dei 65 ultimi trascorsi. La percezione pacifica che trovo errata è senz'altro dovuta alla gabbia dorata in cui si è vissuto in genere in Europa e "Primo Mondo". In realtà è solo il formato classico di guerra, che non è probabile, mentre al contempo ci va un consenso generale su un tema assurdo artificiosamente calato in stile Grande Fratello nelle menti deboli delle masse televisive, tipo "l'Iran minaccia nucleare", che culminerà forse in un attentato nucleare gravissimo in qualche citta americana od europea, e a quel punto...inutile dire che l'ennesima Notte dei Cristalli sarà partorita alla perfezione da quelli che gridano al lupo, subito pronti a coglierne i frutti.
Trovo questo scenario assolutamente possibile nei prossimi 3-4 anni ed è per esorcizzarlo, o diffonderne la consapevolezza onde disinnescarlo, che ne parlo. Chi pensa positivo e chi ha fede intensifichi pure i suoi sforzi, tutto può contare in questi tempi di catastrofe dai milioni di testimoni vaccinati all'indifferenza.
dustpost@libero.it
Giovanni Marini (Registered) 13-06-2010 09:40

La conclusione dell'ottimo articolo di Luciano è piuttosto oscura e inquietante, di solito egli scrive con cristallina chiarezza, ma dopo averla letta e riletta vorrei dire la mia. Quello che succede a livello geopolitico non segue più gli schemi semplici della Guerra Fredda in vigore ai tempi dell'URSS. A quell'epoca la politica dell'Occidente era quella del cosiddetto containment dell'espansione russa, i mercati erano quelli del mondo libero e ricco, c'era petrolio a gogo,e si produceva sostanzialmente per il mercato interno. In questo contesto abbiamo vissuto, prosperato e ahimè siamo invecchiati. Ora, il nemico mortale del sistema capitalistico è scomparso, i mercati sono globalizzati e il petrolio (vera causa del consumismo) è destinato a decrescere in modo prevedibile e secondo una curva nota (curva di Hubbert). Ma nel frattempo, non lo si dimentichi, abbiamo prosperato e prolificato. La popolazione mondiale si è impennata negli ultimi 50 anni, vero che gran parte dell'aumento riguarda il terzo mondo, ma questo terzo mondo ha stomaci e gambe. Quindi c'è un problema. C'è un problema all'interno del mondo occidentale le cui popolazioni saranno costrette a ridurre il proprio tenore di vita in modo permanente. Quello che vediamo non è una congiuntura economica transitoria ma l'inizio della fine del consumismo come fenomeno sociale di massa. Ma una cosa è governare quando si hanno soldi da distribuire e un'altra è governare quando invece bisogna toglierli, in questo secondo caso la gente potrebbe anche incazzarsi. Da qui la necessità per il potere di estendere e approfondire il controllo massmediatico sulla popolazione. E c'è un problema a livello globale: per la prima volta nell'era moderna il sistema economico del mondo occidentale deve competere con potenze in grado di produrre molto e a costi minimi. Un tempo la concorrenza era tutta all'interno del mondo occidentale (si sono fatte due guerre mondiali per questo), ora è a livello planetario, ed è per questo che gli eserciti sono in marcia. Perchè la Francia è rientrata nella Nato? Perchè tanti Paesi sostengono le guerre americane mentre in Vietnam li lasciarono soli? C'è un interesse comune da difendere, concreto, vitale, non ideologico. Ci sarebbe da discutere se questo è anche l'interesse della gente comune, ma questa è un'altra storia. Non so se ho interpretato il pensiero di Luciano, ma se lo vorrà potrebbe chiarirlo.
simone.org@email.it
simone.org (Registered) 13-06-2010 10:59

Nemmeno io concordo con l'idea di un conflitto tra potenze mondiali, tutte sostanzialmente agenti di un unico Sistema. Forse, ma ripeto, forse, l'unica potenza fuori da questi schemi è la Russia, mentre gli altri paesi liberi (Venezuela, Cuba, Iran) non rappresentano potenze in grado di sfidare il tiranno.

