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L'ottimismo della volontá PDF Stampa E-mail

19 luglio 2011

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Proseguono i tentativi di definire un programma che qualifichi Uniti & Diversi come soggetto politico autonomo. Dopo le assemblee fondative, il seminario di Torino ha discusso e approvato un documento sulla Decrescita e il seminario di Roma ha discusso i temi della politica internazionale. Il tutto procede con molta lentezza e con crescente stanchezza, diciamocelo francamente. Il fatto è che cerchiamo di delineare in positivo una via d’uscita dalle strettoie di un’angosciosa crisi di civiltà, ma in realtà non ci crediamo. La formula gramsciana tanto citata in passato, quando Gramsci era di moda, “pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà”, è solo una frase a effetto. Se non c’è fede, se non c’è convinzione, se l’intelligenza stempera gli entusiasmi, viene meno inevitabilmente quella carica interiore senza la quale non ci si può avventurare in alcuna impresa, tanto meno quella di costruire un partito nuovo nel panorama di rovine. Ci sforziamo di credere in un qualche possibile rimedio, ma in fondo sappiamo che ci attende una catastrofe epocale.
Non alludo alla crisi energetica, di cui tanto si parla. Per qualche decennio ci saranno ancora petrolio, gas e carbone sufficienti ad alimentare la produzione e la mobilità di questa umanità frenetica. Quando si giungerà alla fine delle risorse, le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili e i nuovi ritrovati della tecnica, magari la famosa fusione fredda, risolveranno il problema. Siamo severi giudici della scienza moderna ma bisogna ammettere che quando i cervelli dei ricercatori sono mobilitati a risolvere un problema concreto, i risultati sono quasi sempre tangibili.
Più seria è la minaccia dell’inquinamento del pianeta. Basti pensare che le scorie radioattive che stiamo accumulando in quantità crescenti manterranno la loro pericolosità per millenni. Se una qualche futura crisi bellica o economica facesse allentare i controlli sui depositi di scorie, le conseguenze potrebbero essere devastanti. Notizie come la crescente scarsità di pesce perfino negli oceani o il rischio di estinzione delle api, sono inquietanti. Però in generale forse si esagera col catastrofismo. Per esempio è probabile che il riscaldamento del pianeta non sia così grave come si vocifera. Alla desertificazione di alcune aree ora fertili corrisponderebbe la possibilità di rendere coltivabili zone ora gelate.
Le questioni che appaiono insolubili sono altre. Una è l’esplosione demografica. All’inizio del XX secolo il pianeta era abitato da poco più di un miliardo di persone. Alla fine del secolo eravamo 6 miliardi. Nella storia dell’umanità non si era mai verificata una tale proliferazione. Chi dice che in fondo le cose vanno come sono sempre andate, non tiene conto delle novità sconvolgenti che rendono la nostra epoca non paragonabile ad alcuna altra a noi nota. Dopo appena 10 anni, i 6 miliardi di abitanti del pianeta sono diventati 7. Si può pensare che il ritmo di incremento diminuisca, ma non che si fermi la crescita. Qualcuno ipotizza 20 miliardi di esseri umani prima della fine di questo secolo. Il pianeta non potrebbe contenerli e sicuramente dovranno passare secoli prima che siamo in grado di trapiantare una parte dell’umanità su altri pianeti. Non ci sono rimedi. Il controllo delle nascite, rigorosissimo in Cina e ora tentato anche in India (si è arrivati a offrire un’auto gratis agli uomini che accettano di farsi sterilizzare), è peggiore del male  perché nel giro di pochi decenni crea nazioni in cui i vecchi sono la maggioranza, vale a dire nazioni destinate al declino. L’unica soluzione razionale secondo una logica di freddo calcolo socio-economico sarebbe l’eutanasia per tutti gli individui che abbiano compiuto i 75 anni, soluzione chiaramente impraticabile e improponibile.
L’altra questione insolubile è quella dei debiti pubblici abissali. Non se ne esce più. Tutti i finti rimedi di cui si blatera sono mezzucci per tirare avanti fino alle elezioni successive, ma non possono risolvere alcunché. Il punto di non ritorno è già stato superato. C’è un solo rimedio drastico, già praticato del resto in passato: azzerare tutto, crediti e debiti, con una guerra di proporzioni planetarie che tutto distrugga per consentire l’affare della ricostruzione.
Sia la questione demografica sia il problema del debito pubblico esigono la decimazione dell’umanità, un massacro senza precedenti. Gli strumenti sono quelli di sempre: guerra, carestia, pestilenza, i tre cavalieri dell’Apocalisse. Il quarto è la Morte.
Questo ci dice l’intelligenza: ci attendono guerre col loro corredo di veleni chimici e radioattivi, crisi economiche e fame che faranno deperire le popolazioni e le esporranno senza più difese alle epidemie tanto più micidiali quanto più affollate sono le contrade del mondo. Stando così le cose, come è possibile alimentare un ottimismo della volontà? Temo che al fondo della poca convinzione con cui cerchiamo di dar vita a un soggetto politico ci sia questa consapevolezza, spesso non espressa ma ben presente. Il nostro impegno ha un solo fondamento solido: l’esigenza morale di fare qualcosa per i figli, per i nipoti, ma soprattutto per un dovere di coerenza con la nostra storia personale e con gli ideali di una vita. Si può fondare un partito su un dovere di testimonianza, su un’etica?

