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L'opportunità libica e la "fantapolitica" PDF Stampa E-mail
22 aprile 2011

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Non sopporto le frasi fatte ed i proverbi, ma mi verrebbe quasi da dire che non tutto il male vien per nuocere. Però non mi piace e non lo dico. Voglio dire invece delle pessime conseguenze della crisi libica, o meglio, della strategia globalista delle solite elites finanziarie che hanno prima pianificato e poi realizzato le rivolte in Maghreb e Medioriente. Le finalità di questi nuovi assetti geopolitici solo le solite: controllo delle fonti energetiche, creazione di nuovi mercati capitalistici, raccolta di manodopera a basso costo, lotta a religioni ed ideologie che possono arginare il mondialismo laico e progressista. Le conseguenze di cui parlo sono innanzitutto l'immigrazione, che ha ricominciato a colpire le coste italiane, e poi la perdita di influenza economica degli interessi italiani in Libia, con gravi problemi sul piano energetico.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e se oggi quella più visibile sembra nera e consunta, dietro ce n'è una che sfavilla e che aspetta di essere vista.
Siamo infatti in una situazione inedita: l'aggravarsi della fase migratoria, la crescente arroganza dei nuovi arrivati che incendiano, protestano, pontificano ed ammoniscono anche per motivi futili come la fornitura di sigarette, come successo a Lampedusa, creano uno stato di tensione palpabile. Non tanto le sfuriate della Lega con il suo “fora d'i ball”, non solo l'opposizione degli abitanti dell'isola, il fattore veramente importante è la presa di coscienza, tardiva certo, dell'inconsistenza dell'Unione Europea come ente politico. Diversi esponenti politici, sempre della Lega, hanno protestato per il mancato aiuto europeo per gli sbarchi, fino a sollevare il dubbio sulla reale utilità ed importanza della permanenza italiana nel consesso europeo.
L'Europa delle Banche, con la sua riduzione dei popoli a mero brulicare di consumatori e produttori, con il suo coacervo di particolarismi in lotta tra loro che la mancanza di una costituzione che parli di valori e obiettivi mantiene in competizione, è forse il peggiore dei mali degli ultimi vent'anni. Bisogna poi tener conto anche del fatto che i trattati di Lisbona e Basilea ancora non hanno mostrato la loro parte peggiore.
Questa contingente insorgenza di malumore verso il parlamento di Bruxelles e il mostro burocratico senz'anima, può essere sfruttata per liberarsi dal lacciuolo peggiore che l'Europa ci impone: l'Euro della Bce. Per tutti coloro che sanno qual è la natura della moneta-debito, cos'è il signoraggio bancario, quali sono i meccanismi finanziari che soggiacciono al debito pubblico degli Stati, al rating e ai prestiti salva-Stati, si tratta di cavalcare l'onda per reclamare finalmente il ritorno ad una moneta italiana di Stato.
Il sogno di una moneta vera, moneta di popolo, può realizzarsi attraverso questo scontento generale.
Certo, sarà certamente necessario lottare, anche aspramente, per ottenere tale indipendenza monetaria, e resistere alle pressioni violente di coloro che non avranno alcuna intenzione di perdere le proprie posizioni di rendita.
Uscire dall'euro porterà l'Italia alla crisi economica irreversibile, come ventilato da tutti i politici quando si stava per passare alla moneta unica europea? No, a patto che il governo sappia far fronte a due imperativi: difendere l'economia reale dall'assalto di quella virtuale e impostare una nuova politica estera che graviti in un'area alternativa a quella subita dal dopoguerra ad oggi.
Avvicinarci agli attori della nuova economia mondiale: Cina, Brasile, Iran, India, Turchia, Venezuela non dovrebbe essere problematico per una nazione come la nostra che può dire e dare ancora molto in termini di qualità e di creatività. Con logiche di scambio, più vicine al baratto che alla transazione finanziaria, l'Italia potrebbe garantirsi energia e prodotti agricoli in cambio di servizi e tecnologia. Non ci sarebbe quindi bisogno di utopie autarchiche, ma di una più realizzabile strategia di collaborazione economica.
Non sfugge al lettore attento che questa ipotetica situazione si scontrerebbe con un problema che sembrerebbe insormontabile: le basi Nato (leggi statunitensi) in Italia non avrebbero più senso. Ma, fantapolitica per fantapolitica, l'Italia potrebbe liberarsi dal giogo americano proclamando una sorta di neutralità elvetica, obbligando gli Stati Uniti ad un atto di forza che mediaticamente difficilmente potrebbero sostenere. Una volta promulgata la neutralità l'Italia potrebbe tessere nuove alleanze anche militari, avendo cura però di lasciare fantomatici alleati ben fuori dal propri confini. Solo fantapolitica?

