Crescita rovinosa |
12 Gennaio 2013
Pubblicato da Il Manifesto e ripreso da Rassegna di Arianna del 21-11-2012 (N.d.d.)
Marx, all'interno dei «Grundrisse» afferma che per il capitale «ogni limite si presenta come un ostacolo da superare». Ebbene, nell'epoca della globalizzazione neocapitalista, e della sua crisi, questa tendenza sembra aver toccato il suo massimo livello. Niente più frontiere per merci e capitali, asservimento e sussunzione globale di corpi e cervelli all'interno del sistema capitalistico, rapporti sociali improntati alla massima diseguaglianza. Eppure questo voler oltrepassare i limiti ad ogni costo, fa venire in mente un concetto fondamentale della letteratura tragica della Grecia antica. Il concetto in questione è quello di hybris, ovvero arroganza, tracotanza, oltrepassamento illecito e sacrilego da parte dell'uomo dei limiti a lui assegnati. È questa la colpa fondamentale dell'eroe tragico greco - che mette in moto il meccanismo drammatico - questo voler andare al di là dei confini stabiliti causando così l'ira e la vendetta degli dei e, conseguentemente, la sua perdizione. Sarebbe l'intero mondo moderno allora, e soprattutto l'Occidente, che oggi si avvia alla rovina a causa della hybris, della tracotanza che porta ad oltrepassare i limiti? Ma soprattutto quali sono i limiti che la società dovrebbe darsi e saper rispettare? E infine qual è e quale dovrebbe essere il rapporto che si dovrebbe instaurare tra regola e trasgressione? Su questi e altri argomenti connessi spinge a riflettere l'ultimo libro di Serge Latouche, uscito di recente per Bollati Boringhieri e intitolato appunto Limite (pp. 113, euro 9). Si tratta di un breve testo, ma estremamente denso e davvero esaustivo, nel senso che passa in rassegna il concetto di limite, declinandolo nei più diversi settori: da quello geografico a quello economico, da quello ecologico a quello politico, da quello morale a quello culturale e così via. Tutto, così, dalla sanità all'istruzione, alla cultura e persino le prigioni, deve essere gestito come un'impresa. Dunque privatizzazioni, dunque governo dei tecnici. E questo tipo di governance si sta estendendo a livello mondiale e «sta portando il mondo al crollo e al caos». Il discorso, poi, tocca aspetti davvero catastrofici quando si applica a livello ecologico. Basti semplicemente pensare cosa può significare un'espansione economica senza limiti all'interno di un ambiente, il nostro pianeta, necessariamente limitato. Mauro Trotta
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