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Sette interrogativi sulle rivolte islamiche PDF Stampa E-mail

di Matteo Simonetti

26 febbraio 2011

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La mancanza di osservazione è ciò che contraddistingue la massa odierna. Questa superficialità e la tendenza a mettersi supini è ciò che fa prosperare senza problemi gli attuali autocrati dell'occidente pseudo-democratico. Prendiamo ad esempio la vicenda delle rivolte nel Maghreb e nel vicino e medio oriente. Non voglio qui dare la mia interpretazione dei fatti, la cui complessità richiederebbe un altro articolo, ma soltanto mostrare alcuni punti nevralgici delle versioni ufficiali che i nostri media ci propinano quotidianamente e che sono bevuti come aperitivi dai politici nostrani.

Primo punto: la sincronia delle sommosse
Com'è possibile che in Paesi così lontani e diversi, alcuni di ispirazione socialista, altri nei quali l'islam è più centrale, nello stesso momento, le sommosse esplodano così improvvisamente, senza alcuna motivazione scatenante, ad esempio un peggioramento repentino di ciascuna situazione? Si tenga conto che si tratta di un inedito storico e che queste nazioni hanno motivi di rivolta molto diversi: nel Bahrein un contrasto tra maggioranza sciita e dirigenza sunnita, in Iran un'opposizione filo-occidentale, in Egitto invece motivi di matrice islamica e via dicendo. La rapidità del propagarsi della rivolta si spiega solamente con l'ausilio dei mezzi della rete internet. Ma se questo è vero non può trattarsi di un movimento di popolo, perché non sarebbe possibile farlo neanche in Italia, dove i pc sono forse un po' più diffusi che nel Maghreb. Quindi c'è una minoranza occidentalizzata e internazionalizzata che coordina il tutto, coinvolgendo la gente che in Africa ha sempre del malcontento da portare in superficie (grazie alla mancanza di scrupoli dell'occidente). A chi risponde questa minoranza? Sappiamo da un recente articolo de Il Giornale che l'opposizione iraniana della cosiddetta “rivoluzione verde“ ha sede a Parigi, da dove si diramano telefonicamente e via internet le direttive. Obama ha recentemente dichiarato che gli Usa non si immischieranno nelle faccende interne dell'Egitto ma anche che sosterranno con vari milioni di dollari gli insorti. Non ci è dato sapere se gli aiuti sono già arrivati, né da quando. Nel frattempo, proprio nel giorno della capitolazione di Mubarack, creatura Usa, Obama conferma gli aiuti all'esercito Egiziano con oltre un miliardo di dollari. Tutto ciò ci lascia sconcertati, ma andiamo avanti.


Secondo punto: la forza dei ribelli
Ogni giorno che passa scopriamo che i cosiddetti ribelli libici conquistano intere città, si oppongono con successo all'esercito regolare, reagiscono con forza. Chi sono? Si tratta di gente comune? Libici o infiltrati di Al Qaeda come dice Gheddafi? Ma questa efficienza presuppone armi e organizzazione, nonché una certa affabilità dei nemici. Si pensi alla spedizione dei mille nel grande risorgimento massonico e sabaudo: senza i soldi e le armi inglesi, senza la preparazione accurata, senza la mazzetta in piastre turche al generale Landi e agli altri militari borbonici, Garibaldi non sarebbe riuscito nemmeno a piantare un ombrellone sulla spiaggia dello sbarco. Allo stesso modo in Libia e altrove si presume che questo movimento, che è di popolo, se lo è, solo in un secondo momento, deve essere stato messo in piedi già tempo fa. Con quali armi combattono? Con quale denaro?

Terzo punto: il comportamento dei ribelli
Molto strano è il comportamento dei rivoltosi che, a detta degli italiani rientrati, ma anche delle agenzie di stampa ordinarie, non solo distruggono ogni cosa e saccheggiano, ma si comportano da politici prendendo possesso dei pozzi di petrolio, come hanno fatto sapere essi stessi venerdì 25 Febbraio. Ma soprattutto, questi ribelli che lottano per la libertà, per la legalità, per la giustizia, cosa fanno ovunque vanno? Liberano i criminali comuni, di qualunque genere! E' come se noi italiani, stufi di questi governi fantoccio che ci opprimono, ritrovando un po' di coraggio, facessimo una rivoluzione e marciassimo verso Montecitorio e, così, strada facendo, irrompessimo nelle carceri per rimettere in libertà mafiosi, spacciatori, stupratori e ladri. Quest'azione non ha spiegazioni, eccetto quella del voler aumentare l'instabilità del paese e creare il caos, caos che poi qualcuno verrà presto a sanare dall'esterno, esportando la democrazia, come ben sappiamo.

Quarto punto: la necessità delle milizie private
Ogni giorno sentiamo i media riferire delle milizie private assoldate da Gheddafi. Questo fatto mi sembra davvero inverosimile, sia perché egli aveva a disposizione l'esercito e non avrebbe avuto bisogno di assoldare milizie inaffidabili, sia per la tempistica. Visto infatti l'evolversi rapidissimo degli eventi, queste milizie sarebbero dovute essere acquistate prima della rivolta. A quel punto sarebbe convenuto a Gheddafi sostituire i vertici delle proprie forze armate per tempo, inserendovi persone a lui fidate.

Quinto punto: le testimonianze degli italiani rientrati
Nonostante quello che leggiamo e ascoltiamo continuamente in televisione, Gheddafi avrebbe bombardato con l'aviazione il proprio popolo. Questo fatto è dato per certo e citato dai nostri e da altri ministri europei. Si dà il caso però che sia l'ambasciatore italiano in Libia che vari italiani appena rientrati, che religiosi che là operano, abbiano detto di non aver udito mai esplosioni ma solamente spari e solo in alcune notti. Di aerei nessuno ha parlato, e dire che non si tratta di tricicli! Occorre dire che di questi bombardamenti non ci è arrivato nessun video. Perché mai i libici dovrebbero aver filmato con i telefonini la guerriglia urbana le cui immagini ci vengono continuamente proposte e invece non avrebbero dovuto farlo con gli aerei, che magari si sarebbero potuti riprendere anche a chilometri di distanza? Qui dovremmo aprire un capitolo a parte sulla natura “presenzialista” dell'odierna cultura dell'informazione, per la quale la mera presenza nel video è sigillo della verità di un fatto, al di là di ciò che viene dato come “presente”. Pensiamo alle fabbriche irachene di armi chimiche, strutture che viste dall'alto potrebbero anche essere stati allevamenti di papere. Ma arriveremmo troppo lontano e conviene attenerci al tema.

Sesto punto: gli immigrati giovani e maschi
Si vocifera di un esodo di massa dalla Libia, dalla Tunisia e dall'Egitto. I telegiornali ci mostrano da giorni gli sbarchi che sono ripresi, con la precisazione che si tratta già di immigrazione causata dalla recente situazione di caos. Questo fatto è molto strano: perché mai questa gente se ne va dall'Egitto, proprio ora che ha liberato la propria patria dall'oppressore? Non potrebbero rimanere per gioire della libertà ritrovata? Perché allo stesso modo se ne vanno dalla Tunisia ora che non c'è più tra i piedi Ben Ali? Ma soprattutto, perché scappano dalla Libia? Guardateli questi migranti. Sono tutti giovani sotto i trent'anni, forti e sani. Si presume che abbiamo mogli, figli, padri, madri e nonni in patria, come possono andarsene lasciandoli nel massimo pericolo? Voi lo fareste? O piuttosto rimarreste con loro per cercare di proteggerli? Perché non rimangono per combattere?

Settimo punto: “no fly zone” e Sigonella
Qui accenniamo brevemente alle dichiarazioni congiunte Italia-Usa del 24 e 25 Febbraio, con le quali dopo aver condannato ancora una volta quello che addirittura è stato definito impropriamente “genocidio”, si ventila la possibilità di utilizzare anche l'”opzione militare”. Diversi politici, italiani ed esteri, hanno parlato della necessità di imporre una “no-fly zone” sui cieli della Libia, per evitare i fantomatici bombardamenti sulla folla. Non possiamo che rimanere sbalorditi: ora le zone franche si fanno sui cieli degli altri? Cioè, si vorrebbe impedire all'aviazione libica di sorvolare il proprio territorio? E se lo fanno, si ingaggia un combattimento? Si tratta di una dichiarazione di guerra, o meglio della creazione neanche troppo intelligente di un casus belli.
L'ultima che ci è stato dato sentire in un Tg è stata l'ipotesi di un utilizzo della base di Sigonella per azioni umanitarie. Come no? E magari la guerra la facciamo partendo dallo spiazzo per il parapendio sopra casa mia. Sarà, ma a me puzza di operazione Serbia, staremo a vedere.

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 26-02-2011 22:03

Tutti gli interrogativi che pone Simonetti sono fondati. Nel 1999 l'Impero, con la complicità servile del governo D'Alema, inventò un genocidio in Kosovo per giustificare il bombardamento di Belgrado, la creazione di uno Stato fantoccio e l'installazione di basi NATO per completare l'accerchiamento della Russia nella prospettiva di una guerra futura. Successivamente le commissioni di inchiesta individuarono nelle famose fosse comuni circa 2.000 cadaveri, molti dei quali serbi morti negli scontri con i tutt'altro che pacifici albanesi: questo era il genocidio. In Libia probabilmente si sta ripetendo la stessa operazione. Però la Libia non è tutto il mondo arabo. Non sminuirei l'importanza di un risveglio che, per quanto sia esposto al rischio che l'Impero riesca a strumentalizzarlo, non può essere sottovalutato. Non ci si scontra con polizia ed esercito rischiando la morte o il ferimento o l'arresto, solo perché dalle centrali dell'Occidente attraverso Facebook e Twitter vengono lanciate delle parole d'ordine. Inoltre i regimi che sono stati investiti dalle insurrezioni erano tutti docili strumenti dell'Impero. L'unica nazione araba che non lo è, la Siria (l'Iran è musulmano ma non arabo), finora non è stato investita dalla grande ondata. Più che a un piano preordinato, penso a una rabbia popolare a lungo repressa che ha trovato il coraggio di esplodere perchè i moderni strumenti di comunicazione l'hanno amplificata. Obama e chi gli suggerisce le mosse, con un'intelligenza che l'amministrazione Bush non avrebbe avuto, hanno immediatamente compreso che la causa dei loro fantocci era persa e hanno cercato di cavalcare la protesta, finora con un certo successo. I fermenti comunque restano, sono reali e non creati dall'esterno, la situazione è in evoluzione e dovremmo seguirla con lo stato d'animo di chi sa che comunque la messa in moto di una dinamica di cambiamento è positiva.
matteo (Registered) 27-02-2011 01:20

beh...in parte condivido ma la discussione sulle cause sarebbe lunga. qui ho voluto soltanto mostrare delle incongruenze. Per spiegare le cose si deve fare un'analisi nazione per nazione e andare molto indietro con la storia...comunque è chiaro che si tratta di una rivolta eterodiretta che si appoggia su vario malcontento popolare.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 27-02-2011 10:40

Vorrei precisare la mia posizione e in parte rettificarla, per giungere a una sintesi con Matteo. La prima mossa di politica estera di Obama, mossa strategica, fu una visita al Cairo, la capitale di una nazione dominata da un dittatore servo degli USA e di Israele. In quell'occasione Obama fece un discorso in cui incitava gli arabi e in generale i musulmani a liberarsi delle dittature e volgersi alla democrazia. Quel discorso ebbe un notevole impatto sui giovani arabi e iraniani scolarizzati e abituali fruitori della Rete. Per capire quella mossa bisogna contestualizzarla. Allora c'era una forte pressione di Israele per il bombardamento dei siti nucleari iraniani, che avrebbe significato la guerra. Il discorso di Obama implicitamente respingeva quell'ipotesi prospettando un piano molto ambizioso: promuovere un'ondata di ribellioni che alla fine investisse Siria e Iran, i nemici di Israele. Se le cose stanno così, Matteo ha ragione nel pensare che le insurrezioni siano eterodirette. Tuttavia non siamo come nell'est europeo dei tardi anni '80, dove i popoli idealizzavano il modello occidentale. Qui c'è una gioventù cittadina occidentalizzata ma anche un islam pofondo, in provincia e nelle campagne, che odia l'Occidente e Israele. Ahmadinejad ha potuto mobilitare a suo favore questa componente della società iraniana per vincere la sfida. La Siria finora non è stata investita dalla protesta. La manovra americana potrebbe ritorcersi contro gli apprendisti stregoni che l'hanno architettata. Il governo israeliano ha cercato di difendere Mubarak, poi si è chiuso nel silenzio. Mi sembra che i sionisti, che conoscono il Medio Oriente meglio di Obama, siano titt'altro che entusiasti di ciò che sta succedendo. Non dimentichiamo mai l'eterogenesi dei fini.
Misopickle (Registered) 27-02-2011 13:41

Molto condivisibile tutto quanto. Il monopensiero ossessivo nordamericano è IL PETROLIO, e le eventuali risorse strategiche, come lo fu il rame del Cile del pupillo di Nixon e Kissinger, il massacratore Pinochet,per cui le rivolte di tunisia ed Egitto son state dirette a man salva solo per raggiungere il vero obbiettivo, la ricchissima Libia di Qadafi, col quale comunque c'era un antico conto da regolare, col fallito bombardamento terroristico di Tripoli nell'aprile '85, seguito dalla bomba sull'aereo di Lockerbie, più la pelosa amicizia con l'Italia berlusconiana che dà noia, col suo ENI di cui a suo tempo "disposero" elegantemente del direttore Mattei, e che non ha capitali direttamente controllati dai sionisti di Londra e Wall street.
Le milizie "ribelli" son partite dall'Egitto e forse anche dalla Tunisia tuttora nel caos, ed al resto della campagna han provveduto i soliti falsari matricolati delle TV e dei giornali "progressisti" mondiali (si distingue per livore il Fatto, Repubblica ecc.)Il petrolio sembra a portata di mano, ma forse l'onda d'urto mercenaria si va già esaurendo, pur essendo ben preparata e appoggiata all'estero, e nonostante la sorpresa.
Quel che a tutti infine sfugge ma risulterà evidente entro un paio di mesi è che non si tratta di una rivolta del mondo islamico ma di un attacco occidentale basato sulla corruzione e la miseria delle masse maghrebine del solo Nordafrica, al massimo l'Algeria potrebbe entrarci ma qui sarebbe uno sgarbo alla Francia, per cui se ne farà nulla. E qualcosa mi dice che anche stavolta il Colonnello la sfanga per un pelo, e come risultato finale il Gran Villano del film è l'insospettabile democratico viso-pallido che sempre di più i popoli del mondo imparano a disprezzare.
Giovanni Marini (Registered) 27-02-2011 17:19

La sincronizzazione delle sommosse è davvero una cosa inedita e non ci sono spiegazioni soddisfacenti del fenomeno. Ai quesiti proposti da Simonetti ne aggiungerei un altro: Chi sono i leaders delle rivolte? Non si sa e questo è strano, in una rivolta/rivoluzione c'è o ci sono dei leaders che si espongono apertamente. Una rivoluzione senza capi è destinata ad arenarsi o a essere soffocata come pare stia avvenendo in Tunisia ed Egitto ove l'esito sembra si sia limitato alla rimozione dei vecchi dittatori senza intaccare il sistema. Sembra che ci troviamo di fronte all'esplosione di un malcontento diffuso e sotterraneo che non è ideologico quanto piuttosto rivendicativo di migliori condizioni di vita ed è significativo che non sia antioccidentale. Le masse nordafricane sono giovani, e i giovani hanno un futuro da realizzare, non una pensione/welfare da difendere. Internet, le TV satellitari (che sono ovunque), fanno intuire a questi giovani che un altro modo di vivere è possibile. Chiunque si sia recato in Egitto per il classico tour archeologico può verificare la povertà della gente che circonda i turisti chiedendo qualche spicciolo o penne, quaderni, caramelle. Questa gente è totalmente esclusa dall'enorme flusso di denaro che genera il turismo e che va in massima parte alle agenzie e agli alberghi di lusso. Anche tra le persone istruite serpeggia un malcontento neanche tanto velato verso il regime. Non c'è da meravigliarsi se egiziani e tunisini guardano all'occidente come una soluzione e se possono, purtroppo per noi, vi emigrano.
E' possibile quindi che si sia formata in Egitto, Tunisia, Libia, etc. una borghesia più o meno ricca o anche povera (si è borghesi nella testa prima che nel portafoglio) ma senza reale potere che è entrata finalmente in rotta di collisione con l'apparato dello stato. Non è pensabile che i progetti di questa classe debbano passare attraverso due vecchi rimbambiti come Ben Ali o Mubarak o un caratteriale come Gheddafi. La saldatura infine col malcontento popolare ne ha fatto una vera forza rivoluzionaria. Queste a mio avviso sono rivoluzioni borghesi, lo dimostrano la mancanza di slogan antioccidentali, di slogan religiosi, di leaders nazionalistici. La sincronizzazione degli eventi dimostra chiaramente che non ci troviamo di fronte a rivolte spontanee ma a una preorganizzazione residente nella società. Infine non si tratta dell'opera dei servizi segreti USA giacchè hanno colpito due alleati fedeli, e poi i servizi possono organizzare golpe, non movimenti popolari di questa entità. Ciò non significa che i governi occidentali non stiano cercando di favorire in queste ore uno sbocco filooccidentale e antinazionalistico agli eventi. Noi vediamo quello che non si vedeva da molto tempo e che era stato teorizzato da Marx: la potenza rivoluzionaria della borghesia.
Fabio Mazza (Registered) 28-02-2011 15:38

Scusate io forse non capisco la situazione. Ma che senso ha per gli americani sollevare delle rivolte contro paesi che gli sono allineati? Capirei contro l'Iran,ma contro Egitto ecc. ? E poi gheddaffi accusa al kaeda non gli americani.
matteo (Registered) 03-03-2011 23:23

beh, i motivi sono molteplici. Innanzitutto si tratta di personaggi che stavano per lasciare il comando ai figli. I figli non erano molto affidabili, ad esempio il figlio di Mubarack non è un militare e per questo non è ben visto. Poi c'è da dire che Gheddafi non è stato poi così prono agli Americani come Mubarack. A parte il petrolio poi, c'è il discorso legato all'insorgenza delle nuove banche islamiche, un pericolo per le lobbies americane della finanza. Non da ultimo il fatto che l'agenzia globalista ha nell'immigrazione massiccia, nel conseguente meticciato, una delle sue priorità. Distruzione delle differenze significa disponibilità di un consumatore unico, che non resiste alla penetrazione della mentalità consumistico-edonista. Se ne potrebbero citare altri di motivi ma già questi sono sufficienti
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