Matteo Simonetti

Commenti
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Noto (Registered) 22-04-2011 16:56

Nella logica del baratto, noi potremmo scambiare tecnologia con materie prime, e chi dovrebbe produrre, in Italia, tecnologia? Una solo impresa per campo o più imprese lasciate al libero mercato della concorrenza? Nel primo caso, non si profilerebbe un'economia pianificata? Nel secondo, non si proliferebbe invece una lotta a chi produce di più e a bassi costi con tutte le conseguenze che ne derivano?
matteo (Registered) 26-04-2011 16:06

mah...non vedo perchè un cambiamento in politica estera dovrebbe dover comportare una rivoluzione degli assetti interni. Qui non si sta parlando di fascismo o comunismo, ma di autonomia politica. La tecnologia la produrrebbero le stesse aziende che lo fanno ora, magari facendo in modo che non cadano subito, come rischia finmeccanica, in mani straniere
Misopickle (Registered) 26-04-2011 23:42

Dar sfogo alla fantasia, o magari alla fiera dei sogni come chiamavasi un giochino nazional popolare di anni orsono, non fa male a nessuno, e anzi giova alla psiche di noi sognatori. Al risveglio però, ci si accorge con amarezza che il leader di questo risveglio di massa (già di suo improbabile) verrebbe a far la fine d'un Mattei, o Moro, o Malcom X o Falcone ecc. ecc. in un baleno. La Svizzera? conviene a tutti che ci sia un terreno neutro dove ci sono banche discrete e paradisi innevati ma limitati. La Società delle Nazioni primo ingenuo organismo sovranazionale nacque a Ginevra proprio per garanzia d'immunità e status super partes. guardate adesso, dove sta la sua sede?dove serve. E' meglio che ci accontentiamo di guardare la Champions Cup.
Noto (Registered) 27-04-2011 16:58

A Matteo: quindi un'economia basata sulla solidarietà fra Stati?! Un'economia in cui ogni Stato baratta con un altro senza moneta o acquista da un altro, utilizzando la propria moneta, che può svalutare all'occorrenza?! Se non erro, attualmente le transazioni commerciali internazionali avvengono usando il dollaro.
matteo (Registered) 28-04-2011 13:44

A parte che non tutte le transazioni avvengono in dollari e che le recenti guerre mediorientali sono state intentate anche per punire coloro che volevano iniziare a vendere petrolio contro euro, la storia anche non troppo antica ci ricorda che gli Stati hanno usato accordi di scambio senza l'ausilio della valuta. Basta fare due conti prima: se un automobile io e te ci mettiamo d'accordo per valutarla 10.000 euro e un litro di benzina 1 euro, io ti dò una fiat punto e tu 10.000 litri di benzina. A che servono i soldi?
Certo, sto semplificando ai limiti della tolleranza, bisogna fare i conti con la reperibilità dei beni nel tempo, con la loro corruttibilità, ecc. (se non non sarebbe stata creata la moneta) ma per molti dei nuovi beni energetici e tecnologici questo discorso è fattibile.
Per Misopickle: va bè ricordare la fine di Mattei, ma esiste la possibilità di opporsi, altrimenti Chavez, AHmadinejad e compagnia sarebbero già stati tutti uccisi. E poi che gusto ha la vita se non si combatte per le proprie idee?
Il mio riferimento alla svizzera, ovviamente, era solo per la neutralità... non certo per il carattere finanziario di quel paese. Il turismo non potrebbe essere le nostre banche? Una sorta di porto franco in cui vengono a godere del sole e delle bellezze tutti i porci della terra?
Poi c'è spazio, come dicevo nell'articolo di destreggiarsi tra le potenze marcescenti e quelle in espansione. Qualcuno tentò già questa strada nella storia d'italia, riuscendoci all'inizio, ma commettendo poi l'errore di scommettere troppo presto sul vincente!
zacheo01 (Registered) 28-04-2011 18:27

apprezzo lo spirito dell'articolo, ma solo quello.
per il resto mi sembra si parli di cose fuori da ogni attualita' e realta'.
matteo (Registered) 04-05-2011 13:57

concordo che la fattibilità delle mie "proposte" e lapossibilità che le mie visioni si realizzino è molto bassa.
Però vorrei far notare che è l'altro mondo, quello da tutti accettato, che è "fuori dalla realtà".
La questione libica è la dimostrazione di come i media inventino una realtà che fa comodo ai poteri, così come in Afghanistan, Palestina, ecc.
E poi, non mi dite che davvero avete creduto che la salma di Bin Laden sia stata "buttata" in mare senza possibilità di alcun recupero in modo che nessuno possa sapere chi era e se sia realmente esistito?
Ma non scherziamo!
Noto (Registered) 04-05-2011 17:09

visitate il sito del giornalista Paolo Barnard e vi renderete conto di tante cose. Consiglio la lettura del saggio: il Più grande crimine. E' tutto nel sito, compreso gli aggiornamenti:
http://www.paolobarnard.info/interventi_indice.php
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