di Matteo Simonetti
21 marzo 2011
![Image Image](https://www.giornaledelribelle.it/images/stories/z162.jpg) Esattamente un mese fa, con un articolo proprio su queste pagine, mostrai le contraddizioni presenti in ciò che i mass media riportavano circa la crisi libica. L'obiettivo delle mie parole era quello di evidenziare che, attraverso la disinformazione, i soliti governi si stavano preparando il campo per l'ennessima guerra di aggressione a fini geopolitici ed economici. Fu una facile previsione, visto che si trattava di riconoscere un copione standard, e infatti puntualmente la guerra è arrivata. Non dimentichiamo che da quando divenne realtà la costrizione popolare alla leva, ogni guerra è prima di tutto guerra di opinione, poichè la popolazione deve essere illusa che essa stessa partecipa alle decisioni di politica internazionale e che le tasse che paga per finanziarla, in soldi e in vite, sono tributi necessari e ben spesi. Si tratta di un'esigenza "democratica" e non sottolineerò mai abbastanza che sulla stessa illusione prospera l'attuale democrazia rappresentativa, nella quale l'elettore ha la convinzione di scegliere il proprio rappresentante. Ma rimaniamo alla Libia: la costruzione di una menzogna credibile passa storicamente attraverso due fasi: la demonizzazione dell'avversario e una mano di vernice passata scientemente sulle proprie azioni belliche. Per quanto riguarda la prima, i princìpi della propaganda bellica sono gli stessi che conosciamo ormai da un secolo. Se prima questa si basava su volantini scaricati dagli aerei sulla popolazione da invadere, o su ciclostilati clandestini da diffondere a terra, oggi si realizza con quotidiani e telegiornali proni al potere. La demonizzazione di Gheddafi è così smaccatamente ridicola che, a smentirla, basta il fatto che fino a pochi mesi fa il capo della rivoluzione libica era ricevuto con tutti gli onori dagli stessi governi che ora lo attaccano. Ma se a qualcuno questo non bastasse, si può aggiungere che resta inspiegabile, se non ammettendo la volontà di fare la guerra e rovesciare comunque Gheddafi, al di là del suo comportamento effettivo, il mancato invio di osservatori "neutrali" sul posto, per controllare la reale entità dei massacri del leader libico contro il proprio popolo. La Turchia, con altri pesi, si era resa disponibile ma si è preferito anticiparla inviando subito i missili e le bombe, i veri osservatori storici dell'Onu tanto in Libia come nell'ex Jugoslavia. Intendiamoci, non è che Gheddafi sia un sant'uomo, ma non lo era nemmeno quando gli si stringeva e baciava la mano per sancire accordi economici, nè tantomeno sono sant'uomini Sarkozy, Obama e compagnia.
La volontà di fare la guerra a prescindere si era notata, in Italia, con le dichiarazioni del 3 Marzo scorso di Fiamma Nirenstein, alla commissione affari esteri. La Nirenstein attaccò con la consueta storia delle armi chimiche, dicendo che erano stati ritrovati ingenti depositi di Gas Mostarda nel deserto libico e che quindi sarebbe stato possibile che Saddam, pardon, Gheddafi, facesse una strage di propri concittadini. Non si è chiesta la Nirenstein dove è avvenuto il ritrovamento, da chi è stato fatto, chi ha ora a disposizione le fantomatiche armi, perchè sarebbero state abbandonate dal regime. "Nel deserto", ha detto la Nirenstein, e tanto basti. Poi subito, senza nemmeno la chiusura e riapertura del sipario, è andato in scena il secondo atto della farsa: si è detta preoccupata, la Nirenstein, che Hilary Clinton avesse fatto sì riferimento alla possibilità di un intervento militare, ma che poi tale promessa stentasse a trasformarsi in azione. Eccola accontentata. Per quanto riguarda la mano di vernice, si tratta di un'operazione linguistica così pervasiva da essere ormai invisibile alla massa. La presa in giro dei governi europei ed occidentali nei confronti delle loro popolazioni non ha limiti. L'assuefazione delle stesse ha ormai raggiunto un livello tale che gli si può dare in pasto chiodi e pongo e questi verrano certamente digeriti. Vediamo alcune di queste sapienti spennellate. Innanzitutto occorre riflettere sul fatto che la parola "guerra" è caduta in disuso. Al suo posto si usa "missione di pace" o, dopo la prima fase di guerra, "peace keeping". Mentre la diplomazia e la trattativa divengono ostacoli a questo genere di "pace" imposta, il vecchio adagio "Si vis pacem, para bellum" viene trasformato di fatto in "Si vis