Luciano Fuschini

Commenti
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zacheo01 (Registered) 19-07-2011 18:56

Non sono pienamente d'accordo su quello che dici. Anche il cambiamento climatico, da qualsiasi causa generato, puo' portare alla guerra. I flussi migratori possono generare conflitti per lo stanziamento sui luoghi geografici piu' desiderabili.
Il debito puo' anche andare in default, non sarebbe la prima volta che accade anche se questa volta potrebbe coinvolgere non un singolo Stato, ma interi continenti. Ma anche qui se ne esce, volendo. Dopo il crack si possono
riagganciare le masse monetarie all'oro, in modo da ridurre il denaro in circolazione, oppure, si puo' emettere nuova moneta convertibile in demanio pubblico.
Quanto alla crescita demografica, essa rappresenta il vero problema, soprattutto se accompagnata dal desiderio di espansione dei consumi. Pero' dobbiamo anche considerare i miliardi di tonnellate di cibo che ogni anno vengono buttate al macero nei paesi sviluppati, o le migliaia di tonnellate di ortofrutta che viene prodotta e non raccolta per compatibilita' economica, senza considerare che comunque ci sono ampie zone di terra che non vengono coltivate a fronte di esborso di sovvenzioni.
Aggiungo che solo in Italia se andiamo a contare le case sfitte si darebbe tetto a centinaia di migliaia di persone senza un metro cubo aggiuntivo di cemento armato, e cosi' in altri paesi occidentali.
Insomma non dico che il problema non esiste, ma che deve essere studiato bene dal punto di vista quantitativo.
Poi e' vero che le dinamiche demografiche dicono che l'Europa sara' un continente vecchio e che probabilmente nel tempo sara' sopraffatto dalla forza propulsiva di mondi piu' giovani ed affamati. L'Europa poggia il proprio benessere su fondamenta di argilla. Non ha nessuna materia prima strategica, ma usa quelle depredate altrove. Io penso che a differenza di quanto avvenuto nel passato, l'Europa non rischi invasioni, ma che sia piuttosto cacciata dai luoghi in cui si trova per mezzo delle multinazionali che si appropriano delle risorse altrui.
Per questo l'idea di Europa di MZ e' l'unica possibile e vincente.
E comunque io sono dell'avviso che da qualsiasi parte la si guardi, e qualsiasi sia la scala dei problemi che ognuno di noi individua nel nostro mondo, i principi ispiratori di MZ danno la risposta a tutto, almeno teorica.
Da qui deve nascere l'impegno, dalla fede e dalla convinzione che la risposta c'e' ed e' a portata di mano.
Solo attraverso la lotta e la vittoria in grandi e piccole battaglie MZ e le sue idee potranno affermarsi.
Misopickle (IP:79.31.120.61) 20-07-2011 08:08

Un pessimismo abissale, eppur realistico purtroppo...La storia e la biologia ci insegnano, in materia di popolazioni animali e cibo, che la crescita di ogni popolazione animale è indissolubilmente legata alla quantità di cibo disponibile. No cibo, no fertilità. Malthus aveva torto. Ma anche, fertilità uguale a vitalità. Perchè il corrotto occidente, supernutrito, è il più infertile? Probabilmente perchè il suo cibo la sua medicina la sua stessa filosofia di vita, arte e ideologia sono morti o comunque sterili. Allo stesso tempo però, consuma dosi prodigiose di territorio, acqua, energia anche solo grazie alla dieta stravagante (cibi animali e import sofisticati)ed ai consumi indotti totalmente drogati e fuori controllo. Chiaramente, questo squilibrio ha da finire nell'impoverimento totale e nella cancellazione di questa parodia di civiltà. Forse sarà per guerra, atroce e crudele in modi sempre nuovi e devastanti, lo sconfitto sarà l'Occidente che la cercherà, come è stato dal Vietnam in poi sempre, ma stavolta in maniera definitiva. Il problema è che ai vincitori toccherà ridisegnare un mondo nuovo non più fondato sui valori della crescita economica, per potersi assicurare una certa qual stabilità. A noi il ruolo di grillo Parlante assai poco ascoltato, il destino di tutte le cassandre.
Giovanni Marini (Registered) 23-07-2011 13:13

forse bisogna prendere atto più prosaicamente che il futuro ci è ignoto e trovare un senso all'azione nella realtà presente. Qualche post fa Marcon lo indicava nell'opposizione al TAV. Va bene. Ci sono tanti temi degni dell'attenzione del MZ. Non lasciamo che la vita scorra inutilmente.
Inevitabilmente si sbaglierà anche, e allora?
Noto (Registered) 24-07-2011 13:24

Mi è capitato di leggere un post di cui non pubblico il nome dell'autore perché non so se sarebbe disposto a pubblicarlo in questa sede. A me è piaciuto e lo condivido con voi:
BELGIO ANARCHICO DA 400 GIORNI, PERCHE' NO?
in belgio non si sta svolgendo una rivoluzione, come in islanda, ma c'è comunque una situazione anomala (anomala di fatto, non di principio) : il paese è senza governo da più di un anno, ormai sono 400 giorni.

dopo le elezioni del' 11 giugno 2010 il parlamento non è più riuscito a formare un governo.

paese trilingue, 6 milioni fi fiamminghi (lingua olandese), 4 milioni di francofoni e 80mila cittadini di lingua tedesca (oltre ad una certa quantità di italiani eredi dell'immigrazione, e africani eredi del colonialismo in belgio).

i leaders delle fazioni politiche fiamminga e francofona non riescono a comporre le loro divergenze, e a quanto pare nessuno osa far cadere la legislatura, per timore di apparire colpevole di fronte all'elettorato (anche perchè: un lauto stipendio comunque guadagnato per una legislatura non va sprecato).

insomma, il vertice istituzionale del paese semplicemente non esiste, c'è una situazione di formale anarchia, nessun governo emana decreti e provvedimenti su nulla.

una situazione da far rizzare i capelli in testa agli appassionati della politica partitica.

solo che: echissenefrega.

il paese esiste di per sè, il sole sorge a orienteogni giorno e tramonta a occidente la sera, proprio come prima, i campi da coltivare, le botteghe da aprire, il latte da consegnare, sono sempre gli stessi.

come è ovvio.

è quella cosa che si chiama realtà.

il belgio è la dimostrazione vivente del fatto che la vita degli esseri umani è la loro vita, e che il governo non serve a niente. se non a saziare gli impulsi psicoologici del dominio dell'uomo sull'uomo per gli appassionati del genere.

il belgio vive come prima, anzi, persino un po' meglio.

comunque, un po' meglio di noi, visto che l'andamento del suo pil cresce il doppio del nostro.

crescita pil:

belgio 2,4 %

danimarca 1,7

francia 1,8

spagna 1,5

italia 1 .

naturalmente, il pil è un indicatore molto generico e vago delle condizioni di un paese, perchè bisognerebbe vedere perlomeno come è ripartito tra i cittadini e cosa c'è dentro.

in ogni caso, dal belgio non giungono notizie allarmanti su chissà quale catastrofe incombente rispetto al periodo governativo (ante 11.06.10), ed anche io ci sono stato brevemente due mesi fa, senza notare cadaveri ai bordi delle strade nè altre stranezze. mia figlia martina, che ci vive e ci lavora, mi dice che ci si vive benissimo, ed anche tiziana, una amica di roma, conferma.

