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Dieci anni dopo... PDF Stampa E-mail

10 settembre 2011

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A distanza di dieci anni dall’evento dell’11 settembre è doveroso e inevitabile un bilancio politico. Lasciamo ai finti ingenui di recitare la convinzione che tutto quanto successo dopo si giustifichi con la lotta al terrorismo. Gli "apoti", quelli che non la bevono, sanno che le ragioni vere delle guerre e delle operazioni segrete di commandos e droni che, volenti o nolenti i governi interessati, hanno coinvolto decine di Stati, sono altre.
Proviamo a passarle in rassegna. Innanzitutto, impadronirsi di risorse strategiche, soprattutto fonti energetiche; in secondo luogo, fare cadere governi scomodi o frantumare l’unità nazionale di Stati non allineati con l’Impero, anche nell’interesse di Israele; infine, circondare di basi Russia e Cina, per combattere la più che probabile grande guerra prossima ventura da posizioni di vantaggio.
Vediamo se questi obiettivi siano stati realizzati o siano sul punto di esserlo. Quanto alle risorse strategiche, il caso iracheno diventa paradigmatico. Dopo il governatorato USA, per spegnere la rivolta armata generalizzata che metteva in difficoltà l’esercito invasore, gli aggressori sono stati costretti a sostenere un governo sciita non del tutto docile. Impadronirsi puramente e semplicemente dei pozzi petroliferi sarebbe stata una violazione talmente grossolana di qualunque forma di legalità che nemmeno la brutalità dei conquistatori ha potuto praticare questa via. Si è dovuto lasciare che il nuovo governo di Baghdad indicesse un’asta internazionale per concedere lo sfruttamento dei pozzi al miglior offerente. Ebbene, buona parte delle concessioni sono andate a chi ha i soldi. E i soldi non li hanno più gli americani. Li ha la Cina. Gli Usa hanno fatto la guerra per la Cina e, come vedremo, per l’Iran. Ho il vago sospetto che anche in Libia le cose non andranno come spera la “coalizione dei volonterosi”.
Passiamo al secondo punto. È stato facile abbattere il governo talebano in Afghanistan, data la sproporzione colossale di volume di fuoco fra le due parti in lotta. È facile anche trovare in loco un fantoccio e una minoranza di opportunisti disposti a trasmettere alla popolazione gli ordini degli occupanti. Non è facile imporre la legge dei nuovi padroni stranieri a un popolo fiero e bellicoso. Il colonialismo classico inventava pretesti per aggredire la vittima, poi inviava incrociatori e corazzate a distruggere un po’ di villaggi, piegando facilmente le deboli resistenze: è passata alla storia come la "politica delle cannoniere". Successivamente, il controllo del territorio abitato da una popolazione ostile era impresa più ardua. Analogamente, coi bombardieri e i droni è facile piegare difese incapaci di opporsi efficacemente. Il controllo del territorio è altra cosa, e la NATO deve prenderne atto nel momento in cui si pone il problema di andarsene salvando la faccia, come successe ai sovietici una ventina di anni fa. È stato facile liquidare Saddam, ma la successiva guerriglia irachena non è mai stata debellata. Alla fine si è riusciti a piegare Gheddafi, ma se i capi politici dell’Occidente fossero qualcosa di più dei miserabili pidocchi che sono, saprebbero che le complicazioni vengono adesso.
Le invasioni di Afghanistan, Iraq e Libia dovevano servire anche a far cadere i governi siriano e iraniano, per la minaccia ai loro confini e per l’infiltrazione di agenti provocatori e di una propaganda velenosa. A tutt’oggi non è accaduto. Sembra riuscita l’operazione di frantumazione dell’unità nazionale di alcuni Stati, rendendoli così deboli e non più minacciosi nemmeno per Israele. È successo in Iraq, oggi praticamente diviso in tre Stati, uno governato dagli sciiti, uno sunnita e uno curdo. Ma con la conseguenza, tutt’altro che favorevole all’Impero, che la parte sciita si appoggia all’Iran, che insieme alla Cina ha beneficiato della guerra americana, la parte sunnita è infida perché nostalgica di Saddam e la parte curda, la più riconoscente agli USA, provoca la reazione della Turchia che non può tollerare la nascita di fatto di uno Stato curdo ai suoi confini. Gli USA rischiano così di giocarsi una delle loro alleanze più preziose, quella con i turchi. Quanto alla Libia, è facile prevedere che lo scatenarsi delle rivalità fra berberi dell’interno e arabi della costa, fra tripolitani e cirenaici, fra laici e islamisti, rivalità prima soffocate dalla dittatura di Gheddafi, creerà un’instabilità permanente.
Sembra dunque che l’unico risultato tangibile di questa serie di guerre coloniali sia stato l’impianto di basi aero-navali che permetterebbero agli aerei americani di penetrare nei cieli della Russia e della Cina pochi minuti dopo il decollo. Però è vero anche il contrario: quelle basi sono alla portata dei missili a corto raggio, molto precisi, basati sul territorio russo e cinese. Questi dieci anni di guerre, preceduti da altre aggressioni, come quel vergognoso scempio di qualunque forma di legalità internazionale che fu il bombardamento della Serbia per strapparle il Kossovo, sua provincia, hanno logorato le forze armate degli USA e della NATO e soprattutto hanno potentemente contribuito al dissesto finanziario da cui non si vede via d’uscita. Lo stesso mantenimento del formidabile apparato bellico nelle centinaia di basi sparse per il mondo sta diventando un onere finanziario insostenibile.

