Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Democrazia in Rete PDF Stampa E-mail

27 Giugno 2013

Image

 

Un’intervista di Serena Danna a Casaleggio, riportata dal sito Comedonchisciotte, finalmente ci offre un quadro preciso del pensiero di questo personaggio che ama stare dietro le quinte pur essendo il vero teorico del Movimento Cinquestelle.

Egli è convinto che la Rete rivoluzionerà ovunque le istituzioni rendendo possibile la democrazia diretta, nella quale i rappresentanti del popolo ne saranno soltanto i portavoce, revocabili in qualunque momento.

Sono idee meno nuove di quanto si pensi.

Rousseau nel Settecento e gli anarchici nell’Ottocento, pur non immaginando che un giorno si potesse disporre della Rete, avevano prospettato qualcosa di simile. Potrebbe sembrare strano, avendo presente la durezza della dittatura sovietica, ma lo stesso Lenin, che la fondò, nelle sue opere teoriche, prima della presa del potere, ipotizzava una vera e propria estinzione dello Stato, inteso come apparato burocratico-repressivo, a favore di una democrazia diretta in cui vigesse la rotazione delle cariche dirigenti e la revocabilità in ogni momento dei rappresentanti del popolo.

Riproporre il tema della democrazia diretta ha il grande valore politico di rimettere in discussione una democrazia rappresentativa che proprio in Occidente e in questi anni mostra tutta la sua falsità e inadeguatezza.

Tuttavia l’impostazione di Casaleggio ignora quello che è invece il tema decisivo della politica, quello che rappresenta il vero discrimine fra le varie forme di organizzazione della società: i meccanismi di selezione delle élite.

Casaleggio elude il problema teorizzando una democrazia diretta che esclude lo stesso concetto di élite dirigente, negando pertanto che a chi amministra la cosa pubblica si richiedano competenze specifiche, non alla portata di tutti.

Chi ragiona come lui presuppone una saggezza popolare che finora non si è espressa perché i ceti dirigenti le hanno impedito di esprimersi.

In realtà il valore dell’uguaglianza si dà nel solo àmbito della dignità della persona.

Il bracciante analfabeta ha diritto a vedersi riconosciuta la stessa dignità di persona del docente di scienze politiche, o di economia, o di diritto, o di sociologia, ma non ha il diritto di accampare le stesse loro pretese di competenza nell’amministrazione della cosa pubblica. Su questo scoglio si infrange l’utopia dell’uguaglianza in una democrazia in cui ognuno, obbedendo alla legge, obbedisce a se stesso in quanto legislatore.

Allora cosa resta fattibile del progetto avveniristico di Casaleggio?

Rimane la richiesta di una riforma costituzionale che preveda il referendum propositivo e senza quorum.  Rimane l’obbligo per tutti i candidati alle elezioni di risiedere nella circoscrizione in cui si presentano, in modo che siano noti agli elettori.

Pretendere dalla Rete una palingenesi è prospettare l’ennesima attesa illusoria.

Casaleggio ritiene che la Rete sia incompatibile col capitalismo, perchè permette di usufruire gratuitamente di beni non mercificati. Però quando prevede come molto probabile un’altra guerra mondiale, la configura come lo scontro fra il mondo della Rete democratica e quello degli autoritarismi, vale a dire la Cina, la Russia, l’Islam militante.

In definitiva, tutto il gran parlare di democrazia diretta e di nuovo mondo approda alla visione del conflitto finale fra l’Occidente democratico e i malvagi assolutismi di un Oriente autocratico.

Scopriamo così che il teorico della rivoluzione attraverso la Rete resta ben dentro gli schemi di un mondo la cui decadenza esige l’adozione di parametri di riferimento molto più radicalmente alternativi dei suoi.