il re, alberto II, irritato, ha annunciato che non nominerà nuovi nobili finchè non sarà formato il nuovo governo, ma non pare che questa audace presa di posizione abbia scosso le coscienze di alcuno.

inevitabile, allora, chiedersi : a cosa serve il potere ?

i belgi mangiano, bevono, dormono, lavorano, fanno l'amore, quanto noi, e, anzi , pare, pure un pochino meglio di noi, visto che a conti fatti qualche soldino in tasca gli avanza di più.

evidentemente, la vita è fatta di ciò che si fa, e non delle roboanti prese di posizione dei minitri e dei loro segretari, sottosegretari e portaborse.

facciamolo anche noi: mandiamo al diavolo il nostro indigesto governo, senza sostituirlo con niente.

potrebbe essere un buon inizio per riscoprire che la vita è quella cosa che si vive ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, quella cosa che accade mentre si è occupati a pensare che fare e che progettare, cosa che i ministri sono abilissimi a svolgere a caro prezzo: "io penso cosa devi fare, e tu mi paghi".

idiozia.

il mondo è pieno di gente pronta a scannarsi per governare, e mentre si scanna si dimentica di vivere.

proviamo a metterla diversamente:

"io vivo, io penso cosa fare, anzi, lo faccio, e quando sono stufo di fare non faccio niente, che non c'è così bisogno di fare come sembra".

buttiamo via il governo, e non pensiamoci più.

chi governa avvelena anche te:

digli di smettere.

.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 24-07-2011 17:48

Il caso del Belgio è un bell'argomento a favore dell'anarchia. Tuttavia bisogna distinguere bene fra governo e Stato. Il Belgio dimostra che si può vivere senza governo, ma non senza Stato. Anche quando non c'è un governo, c'è comunque un apparato amministrativo. Più che all'anarchia, si può pensare a una riabilitazione di Guglielmo Giannini e del suo Uomo Qualunque. Giannini voleva un governo non di politici ma di tecnici. Voleva un ragioniere alle Finanze, un poliziotto agli Interni e così via. Ma alla fine la politica rientra sempre. Il Belgio è semplicemente un Paese che per un anno è stato amministrato dai tecnici, più o meno manovrati dai partiti.
Giovanni Marini (Registered) 24-07-2011 19:45

Il post di Noto dimostra che di gran parte dell'apparato dirigente si può fare a meno senza rimpianti e risparmiare anche un bel pò di euro.

Mi scuso ma vorrei per una volta fare un'osservazione off-topic: un fondamentalista armato di fucile ammazza 80 persone su un'isola norvegese e si arrende dopo aver finito le munizioni.

Non so voi, ma io in questo fatto ci trovo qualcosa di anomalo e non è la mostruosità dell'assassino poichè la follia e il fanatismo sono all'ordine del giorno. Se 80 persone periscono in seguito ad un attentato dinamitardo è un fatto grave ma sta nell'ordine delle cose.
Quello che mi stupisce è come è stato possibile che 80 persone si siano fatte uccidere una dopo l'altra senza reagire e senza organizzare una difesa.
Sebbene disarmate il numero stesso avrebbe consentito di aver ragione del Killer, sia pure a prezzo di un certo numero di vittime. A voi la risposta.

fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 25-07-2011 00:38

La mattanza sull'isoletta norvegese senza la minima reazione esige la risposta di qualche esperto di psicologia di massa. Forse lo spazio molto ristretto, senza possibilità di manovrare in un'area vasta, ha fatto sì che le vittime si sentissero in trappola. Il panico e la sorpresa avranno fatto il resto. Certo è che un episodio come questo darà più voce in America a quelli che difendono la libera circolazione delle armi. Se qualcuno di quei giovani fosse stato armato, lo sparatore sarebbe stato neutralizzato prima. Ma a noi deve premere il rilievo che il ripetersi di queste stragi immotivate (in America quasi all'ordine del giorno, con un numero di vittime variabile) denuncia la condizione esistenziale di delirante follia che segna un'intera epoca. Le riflessioni devono essere di ordine politico, filosofico, addirittura metafisico.
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