pacem, fac bellum". Questo manifesto di ipocrisia si accompagna ad altri mascheramenti, ad esempio la diluzione della responsabilità delle aggressioni attraverso gli organi internazionali come l'Onu e la Nato, dei quali spesso si fanno scudo i singoli governi. A proposito di “responsabilità”, è usando questo termine che oggi si muovono accuse a quelle forze politiche che, nei singoli governi, si oppongono a tali scelte colonialiste, dichiarandole irresponsabili. Così, mentre riferendosi al passato si può chiamare i fatti col loro nome, cioè "guerra di Crimea" o "Seconda guerra di indipendenza" è possibile che in futuro nei libri di storia delle scuole si parlerà di "missione di pace del golfo" e affini. Particolarmente significativo è il caso italiano: la nostra costituzione come tutti sanno proibisce la guerra offensiva, quindi di fatto ogni guerra combattuta in suolo straniero, e allora basta sostituire il termine "guerra" con un altro e il problema è risolto. Altro inganno terminologico è l'abuso di termini come "strage", "genocidio" e "olocausto", vocaboli il cui trascorso semantico è tale per cui hanno ormai il potere di muovere le coscienze degli ignavi quasi come bacchette magiche. Per quanto riguarda la Libia si parlò di genocidio subito dopo l'inizio delle rivolte e basta aprire non dico un testo di diritto internazionale, ma solo un vocabolario di lingua italiana, per scoprire l'inganno terminologico. Notevole è poi la definizione "gruppo dei volenterosi" con la quale si chiamano quegli Stati che hanno deciso di iniziare la guerra alla Libia senza aspettare almeno la farsa del pronunciamento dell'Onu. Si tratta di ciniche scelte strategiche per arrivare primi sul posto nel tentativo di accaparrarsi il meglio di ciò che verrà sottratto alla nuova colonia. "Volenterosi" è termine che suggerisce uno sforzo, un sacrificio e una perdita, mentre sappiamo che razza di affare sia la guerra e la ricostruzione per le elite economiche, che infatti la promuovono continuamente. "Volenterosi" rimanda ad un mondo, quello del volontariato, nel quale tutto si fa meno che sparare missili o dare cazzotti. "Gruppo dei cinici scalmanati" sarebbe stata una definizione corretta. Riflettiamo poi sulle parole che hanno seguito l'attacco, pronunciate sia da Sarkozy che da Obama: "azione giusta e legale". Questa espressione dà d'intendere che ci sia un organo sopra chi le pronuncia in grado di modificare le sue azioni, se queste non si confacessero ad un regolamento chiaro, immutabile, univoco e soprattutto sempre applicato. L'esperienza ci mostra che non è così purtroppo e che, come sostengono i neocon americani facendosene un vanto, è ancora la potenza a determinare la legge. Basti osservare come si inventino a posteriori tribunali internazionali di guerra appositamente messi in piedi per condannare eventi anteriori alla loro creazione, come il caso Milosevic insegna. Ma chi è abituato ad osservare la complessità della comunicazione, ascoltando le dichiarazioni che parlano di "operazioni di pace", non può fare a meno di sorridere amaramente di fronte a immagini illuminanti quali sono i teschi con le ossa incrociate, i musi di squalo e le altre effigia dipinte sui caccia, come fossero tatuaggi di malavitosi impenitenti. Quei teschi, se si colpiscono soltanto carri, ponti, radar, a quali morti si riferiscono? Quali omocidi invocano? Tutte queste spennellate di vernice, come al solito, si accompagnano al nascondimento di quella parte della realtà che non si lascerebbe "decorare" facilmente. E ad ogni guerra ci chiediamo: " ma tutti questi osannati satelliti, in grado di inquadrare un uomo che va al gabinetto da chilometri di altezza, come mai non sono utilizzati per mostrarci l'entità dei bombardamenti libici, le reali azioni dei rivoltosi e via dicendo?" Forse che quello che ci viene detto non può essere mostrato perchè è pura invenzione? Ma d'altronde in un mondo così distorto da premiare con il nobel per la pace un politico che ancora non ha cominciato ad agire, e che quando l'ha fatto ha aumentato le truppe americane in Afghanistan, queste menzogne non sono nemmeno così abnormi. Potrei continuare per ore ma credo di aver già reso l'idea di come l'attuale informazione sia disinformazione e poi devo dire che mi sento abbastanza scoraggiato dalla scarsa efficacia delle parole che ci diciamo più o meno tra di noi e quindi, mentre partono centinaia di razzi e di caccia, la chiudo qui. |