Concordo invece con la grande tenaglia mediatica descritta. C'è un libro che sto leggendo e che consiglio a tutti, "Menzogna e propaganda" di Massimo Chiais. Il testo parla proprio dei metodi coi quali i media creano la realtà e dedica ampi spazi all'uso del linguaggio utile per interpretare la vicenda curda cui si fa accenno in questo articolo.
MarMar81 (Registered) 13-06-2010 16:09

La disanima dei fatti sviluppata dall'autore è eccellente, e porta a riflessioni inquietanti. Mi associo a Misopickle, dal secondo dopo guerra in poi siamo sempre vissuti in un contesto di guerre locali radicalizzate (pur senza accorgercene, nel ricco e placido "primo mondo" soggiogato dal consumismo), e lo scenario più probabile per il futuro prossimo è un'altra guerra locale, per quanto grave e rilevante possa essere (stile Vietnam?). Ma attenzione, una guerra globalizzata, combattuta su più fronti (perché no, anche nel ricco Occidente) non è del tutto da escludere perché avrebbe un effetto tragicamente "benefico" per le tasche delle èlites: al termine della macelleria, infatti, ci sarebbe la solita fase di "ricostruzione", con almeno un paio di decadi di crescita continua del PIL e profitti in ingresso costanti per i capitalisti, scenario che in questi tempi di dura recessione sarebbe per loro tanta manna...
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 13-06-2010 17:41

Suggerisco di vedere le cose nell'ottica di una perenne dinamica, che crea rapidamente condizioni nuove. Nel 1936 i rapporti fra l'Italia fascista e la Germania nazista erano tesi, due anni dopo si univano nell'Asse. Dopo il crollo dell'URSS il disegno anglo-americano-israeliano è stato di impadronirsi del mondo intero, anche con la globalizzazione che fondamentalmente è stata la via attraverso la quale gli USA hanno scaricato sugli altri il loro debito pubblico. Il progetto ha assunto l'aggressività di una guerra permanente dopo l'ancora oscuro episodio dell'11 settembre. La guerra mondiale strisciante che è già in corso ha lo scopo di permettere all'Impero di impadronirsi delle riserve energetiche prima che finiscano e di circondare di basi Russia e Cina. Questi i piani, ma la realtà ha dinamiche sempre troppo complesse per essere ingabbiate. La globalizzazione voluta dagli americani ha favorito soprattutto la Cina; Russia e Cina hanno fatto buon viso all'espansionismo USA perché militarmente inferiori ma anche prevedendo che USA e NATO si sarebbero logorati in una guerriglia infinita. Al momento opportuno reagiranno all'accerchiamento in atto. Si pensi poi, sempre in un'ottica dinamica, alla rapida evoluzione della politica turca. La Turchia era un baluardo dell'Occidente, ora sembra orientata verso un'alleanza con Siria e Iran che rappresenterebbe un clamoroso spostamento degli equilibri internazionali. Infine mi rifaccio alle considerazioni di Misopickle e di MarMar81 per non escludere affatto l'eventualità di una guerra di vaste proporzioni. La censura e la manipolazione delle notizie sono giunte a un livello tale da far pensare che il Potere sia già nell'ottica della guerra e della necessità di paralizzare ogni coscienza critica per trascinare i pecoroni in un nuovo macello.
ottavino (Registered) 15-06-2010 20:17

Sono tutte cose più grandi di noi. Non saremo noi a decidere un bel niente. Se ci sarà una guerra, prenderemo la guerra, se moriremo, amen. L'unica cosa che possiamo fare è testimoniare la nostra intelligenza e mostrare agli altri quale sarebbe una via PRATICA per andare nella direzione che vogliamo noi. Che gli altri capiscano o no, non ha nessuna importanza. Come ho già affermato altre volte dobbiamo chiedere la chiusura (o la privatizzazione) degli ospedali e la chiusura di tutte le scuole (almeno le superiori). Stop a ogni forma di ricerca scientifica. Nessun trattamento sanitario tipo fecondazione in vitro o cose del genere.
Panizzi (Registered) 24-06-2010 19:45

la liberal democrazia e' il piu' perfetto dei totalitarismi perche' veicola meglio di qualunque altro potere il consenso,perche' e' piu' annichilente nell'emarginare i ribelli al pensiero unico e alle parole d'ordine del politicamente corretto,impone tabu' assoluti col sorriso ebete dei conduttori televisivi che ripetono i mantra del melting pot,del consumo,del divertimento forzato,dell'esibizione della ricchezza etc
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