 

Luciano Fuschini       

Commenti
NuovoCerca
ul.lucio (Registered) 28-06-2013 23:26

Scusa Luciano, ma non riesco a non intervenire...Lenin non è affatto il fondatore della dittatura sovietica!
Dopo il trionfo della rivoluzione d ottobre,dal 1918 al 1921, scoppiò la guerra civile. Lenin era impegnato nel fronteggiare i controrivoluzionari che arrivavano da tutto il mondo! in quanto fallì la rivoluzione mondiale, che doveva arrivare dalla germania e dall inghilterra, in quanto i sviluppati capitalisticamente! Purtroppo solo lenin riuscí nell intento...in una russia economicamente arretratissima!...
Infatti poi, proprio perchè non poteva aspettare la rivoluzione mondiale che non sarebbe mai arrivata...non ha potuto far altro che passare alla NEP, visto che, da buon INTERNAZIONALISTA, sapeva che, nell attesa della prossima rivoluzione mondiale, era meglio sviluppare il piu possibile ed il in fretta possibile il capitalismo in russia!... A gennaio del '24 morì, ma già negli ultimi 2 anni di vita, per la malattia, non era molto in grado di intendere e volere...Se leggete il suo testamento è molto chiaro: era un detrattore di stalin e non lo ha mai voluto come successore, preferiva trosky. Nel '26 i bolscevichi di lenin, i veri rivoluzionari internazionalisti, furono messi in minoranza dagli stalinisti e, da quel momento in poi, è iniziata la repressione controrivoluzionaria, statalista e nazionalista, gulag e quant altro, prima di tutto contro gli stessi comunisti internazionalisti di lenin che avevano vinto la rivoluzione dell ottobre!
Che uno cosi ti sembri il fondatore dello stalinismo...mi appare alquanto bizzarro!
Con stima. Lucio
fosco2007@alice.it
admin (Super Administrator) 29-06-2013 10:09

Nelle condizioni della guerra civile non si poteva chiedere a Lenin il rispetto del pluralismo e delle garanzie dei sistemi parlamentari. Resta il fatto che i partiti furono messi fuori legge. La NEP ripristinò la proprietà privata, con dei limiti, ma non il pluralismo politico. Lenin non è responsabile dello stalinismo ma non si può negare che fu il fondatore di uno Stato sovietico che non aveva fra le sue priorità le libertà individuali e il pluralismo politico. Anche Robespierre concepiva il Terrore come una fase transitoria, ma non si può negare che quella dei giacobini fu una dittatura.
ul.lucio (Registered) 29-06-2013 10:35

Esatto, Luciano, dicesi: DITTATURA DEL PROLETARIATO. Fase transitoria e necessaria per superare il capitalismo, ma solo e soltanto in attesa della RIVOLUZIONE MONDIALE!...
Essendo rimasto solo, con tutto il mondo addosso, in una russia completamente devastata dalla controrivoluzione e ancora arretrata economicamente, mi spieghi cosa avrebbe dovuto fare? Tra l altro reduce da un tipo di rivoluzione senza precedenti storici a cui rifarsi...
Io non sono un apologeta di lenin...mi sta anche sulle palle visto la faccia da pirla che aveva!... Io voglio rifarmi ai fatti storici e questa è solo la mia modesta interpretazione che mi piace condividere con persone in gamba come voi. Ciao.
fosco2007@alice.it
admin (Super Administrator) 29-06-2013 10:51

Date le condizioni in cui operava, Lenin non poteva far altro che instaurare la dittatura. Su questo si può concordare. Quindi non vedo il dissenso, se non nel mio scetticismo su formule come "dittatura del proletariato", ormai datate.
Saluti a te, Lucio
ul.lucio (IP:197.158.17.84) 06-07-2013 17:59

Caro Luciano, il capitalismo è molto datato del comunismo, essendone quest'ultimo la fase evolutiva del primo.
Il comunismo di marx essendo una teoria scientifica ed antiideologica è indipendente dal tempo. Non penso che tu sia scettico di cartesio perchè datato...
In , la società attuale, ritieni che sia tanto diversa da quella del 800/900?
Ancora è basata sul rapporto capitale e salario, ossia su chi ha la proprietà dei mezzi di produzione (borghesi) e chi ha come unico sostentamento la vendita del proprio lavoro (proletari)...le uniche differenze con allora sono che i proletari rispetto ai borghesi sono aumentati esponenzialmente, così come le guerre imperialiste, 40 in atto a livello mondiale. Dunque la dittatura del proletariato, come fase post-rivoluzionaria e transitoria tra capitalismo e comunismo è attuale che mai. anche se, probabilmente, sono necessarie ancora 1 o 2 generazioni per realizzarsi...
Per il resto...sono ancora in attesa di valutare una terza via che smentisca marx.
Ciao! Lucio

