Specchietto per le allodole |
24 Febbraio 2013
Nella periodica farsa delle elezioni politiche, quest'anno ci dicono essersi inserita una variabile nuova. Accanto ai soliti nomi, che peraltro hanno preso gusto a cambiare spessissimo le sigle dietro le quali si mascherano (la chiamano strategia di marketing, come quella del Dixan), adesso è arrivato il Movimento 5 stelle (a proposito di marketing: che schifo di nome!) e il suo guru Beppe Grillo. Contro la Casta (l'unica reclamizzata da RCS, quella dei politici), contro i dinosauri del Parlamento, contro il vecchio, il marcio, lo sporco e il cattivo ecco il nuovo nuovo (non è una ripetizione) che avanza. L'alternativa al sistema. Se non fosse che Beppe Grillo è un (ex?) comico che è sempre stato bravo a far ridere, ci sarebbe da piangere. Le lacrime nel vedere i Bersani, i Monti, i Fini, i Berlusconi, etc. etc. le abbiamo finite da tempo. Ora sono altri i liquidi che ci viene voglia di versare davanti alle loro facce. Lo sconforto ci prende invece nel vedere tante decine di migliaia di persone, moltissime giovani, che in buonafede sono rimaste incantate davanti a questo nuovo specchietto per le allodole. Evidentemente la Storia non insegna nulla, o forse il tic nervoso di volere a tutti i costi partecipare alla grande kermesse elettorale (anche solo con un misero voto) è un impulso irrefrenabile. Eppure, da L'uomo qualunque alla Lega Nord, la storia italiana è appunto piena di sedicenti partiti rivoluzionari, di realtà emergenti che promettevano cambiamenti epocali, di uomini nuovi che avrebbero dovuto rottamare il passato e regalarci un radioso futuro una volta entrati in Parlamento. Come sono finiti è sotto gli occhi di tutti, anche degli inguaribili ottimisti che adesso inneggiano a Grillo. Pensare allora che sia semplicemente una questione di persone e che sia sufficiente cambiare quelle per cambiare tutto è pateticamente ingenuo. Lasciamo pure perdere quello che è emerso sulla Casaleggio e sul suo ruolo nel Movimento 5 stelle. Sorvoliamo pure sul fatto che Grillo ha smesso di parlare da anni di sovranità monetaria per passare a temi più telegenici come i politici corrotti o le energie rinnovabili. Facciamo pure finta di non vedere che il suo programma non affronta nessuno dei temi cardine di una prospettiva realmente rivoluzionaria e si riduce ad una mera riverniciata dell'esistente (più pulito, più onesto, più efficiente, ma pur sempre il solito minestrone). Chiediamoci solo una cosa: perchè i grillini – quelli in buonafede, gli altri neppure li consideriamo – dovrebbero riuscire dove nessuno prima ha mai avuto successo? Ma, soprattutto, consideriamo chi sono i veri beneficiari dell'ennesimo partito che riesce a convogliare la protesta e il disagio nel tradizionale ed innocuo alveo della democrazia rappresentativa. Oggi il Corrierino della Sera, noto giornale eversivo, significativamente titolava: “I partiti cominciano ad avere paura di Grillo”. Il Sistema, invece, lo ringrazia.
Andrea Marcon
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