Si può dunque concludere che il bilancio di dieci anni di aggressioni è fallimentare per l’Impero. Non saremo noi a dolercene.

Luciano Fuschini

Commenti
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Giovanni Marini (Registered) 11-09-2011 18:43

LA RESISTIBILE ASCESA DI UN PAESE IN DECLINO
Condivido tutto tranne la conclusione, che mi sembra, scusa Luciano, alquanto consolatoria che cioè il bilancio sia negativo per l'impero americano.
A me non pare, facciamo quindi un raffronto con la posizione degli USA nella seconda metà del secolo scorso.
Nella seconda metà del '900 esisteva una potenza in grado di distruggere completamente gli USA ed era l'URSS, oggi non c'è più. Nel secolo scorso gli USA erano contestati dagli alleati, la Francia era fuori dalla Nato, la guerra del Vietnam se la combatterono da soli tra forti contestazioni in patria e in Europa. Oggi gli USA sono l'unica nazione al mondo in grado di raccogliere intorno a sé vaste ed eterogenee alleanze, di controllare il Consiglio di sicurezza dell'ONU, di avere la compiacenza di tutti i media occidentali anche al di là di ogni ragionevole decenza (vedi caso Bin Laden).
Negli anni 60 e 70 certe posizioni supinamente filoamericane di pseudo giornalisti o intellettuali di dx/sin sarebbero state ridicolizzate.
Nel secolo scorso gli USA dominavano su meno della metà del mondo, oggi hanno basi anche nell'Europa dell'est un tempo comunista e le stanno mettendo in Africa.
In Vietnam i soldati americani combattevano e morivano come i vietcong. Oggi gli USA sono l'unica potenza al mondo in grado di distruggere chiunque senza rischiare la vita dei propri soldati e questo grazie al controllo informatico del campo di battaglia e alle armi a guida satellitare sparate da posti sicuri e in grado di spianare una nazione intera senza possibilità di reazione. Contraerea e missili antiaerei sono diventate armi obsolete. Ne abbiamo visto l'efficacia per la prima volta nella prima guerra del Golfo. L'esercito di Saddam non era un esercito da ridere. L'Iraq possedeva migliaia di carri armati, aerei, artiglieria, contraerea e missili terra-aria a bizzeffe, nonché truppe veterane con l'esperienza di una lunga guerra combattuta contro l'Iran. Sul terreno avrebbe dato del filo da torcere a chiunque prima di cedere. Ma l'Iraq è stato spianato con perdite ridicole da parte della coalizione internazionale.
Intorno al 2000 a. C. gli Ittiti conquistano l'attuale Turchia e vi fondano un impero che sarebbe durato 800 anni, distruggono Babilonia e si scontrano con l'Egitto che quasi sconfiggono.
Gli Ittiti sono invincibili in battaglia perchè hanno carri veloci trainati da cavalli e soprattutto conoscono il segreto del ferro col quale forgiano le armi, e un'arma di ferro batte qualsiasi arma di bronzo.
Chiunque abbia visitato le Catacombe alla periferia di Roma si sarà chiesto sicuramente come facevano i corpi a stare dentro quei piccoli loculi. La risposta è ovvia: i romani erano piccoli, 150-160 cm anche meno, poco più che nani. E per di più combattevano con spade corte. Ora, ve lo immaginate un duello in cui un romano deve affrontare un nerboruto gallo con ascia o spadone? Su chi avreste puntato? Invece i romani vincevano tutte le battaglie e guerra dopo guerra hanno fondato un impero. La forza dei romani si chiamava legione, e la legione era uno strumento letale per qualunque esercito barbaro.
Cosa c'entra questo?
Per chi non se ne fosse accorto, e sono in molti, gli USA hanno inventato un nuovo modo di fare la guerra. E questa cosa è importante oppure no? Perchè non se ne parla? Oggi gli USA, come un tempo gli Ittiti e poi i Romani non possono essere sfidati da nessuno. Dipenderà da questo l'incomprensibile acquiescenza di russi e cinesi di fronte all'espansionismo americano? Un tempo alla Nato non sarebbe stato permesso di attaccare la Libia.
E allora perchè gli USA sarebbero in declino? Forse per l'enorme debito pubblico come dice G. Chiesa? A parte il fatto che il debito è un problema internazionale, consideriamo piuttosto che l'ideologia economica neoliberista sta conquistando il mondo facendo scomparire quel modello tutto europeo che fu la socialdemocrazia. Il neoliberismo predatorio è stato rilanciato venti anni fa dalla scuola economica di Chicago e viene brandito come un'arma per mettere in discussione le conquiste dei lavoratori e il welfare.
Alla fine arriverà anche per gli USA il tempo del declino, forse sarà la penuria di risorse a provocarlo, forse qualcosa che non possiamo prevedere.
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 12-09-2011 09:31

I complimenti a Luciano per l'ottimo articolo.
MarMar81 (Registered) 12-09-2011 11:29

Bella risposta di Giovanni, io credo che i cinesi siano perfettamente consapevoli del loro svantaggio militare (che è enorme), ma sanno combattere con altri mezzi, messi a punto migliaia di anni fa e mai smentiti dai fatti. Sbaglia chi ritiene che la Cina sia ormai un paese "moderno": così come, in misura forse inferiore, il Giappone, i cinesi mantengono una visione del mondo sostanzialmente tradizionale, quella dell'I Ching e del Sun Tzu, seppur naturalmente aggiornata alla realtà tecnofinanziaria e scientista dell'epoca contemporanea. Loro non hanno interesse (per il momento) a mostrare i muscoli: aspirano al ruolo di grande potenza mondiale ma usano le armi migliori che hanno, nel pieno della tradizione del Sun Tzu ("conquistare intero e intatto il nemico", evitare il confronto diretto con chi è più forte di te ecc.), usando la finanza (detengono una quota inverosimile di titoli americani), il commercio (non crederemo mica che l'immigrazione cinese in Europa sia una normalissima migrazione di massa...), la geopolitica e le strategie alimentari (l'incremento dell'influenza cinese in Africa orientale e Madagascar). Stanno studiando con la Thailandia l'apertura di un istmo che agevoli i loro traffici commerciali strategici (specie con l'Africa per cibo e materie prime) e a tale scopo stanno pure rafforzando la marina (ufficialmente contro i temibili pirati del sud-est asiatico e dell'Oceano Indiano). Gli americani possono giocare coi droni quanto vogliono, i cinesi usano "armi" molto più raffinate...
Va detto comunque che nel disegno cinese c'è anche l'attuazione di un progetto del tutto simile a quello elaborato dal Giappone durante la II guerra mondiale, ossia lo spazio asiatico di prosperità. Sempre nell'ottica geopolitica tradizionale (parliamo di almeno mille anni fa), i cinesi ragionano in modo "circolare":_ la Cina è al centro, attorno si sviluppa un cerchio immaginario entro il cui raggio è la sfera d'influenza potenziale dei cinesi, che coinvolge le repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, il Sud-est asiatico, la Corea, la Mongolia, e "sfiora" pure l'India. L'installazioni di basi NATO (ergo americane) in Afghanistan è un intralcio a questa politica: al momento però non si vedono reazioni da parte cinese, ma non mi sorprendo visto che basta leggere qualche riga del Sun Tzu per capirne il motivo. In definitiva, non credo alla guerra diretta USA-Cina, perlomeno non scatenata dai cinesi... Gli americani però dovrebbero inventarsi una scusa davvero esorbitante per convincere il mondo della legittimità di un conflitto...
Misopickle (Registered) 12-09-2011 13:01