Giovanni Marini (Registered) 29-06-2013 19:05

La critica di Luciano al Casaleggio pensiero secondo me è pienamente condivisibile. Una società complessa come la nostra che fondi il suo funzionamento solo sulla democrazia diretta andrebbe incontro a non pochi problemi di efficienza e soccomberebbe contro una società che per principio mettesse l'uomo giusto al posto giusto. Non credo che la massa degli elettori sia in grado di individuare gli uomini più adatti da piazzare nei posti strategici, semplicemente per mancanza delle informazioni specifiche.
Ne abbiamo visto un esempio nelle cosiddette Quirinarie del M5s in cui ad essere scelta fu la Gabanelli....
Se per pura ipotesi una società potesse funzionare interamente coi meccanismi della democrazia diretta non potrebbe esprimere alcuna élite ed ho seri dubbi che possa esprimere anche una organizzazione complessa. Forse per questo Casaleggio non considera il meccanismo di selezione dell'élite.
Il merito del Casaleggio pensiero se così si può dire sta nell'aver denunciato l'illusione della democrazia rappresentativa e nell' ambizione di voler tentare di correggerla con iniezioni di democrazia diretta nel sistema. Questo potrebbe funzionare.
Sulla parte profetica non spreco parole perchè la trovo allucinata.
ottavino (Registered) 01-07-2013 13:00

Salve a tutti e a Luciano Fuschini in particolare.
Era un bel pò che non passavo di qua. Ho cambiato computer e non avevo messo più "Il giornale del Ribelle" tra i preferiti.
Mi è venuta una idea (magari qualcuno l'ha già avuta) che vorrei sottoporre a Fuschini, non c'entra con il tema del post.
L'idea riguarda i simpatizzanti di Massimo Fini e del Giornale del Ribelle.
Perchè non cerchiamo di fare una Festa Nazionale?
All'interno dell'incontro/Festa deve anche svolgersi un evento da ripeter ogni anno: "IL FUNERALE DEL PROGRESSISMO".
Che ne pensi?
fosco2007@alice.it
admin (Super Administrator) 01-07-2013 22:39

Ciao ottavino. Bentornato da noi. Io continuo a seguire i tuoi interventi, su Comedonchisciotte, giustamente caustici, sempre anticonformisti e mai inutilmente verbosi. Quanto all'idea della Festa Nazionale, non saprei cosa dirne. Presumiamo di avere buone idee ma le Feste esigono organizzatori e militanti che vi lavorino, pregi di cui non possiamo vantarci, io per primo.
ottavino (IP:94.166.117.41) 02-07-2013 03:39

Ciao Fosco. Immagino che sia tutto piuttosto difficile, però forse a una cosa del genere potrebbe valere la pena di pensarci. E' l'unico modo per un gruppo anche piccolo di "essere" nel mondo, di avere anche un riscontro mediatico. Si potrebbe prendere come scusa il compleanno di Massimo Fini e festeggiarlo. Trasformarci tutti in organizzatori e militanti e celebrare, insieme a tutti quelli che lo sentono, il FUNERALE DEL PROGRESSO.
Grazie, per gli apprezzamenti.
fosco2007@alice.it
admin (Super Administrator) 02-07-2013 23:11

Grazie per il suggerimento, ottavino, ma per quel poco che conosco Fini, credo che rifiuterebbe sdegnato l'idea di festeggiare solennemente il suo compleanno. Quanto al funerale del Progresso, la forza delle cose si sta incaricando di celebrarlo, finalmente.
ottavino (Registered) 02-07-2013 23:42

Eh, caro Fosco, lo so lo so. A ognuno il suo. Fini non è Grillo.....
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >