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La verità per pochi e la verità per molti PDF Stampa E-mail

12 marzo 2011

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In tutte le grandi ideologie, le grandi visioni del mondo, si può cogliere un livello che potremmo definire esoterico e uno essoterico. Non si tratta della teoria aberrante della doppia verità: non si parla di una verità riservata ai pochi e di un’altra, diversa, data in pasto al popolino, perché i due messaggi qui non sono in contraddizione. Il livello esoterico è quello di pertinenza degli iniziati, il livello essoterico è la parte della dottrina che viene più divulgata e che più deve fare i conti con le realtà contingenti, immergendosi nel qui e ora del confronto politico e culturale. Livello esoterico, nell’accezione che propongo, non significa necessariamente qualcosa che abbia a che fare con sette segretissime e riti misteriosi. Per fare qualche esempio, il livello esoterico del liberalismo è la dottrina cosmopolita, la concezione di un’umanità unificata, una comunità universale fraterna illuminata dalla Ragione e guidata dalla scienza, con un governo mondiale e, come corollario logico, una moneta unica. Queste teorie esistevano già fra il Seicento e il Settecento, ma non a caso furono affidate ai circoli semiclandestini delle Logge massoniche. Alle masse furono offerte le parole d’ordine più accattivanti della libertà, dell’uguaglianza davanti alla legge, dei diritti naturali, del libero scambio e della libera iniziativa che avrebbero garantito progresso e abbondanza di beni materiali per tutti.
Il marxismo ha coltivato un ideale in sostanza molto simile, quello della pace universale nell’internazionalismo proletario, variante del cosmopolitismo illuminista, l’ideale dell’abbattimento delle frontiere e della divisione internazionale del lavoro. Questo obiettivo è stato dichiarato, ma è rimasto a un livello più implicito, più per iniziati rispetto agli obiettivi mobilitanti del riscatto dei salariati attraverso la lotta di classe, dell’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, del diritto al lavoro per tutti, del diritto alla casa, all’assistenza sanitaria e all’istruzione gratuite: questo era il livello essoterico, che si esprime nei programmi politici ed elettorali.
L’antimodernità è una grande visione del mondo, che è stata elaborata da decine di pensatori di diversa sensibilità e diverso indirizzo, da De Maistre in poi, un ideale che ha due secoli di vita. Anch’esso presenta un livello esoterico e uno essoterico. A livello esoterico l’elaborazione parte dal ripudio dell’idea di progresso, dal momento che l’andamento della storia è ciclico, o per meglio dire assume la figura della spirale. Da secoli viviamo nell’Età Oscura, quella che già l’antica saggezza indù definiva kali-yuga; chi vive con tormento interiore questa decadenza, non può fare altro che “cavalcare la tigre” rassegnandosi a essere incompreso, vivendo da straniero in un’epoca che gli è estranea, con l’unico intento di poter fare un’opera di educazione nei confronti di altre sensibiltà simili alla sua, per tenere accesa una luce di speranza in una svolta futura, quando la decadenza sarà giunta al punto di rottura. Una concezione come questa è fatalmente destinata a pochi, collocandosi quindi in una dimensione esoterica. Un simile atteggiamento “eroico” confligge con le esigenze di persone che nell’età oscura vivono e con essa devono fare i conti. Il livello esoterico per essere praticato coerentemente esige individui del tutto autonomi e provvisti di una rendita sostanziosa. Chi ha doveri e responsabilità verso una famiglia, una comunità, un ambiente di lavoro, deve proiettarsi sul terreno essoterico. Questo significa riformulare gli obiettivi in modo che possano incidere sulla realtà circostante. La difficoltà consiste nel non perdere la carica di opposizione radicale al sistema, nel momento in cui si entra nei suoi meccanismi per cercare di rovesciarlo (sperare di cambiarlo dall’interno sarebbe già partire col piede sbagliato). Per gli antimoderni si tratta di aprirsi alla convergenza con coloro che si ribellano alla mercificazione di tutte le relazioni umane, alla distruzione di tutto ciò che era spirito comunitario, all’onnipotenza della speculazione finanziaria, alla sottomissione a un Impero omologante e totalizzante.
Scegliere la prima via, quella del ritiro esoterico in un piccolo gruppo di iniziati che si propongono solo di fare alcuni proseliti, oppure la seconda, che comporta lo sporcarsi le mani nel lavoro politico quotidiano e anche nel compromesso, comporta un’analisi preliminare. Solo l’analisi del momento storico può avere valore dirimente nella questione della via da scegliere. Se l’analisi ci suggerisce che dobbiamo attenderci ancora lunghi anni o decenni di progressiva e squallida decadenza, non resta che il rifugio nel piccolo gruppo che al suo interno mantiene accesa la fiammella. Se l’analisi ci dice che il sistema non è più in grado di puntellare le proprie contraddizioni, è il momento di intraprendere la via del fare massa sul terreno della politica attiva e propositiva. Io sono propenso a pensare che il decennio appena iniziato sia quello delle svolte decisive, quindi suggerirei di operare con altri in unità di intenti e in spirito di apertura, abbandonando reticenze e timori di perdere la nostra carica di opposizione radicale. Le condizioni devono essere soltanto due: un progetto che sia di vera e totale rottura con un presente che detestiamo e il ripudio di retoriche resistenziali e nostalgie fasciste. Resistenza e fascismo appartengono al vecchiume di un passato ormai lontanissimo, superato da quasi 70 anni di eventi tanto profondi e sconvolgenti da valere quanto secoli. Finiamola di rivangare il vecchio. Lo diciamo noi che ci appelliamo al passato contro i falsi progressismi. Ma il nostro passato è antico, quell’antico che resta eternamente valido. Vecchio e antico non sono sinonimi.

Luciano Fuschini

Commenti
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kulma (Registered) 12-03-2011 20:33

Concordo totalmente.
www.arcadianet.blogspot.com
simone.org (Registered) 12-03-2011 22:58

Questo testo mi colpisce molto dal punto di vista personale. Non avrei potuto descrivere meglio di così il modo in cui mi sento.
Credo di conoscere la natura del nostro pensiero a livello esoterico, ma per condizione lavorativa e familiare appartengo alla fascia essoterica, vengo a patti con la modernità per sopravvivere e mi sento spesso un estraneo al tavolo del bar con gli amici mentre parlano dei talebani o della speranza che nutrono in Obama.
Ma rinunciare a questo sentirsi "estranei" tra gli amici o stranieri in patria significherebbe una vita di falsità e recita che non appartiene alla mia personalità.
ul.lucio (Registered) 13-03-2011 13:02

Domanda:
perchè non riuscite a parlare di anti-modernità senza calunniare il marxismo?
Sembra proprio che abbiate bisogno di screditarlo, proprio come la classe dominante ha sempre fatto.
Anche Voi lo considerate come una cosa del passato, impolverata, che ha fatto il suo tempo...E' l'esatto opposto.
La rivoluzione mondiale del 1917 è FALLITA. Solo dopo il successo di una futura rivoluzione mondiale si potrà parlare di eventuale possibilità di applicazione del marxismo.
Quello che è passato, impolverato e che, fortunatamente, ha fatto il suo tempo è l ideologia stalinista del socialismo in un unico stato. Anni luce lontano dal marxismo.
Saluti internazionalisti.
Con stima.
Lucio
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 13-03-2011 17:34

Caro lucio, non calunniamo il marxismo: semplicemente non siamo marxisti. Il marxismo ha una concezione lineare e progressista della storia, noi no; il marxismo è una concezione materialista, la nostra no; il marxismo predica la lotta di classe e l'internazionalismo senza frontiere, noi siamo per una rivoluzione reazionaria che recuperi lo spirito comunitario nel radicamento territoriale; il marxismo è per lo sviluppo costante delle forze produttive, noi siamo per la decrescita. Potrei continuare ma credo che basti. Con rispetto e in spirito di amicizia.
ul.lucio (Registered) 14-03-2011 17:26

Mi permetterai alcune modeste correzioni:
-Il M. non è progressista ma rivoluzionario, che è l'esatto opposto di progressista!
-Il M. non è per lo sviluppo costante delle f. produttive ma per redistribuire ad ognuno secondo i propri bisogni da ognuno secondo le proprie capacità. Frase che, nell attuale ambito capitalista di crescita infinita, ovviamente, lascia il tempo che trova e può far solo ridere...
-Anche la decrescita non è applicabile in regime capitalista. Dunque superiamo questo regime poi, probabilmente, vedrai che decrescita e redistribuzione diventeranno sinonimi...
Ora potete tranquillamente continuare a non essere marxisti.
Ciao e grazie dello spazio.
Lucio
Giovanni Marini (Registered) 17-03-2011 09:52

Apprendo per la prima volta da Luciano che il MZ ha radici esoteriche. Scopro che posizioni con cui mi sono in passato scontrato sono le radici fondanti del MZ. Sono perplesso, mi sono avvicinato al MZ dopo aver letto Massimo Fini, nei cui scritti non ho trovato questo genere di riferimenti.
Ricondurre le radici del Mz ad un personaggio come De Maistre di cui possiamo vedere il curriculum su Wikipedia, un personaggio convinto che la monarchia sia ispirata da Dio, assertore del primato religioso e anche politico del Papa, uno che si è schierato con l'Inquisizione e non con le sue vittime, è inaccettabile. La ragion d'essere del Mz viene così fondata su un sistema di pensiero che come tu dici si snoda negli ultimi 200 anni di storia, su un a priori ideologico e cessa di essere quello che dovrebbe e cioè una ragionata reazione agli errori e alle deviazioni del mondo moderno come è invece in La ragione aveva torto? di M. Fini. Le idee di De Maistre possono essere comprese se contestualizzate nel momento storico, ma se vengono decontestualizzate e assunte a basilare principio di verità si opera una scelta filosofica, politica oggi e non nell' 800, una scelta fuori tempo, suicida perchè ci condanniamo (anzi vi condannate) ad una esistenza settaria. Per fare un esempio: una cosa è comprendere le motivazioni che spinsero la Chiesa a istituire i tribunali dell'Inquisizione, e un'altra è dire qui e oggi che fu cosa buona e giusta perchè questo devi dire, sei costretto a dire se non vuoi rinnegare le radici.
Se parli dell' antimodernità come grande visione del mondo non sei diverso dall'amico marxista che ogni tanto ci fa visita, anch'esso ha una grande visione del mondo, visioni che confliggono in quanto alla fine riconducibili ad opposti schieramenti di potere. Quindi mi chiedo e chiedo a Luciano cosa ne pensa M. Fini? Va bene che ciascuno abbia le proprie personali visioni della vita, ma porre queste a fondamento del movimento è ingiusto e controproducente. Il MZ può esistere benissimo senza, o sbaglio? Non v'è necessità di partire da così lontano se abbiamo le lucide analisi di Fini a sostegno del nostro pensiero.
Devo registrare dunque che siamo davanti ad una metamorfosi dell'essenza del MZ, tanto più seria in quanto esternata da un esponente di rilievo del movimento che finora era o mi pareva che fosse su posizioni diverse. Personalmente mi trovo bene al livello essoterico, al livello degli ignoranti cioè di quelli che preferiscono ignorare che genere di compagnia hanno alle spalle.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 17-03-2011 12:49

Vedo che non mi sono spiegato. Cercherò di chiarire. Ho detto che l'antimodernità parte da De Maistre e si svolge nell'arco di due secoli attraverso pensatori diversissimi, catalogati spesso come di destra ma anche di sinistra: Pasolini e la stessa Scuola di Francoforte, da certi punti di vista, sono critici della modernità. Nei socialisti cosiddetti utopisti dell'Ottocento ci sono forti componenti antimoderne. M.Fini ed MZ hanno ben poco a che fare con De Maistre. Se il mio articolo si può leggere come un'adesione alle tesi di De Maistre vuol proprio dire che l'ho scritto in modo incomprensibile. Sostengo che il filone filosofico principale dell'antimodernità si oppone alla visione lineare della storia che evolve secondo tappe ognuna delle quali rappresenta un passo avanti sulla via della liberazione dell'uomo, verso un fine ultimo. Il più puro pensiero antimoderno concepisce la storia in modo ciclico, o meglio con un andamento a spirale. In questa visione di cicli storici, oggi saremmo nella fase estrema della decadenza che prelude a una ripresa del ciclo. E' chiaro che simili discorsi restano impliciti qualora si voglia dar vita a un programma politico. Restano il patrimonio ideale di coloro che sentono più profondamente nel loro animo il disagio di vivere in questa decadenza e che più ne hanno approfondito le cause. Tutto il mio ragionamento era proprio rivolto a convincere tutti della necessità di non chiuderci nella ristretta cerchia di chi coltiva una certa visione del mondo, per muoverci sul terreno della politica concreta e dei suoi programmi, convergendo con altri gruppi. Esattamente quello che auspica Giovanni Marini, mi sembra.
kulma (IP:151.83.129.209) 17-03-2011 13:00

@Giovanni

Luciano sa difendersi da solo ma mi permetto di dare la mia interpretazione.
Io penso che il senso del discorso di Luciano sia che un livello esoterico esista ovunque. E' intrinseco nell'attività politica, non ci puoi fare niente. Per farti capire e approvare da più persone possibili devi usare un linguaggio diverso, più smussato, più includente. E' inevitabile.
Sul De Maistre sono d'accordo pienamente con te, ma Luciano l'ha preso come punto di partenza del pensiero antimoderno (che è un pensiero moderno, non dimentichiamolo), parlando di diverse sensibilità ed indirizzi ed includendo implicitamente in tale pensiero anche pensatori come Pasolini, Marcuse, Adorno, Latouche, ..., che con De Maistre non c'entrano assolutamente nulla.
Ciò che non capisco però è come ti scandalizzi di fronte a De Maistre, quando qui su MZ si cita Evola costantemente. E' un filosofo sicuramente più complesso e affascinante di De Maistre, ma ad esempio era un razzista. Si, era più orientato verso un razzismo spirituale ma non ha mai rifiutato il razzismo biologico. Lo considerava semplicemente gerarchicamente inferiore ma strettamente interconnesso al primo.

Io continuo a dire modestamente la mia. Non sono di MZ, ma sono cresciuto "spiritualmente" negli ultimi anni grazie anche a molti di voi lontani ideologicamente da me. Quindi vi devo molto.
Mi è piaciuto uno degli ultimi commenti di "Manuelo" Venator, in cui invitava ad abbandonare certo "ciarpame" novecentesco per ripartire da sé stessi. Spero che includesse anche i suoi "eroi". Io ho iniziato a farlo. Non significa rinnegare ciò in cui hai creduto, ma salire sulle "spalle" di certi filosofi/pensatori (ma anche ideologie), guardare più lontano di loro e non farsi più condizionare. Loro hanno fatto già abbastanza, ora tocca a noi. Le etichette filtrano il vero Sè, lo incatenano, lo annientano. Buttiamole via. L'ho già detto, buttiamo anche etichette come "ribelle" o "antimoderno": è solo un consiglio, io non sono di MZ e non mi permetto di interferire troppo.
kulma (Registered) 17-03-2011 13:03

@Luciano

Scusa Luciano, hai postato la risposta mentre io scrivevo il mio commento. Non ho letto in tempo. Comunque vedo che io ti avevo capito benissimo ;)
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 17-03-2011 17:11

Ringrazio kulma per avere riassunto perfettamente il mio pensiero. De Maistre è nel gran fiume dell'antimodernità per la sua critica all'Illuminismo e alla Rivoluzione Francese, ma gli antimoderni non sono tenuti a essere fautori della monarchia assoluta. In MZ cerchiamo di elaborare modelli di democrazia diretta, che non c'entrano nulla con la monarchia assoluta. Evola è un gigante del pensiero antimoderno, per cui non può esserci estraneo. Però va maneggiato con cura, per la sua concezione di un'aristocrazia dello spirito non esente da contaminazioni razziste, come rileva l'informatissimo kulma. Volevo proprio dire che per fare politica attiva e cercare convergenze, bisogna guardare più a Latouche che a De Maistre o Evola, che comunque restano punti fermi del pensiero antimoderno.
MarMar81 (Registered) 17-03-2011 21:40

Ha ragione kulma, in realtà il livello esoterico - ossia l'anima profonda e "nascosta" - è presente di per sé in ogni associazione umana, politica, culturale o di altra natura. Noto che in Uniti e Diversi, al di là delle differenze di provenienza e di opinione su certi temi, è proprio il "livello esoterico" comune che ci spinge a costruire un percorso insieme. D'altronde già nel '94 Anthony Giddens notava l'inconsapevole legame tra il cosiddetto "conservatorismo filosofico" e l'ambientalismo, cosa che lo spinse a delineare il profilo delle nuove forme di politica radicale per l'età post-moderna, al di là degli stretti confini "destra-sinistra". Probabilmente ne siamo inconsapevoli, ma questo humus interiore, questo livello "esoterico" di cui si parla è il legame profondo che influenza e permea tutta l'azione politica "concreta" che presto attueremo.
aragorn (IP:81.75.53.91) 18-03-2011 09:34

Non confonderei la dimensione esoterica con il pensiero elitario. La prima attiene al mondo della conoscenza sacrale e spirituale ed è il primo livello dell'affermazione di qualsiasi società tradizionale. Una società solo dopo essere stata immaginata, anelata e concepita da coloro i quali detenevano la sapienza e la conoscenza necessarie, poteva essere realizzata in una dimensione di realtà orizzontale secondo dei parametri religiosi (dimensione essoterica e liturgico familiare), politici e sociali, ed infine, scendendo di grado, economici. Le ideologie profane e moderne, figlie del positivismo e dell'illuminismo, cioè il capitalismo ed il suo amico/nemico marxismo, complice la secolarizzazione cristiano cattolica che scisse il potere temporale da quello spirituale, non hanno un livello esoterico, ma soltanto un piano "alto" da realizzare, che si attua con proponimenti pubblici e propagandistici diluiti e semplificati per essere meglio compresi. Una forma di inganno diabolico che nulla ha in comune con i diversi livelli di comprensione della realtà, che dividevano le rispettive conoscenze degli uomini delle civiltà tradizionali. Quindi piuttosto che di esoterismo ed essoterismo, dimensioni da evocare esclusivamente per aspetti spirituali e magico sacrali, parlerei più precisamente di pensiero elitario e pensiero semplificato. Quanto alla compatibilità tra una concezione di antimodernità basata sul pensiero tradizionale ed il pensiero di Massimo Fini e delle sue opere, Giovanni Marini pone delle obiezioni legittime e precise, sottolineando argutamente delle incongruenze evidenti. In realtà bisognerebbe concordare sul fatto che Massimo Fini non è affatto antimoderno in senso guenoniano ed evoliano, i due massimi teorici dell'antimodernità, che qualche anno prima di Massimo hanno scritto "La crisi del mondo moderno" e "Rivolta contro il mondo moderno". Il manifesto dell'antimodernità di Massimo Fini non è affatto anti moderno, è semplicemente anti industriale, anti capitalista, anti consumista, anti usurocratico. Forse è stato avventato definire antimoderno il Manifesto, atteso che tale corrente di pensiero esisteva già e si era da anni ed attraverso tanti autori espressa e quindi posizionata nel mondo della cultura e della comunicazione con quella precisa definizione. Le correzioni proposte da Fini nei suoi scritti sono anch'esse intrinsecamente moderne e non hanno le caratteristiche delle società tradizionali. Perchè democrazia diretta, decrescita, delocalizzazione produttiva ed autoconsumo, e tutto il resto delle proposte che conosciamo, sono certamente belle idee e ci fanno intravedere un mondo migliore, ma sono anch'esse essenzialmente dimensioni e visioni moderne. Dove la modernità sta per tutto quello che non ha origine spirituale, sacrale, rituale, e non affonda le sue radice nella legge dei due mondi, quello invisibile e quello manifesto: Il mondo degli Dei, o se volte del Dio Unico, collerico e geloso, e quello degli uomini, divisi ma riunibili dall'unica via possibile per la realizzazione: il Rito (sanscrito Rtà, contatto). Faccio queste considerazioni indipendentemente da quali di questi mondi e visioni della vita io preferisca, ma semplicemente perchè l'equivoco, o meglio, la sovrapposizione terminologica e comunicativa, mi appare evidente. Massimo Fini, fino ad oggi, non ha espresso posizioni realmente antimoderne, semplicemente ha manifestato opinioni critiche di tanti aspetti della modernità, peraltro in maniera mirabile, in "Danaro sterco del demonio" piuttosto che in "La ragione aveva torto" fino a "Sudditi - Manifesto contro la democrazia", ma ogni proposta riformatrice della modernità criticata, ha sempre mostrato la sua essenza laica e moderna, ancorché in una formulazione ipotetica più logica, giusta e naturale. Credo che in Mz ci si debba confrontare con questi temi, ma vedo che la discussione è già avviata.
ul.lucio (Registered) 20-03-2011 00:42

...Le ideologie profane e moderne, figlie del positivismo e dell illuminismo, cioè il capitalismo ed il suo amico-nemico STALINISMO,...
;-)
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 18-03-2011 19:09

A rigor di termini ha ragione aragorn, che come sempre scava molto in profondità. Esoterismo ha a che fare con una dimensione misterica e spirituale. Non a caso avevo premesso che proponevo il termine in una particolare accezione. Aragorn individua un equivoco di fondo che le risposte ai quesiti di Marini non hanno dissolto. L'antimodernità si pone a due livelli. Uno è quello della riflessione sui grandi Cicli della storia, e a questo livello la nostra decadenza inizierebbe quasi 3.000 anni fa, ulteriormente aggravata dall'avvento del Cristianesimo. A questo livello di analisi, pochissimi sono i pensatori dell'antimodernità, forse riducibili a Guénon ed Evola. L'altro è quello che contesta gli sviluppi della civiltà moderna dall'Illuminismo in poi, in particolare l'industrialismo che ha trovato la sua massima espressione nella mercificazine globale indotta dal capitale. Credo che soltanto questo secondo ricchissimo filone del pensiero antimoderno sia traducibile in termini di operatività politica. A questo filone appartengono M.Fini ed MZ. Pertanto Giovanni Marini si tranquillizzi sulla sincerità del nostro assunto.
luigimontemurro@libero.it
luigimontemurro (IP:93.44.141.134) 24-03-2011 15:14

Credo che sia deletereo cercare delle legittimazioni ideologiche in esponenti della filosofia del passato e fondare su di esse una propria impostazione di pensiero.Una grande lezione che la modernità ci ha dato in questi secoli è quella del relativismo, sicchè qualsiasi fenomeno politico, filosofico o ideologico può avere in sè caratteri più o meno condivisibili con la nostra causa.Per questo apprezziamo Evola, ma anche Pasolini, o condanniamo il fascismo, ma anche la Resistenza. E' fin troppo conveniente avere la possibilità di smarcarsi da una teoria e accostarsi(ma non troppo)a un'altra o procedere in maniera indipendente salvo poi richiamare parti di pensatori del passato politicamente esposti per legittimarsi agli occhi della Storia.
Sono per questo favorevole a non rinnegare e non dichiarare del tutto superate le radici culturali di ideologie per cui molti di noi hanno speso sogni e energie, e che così come il Rinascimento o il Cristianesimo, fanno ormai parte della nostra cultura. Non meritano di essere sepolte nel ripostiglio della Storia solo perchè ,come tutti i fatti umani, hanno fallito la loro battaglia per il benessere dell'umanità. In questo rientra anche la modernità che attraverso la tecnica ha dato dignità alle nostre esistenze e ci permette ora di condividere i nostri pensieri a migliaia di kilometri di distanza.Spetta a noi capire quando l'"amore" per certe idee si trasforma in ossessione e immediatamente dopo in crimine.
luigimontemurro@libero.it
luigimontemurro (IP:93.44.141.134) 24-03-2011 15:14

Credo che sia deletereo cercare delle legittimazioni ideologiche in esponenti della filosofia del passato e fondare su di esse una propria impostazione di pensiero.Una grande lezione che la modernità ci ha dato in questi secoli è quella del relativismo, sicchè qualsiasi fenomeno politico, filosofico o ideologico può avere in sè caratteri più o meno condivisibili con la nostra causa.Per questo apprezziamo Evola, ma anche Pasolini, o condanniamo il fascismo, ma anche la Resistenza. E' fin troppo conveniente avere la possibilità di smarcarsi da una teoria e accostarsi(ma non troppo)a un'altra o procedere in maniera indipendente salvo poi richiamare parti di pensatori del passato politicamente esposti per legittimarsi agli occhi della Storia.
Sono per questo favorevole a non rinnegare e non dichiarare del tutto superate le radici culturali di ideologie per cui molti di noi hanno speso sogni e energie, e che così come il Rinascimento o il Cristianesimo, fanno ormai parte della nostra cultura. Non meritano di essere sepolte nel ripostiglio della Storia solo perchè ,come tutti i fatti umani, hanno fallito la loro battaglia per il benessere dell'umanità. In questo rientra anche la modernità che attraverso la tecnica ha dato dignità alle nostre esistenze e ci permette ora di condividere i nostri pensieri a migliaia di kilometri di distanza.Spetta a noi capire quando l'"amore" per certe idee si trasforma in ossessione e immediatamente dopo in crimine.
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