Nella Storia a noi nota, nessuna nazione, e nessun impero dominante, sono mai sfuggiti alla decadenza. Questa speranza che è una certezza non ha però tempi chiaramente prevedibili, ancorchè siano assai augurabili come dice Fuschini, che ne vede l'apparire all'orizzonte. In effetti, la massima espansione raggiunta dall'Impero si accompagna tanto ad una sua sempre più vicina bancarotta, quanto sopratutto alla sua assoluta decadenza morale ed involuzione nella degenerazione di costumi più spinta. Gli americani di oggi sono anche i più violenti, stanchi, obesi, malati cittadini del pianeta,ed esprimono in ogni aspetto del loro vivere la putrescenza estrema da ultimi giorni di Pompei. La saggezza Cinese di attendismo confuciano pagherà alla fine, ma probbilmente a molti di noi mancherà il tempo per godersi il botto finale dello zio sam.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 12-09-2011 18:13

Non ho parlato di declino degli USA ma di sostanziale fallimento della loro strategia dopo l'11 settembre. Tuttavia sono anche convinto del loro declino, nonostante l'evidente superiorità militare di cui godono. Esempi analoghi non mancano nella storia. La Spagna nel XVI secolo aveva il più grande impero del mondo ed era militarmente potentissima, eppure era una nazione in piena decadenza. Molto più recentemente, l'URSS negli anni Settanta appariva un blocco granitico, mentre era già un guscio vuoto. Il ritratto che Misopickle fa della decadenza americana e occidentale in genere, è esemplare nella sua brevità. L'interpretazione dell'attuale politica estera cinese alla luce della saggezza plurimillenaria di quella civiltà, suggerita da Misopickle e da MarMar81, apre prospettive affascinanti.
Giovanni Marini (Registered) 12-09-2011 20:24

E'vero, ma noi possiamo verificarlo solo a posteriori. Il senso di quello che ho detto è che non c'è alcun vantaggio nel sottovalutare la forza del "nemico" e questo dovrebbe essere sempre tenuto presente da un buon comandante. Quanto al declino considera che gli USA sono una potenza egemone da appena 60-65 anni.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 12-09-2011 22:07

Sì, nessuno vuole sottovalutare la forza di una potenza che è in grado di colpire qualunque punto del globo in qualunque momento, subendo perdite insignificanti, però i segni del declino sono visibili anche ai contemporanei. Quanto ai soli 60 anni di egemonia, sono 60 anni che valgono quanto secoli del passato: le dinamiche frenetiche della modernità giunta alla sua fase estrema hanno impresso alla storia un'accelerazione che brucia le tappe. Le dinamiche odierne non sono paragonabili a quelle di epoche premoderne.
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